Sviluppo Dott.ssa Maria Riello La psicologia dello sviluppo studia l'evoluzione e lo sviluppo del comportamento umano, dalla nascita alla morte. Si differenza della psicologia dell'età evolutiva, la quale prende in considerazione solo lo sviluppo del bambino. Fasi dello Sviluppo Periodo prenatale Infanzia (da 0 a 2 anni): neonato, infante, toddler (primi passi) Prima Fanciullezza (da 2 a 7 anni): Periodo Preoperatorio Seconda Fanciullezza (da 7 a 11 anni): Periodo operatorio Pre-adolescenza (da 11 a 13 anni): Periodo operatorio formale Adolescenza (da 13 anni a indipendenza economica) Gli stadi dello sviluppo cognitivo secondo Piaget Nei suoi studi sull'età evolutiva Piaget notò che vi erano momenti dello sviluppo nei quali prevaleva l'assimilazione, momenti nei quali prevaleva l'accomodamento e momenti di relativo equilibrio. Ancor più, individuò delle differenze sostanziali nel modo con il quale, nelle sue diverse età, l'individuo si accosta alla realtà esterna e ai problemi di adattamento che essa pone. Sviluppò così una distinzione delgli stadi dello sviluppo cognitivo individuando 4 periodi fondamentali dello stesso, comuni a tutti gli individui e che si susseguono sempre nello stesso ordine. Stadio senso-motorio Dalla nascita ai 2 anni circa. Come suggerisce il nome, il bambino utilizza i sensi e le abilità motorie per esplorare e relazionarsi con ciò che lo circonda, evolvendo gradualmente dal sottostadio dei meri riflessi e dell'egocentrismo radicale (l'ambiente esterno e il proprio corpo non sono compresi come entità diverse) a quello dell'inizio della rappresentazione dell'oggetto e della simbolizzazione, passando attraverso periodi intermedi di utilizzazione di schemi di azione via via più complessi. E' suddivisa in sei stadi. Riflessi innati: dalla nascita al primo mese. Modalità reattive innate: pianto, suzione, vocalizzo ecc., che il bambino utilizza per comunicare col mondo esterno. L'esercizio frequente di questi riflessi, in risposta a stimoli provenienti dal suo organismo o dall'ambiente, porta all'instaurarsi di "abitudini". Ad es. dopo i primi giorni di vita il neonato trova il capezzolo molto più rapidamente; pur succhiando sempre il dito, lo discrimina dal capezzolo o dal ciuccio, e smette di succhiare il dito se gli viene dato il cibo. Non c'è ancora né imitazione né gioco, però il bambino è stimolato a piangere dal pianto di altri bambini. Reazioni circolari primarie: dal secondo al quarto mese. Per "reazione circolare" s'intende la ripetizione di un'azione prodotta inizialmente per caso, che il bambino esegue per ritrovarne gli interessanti effetti. Grazie alla ripetizione, l'azione originaria si consolida e diventa uno schema che il bambino è capace di eseguire con facilità anche in altre circostanze. In questo stadio il bambino, che pur ancora non riesce a distinguere tra un "sé" e un "qualcosa al di fuori", cerca di acquisire schemi nuovi: ad es. toccandogli il palmo della mano, reagisce volontariamente chiudendo il pugno, come per afferrare l'oggetto; oppure gira il capo per guardare nella direzione da cui proviene il suono. Particolare importanza ha la coordinazione tra visione e prensione: ad es. prende un giocattolo dopo averlo visto. Reazioni circolari secondarie: dal quarto all'ottavo mese. Qui il bambino dirige la sua attenzione al mondo esterno, oltre che al proprio corpo. Ora cerca di afferrare, tirare, scuotere, muovere gli oggetti che stimolano la sua mano per vedere che rapporto c'è tra queste azioni e i risultati che derivano sull'ambiente. Ad es. scopre il cordone della campanella attaccata alla culla e la tira per sentire il suono. Ancora non sa perché le sue azioni provocano determinati effetti, ma capisce che i suoi sforzi sono efficaci quando cerca di ricreare taluni eventi piacevoli, visivi o sonori. Coordinazione mezzi-fini: dall'ottavo al dodicesimo mese. Il bambino comincia a coordinare in sequenza due schemi d'azione (p.es. tirare via un cuscino per prendere un giocattolo sottostante). In tal modo riesce a utilizzare mezzi idonei per il conseguimento di uno scopo specifico. L'intenzionalità si manifesta anche nella comunicazione con gli adulti (ad es. punta il dito verso il biberon per farselo dare). Inizia inoltre a capire che gli oggetti possono essere sottoposti a vari schemi d'azione, come scuotere, spostare, dondolare ecc. Gradualmente si rende conto che gli oggetti sono indipendenti dalla sua attività percettiva o motoria. Reazioni circolari terziarie (e scoperta di mezzi nuovi mediante sperimentazione attiva): dai 12 ai 18 mesi. Il bambino, nel suo comportamento abituale, ricorre sempre più spesso a modalità diverse per ottenere effetti desiderati. Inizia il "ragionamento". Mentre prima, per eseguire una sequenza di azioni, doveva partire dall'inizio, ora può interrompersi e riprendere l'azione a qualsiasi stadio intermedio. Inoltre egli è in grado di scoprire la soluzione dei suoi problemi, procedendo per "prove ed errori". Quindi esiste per lui la possibilità di modificare gli schemi che già possiede. Ad es. dopo aver tentato, invano, di aprire una scatola di fiammiferi, esita per un attimo e poi riesce ad aprirla. Infine può richiamare alla memoria gli oggetti assenti, grazie alle relazioni che intercorrono tra un oggetto e la sua possibilità di utilizzo. Comparsa della funzione simbolica: dai 18 mesi in poi. Il bambino è in grado di agire sulla realtà col pensiero. Può cioè immaginare gli effetti di azioni che si appresta a compiere, senza doverle mettere in pratica concretamente per osservarne gli effetti. Egli inoltre usa le parole non solo per accompagnare le azioni che sta compiendo (nominare o chiedere un oggetto presente), ma anche per descrivere cose non presenti e raccontare quello che ha visto-fatto qualche tempo prima. Il bambino riconosce oggetti anche se ne vede solo una parte. È in grado di