La globalizzazione (alcune definizioni) •«Il termine globalizzazione si riferisce a tutti quei processi mediante i quali i cittadini del mondo finiscono per essere incorporati in una singola società mondiale, una società globale» (Albrow 1990) • •«La globalizzazione può essere definita come un’intensificazione delle relazioni sociali su scala mondiale, che mette in rapporto località tra loro distanti in un modo tale che gli accadimenti locali vengono forgiati dagli eventi che si verificano a grandi distanze e viceversa» (Giddens 1990) • •«È un processo reticolare che pone a confronto comunità prima isolate, che diventano mutuamente interdipendenti, unità interconnesse appartenenti ad un unico sistema mondiale» (Richter 1991) • •«Le caratteristiche della globalizzazione includono l'internazionalizzazione della produzione, una nuova divisione del lavoro a livello internazionale, nuovi movimenti migratori da Sud verso Nord, nuovi contesti di competizione che accelerano tutti questi processi, nonché l'internazionalizzazione degli Stati, che le riduce a delle agenzie di un mondo globalizzato» (Cox,1994) • •«Il mondo sta diventando una sorta di vetrina internazionale per gli acquisti, nella quale le idee e i prodotti sono disponibili ovunque e allo stesso tempo» (Moss Kanter 1995) • Con la globalizzazione si ha il passaggio da almeno cinque sistemi politici regionali (quello cristiano o latino medievale, quello arabo islamico, quello indiano, quello mongolo tataro, quello cinese) in un unico sistema mondiale di Stati, a partire dal nucleo europeo per diffondersi a tutto il pianeta; a questo processo corrisponde la graduale devoluzione della sovranità statale verso unità politiche sovranazionali (Bull e Watson) • •«Non si riferisce soltanto all'oggettivo incremento di interconnessioni, ma anche a questioni culturali e soggettive, come la presa di coscienza che il mondo è un singolo grande spazio» (Robertson 1992) • •«La G. è ciò che noi nel Terzo mondo abbiamo chiamato per secoli “colonizzazione”» (Khor 1995) •I tempi: 1) origini preistoriche (Gamble 1994); 2) inizia con l’Era moderna, 1492 (Modelski 1988); 3) dalla metà del xix sec, con le prime comunicazioni telegrafiche [1840], e con l’inizio dell’internazionalizzazione dei mercati finanziari [1° gold exchange standard] (Robertson 1992); 4) dalla fine degli anni 50, con i primi missili balistici intercontinentali (Rosenau 1990); 5) negli anni 70, con la crisi dell’ordine economico internazionale post-bellico (accordi di Brettonn Woods o 2° gold exchange standard); 6) con la fine del bipolarismo e il crollo Urss [1989-91]. Determinanti e indicatori del processo di globalizzazione Determinanti socioculturali/comunicative/percezioni Una nuova Weltanschauung del mondo • I greci (il mondo è una sfera;); i romani (orbis terrarum) • Kant e la «pace perpetua» tra Stati, uniti in una Conferenza mondiale • Verne Il giro del mondo in 80 giorni • Jung e «l’inconscio collettivo» come inconscio globale [xix sec] [xix sec] [xix sec] Fine dell’epopea delle scoperte e delle esplorazioni [xix sec] • la terra viene percepita come un globo dai confini noti e delimitati; nel xx secolo questa percezione verrà rafforzata dalla visione del globo dallo spazio Apocalissi globali dei “3 corpi malati” [xx sec] La rivoluzione tecnologica nei sistemi di comunicazione [xx sec] La protesta culturale dei movimenti antisistema si globalizza [xx sec] Caduta del comunismo: capitalismo unica alternativa globale?! [xx sec] La teoria sullo «scontro di civiltà» [xx sec] • il “corpo della terra” (l’ambiente inquinato: Chernobyl, Mad, le petroliere che affondano, le scorie radioattive, …), il corpo sociale (flussi migratori incontrollabili, povertà endemiche…) e il corpo umano (Aids, Evola, Tbc, Antrace, guerre batteriologiche, …) soffrono malattie che hanno sia una valenza, sia un’origine globale, legata all’attività dell’uomo; cause e effetti sono globali e favoriscono il diffondersi dell’idea che viviamo in un sistema di relazioni globali. • Mass media e comunicazione nel «Villaggio globale» di McLuhan • la teoria di Huntington rende manifeste percezioni sempre più diffuse a livello collettivo, che generano e rafforzano comportamenti in linea con una prospettiva che accetta l’esistenza di conflitti profondi e difficilmente sanabili tra le civiltà del pianeta •N.b.: più che negli altri casi (determinanti economiche e politiche), quelle culturali risentono degli effetti di ritorno relativi agli eventi che si manifestano nel sistema Determinanti e indicatori