Alcune piante del
Sacro Monte
Anna, Marta, Mariasole, Nives
L’AGRIFOGLIO

L’ agrifoglio è un albero o arbusto originario dell'Europa e nello specifico di
tutto il bacino del mediterraneo.

Questo arbusto che popola le nostre feste natalizie è estremamente
resistente ed è coltivato praticamente in tutto il mondo.

Questa pianta normalmente, in una zona favorevole, arriva a raggiungere
un'altezza massima di venti metri.

Ha una chioma a forma di piramide e foglie di colore verde scuro, una
corteccia liscia e grigia, con rami verdastri.

Caratteristica tipica di questa pianta sono gli aculei delle foglie.

Il colore delle foglie è verde scuro, esse sono lucide e sbocciano verso la fine
dell’estate. Durante il periodo autunnale la pianta produce numerosi frutti
rossi o gialli che possono variare in base alla specie.

L'agrifoglio è una pianta magica fin da prima dell'avvento del Natale cristiano,
si dice che proteggesse dai demoni e portasse fortuna.

Le bacche rosse dell'agrifoglio rappresentavano la fertilità; una promessa di
ritorno di luce e calore dopo l’inverno.

Le bacche rosse dell'agrifoglio rappresentavano la fertilità; una promessa di
ritorno di luce e calore dopo l’inverno.
Esposizione e clima

L'agrifoglio è un pianta che non sopporta molto l'esposizione diretta al sole.

La posizione preferita, nelle regioni particolarmente calde, è quella semiombreggiata;

Le temperature non devono mai essere troppo alte nè troppo basse.
Usi medicinali

L'Agrifoglio fornisce un legno duro e compatto, molto apprezzato per i lavori
di ebanisteria e per sculture. Molto apprezzato come pianta ornamentale.

Oggi l'agrifoglio viene usato raramente in medicina per via della sua tossicità.

Il contenuto di ilicina rende l'agrifoglio tossico per gli esseri umani poiché
irrita lo stomaco e l'intestino, e altri componenti lo rendono dannoso per il
sistema nervoso e per il cuore.

L'ingestione di appena venti bacche può essere mortale per un adulto.
IL PINO SILVESTRE

Il pino silvestre, conosciuto anche come Pino di Svezia, è un albero
sempreverde della famiglia delle Pinaceae.

Ha una chioma di un colore verde. La ramificazione è irregolare. Il suo
legname è modesto, molto usato in falegnameria.

Alto fino a 40 metri.
Corteccia

La corteccia degli alberi adulti è bruna-rossastra. Negli alberi più giovani il
colore del tronco tende al rosso-marrone. Verso la maturità il tronco diventa
grigio.
Foglie

Sempre-verdi, raggruppate in mazzetti di due, o raramente, tre, quattro,
lunghe circa 3-5 cm, di colore verde.
Radici

Il pino ha radici che vanno in profondità e si allontanano orizzontalmente.
Clima

Preferisce terreni calcarei ma tollera anche terreni argillosi, resiste al freddo
ed al secco.

Tollera climi inclementi e sopporta lunghi periodi di siccità e temperature fino
a -40°C.
Distribuzione del pino silvestre
I suoi boschi si estendono dalla Spagna del Nord fino alla Siberia, sebbene in
modo discontinuo perché nel tempo ha lasciato il posto ad altre piante,
soprattutto latifoglie, come il faggio.
L’ ABETE ROSSO

L’ abete rosso è un albero appartenente alla famiglia delle Pinaceae,
ampiamente diffuso sulle Alpi, nonché nel resto d'Europa.

Alto fino a 60 metri, con una chioma a forma di cono. Il portamento può
differenziarsi dall’ altitudine, la chioma, può assumere una forma più
espansa, mentre tende a divenire più stretta a quote alte.
Corteccia

La corteccia è sottile e rossastra; deriva il nome deriva dal colore della
corteccia, con l'età diviene bruno-grigiastra.
Foglie

Le foglie sono aghi molto appuntiti, lunghi circa 2,5 cm.
Fiori

I fiori maturano in aprile-maggio.
Aghi di abete rosso
Strobili di abete rosso
Foglie

