Creato da:
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Domenico Cusano
Federica Ciambrelli
Lucrezia Burro
Ornella Guarino
Roberta de Vizia
Gli imperatori adottivi
All'interno della storia romana si definisce abitualmente età degli
Imperatori adottivi il periodo che va dal 96 (elezione di Nerva) al 180
(morte di Marco Aurelio), caratterizzato da una successione al trono
stabilita non per via familiare, ma attraverso l'adozione, da parte
dell'imperatore in carica, del proprio successore. Unanimemente
considerata una delle età più splendenti della storia romana, l'età
degli Imperatori adottivi ha fatto seguito ai travagli degli ultimi anni
della Dinastia dei Flavi e ha preceduto il ritorno al principio dinastico
con Commodo e la seguente Guerra civile romana (193-197).
A volte, tre dei cinque "buoni imperatori" del II secolo v
engono raccolti in una dinastia degli Antonini, che tuttavia non è una
dinastia in senso stretto: gli imperatori infatti salivano al trono non in
seguito alla loro parentela, ma in quanto scelti come successori dal
loro predecessore, dal quale venivano formalmente adottati.
Gli imperatori erano comunque imparentati tra loro più o meno alla
lontana e questi legami familiari includono anche le famiglie di Traiano
(della gens Ulpia) e di Adriano (della gens Elia).
Grande importanza ebbero le figure femminili: ascoltate consigliere di
Traiano erano la moglie Plotina, la sorella Marciana (che alla sua morte
venne divinizzata) e la figlia di costei, Matidia. Anche i legami
familiari passarono spesso per la linea femminile,
Gli imperatori che salirono al trono per
adozione furono:
1.Traiano (98 – 117)
2. Adriano (117 – 138)
3. Antonino Pio (138 – 161)
4. Marco Aurelio (161 – 180) e Lucio Vero (161 –
169)
5. Commodo (180 – 193)
TRAIANO
Regno
27 gennaio 98 - 7
agosto 117
Successore
Publio Elio Traiano
Adriano
Predecessore
Nome
completo
Altri titoli
Nascita
Morte
Selinus in
Cilicia, 8 agosto
117
Marcus Ulpius Nerva
Traianus
Padre
Marco Ulpio
Traiano
Germanicus (97)
Pater Patriae (98)
Dacicus (102)
Optimus (114)
Parthicus (116)
Madre
Nerva
Italica, 18 settembre
53
Coniuge
Figli
Marcia
Plotina (dal 90
al 117)
nessuno
TRAIANO
• Marco Ulpio Nerva Traiano (latino: Marcus
Ulpius Nerva Traianus; Italica, 18 settembre
53– Selinus in Cilicia, 8 agosto 117) è stato un
imperatore romano dal 98 al 117. Sotto il suo
comando supremo l'Impero raggiunse la sua
massima estensione territoriale. Il suo titolo
completo era IMPERATOR • CAESAR • DIVI •
NERVAE • FILIVS • MARCVS • VLPIVS •
NERVA • TRAIANVS • OPTIMVS •
AVGVSTVS • FORTISSIMVS • PRINCEPS •
GERMANICVS • DACICVS • PARTHICVS •
MAXIMVS.
Origini familiari
•
Traiano era figlio di un importante senatore che portava il suo stesso
nome. Apparteneva ad una famiglia, quella degli Ulpi, che, sebbene
provinciale, era eminente e di rango senatorio. Gli Ulpi erano una
famiglia italica stabilitasi nella provincia iberica di Baetica (odierna
Andalusia - Spagna), la quale mantenne però sempre contatti con la
terra d'origine, dove aveva interessi economici dovuti a proprietà
fondiarie.