imitare i comportamenti e le azioni di un modello, anche dopo che questo è uscito dal suo campo percettivo. Sa distinguere i vari modelli e sa imitare anche quelli che per lui hanno un'importanza di tipo affettivo. Vedi ad es. i giochi simbolici che implicano "fingere di fare qualcosa" o "giocare un ruolo". Fase pre-concettuale. Va da due a quattro anni. L'atteggiamento fondamentale del bambino è ancora di tipo egocentrico, in quanto non conosce alternative alla realtà che personalmente sperimenta. Questa visione unilaterale delle cose lo induce a credere che tutti la pensino come lui e che capiscano i suoi desideri-pensieri, senza che sia necessario fare sforzi per farsi capire. Il linguaggio diventa molto importante, perché il bambino impara ad associare alcune parole ad oggetti o azioni. Con il gioco occupa la maggior parte della giornata, perché per lui tutto è gioco: addirittura ripete in forma di gioco le azioni reali che sperimenta (ad es. per lui è un gioco vestirsi e svestirsi). Imita, anche se in maniera generica, tutte le persone che gli sono vicine: le idealizza perché sa che si prendono cura di lui. Impara a comportarsi come gli adulti vogliono, prima ancora di aver compreso il concetto di "obbedienza". Non è in grado di distinguere tra una classe di oggetti e un unico oggetto. Ad es. se durante una passeggiata vede alcune lumache, è portato a credere che si tratti sempre dello stesso animale, non di diversi animali della stessa specie. Gli aspetti qualitativi e quantitativi di un oggetto può percepirli solo in maniera separata, non contemporaneamente. Non è neppure capace di relazionare i concetti di tempo, spazio, causa. Il suo ragionamento non è né deduttivo (dal generale al particolare), né induttivo (dal particolare al generale), ma transduttivo o analogico (dal particolare al particolare). Ad es. se un insetto gli fa paura perché l'ha molestato, è facile che molti altri insetti che non l'hanno molestato gli facciano ugualmente paura. Fase del pensiero intuitivo. Da quattro a sette anni. Aumenta la partecipazione e la socializzazione nella vita di ogni giorno, in maniera creativa, autonoma, adeguata alle diverse circostanze. Entrando nella scuola materna, il bambino sperimenta l'esistenza di altre autorità diverse dai genitori. Questo lo obbliga a rivedere le conoscenze acquisite nelle fasi precedenti, mediante dei processi cognitivi di generalizzazione: ovvero, le conoscenze possedute, relative ad un'esperienza specifica, vengono trasferite a quelle esperienze che, in qualche modo, possono essere classificate nella stessa categoria. Tuttavia la sua capacità di riprodurre mentalmente un avvenimento avviene nell'unica direzione in cui l'avvenimento si è verificato. Non è capace di reversibilità. Ad es. mettiamo davanti al bambino due vasi A e B, uguali e trasparenti, e un numero pari di biglie. Chiediamogli di mettere, usando una mano per ogni vaso, una biglia per volta nei due vasi, in modo che siano perfettamente distribuite. Poi si prenderà il vaso B e si verseranno tutte le biglie in un vaso C, di forma e dimensioni diverse da A e B. I bambini di 4-5 anni affermeranno che, nel caso in cui C sia più sottile di A e B, le biglie sono aumentate; diminuite invece, nel caso in cui C è più largo di A e B. Se allo stesso bambino mettiamo di fronte una fila di otto vasetti di fiori e collochiamo un fiore in ogni vasetto, il bambino dirà che il numero dei fiori e dei vasetti è lo stesso. Se però gli facciamo togliere i fiori per farne un mazzetto, il bambino Nel primo caso l'errore è dovuto al fatto che egli ha tenuto conto solo del livello raggiunto dalle biglie e non anche della forma del vaso, mentre nel secondo caso il maggior spazio occupato dalla fila dei vasetti ha dominato la sua valutazione. In sostanza ciò che non ha compreso è stata l'invarianza (o conservazione) della quantità al mutare delle condizioni percettive. Molto importante in questa fase è lo studio psicologico dei disegni infantili. Fase delle operazioni concrete. Da 7 a 11 anni. Il bambino è in grado di coordinare due azioni successive; di prendere coscienza che un'azione resta invariata, anche se ripetuta; di passare da una modalità di pensiero analogico a una di tipo induttivo; di giungere ad uno stesso punto di arrivo partendo da due vie diverse. Non commetterà più gli errori della fase precedente. Un ingegnoso esperimento di Piaget illustra bene queste nuove capacità. Si mettano davanti al bambino 20 perle di legno, di cui 15 rosse e 5 bianche. Gli si chieda se, volendo fare una collana la più lunga possibile, prenderebbe tutte le perle rosse o tutte quelle di legno. Il bambino, fino a 7 anni, risponderà, quasi sempre, che prenderebbe quelle rosse, anche se gli si fa notare che sia le bianche sia le rosse sono di legno. Solo dopo questa età, essendo giunto al concetto di "tutto" e di "parti", indicherà con sicurezza tutte quelle di legno. Naturalmente il bambino fino a 11 anni è in grado di svolgere solo operazioni concrete, non essendo ancora capace di ragionare su dati presentati in forma puramente verbale. Ad es. non è in grado di risolvere il seguente quesito, non molto diverso da quello delle perle. "Un ragazzo dice alle sue tre sorelle: In questo mazzo di fiori ce ne sono alcuni gialli. La prima sorella risponde: Allora tutti i tuoi fiori sono gialli. La seconda dice: Una parte dei tuoi fiori è gialla. La terza dice: Nessun fiore è giallo. Chi delle tre ha ragione?". Fase delle operazioni formali. Da 11 a 14 anni. Il pre-adolescente acquisisce la capacità del ragionamento astratto, di tipo ipotetico-deduttivo. Può ora considerare delle ipotesi che possono essere o non essere vere e pensare cosa potrebbe accadere se fossero vere. Il mondo delle idee e delle astrazioni gli permette di realizzare un certo equilibrio fra assimilazione e accomodamento. Egli è in grado di comprendere