Le foglie sono aghi molto appuntiti, lunghi circa 2,5 cm.
Fiori

I fiori maturano in aprile-maggio.
Pigne (o strobili)

Gli strobili, comunemente detti "pigne", lunghi 10-20 cm e larghi 2–4 cm, di
color verde o rossiccio, (marroni in autunno).
Distribuzione dell’abete rosso
Questa specie è largamente coltivata nell'Europa settentrionale ed in
Russia, ma anche, su più ridotte superfici, sulle Alpi.
L’abete rosso si distingue dall'abete bianco:

Per gli aghi che nell'abete bianco sono piatti

Per la corteccia

Per le pigna

Per il portamento dei rami
IL PUNGITOPO

Il Pungitopo è un basso arbusto sempreverde con tipiche bacche rosse,
appartenente alla famiglia delle Rusaceae.
Caratteristiche

Il pungitopo, comune nella macchia mediterranea, è una pianta cespugliosa
sempreverde, alta dai 30 agli 80 cm, provvisto di cladodi, fusti trasformati
che hanno assunto la funzione delle foglie, diventando ovali, appiattiti e
rigidi, con estremità pungenti.

Poco sopra la base dei cladodi, in primavera, si schiudono i
minuscoli fiori verdastri, e quindi i frutti, vistose bacche scarlatte, che
maturano in inverno.
Usi

Il pungitopo viene coltivato come pianta ornamentale, è usato soprattutto
come decorazione durante le feste natalizie.

I germogli di pungitopo, dal gusto amarognolo, talora noti come "asparagi
selvatici", raccolti da marzo a maggio, vengono utilizzati in cucina per
insalate, minestre e frittate.

La pianta viene usata per le proprietà antinfiammatorie, diuretiche e
antireumatiche.

I semi, tostati in modo opportuno, venivano un tempo usati come sostituti
del caffè.

Il nome fa riferimento al fatto che anticamente i rami tagliati venivano messi
attorno alle provviste, per salvaguardarle dai topi.
IL SACRO MONTE: SITO UNESCO

Produced by: Nicole Pizzi, Agnese Primon, Giacomo
Russo, Andrea Comola
Significato termine sacro
monte
Con il termine Sacro monte si intende solitamente un
complesso a carattere religioso formato da:

un percorso in un ambiente naturale isolato e di
rilevante interesse paesaggistico;

la presenza di strutture monumentali come chiese,
cappelle al cui interno si trovano sculture, dipinti.

una tradizione secolare
testimonianze di fede
di
pellegrinaggi
e
di
Oggi molti Sacri Monti, oltre che luoghi di culto, sono
considerati luoghi di interesse storico, artistico e
naturalistico da non rovinare.
L'UNESCO, nel 2003, ha inserito anche un gruppo di nove complessi
nell'elenco dei patrimoni dell'umanità.
Formano tale gruppo:
•
Sacro Monte di Varallo
•
Sacro Monte di Orta, Orta San Giulio
•
Sacro Monte di Crea
•
Sacro Monte di Oropa
•
Sacro Monte di Belmonte
•
Sacro Monte di Ghiffa
•
Sacro Monte di Domodossola
•
Sacro Monte di Varese
•
Sacro Monte di Ossuccio
SITI UNESCO
I Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia sono stati
giudicati meritevoli di comparire nella lista del
Patrimonio
dell’umanità,
dell'UNESCO,
perché
rispondenti ai seguenti criteri:

La realizzazione di un'opera di architettura e arte sacra
in un paesaggio naturale, per scopi didattici e spirituali.

I Sacri Monti dell'Italia rappresentano la riuscita
integrazione tra architettura e belle arti in un paesaggio
di notevole bellezza.
LA STORIA