•
Traiano nacque il 18 settembre 53 ad Italica (fondata da Scipione
l'Africano), odierna Santiponce, non lontano dall'attuale Siviglia. La
madre, Marcia, era Iberica, il padre non fu solo senatore, ma aveva
ricoperto altre cariche importanti, tra cui: il proconsolato d'Asia, il
consolato e nel 76-77 il governatorato della Siria .La carriera di Traiano
cominciò con la sua scelta di prestare servizio tra i ranghi dell'esercito
romano. Seguì le varie tappe del cursus honorum ordinario; fu questore,
pretore e legato. Questo gli diede la possibilità di acquisire una certa
conoscenza sulle frontiere e sulla vita da soldato prima e da ufficiale
poi. Fu tribuno militare e poi console, con Manio Acilio Glabrione nel 91,
nel 96 divenne Governatore della Germania prestando servizio su quella
che era una delle frontiere più turbolente dell’impero lungo le rive del
Reno. Prese parte alle guerre dell'imperatore Domiziano contro i popoli
della Germania, ed era conosciuto come uno dei migliori comandanti
dell'impero quando, nel 96, Domiziano fu ucciso.
Ascesa
• La sua notorietà nell’ambito militare gli fu utile sotto il governo
del successore di Domiziano, Nerva, anziano senatore,
impopolare in questi ambienti e che quindi aveva bisogno di un
intermediario per averne l'appoggio. Per questo, oltre che per
l'eccellenza della persona, Nerva adottò Traiano come figlio e
come successore nella primavera del 97 . La sua rapida ascesa fu
dovuta a diversi motivi: il padre era in difficoltà a causa di una
rivolta di pretoriani e quindi considerò opportuna l'ascesa di un
buon generale, di nobiltà recente, ma solida e popolare. Il
secondo motivo fu inoltre probabilmente dato dal fatto che
Traiano era a capo delle legioni più prossime all’Italia e che
quindi disponeva di un esercito fedele e pronto ad appoggiarlo;
infine esso era probabilmente l’unico in grado di riprendere le
orme politiche del padre adottivo le quali si basavano su un
governo di tipo assistenziale, per questo Traiano fu eletto a capo
dello stato nel 98 e vi rimase fino al 117.
Il principato (98-117)
•
•
Il popolo di Roma salutò il suo nuovo imperatore con
grande entusiasmo, ed egli seppe essere riconoscente e degno di tale
onore governando bene e senza i bagni di sangue che avevano
caratterizzato il regno di Domiziano. Traiano si trovava a Colonia quando
la notizia della sua nomina lo raggiunse, a seguito di una gara di
messaggeri vinta da suo cugino e futuro successore Adriano. Diventava
Imperatore il 27 gennaio 98, all'età di quarantacinque anni. Fu il primo
Imperatore non italico, poiché nato in Hispania. Il dominio romano
rivelava così una nuova svolta: la penisola italica stava perdendo il suo
ruolo centrale nella politica romana. Una volta divenuto Imperatore non
si recò subito nella capitale, ma si limitò a sostituire alcuni uomini infidi,
a punire i pretoriani coinvolti nella rivolta contro il predecessore,
riducendo della metà il tradizionale donativo per celebrare l'ascesa al
trono. Entrò in Roma due anni dopo, dopo aver sistemato le cose sul
confine romano.
Liberò molta gente che era stata ingiustamente imprigionata da
Domiziano e restituì una gran quantità di proprietà private che
Domiziano aveva confiscato; procedura già iniziata da Nerva prima della
sua morte. La sua popolarità fu tale che il senato gli concesse il titolo
onorifico di optimus, "il migliore".
• Il senatore Plinio gli rivolse, durante la cerimonia in senato,
un interminabile panegirico in cui chiese inoltre che al Senato
fosse concesso un maggior coinvolgimento nella conduzione
degli affari dell'amministrazione pubblica dello Stato. Traiano
accolse alacremente queste richieste, e chiamò molti dei
“padri coscritti” (senatori) a governare le province romane.
Tuttavia mantenne saldo su di essi un controllo molto forte,
occupandosi scrupolosamente dei bisogni delle varie Provincie
ed arrogandosi, per esempio, i permessi per l'edificazione di
edifici ad uso pubblico.