il valore di certi oggetti e fenomeni, la relatività dei giudizi e dei punti di vista, la parità dei diritti, la distinzione e l'indipendenza relativa tra le idee e la persona, ecc.; è altresì capace di eseguire attività di misurazione, operazioni mentali sui simboli (geometria, matematica...), ecc. Famoso è l'esperimento del pendolo ideato da Piaget. Al soggetto viene presentato un pendolo costituito da una cordicella con un piccolo solido appeso. Il suo compito è quello di scoprire quali fattori (lunghezza della corda, peso del solido, ampiezza di oscillazione, slancio impresso al peso), che ha la possibilità di variare a suo piacere, determina la frequenza delle oscillazioni. Lavorando su tutte le combinazioni possibili in maniera logica e ordinata, il soggetto arriverà ben presto a capire che la frequenza del pendolo dipende dalla lunghezza della sua cordicella. Ovviamente il pensiero logico-formale non è ancora quello teorico-scientifico, che non si forma certo nel periodo adolescenziale. Piaget distingue due processi che caratterizzano ogni adattamento: l'assimilazione e l'accomodamento, che si avvicendano durante l'età evolutiva. Si ha assimilazione quando un organismo adopera qualcosa del suo ambiente per un'attività che fa già parte del suo repertorio e che non viene modificata (p.es. un bambino di pochi mesi che afferra un oggetto nuovo per batterlo sul pavimento: siccome le sue azioni di afferrare e battere sono già acquisite, ora per lui è importante sperimentarle col nuovo oggetto). Questo processo predomina nella prima fase di sviluppo. Nella seconda fase invece prevale l'accomodamento, allorché il bambino può svolgere un'osservazione attiva sull'ambiente tentando altresì di dominarlo. Le vecchie risposte si modificano al contatto con eventi ambientali mutevoli (p.es. se il bambino precedente si accorge che l'oggetto da battere per terra è difficile da maneggiare, cercherà di coordinare meglio la presa dell'oggetto). Anche l'imitazione è una forma di accomodamento, poiché il bambino modifica se stesso in relazione agli stimoli dell'ambiente. Un buon adattamento all'ambiente si realizza quando assimilazione e accomodamento sono ben integrati tra loro. Sviluppo in Freud Nel corso della sua ricerca sulla psiche umana, Sigmund Freud suddivise lo sviluppo psicosessuale in fasi. L'importanza di questa nuova concezione di Freud è stata soprattutto nel non identificare più la sessualità con l'attività genitale dell'individuo adulto, ma nello scoprire che esiste anche una sessualità nel bambino. Con questo termine, infatti, Freud identificava la "ricerca del piacere fisico", che è presente in ogni momento della vita di un individuo. Freud definisce il bambino "perverso polimorfo". Il bambino è perverso perché ricerca il piacere senza alcun interesse al fine riproduttivo (è importante notare come questa perversione non abbia alcuna valenza morale negativa). È, inoltre, polimorfo perché ricerca il piacere attraverso vari organi e tramite varie zone erogene. Il bambino è facilitato in questo dall'assenza di un Super Io, dell'imposizione morale prodotta dall'educazione. La fase orale Freud divise la vita del bambino in cinque fasi di successivo sviluppo psicosessuale Fase orale.Questa fase corrisponde ai primi 18 mesi di vita del bambino, ed è la prima fase del suo sviluppo psicosessuale. La durata della fase orale, tuttavia, è variabile in funzione della società e, in definitiva, del tempo dell'allattamento comunemente usato in essa. In questo periodo della vita del bambino, infatti, la sua relazione fondamentale con il mondo esterno è di tipo nutritivo, con la madre. La libido, cioè l'energia sessuale del soggetto, si concentra nella bocca. L'infante, infatti, tende a portare tutto alla bocca, dal seno della madre agli oggetti che lo circondano. La bocca in questo periodo diventa il tramite che lo lega al mondo, alla realtà circostante: tramite questa, il bambino distingue gli oggetti e comincia a capire cosa sono. Le fissazioni relative a questa fase sono dette fissazioni orali, e derivano dalla lunghezza eccessiva o eccessivamente corta di questo periodo. Tutte le fissazioni orali hanno un elemento in comune: l'eccessivo attaccamento dell'individuo in questione a comportamenti che coinvolgono la bocca (fumare, succhiare o mangiare). Dal punto di vista comportamentale l'individuo può diventare incline al vittimismo e ad alcune dipendenze (fumare o alcolismo), o può sviluppare una personalità sarcastica o pungente. Fase anale Questa fase corrisponde al'incirca al periodo che va dai 18 ai 36 mesi della vita del bambino. Questo periodo corrisponde allo sviluppo fisico che permette al bambino di controllare le funzioni sfinteriche. Il bambino, in questo periodo, impara a sviluppare l'autostima e l'autonomia. Le fissazioni provocate in questa fase (fissazioni anali) sono provocate soprattutto dal modo in cui è stato imposto al bambino l'uso del vasino.Le feci sono il primo prodotto e il bambino usa tali per comunicare con l'esterno. In caso di eccessiva gratificazione nella fase anale, il bambino tenderà a defecare in posti non opportuni e, crescendo, sarà disorganizzato e testardo. Nel caso contrario tratterrà le feci a dispetto dell'educazione ricevuta e svilupperà una personalità meticolosa, ostinata ed organizzata. Fase fallica La fase fallica si sviluppa tra i 3 ed i 6 anni di vita del bambino. In questo periodo si sviluppa il Complesso di Edipo nei maschi ed il Complesso di Elettra nelle femmine. In questa fase si ha lo sviluppo del Super Io. Le fissazioni relative a questa fase generano personalità risolute, orgogliose, autonome ed egoiste. Freud era dell'idea che in questa fase si sviluppasse l'omosessualità. Persone affette da tali fissazioni mostrano segni di asessualità o promiscuità, puritanismo o amoralità. In questo periodo il bambino si rende conto