II lezione • Allergie ai Cosmetici • Materie prime: sostanze idrofile, sostanze lipofile, nutrienti, conservanti • Legislazione Fenomeni Allergici e assorbimento cutaneo Allergia e cosmesi Si intende per allergia un fenomeno di ordine immunitario consistente nella sensibilizzazione dell’ organismo ad una sostanza eterogenea con la possibiità di una reazione anomala al recontatto con la stessa e manifestazioni patologiche a carico dell’ apparato respiratorio, della cute, dell’ apparato gastroenterico, SNC dell’ apparato uropoietico, della crasi ematica, dell’ organo dell’ udito e della vista. Tali fenomeni si osservano in soggetti costituzionalmente predisposti con una percentuale che varia a seconda delle statistiche dall’ 1 al 10% della popolazione ed ha carattere ereditario 40-80%. Le manifestazioni allergiche, comunque avvengano e qualunque forma acquistino sono sempre dovute all’ attivazione del sistema immunitario, che determina la liberazione di istamina o di enzimi con azione simile e di sostanze chimiche vasoattive che originano i quadri patologici di asma, rinite, congiuntivite, orticaria e dermatite o eczema allergico. Questo meccanismo può essere spiegato a livello molecolare. Dopo l’ assorbimento, un farmaco o una sostanza dotata di attività biologica, si distribuisce in tutti i tessuti tramite la sua immissione nel torrente circolatorio. Le sostanze assorbite possono essere solubilizzate nella fase acquosa dell’ plasma, oppure legarsi reversibilmente alle proteine plasmatiche ed in particolare alle albumine. Con il termine antigene o allergene viene indicata una sostanza di natura organica capace di indurre formazione di anticorpi sessili o circolanti, e di reagire specificatamente con essa. Esistono differenze tra antigeni e allergeni. -Gli antigeni hanno peso molecolare elevato superiore a 10000 e sono sotituite per lo più da proteine. -gli allergeni hanno un peso molecolare più basso, non sono solo di natura proteica, ma anche polisaccaridica o lipidi o anche sostanze inorganiche. Vengono anche definiti antigeni incompleti poichè per dare una reazione allergica devono legarsi ad altre molecole proteiche come ad esempio l’ albumina. -CO2 Istidina Istamina Nel campo delle allergie da cosmetici sono particolarmente importanti gli allergeni che sono i principali responsabili delle maniestazioni patologiche (la p-fenilendiammina, la resorcina, l’ idrochinone, la colofonia, i coloranti azoici, l’ esaclorofene, l’ acido p-amminobenzoico, lo iodio, alcune molecole di farmaci) sono in grado di sensibilizzare individui costituzionalmente predisposti e una volta introdotte nell’ organismo possono legarsi a sostanze proteiche come albumina, globulina o emazie, dette sostanze portati o carrier, o ancora meglio essere inglobate dalle cellule cosiddette APC (cellule che presentano l’ antigene o linfociti helper) dando luogo ad un allergene completo, ad alto peso molecolare che è capace di scatenare la reazione allergica come orticaria, rinite, congiuntivite, asma. Per le forme di dermatite da contatto il meccanismo è identico, ma l ‘ aptene si lega a livello cutaneo ad una proteina dermica o epidermica, ad es. alle lisine NH2, o alle cistine -SH, l’ anello fenolico della tirosina, o il gruppo guanidinico, ecc . La reazione però funziona in modo che l’ apetene assuma una funzione di innesco, poichè per sua natura chimica, è simile a una miriade di sostanze e gruppi funzionali presenti nelle proteine, quindi l’ aptene non è la causa diretta della reazione antigeneanticorpo poichè la reazione avviene sempre tra la globulina dell’ anticorpo e la proteina portante l ‘ allergene. Le immunoglobuline sono formate da un insieme eterogeneo di molecole ma hanno una struttura chimica base sempre uguale, sono catene di origine peptidica. Le specie di immunoglobuline scoperte ed identificate fino ad ora sono 5, IgG, IgA, IgM, IgD, IgE. La conseguenza diretta dell’ unione allergene-anticorpo è la liberazione locale o generalizzata di enzimi o di altre sostanze chimiche evidenziano le manifestazioni allergiche, siano esse di tipo immediato che di tipo ritardato (eczema). Nel caso della reazione immediata si tratta di istamina (che si trova preformata nell’ organismo umano) e altre sostanze vasodilatatorie. Nel caso della risposta ritardata, si ha la liberazione di sostanze chimiche capaci di agire sui capillari con azione vasoattiva in modo tale da causare infiltrazione ed invasione di liquido contenete anticorpi nei tessuti. (segni: edema, gonfiore, arrossamento, calore, dolore). Classificazione delle reazioni immuno-allergiche dividendole in quattro tipi: Reazioni di tipo I, di Tipo anafilattico: È caratterizzata da una rapida attivazione del rilascio di sostanze vasoattive e spasmogene da parte di anticorpi presenti sulle mastcellule e sui granulociti. Questo tipo di reazione si può suddividere in tre fasi: a) Sensibilizzazione, in cui il sistema immunitario viene a contatto per la prima volta con l'allergene e produce gli anticorpi che gli consentiranno in seguito di riconoscerlo. (non si ha reazione allergica evidente) b) Risposta iniziale ( al ricontatto), nei primi 30-60 minuti dopo la seconda esposizione all‘ allergene, ove si hanno tutti i fenomeni di vasodilatazione, essudazione vasale, spasmi della muscolatura liscia locale e secrezioni ghiandolari in loco. In questa fase si ha il rilascio di diverse sostanze come l’ istamina, adenosina, enzimi litici, eparina. c) Fase ritardata, a distanza di un paio d'ore dalla risposta iniziale, in cui non è più necessaria la presenza dell'antigene e avvengono fenomeni di infiltrazione tissutale da parte di neutrofili, eosinofili, granulociti basofili, e monociti, con distruzione dei tessuti (in particolare epiteli e mucose). Gli eosinofili partecipano al processo infiammatorio che riguarda le reazioni allergiche. Altri mediatori infiammatori mantengono la reazione anche per alcuni giorni o settimane. -reazioni di tipo II, Questo tipo di reazione è tipica 1) la distruzione di globuli rossi in seguito ad un'errata trasfusione (differenze nel gruppo AB0); 2) l'incompatibilità materno-fetale per il sistema Rh; 3) le reazioni causate da farmaci che si legano alle membrane di cellule ematiche fungendo da apteni; 4) produzione di auto-anticorpi contro antigeni di membrana (oggi si preferisce classificare tali reazioni come di V o VII tipo, vedi sotto). -reazioni di tipo III dovute a complessi antigene –anticorpo come aggregati molecolari solubili e circolanti. I siti preferiti di accumulo degli aggregati risultano essere i glomeruli renali, le articolazioni, la cute, il cuore, le sierose e i piccoli vasi. -Reazioni di tipo IV: dette anche ritardate dovute a particolari cellule sensibilizzate, piccoli linfociti a lungo arco di vita, nei confronti dell’ allergene senza partecipazione di anticorpi circolanti e del complemento. E’ la risposta che il nostro organismo adotta per combattere gli organismi intracellulari, ne è esempio esauriente la risposta immunitaria indotta dalla presenza di Mycobacterium tuberculosis. Ipersensibilità da contatto (dermatite da contatto) Appartengono a questo tipo di reazione, la formazione di un eczema cutaneo a livello del punto di contatto con un antigene di natura liposolubile o metalli come cromo e nichel. In campo allergologico e più specificatamente cosmetologico interessano unicamente