• Questo gli consentì di smascherare e punire molti Senatori rei
del reato di concussione, che avevano approfittato della politica
indulgente del precedente Imperatore Nerva. Traiano si avvalse
di un organo giudicante creato da lui allo scopo di indagare su
questi reati, il Consilium Principis, del quale fecero parte tra i
migliori giuristi dell'epoca. Numerosi furono gli indagati per casi
di malgoverno delle provincie, sebbene il Senato stesso abbia poi
emanato sentenze generalmente favorevoli.
• Lo storico romano Cassio Dione Cocceiano ci ha tramandato la
notizia che Traiano fosse aduso ad intrattenere rapporti sessuali
sia con donne che con maschi e amasse molto il vino, trovandosi
non di rado in stato di ubriachezza.
• D'altra parte fu uno degli imperatori più seri
e corretti, caratteristiche che ne facevano un
ottimo princpes che sapeva gestire al meglio
gli affari della res publica. Non fu mai
corrotto dal potere e non usò mai il suo titolo
e il suo potere per scavalcare la legge, anzi
riconobbe sempre il primato di quest'ultima
anche sopra la sua carica. Eliminò tutti quei
rituali decadenti tipici di un monarca orientale
come l'abbraccio del piede, il baciamano, il
palanchino ondeggiante con i battistrada.
Seppe farsi amare da tutti, in particolare
dalle due parti sociali più importanti: il Senato
e l'esercito. Era un conservatore, convinto che
il progresso derivasse più da una oculata
amministrazione che da imponenti riforme.
• L'impero, che fino a quel momento si era in continuazione
ampliato, sotto Traiano finalmente impegnò le sue risorse per il
miglioramento delle condizioni di vita piuttosto che sulle nuove
conquiste. Traiano rafforzò la viabilità restaurando le principali
strade che si diramavano dall'Urbe collegandola al resto
dell'Impero. Costruì ex novo il celeberrimo porto di Traiano
esagonale nella zona di Fiumicino (i cui resti sono ancor oggi
imponenti) che collegava Roma con le regioni occidentali
dell'Impero. L'opera fu senz'altro tra le più importanti per la
Città, che ovviò così ai suoi problemi di approvvigionamento ormai
fuori dalla portata del già esistente "Porto di Claudio".
Incaricato al progetto fu l'architetto Apollodoro di Damasco; i
lavori durarono dal 100 al 112, con la creazione di un bacino di
forma esagonale con lati di 358 metri e profondo 5 metri (al
contrario della trascuratezza degli ingegneri di Claudio), con una
superficie di 32 ettari e 2000 metri di banchina. Fu costruito un
ulteriore canale, ed il collegamento ad Ostia fu assicurato da una
strada a due corsie lastricata. Ampliò il porto di Ancona con la
costruzione di un molo per facilitare la navigazione verso
l'Oriente, molo che fu ornato da un arco; curò un nuovo tragitto
per la via Appia verso il porto di Brindisi, che partiva da un altro
arco edificato a Benevento. Attuò una serie di bonifiche
nell'Agro Pontino nella regione delle Paludi Pontine; vennero così
strappati numerosi terreni agli acquitrini.
• A Roma rinnovò il centro cittadino con la costruzione di un
immenso foro e di edifici in laterizio ad esso contigui, destinati
alla pubblica amministrazione, che si appoggiavano al taglio delle
pendici del Quirinale e della sella montuosa tra questo e il
Campidoglio. Lo straordinario complesso del foro Traianeo risolse
i problemi di congestione e sovraffollamento dell'area nel centro
della città antica attorno alla Via Sacra. Le dimensioni
straordinarie dell'opera (anche questa supervisionata da
Apollodoro di Damasco) erano tali da emulare in grandezza quella
di tutti gli altri fori messi insieme. Oltre alla pubblica Basilica
Ulpia, la piazza, i colonnati, gli uffici, le biblioteche, e il tempio
del divo Traiano, eresse nel suo foro la Colonna Traiana come
celebrazione delle sue conquiste militari nella campagna di Dacia,
ancor oggi uno dei simboli dell'eternità di Roma. Alta 30 metri
circa e larga 4, in origine colorata, all'interno una scala a
chiocciola porta sulla cima. All'esterno si avvolge a spirale sulla
colonna un fregio di 200 metri largo 1 con scolpite più di 2000
figure in bassorilievo. La colonna era sormontata da una statua
dell'imperatore (sostituita nel 1588 da una di san Pietro), e alla
base venne collocata l'urna cineraria d'oro contenenti le ceneri
del defunto imperatore che ebbe l'onore eccezionale di essere
seppellito dentro le mura della città (l'urna d'oro venne
trafugata dai Visigoti nel sacco di Roma (410) e se ne persero le
tracce).