della diversità tra i due sessi. In questa fase si generano anche l'invidia del pene nella femmina e l'angoscia di castrazione nel maschio. Fase latente Per quanto Freud non riconosca questa come una fase psicosessuale (perché in essa la libido è dormiente), ne sottolinea l'importanza. In questa fase (tra i 6 anni e la pubertà), il bambino sviluppa le sue amicizie con individui dello stesso sesso e focalizza l'attenzione sul suo sviluppo fisico. I compiti della fase di latenza comprendono lo sviluppo di un notevole senso di dominio e di competenza, di moralità e di stabile autostima. Inoltre, avviene un ulteriore sviluppo dell'identità di genere, attraverso l'identificazione con il genitore dello stesso sesso. Fase genitale Questa fase inizia con la pubertà e si protrae lungo tutto il resto della vita dell'individuo. In questo periodo l'individuo deve risolvere i conflitti e le fissazioni derivanti dalle fasi precedenti perché altrimenti non avrà abbastanza energia sessuale perché si sviluppi completamente in questa fase. Sviluppo psicosociale - Erikson La teoria dello sviluppo di Erik H. Erikson prevede otto fasi che riguardano l'infanzia, la fanciullezza, l'adolescenza e l'età adulta fino alla vecchiaia. Non esisterebbe, per Erikson, uno schema evolutivo determinato; ogni individuo ha i propri ritmi in senso evolutivo e le fasi precedenti non vengono mai abbandonate ma gradualmente esse si integrano in un "insieme funzionale". Andiamo ora a descrivere brevemente le otto fasi dello sviluppo. Prima fase: orale-sensoriale Inizia con la nascita ed è imperniata sull'acquisizione di una fiducia di base e della sua controparte, la sfiducia di base; entrambe necessarie ai fini dello sviluppo poiché andranno integrate. La fiducia di base verrebbe acquisita per mezzo delle continue esperienze di tipo sensoriale garantite dalla figura materna. Le varie frustrazioni, come quella legata a provvisorie assenze della madre, hanno l'opportunità di essere gestite proprio grazie all'acquisita fiducia di base. Ciò che permette la modulazione di fiducia e sfiducia, per Erikson, è la speranza. Egli la definisce come "la convinzione permanente della realizzabilità dei desideri...". Seconda fase corrisponde a quella anale-muscolare dello sviluppo psico-sessuale. Questa fase è segnata dal controllo e dalla disciplina. Il bambino apprenderebbe, in modo graduale, a sottoporre i propri bisogni e desideri al principio di realtà ed a stemperare il proprio egocentrismo nella considerazione della presenza degli altri. Nascerebbe in questa fase una coscienza etica legata soprattutto al sentimento della vergogna, a sua volta correlato all'esperienza del controllo degli impulsi. E' in questa fase che nascono i sensi di autocontrollo, di volontà e di autonomia. Terza fase: psicosociale Corrisponde alla fase genitale dello sviluppo psico-sessuale. Autocontrollo, volontà e autonomia si consoliderebbero integrandosi in un atteggiamento di padronanza delle situazioni, responsabilità personale ed iniziativa autonoma. Emergerebbe in questa fase la virtù definita fermezza di propositi descritta da Erikson come "...il coraggio di porsi e di perseguire scopi validi, non inibito dalla sconfitta delle fantasie infantili, dal senso di colpa e dalla paura delle punizioni". L'attività principale del bambino, a questa età, è il gioco. In esso il bambino sperimenterebbe le proprie capacità imparando così a conoscere la realtà, attraverso soprattutto i processi di imitazione ed identificazione con gli altri. E' in questa fase che nascerebbe il senso di colpa, a partire dal riconoscimento che per raggiungere i propri fini si è utilizzato qualsiasi mezzo, soprattutto quelli aggressivi. Quarta fase corrisponde al periodo di latenza dello sviluppo psico-sessuale. Emerge in questa fase il senso di competenza e di efficacia. Tale sentimento va ad integrarsi con le acquisizioni precedenti che ripetiamo sono: la speranza, la volontà e la fermezza di propositi. In questa fase il bambino inizia ad impegnare le proprie energie in compiti più maturi, rispetto a quelli esclusivamente ludici della terza fase. Esempi possono essere: le attività scolastiche, sportive, artistiche ovvero impegni che richiedono responsabilità. Questa fase è un momento piuttosto delicato nello sviluppo in cui la sicurezza e la padronanza delle proprie capacità operative, risulta essere premessa per il futuro sviluppo di una riconosciuta competenza lavorativa. Problematiche in questa fase potrebbero produrre un sentimento di inferiorità. In questa importante fase il bambino inizia a ricevere un tipo di educazione più formale, incomincia ad acquisire una serie di condotte sociali ed impara a dominare le proprie reazioni emotive in relazione alla presenza degli altri. Quinta fase Mandato dell'adolescente è quello di acquisire un senso di identità che sia stabile ed integrato, rispetto ad uno precedente più diffuso. Si inizia a prendere consapevolezza dei tratti della propria individualità, delle proprie preferenze, dei propri obiettivi e desideri, delle proprie potenzialità ma anche dei propri limiti. Questo processo inizierebbe grazie all'identificazione con i propri pari e con le figure significative che l'adolescente investe di autorità. La transizione dall'infanzia all'età adulta è un momento difficoltoso che vede la coesistenza di due tendenza: una che spinge verso un mondo adulto, complesso, in buona parte sconosciuto e per alcuni versi inquietante ed un'altra dominata dalla riluttanza a lasciare un mondo sicuro, garantito tipico dell'infanzia. L'adolescente soffrirebbe di una certa confusione di identità. La crisi di identità di cui parla Erikson nascerebbe dal tentativo messo in atto dall'adolescente di superare la confusione e l'ambivalenza per lasciare poi spazio alla propria identità, con le caratteristiche di stabilità, di coerenza e di separatezza