Fratelli d`Italia - Scuola Media Statale MICHELANGELO

Scuola sec. di primo grado
”Michelangelo “-Bari
150° anniversario dell’unità
d’Italia
La Classe 2^sez.E
con la docente E. Ricco
Presenta:
FRATELLI D’ITALIA:
IDEE, FATTI E PROTAGONISTI DEL RISORGIMENTO
IL CONGRESSO DI VIENNA
La nostra storia comincia nel 1815, a
Vienna, dove i sovrani Europa, sono
riuniti per decidere le sorti dell’ Europa
e dell’Italia, in seguito alla disfatta di
Napoleone e del suo impero.
In base ai principi di legittimità e di
equilibrio, essi riportano sui troni le
antiche dinastie regnanti.
LA RESTAURAZIONE
La situazione dell’Italia dopo il
congresso di Vienna è quella di un
paese smembrato tra vari stati e
controllato, direttamente o
indirettamente, dall’Austria.
Ma la Restaurazione voluta dai re
dell'ancient regime è in realtà fragile e,
già nel 1820-21 in Italia e in altri paesi
europei si verificano i primi moti
rivoluzionari, sedati però nel sangue
dall’ intervento degli stati che si erano
stretti nella Santa Alleanza.
Si andavano diffondendo infatti in
Europa varie società segrete, che
miravano all’abbattimento
dell’assolutismo monarchico e alla
conquista dei diritti politici e civili.
Una delle più importanti e diffuse
fu la Carboneria, che si rifaceva
appunto per simboli e rituali alla
professione del carbonaio, e che
presentava un ideale democraticocostituzionale moderato.
Essa era attiva soprattutto in Italia ed
ebbe un ruolo di primo piano nei
moti del ‘20-21.
L’ondata rivoluzionaria del
1821 nei paesi che attraversò
fu chiaramente tesa
all’affermazione del nuovo
mito della Costituzione, ma
fallì miseramente soprattutto
perché si poneva nei
confronti dei re in maniera
troppo aspra e decisa,
creando una contrapposizione insolubile di mentalità.
I MOTI RIVOLUZIONARI
Dopo 10 anni, nel 1830-31, sempre
organizzate da movimenti clandestini
segreti scoppiano altre rivolte in Italia e
in Europa, anche questa volta senza
successo..
L’insuccesso dei moti rivoluzionari aprì la strada a due nuovi correnti
politiche: una democratica, guidata da Giuseppe Mazzini, l’altra,
moderata, rappresentata da Vincenzo Gioberti, votate all’unità del
paese, ma divise sui metodi e sugli ideali
GLI ANNI DECISIVI: '31-'48
Per diffondere le sue idee Mazzini
fonda a Marsiglia nel luglio 1831 la
Giovine Italia, un‘associazione
politica insurrezionale il cui
programma veniva pubblicato su un
periodico al quale fu dato lo stesso
nome.
L'obiettivo di questa organizzazione
era quello di trasformare l’Italia in una
repubblica democratica unitaria,
secondo i principi di:
libertà,indipendenza e unità.
Entusiastiche adesioni al
programma della Giovane
Italia si ebbero soprattutto
tra i giovani in Liguria, in
Piemonte, in Emilia e in
Toscana che si misero subito
alla prova organizzando negli
anni 1833/34 una serie di
insurrezioni che si conclusero
tutte con arresti, carcere e
condanne a morte.
Il 5 maggio del 1848 l'associazione fu definitivamente sciolta da
Mazzini che fondò, al suo posto, l’Associazione nazionale italiana
LA STAGIONE DEGLI STATUTI
Il 1848 è un anno denso di eventi.
Per l’Italia, con l’elezione a
pontefice di Pio IX, sembra
iniziata una nuova stagione,
giacché il papa fa caute aperture
nei confronti dei liberali avviando
tutto un ricco dibattito tra
correnti di pensiero
repubblicane e moderate
liberali sulle possibilità e le
strategie di unificazione d’Italia.
Sulla spinta di quanto accadeva a Roma
sia il regno di Napoli sia il Piemonte e
poi lo stesso regno della Chiesa
concedono delle Costituzioni,con le quali
veniva riconosciuto il diritto di eleggere
un proprio parlamento.
Nello stesso anno Venezia insorge
proclamando la Repubblica di San
Marco, mentre Milano si rivolta
agli austriaci , costringendoli nella
Fortezza del Quadrilatero.