le razioni di I e IV tipo. La reazioni di I tipo , come detto , avviene per unione dell’ allergene con l’ anticorpo IgE, e successiva liberazione di istamina. Naturalmente non si può prevedere quale sostanza estranea ed in che condizioni questa possa essere responsabile del quadro allergico generale che porta alla liberazione di istamina. Bisogna tuttavia riconoscere che statisticamente, qualsiasi formulazione cosmetica può condurre alla sensibilizzazione cutanea anche se è altrettanto vero che generalmente il processo di desensibilizzazione avviene per semplice astensione del soggetto da quelle particolari formulazioni cosmetiche che hanno indotto la sensibilizzazione. Tutti questi fenomeni allergici sono dovuti all’ assorbimento che si esplicano grazie ad particolari meccanismi di trasporto attraverso biomembrane. Fenomeni di permeabilità e trasporto attraverso le biomembrane In figura è riportato uno schema di membrana biologica e sono schematicamente riprodotti i diversi tipi di traporto delle sostanze che vengono assorbite attraverso le mebrane cellulari in diversi modi che possono però essere ricondotti a tre tipi fondamentali di trasporto: a) diffusione semplice o trasporto passivo; b) trasporto facilitato da carrier proteici, c) trasporto attraverso canali, d) osmosi...solo acqua. -La diffusione o trasporto passivo: La diffusione si verifica quando c'è una diversa distribuzione di una sostanza chimica semplice, di basso peso molecolare, tra l‘ esterno e l‘ interno della cellula. Le molecole di questa sostanza si muovono caoticamente e tendono a passare dalle zone in cui sono più concentrate a quelle in cui sono più diluite (seguono un gradiente chimico) -Il trasporo facilitato è una permeazione accelerata associata a proprietà particolari e tali da differenziarlo da una semplice diffusione. Esso può essere inibito da inibitori specifici e può essere responsabile di fenomeni di competizione specifica rispetto ai fenomeni di permeazione che si hanno con composti aventi struttura analoga. Il meccanismo del trasporto facilitato si spiega con la presenza di una molecola trasportatrice detta “carrier” e capace di combinarsi selettivamente con le specie chimiche permeanti per dare un complesso con il permeante stesso. Questo complesso può a sua volta, attraversata la membrana, scindersi nei suoi costituenti ed il carrier può quindi tornare nella sua posizione originale per iniziare un nuovo ciclo di permeazione. (richiede spesa di energia sottoforma di ATP o mediante la pre-formazione di un gradiente chimico da parte di altri sistemi attivi). -Canali proteici: Per ovviare alla necessità di trasferire attraverso la membrana i nutrienti essenziali o i rifiuti metabolici, le cellule hanno sviluppato dei sofisticati sistemi di trasporto attivo che fanno uso di specifici canali proteici ciascuno dei quali permette il passaggio di una o poche particelle. Mentre nei batteri questi canali non discriminano tra le varie sostanze che li attraversano, nelle cellule animali e vegetali essi sono molto selettivi. Le sostanze che vi transitano sono nella maggior parte dei casi ioni (cioè atomi o gruppi dotati di carica elettrica), quali lo ione sodio (Na+), lo ione potassio (K+), lo ione calcio (Ca2+) o lo ione cloruro(Cl-). -OSMOSI, riguarda l’ entrata o l’ uscita spontanea d'acqua volto a equilibrare la concentrazione di due soluzioni in modo che diventino isotoniche, l’ acqua si muove da zone più diluite, verso zone più concentrate (al fine di diluirle). Nel 1964 nel film Goldfinger una donna (Shirley Eaton) veniva trovata morta dall‘ agente segreto 007 (Sean Connery) perché interamente cosparsa da vernice dorata. In realtà, la morte veloce indotta dalla completa verniciatura del corpo (d'oro o di qualsiasi altro colore) è una "leggenda metropolitana". Finché una persona può respirare ossigeno attraverso la bocca o il naso, non soffoca; certamente andrà incontro a surriscaldamento dovuto all'occlusione dei pori della pelle e verrà intossicata dai componenti presenti nella vernice, ma verosimilmente occorrerà molto tempo per l'esito fatale... Contrariamente ad altre strutture del corpo, la pelle è costantemente esposta all'ambiente e le sostanze assorbite dalla pelle entrano direttamente nel circolo sanguigno. Per questo motivo in alcuni casi vengono somministrati medicinali per via transdermica, in modo da evitare interferenze da parte dello stomaco o dell'intestino e nello stesso tempo non provocare eventuali danni alla parete gastrica. La funzione protettiva esercitata dalla pelle è dovuta quasi unicamente alla sua bassa permeabilità verso le sostanze chimiche. La parte della pelle che contribuisce in modo determinante ad esplicare questa azione è rappresentata dallo strato corneo. Anche se la pelle è una barriera molto valida alla penetrazione di sotanze diverse, sarebbe un grave errore di considerarla come uno scudo inerte. Questa rappresenta infatti una unità morfologica e funzionale con affinità specifiche per le diverse sostanze cui viene a contatto e può quindi, anche tramite i suoi annessi, comportarsi come un organo ad elevata selettività. A questa formidabile barriera verso l'assorbimento, si deve aggiungere una notevole variabilità. Infatti, in uno stesso individuo, la permeabilità della pelle può variare notevolmente da sito a sito (v. grafico). Il meccanismo di assorbimento cutaneo di sostanze diverse si può esplicare sia direttamente, mediante solubilizzazione nell’ epidermide di sostanze liposolubili a basso peso molecolare assorbimento transcellulare (a); (b) penetrazione attraverso le cellule (intercellulare); ( c) penetrazione attraverso i follicoli piliferi, le ghiandole sudoripare o sebacee, la via pilosebacea. In particolare, il passaggio pilosebaceo è un processo di diffusione passiva con cui il farmaco passa da una zona a concentrazione maggiore ad una minore. L'intero processo di assorbimento, descritto con modelli matematici complessi, può essere approssimato matematicamente dalla legge di Fick, che è stata modificata da Higuchi per meglio adattarla alla via trans-epidermica: D dove: dq/dt = flusso del soluto DCv = differenza di concentrazione del soluto nel mezzo applicato(esterno della membrana) e all’ interno della membrana; R = coefficiente di ripartizione del principio attivo tra veicolo e barriera; Ds = coefficiente di diffusione del principio attivo attraverso l'epidermide; A = superficie interessata all'assorbimento; h = spessore attraversato L'equazione prevede che quando la differenza di concentrazione ai lati della membrana si annulla, la velocità di assorbimento diviene costante poichè R, A, Ds, h, sono delle costanti per un dato sistema, (tratto colorato in rosso della curva). La fase iniziale, in cui la velocità aumenta, si riferisce alla via pilo sebacea; raggiunto il suo limite di veicolabilità, la velocità di assorbimento si stabilizza. Dall’ equazione risulta che la forza motrice responsabile del flusso sono il gradiente di centrazione DCv e il coefficiente di diffusione di una data sostanza. Questa legge vale solo per la cute sana, illesa, e il coeficiente di diffusione può variare sensibilmente al variare di tipo sostanza, peso molecolare, carica, gruppi funzionali. I risultati di molte ricerche hanno pemesso di concludere che lo strato corneo, grazie alla sua particolare struttura ed idratazione mostra