I Sacri Monti sono apparsi tra la fine del XV e l'inizio del
XVI secolo, con l'idea di creare in Europa luoghi di
preghiera alternativi ai luoghi santi di Gerusalemme e
della Palestina. I frati minori, custodi del Santo
Sepolcro, selezionarono tre siti - Varallo in Valsesia,
appartenente al ducato di Milano, Montaione in Toscana,
e Braga nel nord del Portogallo - per costruirvi una
"Nuova Gerusalemme’’. Qualche anno dopo, questo
modello devozionale fu utilizzato per altre ragioni come
concreta espressione di devozione. Essi erano dedicati
non solo a Cristo, ma anche al culto della Madonna, dei
Santi, della Trinità e del Rosario.
SACRO MONTE DI SAN
FRANCESCO, ORTA SAN
GIULIO
Questo complesso, il solo dedicato a San Francesco d'Assisi,
fu costruito in tre fasi:
La prima, che ebbe inizio nel 1590 e continuò fino al 1630
è caratterizzata dal manierismo.
Nella seconda fase, che durò fino alla fine del XVII secolo,
lo stile predominante fu il barocco
Durante la terza fase, sino alla fine del XVIII secolo, lo
stile barocco ebbe forme più libere e si fuse con altre
influenze.
Il complesso consiste in 21 cappelle, una porta
monumentale ed una fontana. Questo sacro monte è
l'unico a non aver subito cambiamenti nel suo assetto
topologico dopo il XVI secolo.
L’ AMBIENTE

Anche la vegetazione fu organizzata per guidare il
pellegrino, consentendogli pause di riflessione in zone
d’ombra e squarci spettacolari di visuale sul lago e sul
paesaggio sottostante. La vegetazione si è poi
modificata nel tempo. Faggi , querce, pini silvestri e
agrifogli insieme ad altre essenze pregiate formano oggi
un parco di suggestiva bellezza.
TURISMO

Una barriera di piante ad alto fusto impediva la visuale
del panorama per evitare che il pellegrino si facesse
distrarre durante la preghiera.

Nell’Ottocento la barriera venne tolta per lasciare posto
al magnifico paesaggio: infatti, il sacro monte, diventa
luogo turistico oltre a rimanere luogo di culto.

Il sito continua ad essere visitato principalmente da
turisti stranieri.
LA RISERVA NATURALE DEL
SACRO MONTE

La Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Orta è
stata istituita per volere della comunità ortese per
tutelare e valorizzare il patrimonio storico ambientale
del Sacro Monte. Essa rientra in un più ampio piano
regionale di tutela e salvaguardia ambientale.
Attualmente sono circa 50 i parchi disseminati su tutto
il territorio regionale piemontese a proteggere i più
svariati ecosistemi presenti nella Regione.

Essa corrisponde all'antico complesso del Sacro Monte
progettato tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo
per motivi religiosi e devozionali, per raccontare ai
fedeli la storia di San Francesco ed invitarli a riflettere .
Il FAGGIO al Sacro Monte
Il faggio al Sacro monte ha trovato l’ambiente
ideale con il terreno acido e il clima umido
della montagna
IL FAGGIO
Faggio è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Fagaceae che
comprende specie arboree e arbustive originarie dell'Europa, America, Giappone e
Cina, con altezza dai 15–20m fino ai 35m
In Italia il genere è rappresentato da unica specie, diffusa sulle Alpi e sugli
Appennini, dove forma boschi puri o misti, nelle stazioni oltre i 500 m sulle Alpi e
oltre i 900 m s.l.m. sugli Appennini. Localmente, quando le condizioni climatiche lo
consentono, il faggio lo si può trovare molto più in basso: sul Gargano, nei pressi
della Foresta Umbra, e precisamente sono presenti faggete depresse a 300 metri
s.l.m. Ancora più bassa è la faggeta relitta abissale della valle del Carfalo, con
esemplari sotto i 200 m s.l.m.
Il faggio è la specie forestale più presente nei boschi italiani con un'area
complessiva, tra fustaie e cedui, di oltre un milione di ettari.
Tra le faggete più lussureggianti e celebri c'è quella di Monte Cimino nel comune di
Soriano nel Cimino, e quella del "Gran bosco da Reme" del Cansiglio uno dei primi
esempi di gestione del bosco, utilizzato per fare remi dalla Serenissima Repubblica
di Venezia. Faggete spettacolari si trovano nel Parco delle Foreste Casentinesi.
La foglia del faggio fu scelta come simbolo nel logo dei XVI Giochi olimpici
invernali.
GLI USI
•Per decorare parchi e giardini.
•In selvicoltura per la forestazione di montagne a clima fresco e nebbioso,
con frequenti precipitazioni estive.
•Il legno di faggio, omogeneo e pesante, privo di elasticità ma resistente, è
ottimo per lavori di tornitura e mobileria, ed era un tempo utilizzato per
le traversine ferroviarie e come ottimo combustibile. Usato per molti
strumenti musicali (violini, pianoforti), la sua resistenza a scheggiarsi lo
rendeva il materiale ideale per fabbricare i calci dei fucili.
•I frutti sono acheni. Se privati del pericarpo velenoso, si consumano
arrostiti come succedanei di castagne, nocciole o mandorle, tostati sono
un surrogato del caffè.
•L'olio estratto dai semi, di sapore dolciastro viene utilizzato come
condimento e un tempo come combustibile.
•Le foglie in autunno assumono colori dal giallo-arancio al rosso-bruno.
Vengono anche usate come foraggio dove i pascoli sono scarsi.
L’IPPOCASTANO
L'Ippocastano può arrivare a 25-30 metri di
altezza; presenta un portamento arboreo
elegante ed imponente. La chioma è
espansa, raggiunge anche gli 8-10 metri
di diametro restando molto compatta.
L'aspetto è tondeggiante o piramidale, a
causa dei rami inferiori che hanno
andamento orizzontale.
Particolarità
Corteccia