•
A Traiano si deve la costruzione di un altro acquedotto che aumentava
ulteriormente la portata dei rifornimenti idrici in Roma, che erano già
abbondantemente assicurati dagli acquedotti costruiti in precedenza e
soprattutto da quello noto come Anio Novus (costruito sotto Claudio). I lavori
iniziarono nel 109, la struttura avrebbe dovuto raccogliere le acque delle sorgenti
sui monti Sabatini, presso il lago di Bracciano (lacus Sabatinus). La lunghezza
complessiva era di circa 57 km e la portata giornaliera di circa 2.848 quinarie,
pari a poco più di 118.000 m3. Raggiungeva la città con un percorso in gran parte
sotterraneo lungo le vie Clodia e Trionfale e poi su arcate lungo la via Aurelia.
Arrivava a Roma sul colle Gianicolo, sulla riva destra del fiume Tevere.
L'estensione della rete idrica fu incentivata non solo a Roma, ma anche in
Dalmazia, nella natia Spagna e in oriente, cioè laddove i climi aridi richiedevano
maggiori approvvigionamenti idrici. A Roma Traiano fece ampliare i canali
sotterranei e i cunicoli della Cloaca Massima per il deflusso più efficiente delle
acque piovane e delle acque reflue che venivano scaricate nel Tevere.
Quest'ultimo poi venne rinforzato con argini e canali lungo tutto il suo perimetro
più a rischio in modo da evitare straripamenti da parte del fiume della Città. Per
lo svago e il piacere della plebe, Traiano fece eseguire alcuni dei lavori che danno
a Roma l'aspetto che grossomodo hanno tutti nell'immaginario comune della Città.
Fece ricostruire e ampliare definitivamente il Circo Massimo del quale i primi tre
anelli alla base della struttura furono eretti con calcestruzzo e rivestiti da
mattoni e marmi, solo l'anello superiore rimase in legno; la struttura divenne
sicura e antincendio, favorendo la costruzione di botteghe e negozi ai suoi lati.
Sul colle Oppio fece erigere delle grandiose terme sui resti della Domus Aurea di
Nerone; si accedeva da un grande propileo che immetteva direttamente alla
natatio, la piscina a cielo aperto. Sulla riva destra del Tevere dove sorge l'attuale
Castel Sant'Angelo fece realizzare un'area per le naumachie (riproduzione di
battaglie navali). Gli sforzi edilizi dell'imperatore non si concentrarono solo sulla
Capitale, ma su tutto l'impero.
• In Egitto collegò il Nilo al Mar Rosso con un grande
canale (fiume Traiano). Fondò molte colonie qua e là
per l'Impero. In Dacia (dopo averla sottomessa)
favorì la colonizzazione e la fondazione di nuove
colonie che romanizzarono rapidamente la provincia.
La Colonia Ulpia Traiana sorse sulle ceneri della
barbara Sarmizegetusa Regia. Fece costruire molti
ponti, tra i più famosi ricordiamo quello sul Tago nei
pressi della città spagnola di Alcantara e, il più lungo,
sul Danubio presso Drobeta, costruito in occasione
della campagna di Dacia (1.135 m); costruito col
duplice intento di garantire una via di rifornimento
per le legioni che avanzavano e di terrorizzare e
scoraggiare i nemici di fronte ad una simile
dimostrazione di superiorità tecnologica, logistica e
militare.