affinità tanto per composti idrosolubili quanto per composti liposolubili. Nello strato coneo si ha infatti una struttura tipo mosaico che consente la coesistenza di regioni lipidiche e regioni idrofobiche. Effetto dei detergenti sull’ assorbimento cutaneo Come già detto la pelle ad eccezione di quella che ricopre il palmo della mano e la pianta del piede, è dotata di ghiandole sebacee che sernono una serie di lipidi, prevalentemente acidi liberi ed esterificati, squalene, colesterolo libero ed esterificato sulla superficie della cute. I prodotti di tale secrezione vengono a costituire sulla superficie della cute una pellicola irregolare. L’ effetto di questo strato sebbene sia lieve, tuttavia è stato dimostrato che la pelle dopo lavaggio con acqua o detersivi o solventi organici acquista un carattere più idrofobo e quindi è necessario tenere presente la diffusibilità dei soluti attraverso gli annessi cutanei, che sono in intimo contatto anche con il sistema capillare. Idratazione cutanea Il normale funzionamento della pelle è determinato non solo dalla corretta composizione del grasso ma anche dal contenuto in acqua della stessa. Lo strato corneo della pelle umana giovane ha un contenuto di acqua del 13% circa, mentre con l’ invecchiamento questo contenuto scende al 7% circa. Questi valori stabiliti statisticamente concordano con quelli trovati in ricerghe geriatriche relative alla riduzione del contenuto idrico dei tessuti. Lo strato corneo, come noto è costituito da cellule anucleate in cui non si verificano processi di trasformazione biologica che coinvolgono la circolazione sistemica ma soltanto variazioni di legami intermolecolari con conseguente alterazione delle caratteristiche fisiche della pelle quali la morbidezza e l’ elasticità. Quando la pelle è povera d’ acqua o di grassi essa si presenta rugosa, fessurata e poco elastica, in condizioni normali l’ acqua presente nell’ epidermide per la sua tensione di vapore, tende ad evaporare spontaneamente e se la quantià evaporata non viene immediatamente rifornita dagli strati più profondi dell’ epidermide o se, pur essendo fornita, in seguito a continue variazioni dell’ equilibrio ambientale risulta insufficiente, si veridica uno stato di disidratazione cutanea. L’ equilibrio idrico cutaneo dipende, in definitiva da tre fattori: -capacità di rigenerazione dei lipidi epidermici (età) -valida protezione delle sostanze igroscopiche presenti nello strato corneo (cosmesi) -condizioni intrinseche nell’ organismo (salute dell’ organismo). Di tutte le sostanze che abitualmente vengono a contatto con la pelle, senza dubbio le più dannose sono i saponi e i detergenti. Infatti mentre sostanze organiche come i solventi devono essere applicati in concentrazione considerevole per poter eplicare i loro effetti dannosi sulla cute, i tensioattivi cationici ed anionici sono efficaci a concentraizoni molto basse. Anche l’ 1% basta per dannegiare la cute e quindi aumentare la permeabilità dell’ acqua attraverso l’ epidermide umana. Ovviamente in caso di lesioni la pelle assorbe facilmente molti prodotti. L’ assorbimento della pelle integra dipende oltrechè dalle proprietà fisiche e chimiche della sostanza anche quelle del supporto (pomata emulsione, soluzione) nonché dalla concentrazione e dal grado di dispersione, cioè dalla distribuzione delle singole particelle. La sostanza nella quale viene incorporato il principio attivo viene detto veicolo. I veicoli sono suddivisi in olii anidri, idrofili e idrofobi, composti idratati, miscele di polveri. Materie prime: prodotti chimici Appaiono di importanza fondamentale le materie prime impiegate, le loro caratteristiche chimico-fisiche e le loro proprietà dermatologiche e tossicologiche. Il chimico formulatore di cosmetici deve orientarsi, in pratica tre direzioni: -scelta di materie prime di sicura accettabilità cutanea e profondamente studiate sotto il profilo tossicologico -ricerca di una forma cosmetica stabile e gradevole -protezione del cosmetico da ogni forma di inquinamento o di degradazione La realizzazione di un prodotto cosmetico deve quindi passare attraverso i seguenti stadi: 1. raccolta di tutti i possibili dati bibliografici sul prodotto da realizzare e sulle materie prime da utilizzare 2. ripetizione delle eventuali formulazioni trovate in letteratura 3. impostazione di una formulistica sistematica, al fine di giungere attraverso un adeguato numero di prove successive ad una struttura formulativa originale stabile, cosmeticamente piacevole, microbiologicamente controllata e tossicologicamente ineccepibile. 4. Esecuzione dei controlli chimico e chimico-fisici 5. Esecuzione dei controlli tossicologici 6. Esecuzione dei controlli dermatologici ed allergologici 7. Prove di gradevolezza cosmetica mediante applicazioni sistematiche effettuate da estetiste 8. Revisione e ritocco delle formule sulla base dei risultati e dei controllo seguiti 9. Ripetizione delle formule in impianto pilota ed eventuale adeguamento dei rapporti quantititivi 10.Produzione in scala industriale I primi 3 punti rientrano in quella che si più definire ricerca programmata e che è affidata al chimico responsabile del laratorio ricerca e svilupo (R&D). Per quanto riguarda il controllo microbiologico, debbono essere esaminate le varie materie prime ed i diversi preservanti disponibili al fine di stabilire, di comune accordo tra il chimico e il microbilogo, la dose minima ottimale con la quale il cosmetico possa essere considerato microbiologicamente protetto. Al punto 4 interviene l’ analista cosmetico che sottopone il prodotto elaborato dal chimico di ricerca a tutti i necessari controlli (controllo di termostabilità; di stabilità alla centrifuga; di viscosità apparente; di fotosensibilità; di compatibilità per il contenitore). In genere i controlli chimici, chimico – fisici e microbiologici richiedono da 3 a 6 mesi di tempo e debbono essere considerati indispensabili prima della distribuzione commerciale del prodotto. I punti 5 e 6 costituiscono il terreno di collaborazione con il medico come intervento preventivo per assicurare al consumatore un’ ampia tollerabilità dal cosmetico. Al punto 7 è chiamata in causa anche l’ estetista, la quale deve essere esperta e ben preparata. Il punto 9 costituisce l’ ultimo intervento del chimico di ricerca il quale con la preparazione in semiscala, proietta definitivamente il suo studio verso la fabbricazione industriale. Al punto 10 si inserice il chimico di fabbrica, il quale deve risolvere anche altri problemi connessi con la produzione in quande quatità: problemi anzitutto di carattere igienico sanitario, riguardanti le macchine, l’ ambiente ed il personale. La cosmetologia funzionale ed i mezzi cosmetologici restitutivi nell’ invecchiamento cutaneo Le distrofie cutanee, cioè le condizioni del tessuto sottocutaneo caratterizzate da variazioni anormali del ricambio cellulare e da alterazioni funzionali e morfologiche, sono le principali responsabili delle pelli inestetiche e degli intestetismi cutanei. Da esse dipendono anche le dismorfie comunemente denominate celluliti. Ne consegue che gli obiettivi fisiologici e funzionali della cosmetologia scientifica moderna possono essere realizzati soltanto con l’ opportuno apporto alla pelle di quelle sostanze nutritizie ed integratrici la cui carenza determina le distrofie e quindi gli inestetismi. I