I rami sono lenticellati, presentano
grandi gemme opposte, rossastre, ed
una parte terminale di notevoli
dimensioni, ricoperte da una sostanza
collosa. La corteccia è bruna e liscia,
si desquama con l'età.
Foglie

Le foglie dell'ippocastano sono decidue, palmato
- settate, con inserzione opposta, mediante un
picciolo di 10–15 cm, su rametti bruni o
verdastri. Ciascuna foglia, che può arrivare a
oltre 20 cm di lunghezza, è costituita da 5-7
lamine obovate con apice acuminato e base
stretta. Il margine è doppiamente seghettato, la
nervatura risulta ben marcata. Le foglie sono di
color verde brillante nella pagina superiore e
verde chiaro, in quella inferiore.
Fiori

La pianta ha fiori ermafroditi a simmetria bilaterale,
costituiti da un piccolo calice a 5 lobi ed una corolla
con 5 petali bianchi, spesso macchiati di rosa o giallo al
centro. I fiori sono riuniti in infiorescenze a pannocchia
di grandi dimensioni (fino 20 cm di grandezza e 50
fiori). La fioritura avviene nei mesi di aprile - maggio.
Frutti

I frutti sono grosse capsule rotonde e verdastre, munite
di corti aculei, che si aprono in tre valve e contengono
un grosso seme o anche più semi di colore bruno lucido
che prendono il nome di castagna matta. Hanno un
sapore amaro e sviluppano un odore molto sgradevole
durante la cottura; sono leggermente tossici quindi non
commestibili.
Distribuzione
Originario dell'Europa orientale (penisola
balcanica, Caucaso). In Italia è diffuso
in tutte le regioni, soprattutto in quelle
centro-settentrionali, dalla pianura fino
a 1200 metri di altitudine.
Habitat

Longevo e rustico, tollera le basse
temperature e non ha particolari
esigenze in fatto di suolo, anche se
cresce meglio nei terreni fertili. È
poco resistente alla salinità del
terreno e gli agenti inquinanti
atmosferici, ai quali reagisce con
arrossamento dei margini fogliari e
disseccamento
precoce
della
lamina.
Altre notizie

Etimologia: il nome della specie deriva dal greco cavallo, e castanon, castagno, per l'uso dei
frutti di questo albero come alimento stimolante per i cavalli.

Propagazione e coltivazione: si moltiplica per seme, che va piantato appena maturo perché
perde rapidamente la germinabilità.

Avversità: dal 1985 si è diffusa in Europa una farfalla, che minaccia questa specie
provocandone l'indebolimento e il disseccamento a seguito delle gallerie scavate dalle larve
all'interno delle lamine fogliari. L'ippocastano è colpito da Guignardia aesculi, agente di
danno dell'antracnosi dell'ippocastano, malattia delle foglie che porta al precoce
disseccamento delle foglie seguito da filloptosi.