Politica estera
•
Nonostante ciò Traiano è più conosciuto nella storia come conquistatore.
Nel 101, lanciò una spedizione verso il regno di Dacia sulla riva
settentrionale del Danubio, e, l'anno seguente, costrinse il re Decebalo a
sottomettersi a lui dopo essersi accampato a pochi km dalla capitale,
Sarmizegetusa Regia. Traiano quindi tornò a Roma in trionfo.Tuttavia,
Decebalo iniziò subito a tramare premendo ancora sulle frontiere e
cercando di raggiungere i vicini regni sulla riva settentrionale del Danubio
per unirsi a loro. Traiano scese di nuovo in campo, e partendo da
Ancona arrivò sulle rive del Danubio. Le fonti parlano di 13 legioni mosse
per sottomettere definitivamente quella terra ricca d'oro e quel popolo
che durante il regno di Domiziano aveva messo la Mesia a ferro e fuoco.
L'esercito Romano accampato sul Danubio atterrì l'animo dei Daci
facendo costruire un ponte (il ponte di Traiano) sul fiume per spostare le
legioni. L'architetto, Apollodoro di Damasco sembra abbia edificato
questo mostro dell'architettura di 1070m col duplice scopo di far
attraversare il Danubio e scoraggiare i nemici. Nonostante la forza e la
veemenza dei Daci l'avanzata dell'esercito di Roma fino alla capitale
Sarmizegetusa Regia non subì intoppi grazie alla sua superiorità
numerica e logistica, e alle tattiche ormai consolidate da secoli di guerre
e assedi. Sarmizegetusa Regia fu distrutta, Decebalo si suicidò, e sul
posto dell'antica capitale Traiano fondò una nuova città, Ulpia Traiana
Sarmizegetusa, popolò la Dacia con coloni romani e la annetté come
provincia all'impero.
• Più tardi, nel 116,
mentre era in Cilicia
preparando un'altra
guerra contro la
Partia, Traiano si
ammalò. La sua
salute declinò
durante la primavera
e l'estate del 117,
finché l’ 8 agosto
morì a Selinunte in
Cilicia.
ADRIANO
• Sulla nascita di Adriano le fonti non concordano: alcune
sostengono che nacque a Roma dove il padre stava svolgendo
importanti funzioni pubbliche, altre che Adriano nacque a Italica,
a 7 km da Siviglia, in Hispania Baetica; la sua famiglia era
originaria della città picena di Hatria, l'attuale Atri, ma si
insediò ad Italica subito dopo la sua fondazione ad opera di
Scipione l'africano. Il padre, Publio Elio Adriano Afro, era
imparentato con Traiano. La madre, Domizia Paolina, era
originaria di Cadice. Adriano aveva una sorella maggiore una
nipote (Giulia Serviana Paolina) e un pronipote (Gneo Pedanio
Fusco Salinatore). I suoi genitori morirono nel 85/86 quando
Adriano aveva solo nove anni.
• Traiano, non avendo avuto figli, divenne di fatto il tutore del
giovane dopo la morte dei suoi genitori. Anche la moglie di
Traiano, Plotina, lo aiutò notevolmente nel cursus honorum.
Inoltre sembra sia stata lei a spingerlo a sposare Vibia Sabina,
anche lei parente di Traiano. Il matrimonio avvicinò
ulteriormente il futuro imperatore alle stanze del potere, grazie
anche agli ottimi rapporti intrattenuti con la suocera Matidia.
Per il resto il matrimonio fu un fallimento.
• Dopo che l'imperatore Nerva ebbe nominato
Traiano suo successore, presentandolo in
senato nel 97, la carriera di Adriano fu
notevolmente agevolata. Le cariche
accumulate nel cursus honorum del futuro
imperatore furono numerosissime. Per tre
volte ricoprì la carica di tribuno militare
presso una legione, rispettivamente la II in
Pannonia, la XII in Mesia e la XXII in
Germania. Fu anche questore, tribuno della
plebe e pretore.