concetti base a cui fa riferimento la cosmesi funzionale sono: -la restituzione cutanea, cioè l’ apporto esogeno alla pelle di sostanze restitutive assorbibili per compensare carenze e per rettificare distorsioni metaboliche. -La isodermia, cioè il rispetto delle proprietà biochimiche e fisico-chimiche della cute, in relazione all’ assunzione di prodotti assorbibili. La istofilia, cioè l’ affinità e l’ aderenza fisiologica e biochimica alla natura e alle proprietà dei tessuti cutanei. La ricerca cosmetologica ha indirizzato i suoi studi di ricerca su quelle sostanze dermotrofiche (nutrienti della pelle) e su quelle modificatrici delle strutture connettivali tali da rappresentare una facile veicolazione negli eccipienti percutanei, ed una sicura attività restauratrice. Precursori cutanei (Apporto di...) Con il nome di precursori cutanei sono indicati quei prodotti fisiologici, naturali o sintetici che possiedono le due fondamentali proprietà di essere dermoassorbibili e di adeguarsi, in senso restitutivo o rinormalizzativo, alle caratteristiche della cute con affinità fisilogica per i suoi tessuti. I più importanti precursori cutanei sinora impiegati sono costituenti naturali, reperibili normalmente nella pelle o monomeri a livello sottocutaneo vanno a costituire o a modificare i biopolimeri colloidali; sono anche molecole semplici che vanno a formare molecole più complesse o sostanze integratrici, ma tutte tali da provocare da parte dei tessuti cutanei una reazione di biosintesi trofica o normativa A titolo di esempio possiamo ricordare: amminoacidi e loro esteri: (che stanno alla base dell’ ammino-cosmetologia e per i quali il concetto informatore è la natura stessa della pelle quale gel proteico) -Il colesterolo ed i suoi esteri regolatori dell’ idratazione sottocutanea. -Acidi grassi e gliceridi, quali costituenti di lipoproteine e complessi lipidici. -i nucleosidi e nucleotidi, costituenti fondamentali degli acidi nucleidi, che presiedono alla biosintesi di proteine. Apporti delle essenze: le preparazioni di essenze native, quali stimolanti della pelle e nel contempo bioattivanti, aumentano anche le difese organiche per il loro potere leucotattico (aumentano cioè i globuli bianchi ematici). Apporti di nuovi bioattivatori Tra i numerosi bioattivatori recentemente studiati, vanno ricordati gli estratti da sperma, fanghi termali, torbe attive, plancton, piante contenenti fitoestrogeni, complessi vitaminici, asiaticosidi e principi attivi cutanei diversi. Apporti della fitocosmesi della lipocosmesi e della zimocosmesi Le moderne ricerche hanno messo in evidenza peculiari prorietà ringiovanenti esogeni del luppolo, ginseng, bulbi di giglio, aloe e altre piante. La lipocosmesi che si avvale di olii e grassi naturali, ha dato apporti notevoli ai trattamenti antisenescenti cutanei, come l’ olio di avogato, olio di uova di pesce, olio di animali e semi vari. La zimo cosmesi ( a base di enzimi e fermenti) ha già ottenuto risultati positivi con le fosfatasi, le tiomucasi, le cellulasi, le collagenasi. Esperienze in corso con i citocromi (enzimi e fermenti) ha già ottenuto risultati positivi, cheratinasi per una depilazione enzimatica ortodermica. Materie prime dell’ industria cosmetica In base all’ affinità per l’ acqua gli accipienti possono essere suddivisi nei seguenti gruppi: 1) eccipienti lipofili (non idrofili): vi appartendono i grassi e gli oli animali e vegetali, la vaselina, la paraffina liquida, le cere ed i siliconi; 2) eccipienti anidri idrofili: per es. la lanolina anidra, la vaselina idrofila 3) eccipienti idrosolubili: prevalentemente i glicoli polietilenici con peso molecolare compreso tra 1000 e 6000 Una delle più importanti caratteristiche degli eccipienti usati in cosmetica è l’ azione che possono esercitare regolando lo scambio idrico tra la pelle e l’ ambiente circostante. Gli eccipienti che non contengono acqua e che non sono in grado di assorbirne formano sulla pelle un film che ne impedisce l’ evaporazione e determinando un aumento dell’ idratazione dello strato corneo, hanno quindi azione emolliente Eccipienti anidri non idrofili Vaselina La FU VIII edizione riporta la vaselina bianca come una massa di consistenza semisolida e leggermente fluorescente alla luce naturale che fonde tra i 35°C e 45°C. Le vaseline sono miscugli di idrocarburi solidi e liquidi ottenuti dal petrolio dopo particolari trattamenti di purificazione e di frazionamento. Il principale vantaggio presentato dalla vaselina nei confronti dei grassi è la sua inerzia chimica che la rende compatibile con quasi tutti i composti e notevolmente stabile agli agenti atmosferici. E’ quindi particolarmente adatta per veicolare sostanze che vengono idrolizzate da eccipienti emulsionati o idrosolubili. Paraffina liquida Si differenzia dalla vaselina soprattutto per la viscosità. Serve per incorporare delle polveri prima di mescolarle con eccipienti di maggiore consistenza; viene anche impiegata nella preparazione di emulsioni scegliendo, secondo i casi, olii con bassa od alta viscosità. Squalene (C30H50) Lo squalene è un idrocarburo con 8 radicali metilici e 6 doppi legami non coniugati. La presenza di doppi legami rende la sostanza particolarmente ossidabile e altamente essiccante; ha una netta tendenza alla ciclizzazione. E’ un olio mobile, contenuto nel grasso, colorato in giallo paglierino e leggermente maleodorante anche quando è ben purificato; queste caratteristiche ne limitano molto l’ uso nelle formulazioni cosmetiche, a meno che non venga protetto con sostanze antiossidanti. Squalano Lo squalano è il derivato saturo dello squalene. Anche questo è un olio mobile, ma senza sapore, odore, colore e non irrancidisce. Viene spesso usato nei preparati cosmetici perché è ben tollerato dalla pelle. E’ un buon solvente delle vitamine liposolubili e degli acidi grassi. Cere Le cere che si usano in cosmetica sono costituite da esteri di alcooli ad alto peso molecolare con acidi grassi con numero di atomi di carbonio da C14 a C18 e da piccole quantità di idrocarburi e di alcooli grassi liberi. Sono difficilmente ossidabili ad eccezione della lanolina (idrofila) e quindi non irrancidiscono. Insolubili nell’ acqua, sono solubili nei solventi organici ed in alcune di esse anche in olio. Cera d’ api, è un prodotto di origine naturale, formato dal favo delle api costituito per circa il 74% da alcooli a lunga catena lineare da C24 a C36, esterificati con acidi grassi, anch’ essi a lunga catena lineare,con un numero di atomi di carbonio di C36. Per il 20% da idrocarburi la cui catena è formata da un numero sempre dispari di atomi di carbonio C21-C33 e per il restante 6 % da pigmenti e sostanze non identificate. La cera d’ api è insolubile in acqua, parzialmente solubile in alcool e benzene, completamente solubile in cloroformio ed olio. Il colore della cera è tra il giallo pallido e il bruno, il punto di fuzione è di 62-65°C; il numero di acidità compreso tra 18 e 24. Spermaceti Nelle cavità pericraniali di alcuni cetacei è contenuto un liquido lattescente che per raffreddamento dà una materia cerosa; la cetina o spermaceti. Per purificazione si ottiene il bianco di balena, usato in cosmetica. Gli spermaceti sono una cera bianca un po’ traslucida , untuosa, e leggerissima che fonde a 50°C. E’ insolubile nell’ acqua e nell’ alcool fredo, solubile invece neglio oli animali e