dagli altri. E' in questa fase che si integrerebbe il senso della fedeltà ai propri schemi di riferimento (valori e ideologie). Tipico di questo periodo è l'adesione a forme ideologiche, l'appartenenza ad un gruppo che confermi l'adeguatezza dei proprio valori. Sesta fase inizio dell'età adulta. Mentre nell'infanzia e nell'adolescenza l'amore è un bisogno indifferenziato, nell'età adulta la ricerca di amore e di relazione è di tipo più maturo. In questa fase le relazioni appaiono come delle scelte di legare la propria individualità a quella di un'altra persona. E' l'amore, inteso come impegno nella relazione, che caratterizza tale fase, quindi la tendenza affiliativa, intesa come compartecipazione a diverse attività, oltre l'amore, quali l'amicizia ed il lavoro. Settima fase: periodo della generatività. E' in questa fase che si esplicherebbe la propria capacità produttiva (persino creativa) nei campi lavorativo, dell'impegno sociale, della famiglia compresa la nascita dei figli. Nel caso in cui la possibilità di generare venisse inibita in nessuno di questi ambiti, c'è il rischio che la personalità regredisca, sopravvivendo un senso di vuoto, di impoverimento. E' la sollecitudine, definita come "la dilatante preoccupazione per ciò che è stato generato dall'amore, dalla necessità o dal caso..." e intesa come tendenza ad occuparsi del proprio simile (cura, assistenza, allevamento dei figli, trasmissione della cultura, ecc.) la virtù emergente in questa fase. Ottava fase quest'ultima fase sottende l'idea della personalità come un processo evolutivo che si protrae fino alla vecchiaia. Questa fase vede l'integrazione di dimensioni psicologiche come l'integrità e la disperazione. In seguito all'essersi occupati delle persone amate e portato a termine i vari obbiettivi mondani, ecc. arriva il momento della riflessione sulla propria esistenza. E' il periodo dell'affermazione della propria individualità e del proprio stile esistenziale. Sono la diversità ed il senso di compiutezza i costituenti del patrimonio di ogni individuo a quest'ultima fase. Anche la disperazione rispetto alla propria esistenza e alla vita, di fronte alla realtà della morte, entra a far parte di questa fase. E' il momento del bilancio, della nostalgia di eventuali rimpianti. Affinché questa fase non degeneri in un sentimento di decadimento è importante integrare la virtù della saggezza. Questa permette all'individuo di accettare il limite dell'esistenza. Per Erikson la saggezza è "...interesse distaccato per la vita in sé, al cospetto della morte". Sono stati presentati gli aspetti "positivi" delle otto fasi dello sviluppo psicosociale, con il linguaggio volutamente non tecnico utilizzato da Erikson. Oltre a questi aspetti, per ogni virtù l'autore propone un aspetto negativo. Lo citeremo brevemente nella seguente sintesi delle otto fasi. 1. Prima Fase: fiducia e della sfiducia di base modulate dalla speranza e che si acquisiscono nel rapporto con il materno costituito sia da gratificazioni che da frustrazioni. Aspetto negativo: il rapporto col materno, se deteriorato nel suo aspetto numinoso, può esprimersi nell'adulto in una forma di idolatria. 2. Seconda Fase: emerge la virtù della volontà. E' il periodo in cui si acquisisce il controllo in relazione al sentimento di vergogna. Aspetto negativo: la degenerazione di questa fase può portare al legalismo ovvero la soddisfazione nel punire più che nel comprendere e compatire. 3. Terza Fase: emerge la fermezza che si acquisisce in relazione al senso di colpa per aver utilizzato qualsiasi mezzo (soprattutto aggressività) per il raggiungimento dei propri scopi. Aspetto negativo: l'aspetto negativo di questa fase, prevalendo la drammatizzazione, è costituito dalla finzione, dall'inscenare nella vita adulta un'identità non propria. 4. Quarta Fase: acquisizione del senso di competenza e di efficacia. Si apprendono cerimoniali sociali ed è il periodo dell'educazione formale (scuola). Aspetto negativo: la controparte negativa dell'educazione formale può essere un eccessivo formalismo nell'adulto che potrebbe inibire la spontaneità. 5. Quinta Fase: adolescenza. Si acquisisce un senso di identità stabile, coerente e separata dagli altri. Emerge la fiducia nei propri schemi di riferimento. Aspetto negativo: un esito negativo di tale fase in cui c'è un bisogno di adesione ideologica, è il totalitarismo, ovvero il corrispondere in modo esclusivo e fanatico a ciò che appare ideale. 6. Sesta Fase: inizio dell'età adulta. Emerge la tendenza affiliativa, intesa come compartecipazione a diverse attività come il lavoro, l'amicizia e l'amore. L'amore viene inteso come un impegno nelle relazioni. Aspetto negativo: risvolto negativo di questa fase è la creazione di gruppi esclusivi ed elitari che esprimono una forma di narcisismo comunitario. 7. Settima Fase: periodo della generatività ovvero dell'esercizio della propria capacità produttiva. Emerge la sollecitudine come tendenza ad occuparsi del proprio simile (allevamento dei figli, trasmissione della cultura, assistenza, sostengo economico, ecc.). Aspetto negativo: aspetto negativo della sollecitudine è nell'autoritarismo, in cui ad esempio la trasmissione della cultura avviene attraverso l'abuso di potere e non attraverso un uso democratico di tale potere che favorirebbe un atteggiamento critico e creativo. 