del processo di globalizzazione Determinanti economiche Dall’interazione all’integrazione [xix sec] Il capitalismo reale degenera in capitalismo finanziario [xx sec] • passando per internazionalizzazione, interdipendenza e interdipendenza complessa • la componente finanziaria dell’economia si stacca da quella produttiva, sia per la necessità di bruciare sul tempo la concorrenza (Strange), sia per l’assenza di guerre Liberalismo incontrollato [xx sec] • l’economia si stacca dal territorio (deterritorializzazione dei processi produttivi) • il liberalismo si estende dal commercio (componente positiva) alla produzione (componente negativa) (Zamagni) La rivoluzione tecnologica nei sistemi di comunicazione [xx sec] Monopolio del modello di sviluppo capitalista [xx sec] • Le nuove tecnologie non solo consentono l’accelerazione dei flussi finanziari e degli scambi commerciali, ma determinano anche forme di monopolio dei know how produttivi, fenomeno alla base della forza delle multinazionali (l’elevato costo del know how ne impedisce di fatto il naturale processo di progressiva “diffusione democratica”). • La sconfitta del modello di sviluppo comunista rafforza il processo di globalizzazione indotto dal monopolio del modello capitalista, non più (o non ancora) osteggiato da modelli alternativi (l’alternativa del socialismo di mercato?!) Determinanti e indicatori del processo di globalizzazione Determinanti politico-militari I cicli bellici si sono uniformati a livello planetario [xx sec] Le teorie geopolitiche [xx sec] • Teoria pleogenica della guerra (Cioffi-Revilla) • l’indirizzo politico-strategico della politica internazionale viene condizionato dalla visione delle teorie geopolitiche classiche La fine del bipolarismo [xx sec] • dal bipolarismo alla potenza egemone, fino all’oligopolarismo globale prossimo venturo Regimi internazionali e realtà non statuali [xix sec] Internazionalizzazione delle “agende” politiche [xx sec] Integrazione funzionale e differenziazione funzionale degli Stati [xx sec] • la nascita dei Regimi internazionali e di realtà sovra- e transnazionali (Wilson, Krasner, padri Ue) accelera il processo di globalizzazione • la necessità di affrontare questioni cruciali a livello internazionale (ambiente, sicurezza, salute, sviluppo, …) modificano la prospettiva dei politici in chiave globalista (vd. le sempre più numerose Conferenze internazionali sulle più diverse questioni) • gli Stati si rivelano incapaci di affrontare da soli le sfide contemporanee: servono nuove strategie collettive, che si rivelano ad un tempo effetto e causa della globalizzazione (funzionalisti) • per far fronte alle nuove forme di protesta globale (Wallerstein) servono risposte globali • fine della sovranità esclusiva: ordine post-Westphaliano Conseguenze del processo di globalizzazione: C. politico-militari Terrorismo internazionale • il terrorismo supera i confini degli Stati nazionali e assume: a) obiettivi astratti e illimitati; b) struttura neurale; c) ubiquità; d) escalation del proprio potenziale distruttivo; e) elevato livello culturale/economico dei propri membri; Stati-nazione vs. mercato globale e “super-potenze individuali” • Con la globalizzazione gli Stati-nazione non possono più limitarsi a mantenere l’equilibrio con la Bop (la politica internazionale fatta dalle relazioni inter-nazionali) , ma devono fare i conti con due nuovi protagonisti: il mercato globale e le “superpotenze individuali” (Tom Friedman); pertanto, con la globalizzazione avremo, ad un tempo, Stati contro Stati, Stati contro Super-mercati, Stati e Super-mercati contro Super-individui Le nuove guerre e scontro di civiltà • nascono rapidamente nuove forme di guerra, tra cui quella che utilizza l’arma comunicativa (guerre di informazione, di propaganda, massmediologiche, …) • anche le guerre asimmetriche e le guerre preventive sono un prodotto della globalizzazione •i politici ragionano in termini di scontro tra civiltà, acuendo davvero le distanze tra le civiltà • le operazioni militari int.li diventano di “polizia int.le”, mentre le operazioni di polizia interna diventano operazioni militari (in un territorio gestito con la governanza anziché governato nascono le “terre di nessuno”, zone fuorilegge) Una nuova strategia per la potenza egemone • per una potenza egemone globale come gli Usa la strategia non è più divide et impera (troppo elevato il rischio del proliferare incontrollabile di attori e di coalizioni con un significativo potenziale di sfida), bensì integra et impera (in presenza di elevate