vegetali, in cloroformio, etere e solfuro di carbonio. cera di carnauba E’ una cera che si ricava dalle foglie di una palma brasiliana(Copernicia prunifera) che vengono raccolte durante la stagione arida, quando sono ancora chiuse e avvolte da un sottile strato di cera Gliceridi di origine vegetale Grassi saturi ed insaturi: Con il termine acidi grassi oppure lipidi si indicano tutti gli acidi monocarbossilici alifatici aciclici (cioè costituiti da molecole che non presentano catene chiuse ad anello) Possono essere saturi (se la loro molecola presenta solo legami singoli C-C) o insaturi (se presentano doppi legami C=C). Sono gli ingredienti costitutivi di quasi tutti i lipidi complessi e dei grassi vegetali e animali. Quando si trovano nella loro forma libera (cioè non legati ad altre specie chimiche), gli acidi grassi vengono identificati con il nome di acidi grassi liberi o acidi grassi non esterificati, conferiscono acidità all’ olio, ai saponi, ad altre preparazioni dove sono contenuti. Degradazioni degli oli: I trigliceridi sono degradati dall'idrolisi che scinde le catene di acidi grassi dallo scheletro di glicerolo e conseguente inacidimento della preparazione. pH acido Questi acidi grassi liberi possono andare incontro ad una ulteriore auto-ossidazione, attraverso un processo mediato da radicali liberi. Questo processo può dare luogo a molecole molto reattive chimicamente (radicali liberi a loro volta) che possono generare quegli odori e sapori alterati e fastidiosi comunemente associati ai cibi ed agli olii definiti irranciditi. A questo gruppo di sostanze comunemente dette oli, di cui la cosmetica fa largo uso, appartengono numerosi prodotti tra cui i più importanti sono: Olio di palma: questo olio se è neutro è di consistenza butirrosa ed irrancidisce facilmente, contiene spesso forti quantità di acidi grassi insaturi. Non è adatto per fabbricare saponi da toilette perché con il tempo conferisce un odore poco gradevole. Salponifica abbastanza facilmente anche a freddo con liscivie di alcali caustici concentrate. Olio di cocco: quest’ ultimo saponifica facilmente anche a freddo, è il preferito per fare i saponi di impasto a freddo. I suoi saponi sodici sono duri, solubili in acqua e si prestano ad essere caricati (essenze), hanno forte potere schiumeggiante. Hanno tendenza a irrancidire. Acido laurico 44 - 51 % Acido miristico 13 - 18 % Acido palmitico 8 – 10 % Acido caproico 6 - 10 % Acido caprilico 6 - 9 % Acido oleico 5.5 – 7.5 % Acido stearico 1 – 3 % Acido linoleico < 2.5 % Olio di mandorle dolci, si ricava da spremitura delle mandorle, che ne contengono circa il 40% del peso. Si presenta come un liquido limpido, giallo, di sapore dolciastro. E’ miscibile con i solventi organici. Irrancidisce facilmente diventando aspro e disgustoso. E’ moto usato per preparare creme, linimenti, come emolliente e protettivo cutaneo. Olio di arachide Non è facilmente saponificabile per il suo contenuto di acidi a più di C18, il suo sapone sodico è difficilmente solubile, è usato in miscela con altri grassi tipo olio di cocco e palma, fornisce ottimi saponi. Olio di oliva: quest’ olio è usato solo per saponi fini da toilette. Ha colore giallo oro, o verdognolo e un caratteristico odore gradevole. E’ composto in massima parte (72%) di gliceridi liquidi, trioleina e linoleina) gli acidi grassi hanno all’ incirca la seguente composizione ; acido oleico, acido linoleico e ac palmitico Tutti gli oli descritti sono di largo impiego nella preparazione di latti, creme, oli ed emulsioni, destinati a vari usi, nella cura della pelle, e preparazioni tricotecniche, e cosmetici come rossetti, maschere etc. Inoltre va ricordato il burro di cacao, ancora molto usato come eccipiente. Viene ottenuto per pressione a caldo dei semi torrefatti del theobroma cacao, e la sua composizione differisce da quella degli oli e dei grassi più comuni, infatti i tipi di gliceridi presenti sono pochi e due costituiscono il 75% del totale. Il burro di cacao presenta il fenomeno del polimorfismo, esiste cioè in fome cristalline diverse ognuna con proprio punto di fusione. La forma normale fonde a 35° ma per riscaldamento si converte in un’ altra forma che solidifica a 20 C. Acidi polinsaturi Acido linoleico C18 Ha 2 doppi legami Questo acido ha le caratteristiche degli oli vegetali siccativi e semisiccativi, per addizione di bromo dà una mescolanza di acido tetrabromostearico (solido) e di un isomero liquido. Acido linolenico C18H30O2 Con 3 doppi legami Presenta molte analogie con l’ acido linoleico, per addizioe di bromo dà due derivati : uno cristallino ed insolubile in etere e l’ altro semiliquido Acido arachidonico, ha quattro doppi legami, è il 5,8,11,14 eicosatetraenoico; fonde a 49°C e si trova in gran quantità nelle ghiandole surrenali del bue. E’ un acido fortemente insaturo.. Oli di silicone Questi oli sono polimeri di origine sintetica che hanno una struttura lineare con atomi di silicio e ossigeno alternati; i radicali organici meticili o arilici sono legati agli atomi di silicio. Sono dei dimetilpolisilossani o metilfenilpolisilossani e la loro viscosità dipende anche dalla lunghezza della catena. Sono stabili, perfettamente tollerati dalla pelle. Vengono preparati a partire dai monomeri per polimerizzazione. Eccipienti idrofili, non idrosolubili Lanolina Si ottiene dalle acque di lavaggio della lana di pecora e contiene alcooli alifatici , sterolici, triterpenici, in parte liberi ed esterificati, con acidi grassi come cerotico, miristico, palmitico ecc. La sua composzione chimica , quindi non è quella di un grasso ma corrisonde a quella delle cere. Tra gli steroli il più importante è il colesterolo. La lanolina può assorbire fino a 2 volte il suo peso di acqua. Derivati della lanolina: lanolina idrogenata lanolina liquida Alcooli della lanolina. Eccipienti idrosolubili I glicoli sono composti aventi la seguente formula generale: Che si ottengono facendo reagire in presenza di idrossido di sodio, l’ ossido di etilene, con il glicole etilenico, a una temperatura di 120°C e 135°C a pressione di 4 atm. In commercio sono contraddistinti dal peso molecolare, fino a 1000 sono liquidi, e la viscosità e il PE cresce fino all’ aumentare del peso molecolare. I glicoli polietilenici, sono molto usati in eccipienti in moltissime preparazioni cosmetiche e farmaceutiche. Il più comune è il Carbowax. Questi eccipienti formano un film sulla cute, non occlusivo, e sono in grado di richiamare acqua dagli strati più profondi, cosi’ che almeno in parte l’ ambiente è idratato. Vitamine Le vitamine costituiscono un gruppo eterogeneo di composti organici indispensabili, in quantità minime, per il normale funzionalmento degli organismi viventi. Mentre le piante sono in grado di sintetizzare tutte le vitamine di cui necessitano gli animali ed in particolare l’ uomo, devono introdurle nel loro organismo con gli alimenti con una dieta sana, varia , e bilanciata. Se le vitamine non sono presenti in quantità sufficiente, subentrano particolari malattie, dette malattie da carenza o avitaminosi. Le azioni di queste sostanze sono molteplici e per quanto studiate non ancora perfettamente conosciute; in generale le principali sono rivolte verso un’ attività antiinfettiva, protettiva sulla crasi ematica, sul sistema nervoso, sul fegato e sullo scheletro. In questa sede sarà sufficiente ricordare soltanto