Carlo Alberto di Savoia corre in suo
aiuto dando inizio alla prima guerra
di indipendenza. (3 marzo 1848)
Ma gli austriaci, dopo un iniziale
sbandamento, reagiscono e sconfiggono
i piemontesi prima a Custoza poi a
Novara. Il 23 marzo 1849 sullo stesso
campo di battaglia, Carlo Alberto
abdica in favore di suo figlio Vittorio
Emanuele
Anche le altre rivolte scoppiate nel regno di Napoli e della
Chiesa, con la repubblica Romana, sono soffocate nel sangue e
tutto torna alla situazione precedente, se si esclude il fatto che il
Piemonte, unico tra gli stati italiani, mantiene in vigore la
costituzione concessa prima della guerra:
“lo statuto albertino”.
Intanto le discussioni tra varie
correnti politiche
indipendentiste italiane si
intensifica a causa del fallimento
delle guerra e sempre più da
qualsiasi partito si guarda al
nuovo re di Sardegna come
all’unico in grado di unificare la
penisola. Torino diventa così la
capitale della nazione
Vittorio Emanuele II e Cavour,
suo primo ministro, attuano una
strategia internazionale per
consolidare la posizione del
Piemonte in Europa con la
guerra di Crimea e stringono
poi patti di alleanza segreti
con Napoleone III, imperatore
di Francia che si impegna a
sostenere militarmente il
Piemonte qualora sia attaccato
da potenze straniere.
Le successive azioni diplomatiche di Cavour portarono, nel luglio
del 1858, agli accordi di Plombières, un'intesa segreta
(ratificata dall’ alleanza sardo-francese del gennaio 1859) con la
quale l' Impero di Francia si impegnava ad intervenire a fianco
del Regno di Sardegna nell'eventualità di attacco austriaco.
Piemontesi e Francesi avanzano parallelamente, il 2 giugno varcano
il Ticino e battono gli Austriaci nella battaglia di Montebello.
Il 5 giugno l'esercito sconfitto sgombra Milano, dove…
…l'8 giugno fanno l'ingresso trionfale Napoleone III e Vittorio
Emanuele attraverso l'arco della Pace e la piazza d'armi (oggi Parco
Sempione), dove è schierata la Guardia imperiale, fra le acclamazioni
della popolazione.
LA SECONDA GUERRA
DI INDIPENDENZA
Dall'inizio del 1859 il governo
piemontese adottò un comportamento
smaccatamente provocatorio nei
confronti dell'Impero Austriaco,
operando una politica di forte riarmo
Il 30 aprile l'Austria dichiarò guerra al
Regno di Sardegna
Scoppia così la seconda guerra di indipendenza .
Il 9 giugno il consiglio comunale di
Milano votò per acclamazione un
indirizzo che, ribadendo la validità del
plebiscito del 1848, sanciva
l’annessione della Lombardia al
Regno di Vittorio Emanuele II.
Nel frattempo gli Austriaci si raccolgono oltre l’Adda, per dirigersi poi
verso le fortezze del Quadrilatero.
Ma Francesco Giuseppe improvvisamente ordina alle truppe di ripassare
il Mincio: i due eserciti allora, si trovano frontalmente schierati, divisi da
pochissimi chilometri ed accomunati dall'essere l'uno dell'altro ignari.
Il 24 giugno i franco-piemontesi vincono una grande battaglia
(normalmente divisa in battaglia di Solferino e battaglia di San
Martino)
.
Al termine dello scontro gli Austriaci
sono rigettati oltre il Mincio, ma lì
hanno la possibilità di appoggiarsi alle
loro grandi fortezze, e ricevere rinforzi
dalle varie parti del loro vasto impero.
Napoleone III, preoccupato di quanto
stava accadendo in alcune città emiliane
decise di avviare colloqui di pace e prese
contatto con Francesco Giuseppe.
Le operazioni militari non vennero
sostanzialmente più riprese.
L'8 luglio fu sottoscritto un accordo di sospensione delle ostilità.
L'11 luglio i due imperatori si incontrarono in località Villafranca di
Verona. Lo stesso giorno e il 12 luglio (quando firmò anche Vittorio
Emanuele II) fu sottoscritto l'armistizio di Villafranca.
La seconda guerra di
indipendenza si
chiudeva con conquista
non solo della Lombardia
ma anche dell’Emilia e
della Toscana che, nel
frattempo si erano
ribellate ai loro governi
votando l’annessione
allo stato sabaudo.
Intanto i democratici
capeggiati da Mazzini
reclamano l’unificazione di
tutta la penisola.
In realtà il sentimento
nazionale si era esteso
anche al Sud e così prende
corpo l’idea di una
spedizione militare per
liberare il Regno delle due
Sicilie.