8. Ottava Fase: è il periodo della vecchiaia, del bilancio e delle riflessioni sull'esistenza. Devono essere integrate le dimensioni psicologiche dell'integrità e della disperazione. La disperazione è legata all'inevitabilità della morte. La virtù che emerge è la saggezza, intesa come interesse distaccato per la vita in sé al cospetto della morte, e che rende la vecchiaia più vitale e gioiosa. Aspetto negativo: si contrappone alla saggezza la supponenza ovvero la convinzione, poco saggia, di essere davvero saggi. Teoria dell’apprendimento sociale Lo sviluppo è causato sostanzialmente da un accumulo graduale (quantitativo) di esperienze effettuate sul mondo fisico e sul mondo sociale. Non si sviluppa per stadi. La teoria prende forma in base alle constatazioni di gruppi di ricercatori che affrontano esperimenti in laboratorio (non si è più legati a grandi figure leader come Piaget e Freud) seguendo un metodo scientifico, rigoroso e preciso. Prima teoria completamente americana. Il massimo esponente della TAS è Albert Bandura. I ricercatori volevano eliminare le interferenze cognitive dei bambini: lavoro invano che si è rivelato di particolare importanza per mettere in evidenza i processi cognitivi dei bambini. Skinner: interesse solo per il comportamento manifesto (non pensieri e sentimenti), studio del comportamento dei ratti e suo modellamento e controllo per mezzo di rinforzi. Condizionamento operante: un particolare comportamento diventa più frequente se viene rinforzato. Negli anni ’60 viene dimostrato che il rinforzo funziona anche sui bambini e neonati, in particolare i rinforzi di tipo sociale (attenzioni, sorrisi, lodi ORIENTAMENTO GENERALE DELLA TEORIA La teoria dell’apprendimento comprende molte teorie. Da un approccio più radicale del comportamentismo (Watson, Skinner), Bandura, pur rimanendo fedele agli assunti fondamentali (comportamento appreso e suo controllo da parte dell’ambiente, esistenza di componenti comportamentali, interesse per il comportamento osservabile e la metodologia tipica) concepisce una variante che si estende anche ad alcuni aspetti cognitivi (non osservabili) à Teoria dell’Apprendimento Sociale. I comportamentisti studiano solo il comportamento osservabile tralasciando gli aspetti biologici. Piaget e Freud invece includono nelle loro ricerche anche gli aspetti innati. Apprendimento: cambiamento più o meno permanente nel comportamento che ha luogo come risultato della pratica. Condizionamento operante (Skinner): il comportamento che il bambino produce spontaneamente (egli opera sull’ambiente) diventa condizionato quando viene attivato da uno stimolo particolare (p.e. sorriso alla mamma = operazione à la mamma lo prende in braccio = rinforzo, dopo una serie di ripetizioni della stessa sequenza il à il bambino sorriderà alla mamma per farsi prendere in braccio = azione condizionata). Condizionamento classico: comincia con un riflesso ovvero una risposta ad un determinato stimolo. Se lo stimolo viene associato ad un altro evento, il solo verificarsi dell’evento produrrà la risposta. (p.e. piccolo Albert e ratto bianco + rumori di paura). Nel caso di risposte negative (fobie), il condizionamento può essere curato ponendo associazioni positive (decondizionamento) che gradatamente sostituiscono quelle negative (p.e. paura degli animali). Per i teorici dell’apprendimento lo sviluppo implica l’accumulo di risposte condizionate di tipo operante o classico. I teorici dell’apprendimento sociale ritenevano in aggiunta che l’apprendimento deve essere spiegato in un contesto sociale: le azioni dell’uomo sono sempre relazionate con la società in cui vive e da questa rinforzate o meno. Dalla società l’uomo apprende i comportamenti tramite l’osservazione che induce all’imitazione in caso di comportamenti reputati positivi. I bambini imparano moltissimo con l’osservazione. Bandura costatò che i bambini che osservano comportamenti aggressivi ripropongono comportamenti aggressivi soprattutto se tali atteggiamenti non sono puniti. Questo è un effetto negativo dell’osservazione. Per Freud questa imitazione avrebbe l’effetto positivo di scaricare le tensioni aggressive. L’apprendimento osservativo può avere ugualmente effetti positivi come per esempio il mostrare un bambino che gioca tranquillamente con un cane ad un bambino che invece ne è terrorizzato. Un modello (o la società) può insegnare un comportamento o una strategia: 1. insegnandolo dando il suo esempio 2. rafforzando o indebolendo le inibizioni dell’osservatore 3. attirando l’attenzione su di oggetti particolari 4. accrescendo l’eccitazione emotiva TAS (Bandura) Determinismo reciproco: l’apprendimento dipende da 3 forze interdipendenti e che operano in ogni evento:persona, ambiente e comportamento TEORIA DELL’ELABORAZIONE DELL’INFORMAZIONE (TEI) Crisi della Teoria dell’apprendimento sociale (TAS) perché c’erano campi (apprendimento del linguaggio – Chomsky) in cui si era dimostrato che alcune funzioni erano soggettive e non osservabili bensì solo inferibili. Evidenziati i limiti delle ricerche neocomportamentiste per la comprensione dell’apprendimento negli adulti e avvento delle tecnologie utili per la ricerca psicologica (computer). La psicologia esce dai laboratori con compiti di migliorare gli strumenti bellici (rapporto uomoarmamento). Nuovi concetti di “canali di comunicazione” (radio, telefoni, telegrafo, televisione…) per il trattamento delle informazioni à concetti di “capacità limitata”, “operazioni seriali”, “in parallelo”, “struttura”. Newell & Simon: le capacità logiche delle persone possono essere simulate attraverso programmi appropriati di computer. Focalizzazione sull’importanza della mente (George Miller: “The magical number seven plus or minus two” à memoria immediata limitata: span di memoria ). Peterson e Peterson: esistono 2 tipi di memoria, una a breve termine (working memory) ed una a lungo termine dove le informazioni passano solo se sono soggette ad una elaborazione mentale, altrimenti vengono perse. La soluzione dei problemi avviene mediante l’uso di strategie ovvero piani che consistono di scopi e sottoscopi ordinati in modo gerarchico. L’informazione passa attraverso stadi distinti che coinvolgono memoria e attenzione. ORIENTAMENTO GENERALE DELLA TEORIA Ci sono molte analogie fra l’uomo ed il computer, entrambi infatti: · Manipolano simboli ed informazioni ed immagazzinano i risultati · Percezione = input (parole, simboli, suono, stimoli…) · Pensiero = programma per computer · Capacità d’immagazzinamento = capacità RAM del computer · Decisione = output · Operazioni mentali = subroutine L’informazione viene trasformata in una rappresentazione (codifica). Ogni livello evolutivo è caratterizzato da una particolare relazione input-output. SVILUPPO COME AUTOMODIFICAZIONE Importanti i programmi per computer capaci di automodificarsi: potrebbero spiegare le transizioni da stato a stato evolutivo. Anche il bambino prova varie strategie e ne sceglie le più efficaci. Anche Piaget e la TAS hanno considerato il feedback di rinforzo e punizione del comportamento per l’evoluzione di nuove funzionalità nel bambino. I bambini piccoli hanno un deficit di produzione ovvero non sanno spontaneamente adottare una strategia ad un certo scopo anche se cognitivamente lo potrebbero fare. Però anche i bambini più piccoli si sforzano di utilizzare strategie rudimentali anche se talvolta non appropriate (strategie difettose). È più impegnativo per questi l’impiego di strategie rispetto ai bambini più grandi e pertanto al bambino piccolo rimane meno capacità da dedicare alla sola memorizzazione. Le strategie continuano ad essere affinate per tutto lo sviluppo. Le strategie sono attivate dai processi di controllo che facilitano la memorizzazione à chunk (raggruppamento per elaborare più informazioni). Lo sviluppo della memoria deriva dal conoscere quando, dove e come elaborare a livelli più profondi le informazioni rilevanti. Limitazioni della memoria possono implicare limitazioni delle abilità logiche disponibili Lo sviluppo della conoscenza è strettamente legato alla conoscenza I bambini aumentano la loro comprensione della memoria TEORIA DELLO SVILUPPO DELLA PERCEZIONE DI GIBSON La percezione ha un ruolo fondamentale per l’apprendimento, necessario all’adattamento dell’uomo e quindi alla sua sopravvivenza nel mondo naturale. Ma come impariamo a percepire il mondo? Secondo Eleonor Gibson i bambini diventano progressivamente sempre più consapevoli delle informazioni presenti nel mondo cogliendo attraverso la percezione dati sempre più differenziati, salienti e precisi. La teoria, limitata all’apprendimento ed allo sviluppo della percezione, si basa su 5 concetti chiave: 1. Gli esseri umani sono percettori attivi: l’uomo è un organismo attivo che esplora ed opera nel tentativo di conoscere il mondo. La conoscenza deriva dalla dimestichezza che i bambini hanno con le forme e gli oggetti. Non tutte le informazioni vengono colte subito e in una volta, ma progressivamente con l’esperienza vengono conosciuti aspetti sempre più differenziati, precisi e accurati. Inoltre vengono colti e controllati gli aspetti più utili per una certa circostanza. Questo atteggiamento dell’esplorazione del bambino sul mondo è molto simile a Piaget. L’informazione è specifica dello stimolo: l’oggetto che viene percepito fornisce stimoli che contengono già tutte le informazioni distintive e salienti comprese quelle relative alle dimensioni spazio-tempo (non statiche). Questi insiemi di informazioni costituiscono unità relazionali complesse. Esistono però molti livelli di informazioni che vengono acquisiti man mano che il bambino impara a riconoscerli. Si pensi all’ascolto ripetuto di una sinfonia: le volte successive si scorgeranno aspetti diversi sempre più dettagliati e significativi. Per Piaget la percezione è invece un processo additivo in cui il bambino aggiunge significato agli stimoli percepiti. Inoltre la struttura deve essere inferita dal bambino e non è già di per sé disponibile. Anche per la TEI le informazioni per poter essere immagazzinate nella memoria a lungo termine devono essere elaborate ponendole in relazione ad altre informazioni già disponibili. 3. L’importanza dell’ecologia nella percezione umana: il comportamento può essere compreso solo nel suo manifestarsi nell’ambiente che gli è tipico e che l’ha provocato. Le unità relazionali complesse devono essere percepite sufficientemente in tutti quegli aspetti che consentono all’individuo di soddisfare le sue esigenze. L’ambiente mette a disposizione informazioni caratteristiche per poter essere manipolato e conosciuto: le affordances. Questo approccio è simile alla teoria etologica mentre è sostanzialmente opposto alla visione della TEI. 4. Una componente basilare dello sviluppo percettivo è l’apprendimento della percezione: il processo di conoscenza è simile sia nei bambini che negli adulti. Ciò che cambia a volte è l’efficienza in quanto gli adulti in base all’esperienza sono in grado di adottare strategie più efficienti. Ma non sempre. 5. I metodi sperimentali devono prevedere la simulazione di ambienti naturali: l’aumento della validità ecologica nella situazione sperimentale accresce l’affidabilità dell’esperimento e ne migliora la comprensione dei fenomeni. La teoria, limitata all’apprendimento ed allo sviluppo della percezione, si basa su 5 concetti chiave: 1. Gli esseri umani sono percettori attivi: l’uomo è un organismo attivo che esplora ed opera nel tentativo di conoscere il mondo. La conoscenza deriva dalla dimestichezza che i bambini hanno con le forme e gli oggetti. Non tutte le informazioni vengono colte subito e in una volta, ma progressivamente con l’esperienza vengono conosciuti aspetti sempre più differenziati, precisi e accurati. Inoltre vengono colti e controllati gli aspetti più utili per una certa circostanza. L’informazione è specifica dello stimolo: l’oggetto che viene percepito fornisce stimoli che contengono già tutte le informazioni distintive e salienti comprese quelle relative alle dimensioni spazio-tempo (non statiche). Questi insiemi di informazioni costituiscono unità relazionali complesse. Esistono però molti livelli di informazioni che vengono acquisiti man mano che il bambino impara a riconoscerli. Si pensi all’ascolto ripetuto di una sinfonia: le volte successive si scorgeranno aspetti diversi sempre più dettagliati e significativi L’importanza dell’ecologia nella percezione umana: il comportamento può essere compreso solo nel suo manifestarsi nell’ambiente che gli è tipico e che l’ha provocato. Le unità relazionali complesse devono essere percepite sufficientemente in tutti quegli aspetti che consentono all’individuo di soddisfare le sue esigenze. L’ambiente mette a disposizione informazioni caratteristiche per poter essere manipolato e conosciuto: le affordances. 