quelle vitamine che con la loro attività interessano prevalentemente la cute. Fra queste possiamo ricordare la vitamina A, la vitamina H, la vitamina F l’ acido pantotenico. Vitamina A Conosciuta anche col nome di vitamina Antiinfettiva ed epitelioprotettiva, è una vitamina che si trova negli organismi animali ed in particolare dagli oli di fegato di pesce dove si trova in forma esterificata. Date le sue caratteristiche epitelioprotettrici, può essere ampiamente usata in cosmetica per il trattamento di alcuni tipi di dermatite, (acne, infiammazioni della cute e delle mucose). Vitamina H (biotina) Conosciuta anche come vitamina antiseborroica, fa parte del complesso B, il campo di azione di questa vitamina comprende anche le malattie cutanee quali dermatiti seborroiche, acne, foruncolosi, e seborrea, che può pertanto trovare larghissimo impiego nelle preparazioni cosmetiche. Vitamina F E’ una miscela di composti, ha effetto antidermatitico, è costituta da grassi poliinsaturi, tra i quali gli acidi linoleico, linolenico, arachidonico e clupanodonico. Trova impiego in cosmetica nella cura della seborrea, eczemi ed alcune forme di foruncolosi. E’ stata sperimentata per alcune forme di orticaria e allergie. Acido pantotenico La carenza di acido pantotenico porta a danneggiamenti della pelle e delle mucose. Di particolare importanza è l’ osservazione che l’ acido pantotenico influisce favorevolmente sulla crescita dei capelli ed evita la fragilità delle unghie. Secondo alcuni studi, l’ acido pantotenico è utile nel trattamento delle dermatosi pruriginose spcialmente in associazione con la vitamina F. I Sali di calcio e di sodio dell’ acido pantotenico sono più stabili dell’ acido libero. AMMINOACIDI Sono acidi carbossilici nei quali un atomo di idrogeno in posizione alfa rispetto al carbossile è sostituito da un gruppo amminico (NH2) pertanto la formula generale e’: A causa dell’ asimmetria dell’ atomo di carbonio, in posizione alfa gli amminoacidi, ad eccezione della glicina, possono essere considerati come appartenenti alla serie D o L, in base al fenomeno di isomeria spaziale. In genere sono biologicamente attivi gli L-aminoacidi. Tra gli amminoacidi troviamo: Distinguiamo quindi aminoacidi con catena laterale polare carica: Aminoacidi con catena laterale non polare Amminoacidi con gruppi polari,non carichi Dal punto di vista nutritivo possono essere distinti in essenziali e non essenziali. Questi utimi infatti possono essere sintetizzati dall’ organismo, ma sempre che si disponga di una adeguata fonte di azoto. La carenza di alcune di queste sostanze nell’ uomo porta a manifestazioni di carattere cutaneo per cui i tessuti assumono un aspetto smorto, secco, con o senza desquamazione forforosa, contemporaneamente si ha un’ atrofia dermo-ipodermica, i capelli secchi, fragili, e opachi, le unghie molli e fragili, con l’ apparizioni di macchie bianche. La sindrome di kwashiorkor è legata alla carenza di proteine animali, e presenta una caratteristica pigmentaizone cutanea ed eruzioni cutanee. Gli aminoacidi più usati in cosmetica sono Isoleucina, leucina, lisina, triptofano, tirosina, valina, idrossiprolina. L'acido ialuronico è uno dei componenti fondamentali dei tessuti connettivi dell'uomo e degli altri mammiferi. Conferisce alla pelle quelle sue particolari proprietà di resistenza e mantenimento della forma. Una sua mancanza determina un indebolimento della pelle promuovendo la formazione di rughe ed inestetismi. La sua concentrazione nei tessuti del corpo tende a diminuire con l'avanzare dell'età. In commercio, per uso cosmetico, viene venduto col nome di sodio ialuronato poiché viene trattato al fine di regolarne il pH. Iniezioni di acido ialuronico sono utilizzate insieme a iniezioni di proteina collagene in chirurgia e dermatologia estetica per eliminare rughe e prevenire l'invecchiamento della pelle. Recenti studi dimostrano che può legarsi ai recettori CD44 delle cellule dei follicoli piliferi favorendone la divisione e la produzione di peli e capelli. Viene anche impiegato contro le infiammazioni e lesioni ulcerose della bocca (afte, stomatiti, ecc.), in special modo quelle conseguenti a chemio e radioterapia, riducendo subito il dolore e promuovendone la guarigione. BOTOX La tossina botulinica è una proteina neurotossica prodotta dal batterio Clostridium botulinum. È la sostanza più tossica finora conosciuta. Oltre a essere fonte di avvelenamento alimentare, in particolare nel caso in cui si consumino preparati a base di carne o conserve contaminate, la tossina botulinica trova anche utilizzo in ambito medico. I sintomi causati dalla tossina botulinica sono paralisi flaccida, debolezza muscolare, diplopia, difficoltà del movimento, scoordinazione dei muscoli della faringe e dei muscoli volontari, e nei casi mortali, paralisi dei muscoli respiratori. il BTX-A per la prima volta negli esseri umani per il trattamento dello strabismo. La BTX-A venne approvata nel 1989 dalla Food and Drug Administration per il trattamento dello strabismo, blefarospasmo e spasmo emifacciale in pazienti con età maggiore di 12 anni. Nel 2002 giunse l'approvazione per l'uso in medicina estetica per il miglioramento temporaneo delle rughe di espressione fra le sopracciglia (linee glabellari). La tossina botulinica agisce inibendo la produzione del neurotrasmettitore acetilcolina: bloccandone il rilascio nei muscoli, non si manifestano rughe, spasmi o tic facciali. Dal 1991 è invece utilizzata per il trattamento della spasticità, sia nell'adulto sia nel bambino. La letteratura medica ha escluso la possibilità di un assorbimento della tossina alimentare dal derma al torrente circolatorio e all'interno dell'organismo. Risultati simili di ringiovanimento vengono ottenuti con infiltrazioni e uso topico di acido ialuronico, naturale costituente del collagene, del tutto atossico, ovvero tramite una combinazione di botulino e acido ialuronico, che svolge prettamente la funzione di restiturie volume alla cute. Legislazione Prodotti Cosmetici Questo settore merceologico è stato regolamentato da una disciplina organica comunitaria ai fini di tutela della salute pubblica con la legge 713 del 1986; modificata in seguito dal DL 300 /97, dal DL 126/2005 dal DL 50/2006 e n 194 Una volta ottenuta una sufficiente armonizzazione nei diversi paesi Comunitari, il legislatore ha ritenuto opportuno emanare un regolamento reg 1223 del 2009. Il nuovo regolamento CE ha piena applicazione dall’ 11 luglio 2013. Differenza tra Farmaco e Cosmetico Una sostanza medicinale per poter essere somministrata all’ uomo o all’ animale necessita generalmene di appositi eccipienti che la rendono di facile somministrazione e le permettano di ragiungere i sito d’ azione. Il prodotto finito è denominato in modo generico MEDICINALE: Dal punto di vista normativo del decreto legislativo DL 219/06 un medicinale è così classificato: “ogni sostanza o associazione di sostanze presentata come avente proprietà curative o profilattiche delle malattie umane. E’ da considerare medicinale anche ogni sostanza o associazione di sostanze che può essere utilizzata sull’ uomo o somministrata all’ uomo allo scopo di ripristinare, correggere o modificare funzioni fisiologiche, esercitando un’ azione farmacologica, immunologica o metabolica, ovvere stabilre una diagnosi medica”. La definizione mette in chiaro 2 cose: 1) La valutazione pratica degli effetti del farmaco come cura, qundi capace di ripristinare, correggere e modificare le funzioni organiche 2) Una valutazione formale: presentata come avente proprietà curative delle malattie. Ne consegue che non solo un’ attenzione all’utilità terapeutica, ma anche all’ etichetta, alla presentazione, alla pubblicità e alle istruzioni d’ uso. 1)Autorizzazione alla produzione AP Nessuno può produrre sul territorio nazionale un medicinale industriale senza l’ autorizzazione alla produzione. L’ autorizzazione viene rilasciata solo dopo accurata verifica ispettiva diretta ad accertare che il richiedete disponga di personale qualificato, e dei mezzi tecnico-industriali necessari. 