LA SPEDIZIONE DEI MILLE
Si aprono trattative con Garibaldi, che
era stato, insieme a Mazzini, uno dei
protagonisti della repubblica romana
del 1848, il quale nonostante fosse di
fede repubblicana, accetta di collaborare
con Cavour pur di raggiungere
l’obiettivo dell’unificazione d’Italia.
Il Piemonte infatti non avrebbe potuto
dichiarare direttamente guerra ai
Borboni senza che questa azione fosse
letta come un’aggressione gratuita con
ripercussioni sul versante delle alleanze
Invece, con il contributo di Garibaldi e dei Mille la rivolta del sud
sembra dimostrare lo spontaneo desiderio di unificazione delle
popolazioni meridionali.
Partiti da Quarto nella notte tra il 5 e il 6 maggio del 1860, con
l’appoggio più o meno segreto di Vittorio Emanuele, i
garibaldini sbarcano a Marsala l’11 maggio.
A Salemi Garibaldi assume la dittatura
della Sicilia e marcia vittorioso verso
Palermo.
Aiutato dalla popolazione risale la
penisola, il 2 ottobre attacca e sconfigge
le truppe borboniche sul Volturno
A quel punto tenta di marciare verso
Roma, ma viene fermato.
Infatti Napoleone III fa sapere che se si tocca Roma lui dichiarerà
guerra ai Savoia. Vittorio Emanuele quindi scende col suo esercito
verso sud per fermare Garibaldi, che incontrerà a Teano. Non passa
sul Lazio, ma su Abruzzo e Marche che, insieme all’Umbria, subito
chiedono l’annessione.
IL REGNO D’ITALIA
Il 17 marzo 1861 viene proclamato
il Regno d’Italia.
Il sogno di tanti italiani è ormai
una realtà.
Mancano però ancora Lazio, Veneto e Trentino
Il Veneto sarà poi preso nel 1866, nel corso della terza guerra
d'indipendenza, cioè il conflitto tra Austria e Prussia, nella quale
l’Italia si schiera a fianco della Prussia che vince la guerra.
Per l’annessione del Lazio invece bisognerà aspettare la guerra
tra Francia e Prussia nel 1870.
La Francia sconfitta non avrà la forza di andare in aiuto del Papa,
quando l’esercito italiano marcerà contro Roma e contro
quello che restava dello Stato Pontificio, questa volta senza
ricorrere ad altro pretesto che quello di dare compimento
all’unificazione.
Il Papa non accetterà nessuna
trattativa con gli occupatori, anzi
scomunicherà tutti e inviterà i
cattolici a non partecipare alla
vita politica del nuovo stato.
Nel 1871 Roma diventa la nuova
capitale dello stato italiano, al quale
manca ormai solo il Trentino..
Ma per annettere anche quel territorio
si dovrà aspettare il massacro della
prima guerra mondiale.
La nostra storia finisce qui, ma non di certo il nostro
impegno a mantenere saldi nel tempo gli ideali per cui
i nostri padri hanno combattuto:
Loro hanno fatto unita e
grande la Patria …
Alle nuove generazioni il
compito di conservarla tale.
Hanno contribuito alla realizzazione di questa
presentazione in modo particolare gli alunni:
BOCCIANTI GABRIELE
CALZOLAIO GIAMPAOLO
DE BARTOLO VALENTINA
DE CARNE GIOVANNA
DE CRISTO ALESSANDRA
MATTIA MARCO
SPALLINI GIORDANO
Colonna sonora a cura di: GRAZIANO EMANUELE
GLI ALUNNI DELLA 2^E
ANTONACCI MONICA
BOCCIANTI GABRIELE
CALZOLAIO GIAMPAOLO
CARDINALE NICOLA
CELLAMARE MICHELA
DE BARTOLO VALENTINA
DE CARNE GIOVANNA
DE CRISTO ALESSANDRA
DE TULLIO MARCO
DI TURI ANGELA
GRAZIANO EMANUELE
INTONTI FABIO
LOTTI ILARIA
LUCAFÒ CLAUDIO
MANNARINI GIORGIO
MARZANO CAROLINA
MASIELLO MARIA
MATTIA MARCO
MAZZETTI SILVIA
MELE LETIZIA
MONDELLI DANIELE
MONDELLI FIORELLA
PONZIO DAVIDE
SCOPPIO GABRIELE
SOLDANO ALESSANDRA
SPALLINI GIORDANO
La docente
ELISABETTA RICCO