Usi: nel passato i frutti venivano utilizzati come mangime per animali (da cui deriva il nome,
letteralmente castagno per cavalli). I semi venivano utilizzati per produrre farina e, dopo
averli tostati, un surrogato del caffè. I frutti hanno un effetto moderatamente narcotico e i
semi non trattati sono tossici. Il legno è di cattiva qualità. La corteccia era usata come
febbrifugo. L'ippocastano è uno dei fiori di Bach, white chestnut.

In Gran Bretagna i semi, vengono usati per un popolare gioco da bambini.
QUERCIA

Querce L., è un genere di piante
appartenente alla famiglia delle
fagacee, comprendente gli alberi
comunemente chiamati querce.
Distribuzione e habitat

Distribuzione e habitat

L’areale del genere Quercus comprende buona parte dell'emisfero settentrionale,
estendosi dalla zona temperata a quella tropicale di America, Europa, Nord Africa e
Asia.

In Europa durante l'ultima era glacialele popolazioni di Quercus sono state confinate
in tre zone rifugio situate in Spagna, in Italia e nei Balcani per poi ricolonizzare il
territorio del continente europeo.
Alcune specie in Italia

Quercus ilex tipico delle zone
submediterranee o mediterranee

Quercus petraea , Comune in tutte le
regioni d'Italia eccetto in Sardegna

Quercus pubescens,Comune in tutte le
regioni d'Italia
La quercia e la letteratura

È celebre la quercia sotto cui Torquato Tasso
riposava e leggeva durante il suo soggiorno a
Roma. A questo proposito l'umorista Achille
Campanile scrisse un gustoso raccontino La
quercia del Tasso, nella raccolta Manuale di
conversazione.
Il simbolismo

Il ramo di quercia era per i romani simbolo di virtù,
forza, coraggio, dignità e perseveranza. Esso è sempre
stato il simbolo della forza, della virilità e del valore in
campo militare, come il ramo d’ulivo è simbolo della
pace (entrambi compaiononell’emblema della repubblica
italiana).

La quercia è stato il simbolo del Partito Democratico
della Sinistra.
TIGLIO
•
•
Tilia , (nome comune tiglio) è un genere di
piante della famiglia Tiliacee, originario
dell’emisfero boreale.
Il nome deriva dal greco ptilon (= ala), per la
caratteristica brattea fogliacea che facilita la
diffusione eolica dei grappoli di frutti.
descrizione

Sono alberi di notevoli dimensioni, molto longevi (arrivano fino a 250 anni),
dall’apparato radicale espanso, profondo. Possiedono tronco robusto, alla cui base si
sviluppano frequentemente numerosi polloni,e chioma larga, ramosa e tondeggiante.
La corteccia dapprima liscia presenta nel tempo screpolature longitudinali. Ha foglie
alterne, asimmetriche, picciolate con base cordata e acute all'apice, dal margine
variamente seghettato.

I fiori, ermafroditi, odorosi, hanno un calice di 5 sepali e una corolla con 5 petali di
colore giallognolo, stami numerosi e saldati alla base a formare numerosi ciuffetti
La distribuzione,specie
Distribuzione

Il tiglio vegeta nelle zone dal Castanetum, al Fagetum in luoghi freschi e
ombreggiati.
Specie

Comprende specie arboree che si incrociano facilmente tra loro, dando
luogo a numerosi ibridi dalle caratteristiche intermedie; ne deriva che la
classificazione delle specie risulta poco agevole, con opinioni contrastanti
tra i botanici, e un numero di specie considerate autonome che può
variare da 18 a 65 a seconda dell'autore considerato.

Le specie spontanee in Italia sono:

Tilia cordata noto col nome di tiglio selvatico

Tilia platyphyllus noto col nome di tiglio nostrale o tiglio nostrano.
Proprietà medicinali
•
Il decotto di corteccia dei giovani rami raccolto in primavera ha proprietà
astringenti, per uso esterno utilizzato come clistere per la cura di diarree e
infezioni intestinali
•
L'infuso, la tisana e lo sciroppo dei fiori con le brattee, raccolti in giugnoluglio e fatti seccare all'ombra, vantano proprietà anticatarrali, bechiche,
sudorifere, emollienti, antispasmodiche, vasodilatatrici e calmanti nei
confronti di stati d‘ansia
•
Per uso esterno l'infuso di fiori viene usato per bagni calmanti e ristoratori,
mentre il decotto serve per gargarismi curativi di stomatiti, faringiti, glossiti,
angine
•
Il decotto dei giovani rami ha un'azione diuretica
•
Il carbone vegetale ottenuto dal legno viene utilizzato come30/04/
assorbente
antiputrido intestinale
15
BETULLA