2)Autorizzazione all’ immissione in commercio AIC Un medicinale indistriale, fatti salvi casi particolari, può essere commercializzato soltanto dopo che il titolare ha ottenuto un’ apposita autorizzazione alla commercializzazione rilasciata dal relativo organo di controllo, (agenzia italiana del farmaco) AIFA o EMA (agenzia europea del farmaco) sulla base della valutazione di un dossier tecnico. L’ AIC ha una validità di 5 anni, e può essere rinnovata solo dopo una accurata valutazione del rapporto rischio /beneficio da parte dell AIFA/EMA, sulla base di un dossier aggiornato, presentato dal titolare, 6 mesi prima della scadenza. Oltre alla scadenza dell’ AIC, esistono altri 4 motivi del ritiro di un medicinale: a) Il medicinale è nocivo nelle normali condizioni di impiego b) Il medicinale non dà l’ effetto terapeutico dichiarato c) Il rapporto rischio/beneficio è sfavorevole d) Il medicinale non ha la composizione quali/quantitativa dichiarata Invece per quel che riguarda i cosmetici: Definizione: I cosmetici sono sostanze e preparazioni diverse dai medicinali, destinate ad essere applicate sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli,unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti, e sulle mucose della bocca allo scopo esclusivo o prevalente di pulirli, profumarli, modificarne l’ aspetto, correggere odori corporei, proteggerli o mantenerli in buono stato” Al cosmetico sono attribuite quindi funzioni primarie di: -pulire -Profumare -Proteggere -Modificarne l’ aspetto (trucchi) -Deodorare o migliorare l’ odore Viene anche definito il sito di applicazione: -superfici corporee esterne -Denti -Mucose Ne deriva che ad esempio “prodotti cosmetici” che si assumono per via orale (come integratori per la crecita dei capelli, botox, ecc o altro) non possono essere considerati cosmetici a livello legislativo! Considerando la funzione igienico protettiva dei cosmetici, è legittimo che vengano venduti in farmacia. La valenza sanitaria dei cosmetici deriva dal fatto che le disposizioni legislative consentono (allegato V, sezione I) l’ impiego di preservanti, in concentrazioni anche superiori a quelle necessarie per conservare il cosmetico, percui questi prodotti in effetti possiedono un’ attività dovute alle sostanze contenute, ad esempio: Acido salicilico Acido ascorbico Imidazolidin-urea Sali di ammonio quaternario Clorexidina I preparati per uso personale infatti possono contenere sostanze ad azione battericida, a volte anche contenute nei medicinali, ma essendo cosmetici, l’ attività antibatterica o antisettica, non possono essere l’ attività principale dichiarata del prodotto, ma al massimo una azione secondaria, quando presentata in etichetta o in pubblicità. I prodotti disinfettanti veri e propri infatti sono soggetti all’ AIC, oltre che alla farmacovigilanza, e controlli repressivi, mentre i cosmetici solo a vigilanza. I disinfettanti inoltre, sono usati per disinfettare la pelle lesa, o per curare e prevenire infezioni e lo sviluppartsi di patologie. I cosmetici invece devono essere applicati sulla cute sana. Preparazione dei cosmetici in farmacia I cosmetici di solito devono essere fabbricati, manipolati, e confezionati e venduti in modo tale da non recare danni per la salute. Chiunque intenda produrre o confezionare in proprio o conto terzi dei cosmetici deve darne comunicazione scritta almeno trenta giorni prima dell’ inizio dell’ attività al ministero della salute e all’ assessorato della Regione (leffe 713/86) o alla ASL territoriale competente. Nella comunicazione va riportato: Nome e ragione sociale o sede dell’ impresa Descrizione dei locali e delle attrezzature Generalità e qualifica del direttore tecnico Elenco completo delle sostanze impiegate e di quelle contenute nel prodotto commerciale Il direttore tecnico deve essere in possesso di una delle seguenti lauree: -Chimica -Chimica industriale -Chimica e farmacia -Farmacia -CTF -Scienze biologiche -Ingegneria chimica Ed essere iscritto al proprio albo professionale. La legge non pone un divieto esplicito che i cosmetici vengano preparati anche in farmacia e venduti dallo stesso esercizio e sotto la responsabilità del titolare o del direttore, come è nella tradizione storica e culturale di questa professione. Anche se questa attività resta artigianale, è indubbio che la preparazione dei cosmetici in farmacia debba avvenire nel rispetto delle disposizioni di legge, in particolare dai divieti e limitazioni imposte dagli allegati e da altre norme compresa l’ etichettatura a tutela del consumatore. In generale per quanto riguarda la qualità sono previste: -la formula quali quatitativa -Le specifiche chimico-fisiche -Il metodo di fabbricazione che deve essere conforme alle buone norme di fabbricazione La sicurezza viene garantita dalla: -Valutazione della sicurezza del prodotto finito per la salute umana, considerandone il profilo tossicologico degli ingredienti, la struttura chimica, il livello di esposizione -Qualifica della persona resonsabile di tale valutazione -Raccolta e conservazione de dati relativi a eventuali effetti indesiderati collegati all’uso del prodotto. L’ uso degli animali è stato oggetto di accesi dibattiti.Il parlamento europeo si è dichiarato a larga maggioranza contrario all’ uso dei tests su animali per quanto riguarda i cosmetici. Il consiglio ha comunque consentito di ricorrere alla sperimentazione animale se non sono disponibili metodi alternativi che offrono al consumatore lo stesso livello di sicurezza. Dall’ 11 settembre 2004 è entrato definitivamente in vigore il divieto di effettuare test sugli animali per quanto rigurda il prodotto finito, e dal 2013 anche per le materie prime. Deroga alla sperimentazione animale: Il ministero può chiedere deroga alla commissione europea solo se: -L’ ingrediente è ampiamente utilizzato e non può essere sostituito da altri ingredienti -Un problema specifico riguardante la salute umana Inoltre il fabbricante o il responsabile dell‘ immissione in commercio ha la possibilità di indicare sulla confezione del prodotto o su sul foglio di istruzioni che quest’ ultimo è stato sviluppato senza sperimentazione animale, sempre che sia vero. Presentazione dei cosmetici Il DL 50/2005, regolamenta l’ etichettatura: Innanzitutto sui recipienti dei cosmetici devono essere scritte con caratteri indelebili e leggibili. Il nome o la ragione sociale, sede del produttore o del responsabile dell immissione sul mercato. -Il contenuto nominale all’ atto del confezionamento, per i prodotti superiori a 5 grammi L’indicazione infatti non è obbligatoria per i campioncini gratuiti. o 5 ml. -La data di durata minima del prodotto,opportunmente