tecnologie e sofisticati sistemi di controllo, con un’economia globale, l’omologazione è la migliore garanzia di stabilità) Gli Stati di fronte alla sfida dei movimenti antisistema • di fronte all’internazionalizzazione dei movimenti antisistema e con una progressiva riduzione di risorse da destinare alla loro calmierizzazione, le intuizioni di Wallerstein sulla crisi del sistema capitalistico sembrano in fase di concretizzazione Rivoluzione nel legame tra politica e spazio (Galli) • la politica rappresentaconquista amministra lo spazio, referente imprescindibile per l’esercizio del potere; ma lo spazio globale non è delimitabile, quindi non è rappresentabile, etc…; serve un progetto politico per un ordine globale, con confini virtuali e mutevoli, costruito sulla gestione dei flussi piuttosto che dei luoghi, che si riducono a “nodi”. Conseguenze del processo di globalizzazione Conseguenze economiche Crisi del Sistema-mondo capitalista?! • il raggiungimento della massima espansione territoriale possibile, la contrazione spaziale e temporale, sono tutti elementi previsti nel modello di Wallerstein Capitalismo opulento e “costi” strutturali della pace • la globalizzazione è anche il prodotto del capitalismo post-industriale, talmente sensibile al costo delle guerre da non essere più in grado di sopportare conflitti convenzionali. Ma la struttura capitalistica senza l’apporto distruttivo delle guerre rischia di ingolfarsi, generando forme di capitalismo fine a se stesse, come quello finanziario, che incrementa i divari NordSud, povertà-ricchezza, e produce nuove forme di ingiustizia sociale, politica e culturale. Conseguenze culturali/comunicative Escalation del settore funzionale comunicativo • la comunicazione diventa essenziale per a) organizzare il consenso su scelte politiche e militari (la guerra viene, per prima cosa, organizzata e combattuta a livello comunicativo); b) imporre la globalizzazione dall’alto; c) contrastare la globalizzazione dall’alto; d) accrescere il potere gestendo i “flussi” piuttosto che i luoghi • la preponderanza del settore funzionale comunicativo rispetto a quello politico e economico rendono più instabile, o mutevole la vita del sistema internazionale • verità e falsità diventano intercambiabili: postmodernizzazione della vita culturale e, di conseguenza, politica; il confronto ininterrotto di Verità determina la fine di punti di riferimento stabili; trionfo del relativismo e delle “verità della maggioranza” che, tuttavia, sono paradossalmente facilmente manovrabili a livello mass mediatico; … Dalla globalizzazione alla glocalizzazione Chi sono Il progetto New Global • Confederazioni sindacali • Rappresentanti del mondo rurale • Ong (movimenti ecologisti, movimenti per la pace [laici e religiosi], movimenti di consumatori, fronde estremiste anarcoidi, …) Come sono adesso • Disorganizzati e in fase di crescita e formazione; con obiettivi e azioni non coordinate; Come diventeranno (se non sarnno riassorbiti dal sistema) • Avranno obiettivi coordinati e coerenti; saranno strutturati in maniera reticolare (lo richiede la loro estensione planetaria e la necessità di coniugare istanze locali con obiettivi globali); tenderanno a perdere del tutto le proprie connotazioni politiche (le global issues, come i problemi ecologici, non sono di dx o sx) • la struttura reticolare continuerà ad essere decentrata e non gerarchizzata, producendo azioni autonome e spontanee, anche se soggette ad una tendenziale autoregolamentazione Cosa devono fare • contribuire alla rigenerazione dell’unico modello economico rimasto: il capitalismo • ostacolarne le manifestazioni degenerate e favorire il consumo consapevole • aiutare a definire l’agenda e gli obiettivi politici degli attori nel sistema globale e, pertanto, • evitare di essere strumentalizzati politicamente: la politica come mezzo, non come fine Quali strategie adotteranno (nell’ipotesi più ottimista) • vigilanza costruttiva (elaborazione di proposte alternative) sui Regimi internazionali, sugli accordi e sui trattati che ne definiscono lo sviluppo • 75% contestazione morbida: impiego massiccio di strategie comunicative, manifestazioni, dimostrazioni proteste, per mantenere elevata l’attenzione dei mass media e favorire la glocalizzazione (partecipazione dal basso) • 20% contestazione forte: con azioni non violente di blocco e disturbo delle attività delle multinazionali e Igo di “sistema” • 5% contestazione dura: con azioni anche violente (gruppi anarcoidi, Black Block), volte a espropriare e danneggiare