Betulla (Betula) è un genere di piante
della famiglia delle Betulacee,
genericamente note come betulle.
DESCRIZIONE

Si tratta di alberi e arbusti a fogliame caduco, che possono
raggiungere i 15- 30 m di altezza.

La specie più diffusa è la Betulla pendula, che predilige terreni acidi,
poveri, sabbiosi o ciottolosi.

Le betulle si caratterizzano per la corteccia bianca sporca dovuta
alla presenza di granuli di betulina, sono dotate di una notevole
rusticità, resistendo a condizioni ambientali avverse, quali geli
improvvisi e prolungati e lunghi periodi di siccità; sono diffuse nelle
regioni del Picetum, Fagetum e Castanetum, ma si spingono anche
nelle zone superiori e inferiori
Distribuzione e habitat

Distribuzione e habitat

Il genere Betula è distribuito
prevalentemente nelle zone temperate e
boreali dell’emisfero nord. Sono piante
eliofile e pioniere che rapidamente
occupano aree scoperte dopo gli incendi
o il taglio. Possono formare boschi puri o
presentarsi in gruppi e elementi isolati.
Usi

Le betulle vengono coltivate come piante
ornamentali per l'eleganza del fogliame e il
fusto dalla corteccia bianca maculata di
nero. In silvicoltura vengono utilizzate per
consolidare frane, detriti di falda o per il
rimboschimento di pascoli e cedui.
CARPINO BIANCO

è un albero della famiglia delle Betulacee
sottofamiglia Coryloideae, diffuso
nell'Europa occidentale
DESCRIZIONE

Il carpino bianco è un albero poco longevo (150 anni), di media altezza (1520 m) con portamento dritto e chioma allungata. La corteccia si presenta
sottile, liscia al tatto, di colore grigio, irregolare per il fusto scanalato e
costolato.
Le radici sono fascicolate e molto ramificate. Le foglie sono alterne,
semplici, brevemente picciolate, ovato-oblunghe, con apice acuminato e
margine finemente e doppiamente dentato. Ingialliscono in autunno ma
permangono secche sui rami anche per lungo tempo, specie sulle piante di
giovane età.
I fiori sono unisessuali, riuniti in infiorescenze (amenti) Fiorisce nel mese di
aprile.
Il frutto è un achenio che contiene un seme non alato. La propagazione è
anemocora (attraverso il vento).
USI

Il carpino produce un legno pesante, duro, ma poco duraturo soprattutto
se esposto in ambiente umido.

Con il carpino si producono oggetti di piccole dimensioni, come birilli,
scacchi, raggi di ruote o ingranaggi e componenti di strumenti musicali:
viene impiegato nella meccanica dei pianoforti e per bacchette da
percussione.

Il legno di carpino ha un elevato potere calorifico ed è utilizzato a fini
energetici
CURIOSITA