conservato. Indicando la dicitura: “da usare preferibilemnte entro il..” la data è indicata in modo chiaro, mese, anno, o giorno , mese, anno. E se necessario le condizioni di conservazione. Per prodotti cosmetici che abbiano una durata minima di 30 mesi la dicitura non è obbligatoria. Si può parlare anche di data post apertura. -precauzioni d’ impiego -Numero del lotto di fabbricazione -Il paese di origine se non comunitario -La funzione del prodotto, salvo se risulta dalla presentazione dello stesso -Elenco degli ingredienti nell’ ordine decrescente di peso, con i nomi indicati secondo l’ elenco ufficiale INCI: inventario europeo degli ingredienti. -Oltre alle indicazioni già mensionate in etichetta devono essere riportati: -Composti odoranti e aromatizzanti indicati con i termini “profumo” e “Aroma” , alcuni sono già contenuti negli ingredienti. -I coloranti , indicati col codice ufficiale Color Index o con la denominazione dell alegato IV. Per i prodotti cosmetici da trucco, compresi prodotti per capelli, unghie ecc, può essere menzionato l’ insieme di coloranti col simbolo +/- a seconda della gradazione (es.tinture per capelli) l'INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients) la nomenclatura utilizzata a livello internazionale per identificare gli ingredienti presenti in un prodotto cosmetico così come essi vengono indicati nell'elenco riportato sull' etichetta che ne illustra la composizione. 1) Attenzione all'ordine degli ingredienti La prima regola da conoscere per quanto riguarda la lettura dell'INCI è relativa all'ordine stesso in cui gli ingredienti sono presentati in etichetta. Esso infatti non è per nulla casuale e prevede che gli ingredienti siano indicati uno dopo l'altro a partire dalla sostanza presente in quantità maggiore nel prodotto. Seguono tutti gli altri ingredienti, che vengono presentati in ordine decrescente. 2) Linguaggio e nomenclatura utilizzate per gli ingredienti Il secondo punto importante riguarda il linguaggio utilizzato per denominare gli ingredienti. Quando le sostanze sono elencate in etichetta mantenendo il loro nome latino, significa che esse sono state inserite nella formulazione del prodotto tali e quali, senza subire modificazioni chimiche. E' il caso ad esempio degli oli vegetali utilizzati puri, che vedremo dunque indicati in etichetta con il loro nome latino e di tutti gli altri ingredienti naturali che sono stati impiegati per la produzione del cosmetico. I nomi latini si riferiscono ad ingredienti botanici o presenti nella farmacopea. Ad esempio, l'olio di mandorle dolci viene indicato come "prunus amygdalus dulcis oil". Coloranti artificiali Per tutti gli altri ingredienti, frutto di sintesi chimica, vengono utilizzate denominazioni in lingua inglese o codici numerici 1) Tensioattivi derivati dalla raffinazione del petrolio (Sodium laureth sulfate, Sodium lauryl sulfate, Ammoniun lauryl sulfate e altri). 2) Altri ingredienti derivati dal petrolio come Paraffinum Liquidum, PEG e PPG, Mineral Oil, Petrolatum 3) Ingredienti altamente inquinanti come EDTA, MEA, TEA, MIPA. 4) Ingredienti altamente allergizzanti o considerati come potenziali cessori di formaldeide, tra i quali troviamo: Triclosan e Imidazolidinyl urea, DMDM Hydantoin, Methylisothiazolinone e Methylchloroisothiazolinone, utilizzati come conservanti. 5) Siliconi come Poliquaternium-80, Dimethicone e Amodimethicone, inquinanti e capaci di creare una pellicola sulla pelle e sui capelli, per renderli apparentemente sani. Possono non essere menzionate le impurezze contenute nelle materie prime, le sostanze utilizzate nella fabbricazione che non sono presenti nel prodotto finito, i solventi i vettori ecc. Nel DL 50/2005 sono inoltre stati indivuduati dei potenziali allergeni che devono essere indicati in etichetta se rientrano nella composizione del cosmetico in concentrazione a valori soglia di 0.001% o 10 ppm, per i prodotti che non vengono risciacquati e 0.01 % per quelli che vengono risciacquati. Se il prodotto ha confezione troppo piccola, e l’ etichetta non ha le dimensioni adeguate a contenere tutte queste informazioni, il produttore può riportarle su un foglietto allegato al cosmetico. L’ unione europea ha anche previsto la compilazione di liste negative di alcune sostanze che non possono essere usate per la produzione di cosmetici. I cometici non possono vantare in etichetta proprietà medicinali. Vigilanza sui cosmetici La funzione di vigilanza e controllo sulla vendita dei cosmetici è delegata alle regioni le quali a loro volta la hanno trasferita alle ASL,che la attribuisce al Servizio di Igiene Pubblica. Dalla fine del 2004 però il ministero della salute ha avviato una procedura specifica per la notifica di segnalazioni relative agli effetti indesiderati dei cosmetici. A livello comunitario esiste un sistema di scambio di informazioni denominato RAPEX per i prodotti a rischio della salute. Le segnalazioni avvengono dai consumatori o dai medici, su tale segnalazione viene effettuata una prima valutazione tecnica per verificare il nesso di causalità tra evento avverso e l’ utilizzo di un cosmetico, dai NAS, e da analizzare presso L’ ISS. Dopodichè si può mettere in atto l’ azione correttiva o di ritiro dal commercio. Allegati alla legge: Allegato I: elengo indicativo per categoria dei prodotti cosmetici Allegato II: elenco delle sostanze che non possono entrare nella composizione dei cosmetici ( es. Arsenico, colchicina, parathion ecc) Allegato III: Parte I: elenco delle sostanze vietate es. allergeniche, cumarina, alcool benzilico ecc. parteII: elenco di sostanze autorizzate, ma provvisorie, e solo a determinate concentrazione ( es,. Fenossiisopropanolo 2% massimo, per prodotti utilizzati per risciacquo, vietati per l’ igidene dells bocca)...ecc Allegato IV Parte I: elenco dei coloranti ammessi Parte II: elenco dei coloranti provvisoriamente autorizzati Allegato V Sezione I : elenco dei conservanti ammessi Sezione II: elenco dei filtri UV ammessi Conservazione dei prodotti cosmetici La maggior parte delle preparazioni farmaceutiche e cosmetiche è soggetta ad alterazione. Quando questa non può essere prevenuta o impedita oltre un certo limite di tempo, come è nel caso di molti prodotti biologici (sieri, vaccini, estratti animali) il prodotto è soggetto ad una data di scadenza indipendentemente dal fatto che contenga o meno dei conservanti. Se tale dta di scadenza non è indicata, si presume che esso sia conservabile indefinitamente, o perché refrattario per natura ad alterazioni o perché i conservanti ne garantiscono egualmente l’ inalterabilità. E’ tuttavia riconosciuto in via generale che nessuna preparazione famaceutica o cosmetica dovrebbe essere usata trascorsi 5 anni dalla sua data di preparazione. I conservanti possono essere considerati come agenti capaci di prolungare la stabilità dei proparati medicinali e cosmetici durante il magazzinaggio in quanto ritardano o prevengono i vari tipi di lterazione. Si distinguono in preservanti ed antiossidanti. I preservanti sono quei composti capaci di prevenire la crescita dei microorganismi e si impiegano soprattutto nelle forme farmaceutiche e cosmetiche per uso esterno od orale (emulsioni, sciroppi ecc). Gli antiossidanti sono quei composti capaci di ritardare o bloccare le alterazioni ossidative ed autoossidative che hanno luogo in soluzione acquosa o in fase oleosa.