4. Una componente basilare dello sviluppo percettivo è l’apprendimento della percezione: il processo di conoscenza è simile sia nei bambini che negli adulti. Ciò che cambia a volte è l’efficienza in quanto gli adulti in base all’esperienza sono in grado di adottare strategie più efficienti. Ma non sempre. 5. I metodi sperimentali devono prevedere la simulazione di ambienti naturali: l’aumento della validità ecologica nella situazione sperimentale accresce l’affidabilità dell’esperimento e ne migliora la comprensione dei fenomeni. Vengono esposti da Gibson 3 tipi di apprendimenti percettivi che si sono selezionati con l’evoluzione: 1. Aumento della specificità della percezione: con il maturare dell’età e dell’esperienza, il bambino acquisisce la capacità di cogliere informazioni sempre più precise, specifiche e dettagliate. È stato constatato un aumento delle differenziazione delle forme nell’età compresa fra i 4 e gli 8 anni. 2. Ottimizzazione dell’attenzione: l’uso efficiente dell’attenzione permette di cogliere un numero maggiore di informazioni relative agli stimoli e quindi di accrescere il valore percettivo. Maggiore efficienza dell’attenzione in senso: – uso più intensivo (maggiore attenzione prestata) – uso più economico (identificazione del tipo di attenzione più utile da prestare) – uso più efficiente (migliore strategia) – uso più saggio (più esperienza) 3. Aumento dell’economia nella raccolta delle informazioni: l’aumento di efficienza nell’identificazione delle caratteristiche salienti deriva da: A – caratteristiche distintive: cosa cogliere per identificare e contraddistinguere l’oggetto; B – invarianti: comprensione delle caratteristiche che rimangono inalterate nel tempo e nellospazio; C – unità di struttura: comprensione più generale delle strutture delle informazioni (suoni, parole, scrittura…) TEORIA ETOLOGICA L’etologia è lo studio del comportamento di una specie nel suo ambiente naturale che risulti significativo dal punto di vista evoluzionistico. Pone l’uomo nel sistema dell’intero mondo vivente selezionato dall’evoluzione. L’essere umano è solo una piccola parte del vasto regno animale in evoluzione. Dal punto di vista dell’evoluzione, l’uomo è un esperimento della natura. È di fondamentale importanza il concetto di evoluzione di Darwin: la natura seleziona certe caratteristiche vincenti ai fini della sopravvivenza degli animali. Lo studio dell’etologia è basato su 4 concetti principali: 1. Il comportamento innato specie-specifico I comportamenti innati sono come gli organi del corpo e si accomunano agli esemplari della stessa specie (specie-specifici) per: A – uguaglianza, B – ereditarietà, C – tipologia adattiva. L’etologo mette in evidenza il contributo biologico del comportamento. Il comportamento è innato se: A – riproduce una serie sempre uguale di azioni (stereotipato), B – presente senza un precedente apprendimento, C – presente in tutti i membri della specie, D – non modificabile sostanzialmente dall’apprendimento e dall’esperienza. Comportamenti innati presenti in diverse specie potrebbero indicare: 1) antenati evolutivi comuni; 2) evoluzione in ambienti simili e quindi simili necessità di adattamento 2. La prospettiva dell’evoluzione Gli attuali comportamenti sociali sono il frutto di una lunga selezione evolutiva à hanno permesso la sopravvivenza in modo maggiore rispetto ad altri. Inoltre la mutazione ha generato nuove forme di comportamento. L’etologo si pone il problema di come un determinato comportamento ha favorito la sopravvivenza nel corso dell’evoluzione della specie. Non si trovano però ancora spiegazioni convincenti per il fenomeno del sacrificio del singolo: membro che attira l’attenzione su di sé del predatore per salvare il gruppo o i più giovani. 3. Le predisposizioni ad apprendere Esistono periodi particolari (periodi di sensibilità o periodi critici) in cui l’organismo è predisposto a certi apprendimenti. Tipico è l’imprinting: selezione di uno stimolo da seguire (p.e. anatroccolo che associa la madre a qualunque altro essere che si muova in modo analogo e faccia “qua qua”). Capacità di apprendimento generale sono dovute alla natura umana dotata di pensiero flessibile, mani adatte a svolgere una grande varietà di funzioni, linguaggio adatto ad elaborare il pensiero simbolico e la comunicazione verbale. Ciò consente grandi capacità di adattamento ad un ambiente in trasformazione. La cultura può essere vista come un sistema di adattamento trasmesso per imitazione. L’apprendimento specifico implica la diversa capacità di apprendere dei comportamenti fra specie e specie: per esempio i ratti hanno maggiori capacità di imparare a giostrarsi in un labirinto rispetto ad altre specie animali. Ci sono esempi di discriminazione visiva: i gabbiani riconoscono i propri piccoli, ma non le proprie uova. Gli uomini sono predisposti ad imparare e ad elaborare linguaggio (Chomsky); lo testimoniano il rapido apprendimento, le forme universali delle prime locuzioni, il balbettio presente anche nei neonati nati sordi. 4. La metodologia etologica Per l’etologia è importante studiare l’insieme dei comportamenti che sono strategici alla conservazione della specie. Si adottano il metodo di studio dell’osservazione naturalistica e quello della sperimentazione in laboratorio