Una leggenda legata all'albero:
Astolfo, re dei Longobardi, era solito andare a caccia con il suo fedele falcone
tra foreste intricate e umide paludi. Un giorno lanciò il suo falco, ma dopo
poco l'animale scomparve nel fitto bosco. Lo cercò in ogni luogo, ma senza
successo. Decise, allora, di fare un voto: se lo avesse ritrovato avrebbe fondato
una città e una chiesa dedicata alla Madonna. Dopo numerose ricerche lo vide
appollaiato sul ramo di albero di carpino. Fu allora che il re decise che avrebbe
chiamato la città Carpi, dal nome dell'albero e lì avrebbe costruito la pieve di
Santa Maria in Arce, conosciuta come La Sagra
.
L’ABETE BIANCO
L'abete bianco è una pianta tipica delle foreste e
delle montagne dell'emisfero boreale. E’ un albero
maestoso e slanciato con un fusto diritto che può
arrivare ad un diametro di 3 metri e a un’ altezza
media di 30 metri ma può crescere fino a un’
altezza di circa 50 metri; per questo è
soprannominato "il principe dei boschi”.
L'abete bianco è un albero sempreverde e
presenta sulla stessa pianta fiori maschili
e femminili distinti e separati. È una pianta
vascolare, con semi contenuti in un cono
eretto.
Se cresce isolato, il fusto ha fin
dalla base fitti rami, se invece la
pianta cresce con altre piante,
il fusto è spoglio per gran parte
della sua altezza.
La chioma
di colore verde-blu può
avere diverse forme:
piramidale negli esemplari
giovani, e negli adulti
a cupola. La corteccia
è liscia, ha un colore
bianco-argenteo
e presenta delle piccole sacche resinose che diffondo
odore di trementina.
Le foglie
Le foglie sono persistenti e
costituite da aghi appiattiti,
rigidi e inseriti singolarmente
sui rametti, secondo una
disposizione a pettine.
Gli aghi sono lunghi e leggermente ristretti alla
base, con la punta non pungente e i margini lisci.
La parte superiore, di colore verde scuro, è lucida
mentre quella inferiore presenta linee parallele
biancastre. Altra caratteristica tipica di questa
specie sono i rametti coperti da sottili peli di colore
bruno chiaro.
Le pigne e le radici
Le pigne derivano dai coni femminili
riproduttivi che possono lignificare e
rimanere sui rami. Sono cilindrici e
si trovano soprattutto nella parte
superiore della chioma, rivolti verso
l'alto. Dai semi si ricava l'Olio di abete.
Le radici dell’ abete bianco sono inizialmente
un'unica grande radice che penetra nel terreno
raggiungendo una profondità di circa 1,60 metri;
successivamente si formano alcune radici laterali
che continuano ad accrescersi e ingrossarsi
spingendosi in profondità.
Il legno e gli usi medicinali
Il legno dell'abete bianco è leggero, abbastanza
tenero, di colore chiaro con venature rossastre; è
inferiore al legno dell'abete rosso, ma comunque
molto utilizzato in Giappone per la costruzione di
case antisismiche .
Le gemme, che
vengono raccolte in primavera, contengono olio.
Tale olio viene usato per aromatizzare prodotti da
bagno e per massaggi tonificanti. Le foglie
anticamente venivano utilizzate per curare malattie
agli occhi. Dal legno e dalle foglie si ricava
l'essenza di trementina, utilizzata in medicina e in
veterinaria per strappi e contusioni.
Dove vive?
Vive ad altitudini comprese fra 500 e 1.900 metri, ed è un albero
molto resistente: può superare i seicento anni d'età. Può vivere
in zone d'ombra; ama l’ umidità, i terreni freschi e profondi, tipici
delle zone ombreggiate e piovose.
In nord Italia l'abete bianco è presente sulle Alpi, ma in maniera
discontinua: è comune nelle Alpi orientali, ma è poco diffuso
lungo le aree interne dei settori centrale e occidentale della
catena alpina.
Nell'Appennino settentrionale l'abete bianco è presente con il
faggio, o in foreste vaste e più o meno pure. Le abetine (boschi
puri di abete bianco) appenniniche sono, però, da considerare in
gran parte non naturali, ma favorite dall’ intervento umano. Le
zone appenniniche dove l’abete cresce spontaneo sono
soprattutto il bosco intorno all'Eremo di Camaldoli, nelle Foreste
Casentinesi, e a sud del monte Amiata.
IL PINO SILVESTRE
Il pino silvestre è un albero sempreverde
della famiglia delle Pinaceae. E’ alto fino a
40 metri .
Ha una chioma di un colore verde e la sua
ramificazione è irregolare. Ha un legname
modesto e molto usato in falegnameria.
La corteccia degli alberi adulti è brunarossastra. Negli alberi più giovani il colore
del tronco tende al rosso-marrone. Verso
la maturità il tronco diventa grigio. Le foglie
sono sempreverdi, raggruppate in mazzetti
di due o tre lunghe circa 3-5 cm. Il pino ha
un sistema di radici a fittone con radici
laterali che vanno in profondità e si
allontanano orizzontalmente.