Regno
(117/138)
Il senato, ricevuto un messaggio dal neo eletto, nel
quale quest'ultimo riferiva di non essersi potuto
sottrarre alla volontà dell'esercito, si allineò a sua
volta. Sia i militari che i senatori trassero notevoli
benefici dalla loro acquiescenza: i primi ricevettero il
tradizionale donativo in misura più cospicua che in
passato ed anche i membri del senato ebbero dei
vantaggi.
La fulmineità dell'ascesa al potere, accompagnata
dall'eliminazione fisica dei principali potenziali
dissidenti o concorrenti, portò ad un insediamento
rapido, seguito da un continuo rafforzamento che durò
per tutto il ventennio in cui Adriano rimase al potere.
Fu uno degli imperatori morti naturalmente e non
eliminati violentemente in una congiura. Anche la
designazione del successore e il suo insediamento, dopo
la morte di Adriano, non furono ostacolati.
Adriano e l ’esercito
• Per mantenere alto il morale delle truppe e non lasciarle
impigrire, Adriano stabilì intensi turni di addestramento,
ispezionando personalmente i reparti nel corso dei suoi continui
viaggi. Poiché non era incline, già dai tempi delle campagne
daciche, a distinguersi per lussi particolari, si spostava a cavallo
e condivideva in tutto la vita rude dei legionari. Da un punto di
vista della struttura organizzativa non portò grandi innovazioni
nell'esercito, salvo creare truppe, basate su leva locale,
denominate numeri. Ciò al fine di dare un apporto alle truppe
ausiliarie: i cosiddetti auxilia. I motivi erano vari, innanzitutto
tecnici, si trattava di mettere in linea truppe molto
specializzate, ad esempio lanciatori, o destinate a terreni
particolari o equipaggiate in modo non convenzionale. Il tutto a
costi nettamente inferiori rispetto a quelli che si sostenevano
per i legionari regolari, i quali oltre ad una paga di tutto rispetto,
fruivano di donativi saltuari ed una liquidazione finale alla fine
del servizio, spesso costituita dal diritto di proprietà di terreni.
La grande riforma della
pubblica amministrazione
• Malgrado avesse seguito personalmente più di una campagna
militare, la più impegnativa quella dacica al seguito di Traiano,
Adriano si dimostrò, oltre che esperto di cose militari, il che era
prevedibile, anche un grande riformatore della pubblica
amministrazione. Il suo intervento sulle strutture amministrative
dell'impero fu molto approfondito e dimostra che era parte di un
piano globale che l'imperatore andava applicando, mano a mano,
alla struttura dell'esercito, alla difesa dei confini, alla politica
estera, alla politica economica. Adriano aveva una sua visione
dell'impero e cercava di uniformare le singole parti al suo
disegno. La sua filosofia risulta evidente dai suoi atti: il ritiro da
territori indifendibili, il controllo dei confini basato su difese
stanziali, la politica degli accordi con gli stati cuscinetto che non
facevano da interposizione fra il territorio dell'impero e quello
dei popoli confinanti.
Politiche di
tolleranza
Altro caposaldo della politica adrianea fu
l'idea di ampliare, quando possibile, i livelli di
tolleranza. Si fece promotore di una riforma
legislativa per alleggerire la posizione degli
schiavi i quali si trovavano in situazioni
disumane allorché si verificasse un crimine ai
danni del dominus. Anche nei confronti dei
cristiani mostrò maggiore tolleranza dei suoi
predecessori. Di quest'ultima questione
rimane testimonianza, intorno all'anno 122,
in un rescritto indirizzato a Gaio Minucio
Fundano, proconsole della provincia d'Asia.
In esso l'imperatore, a cui era stato
richiesto come comportarsi nei confronti dei
cristiani e delle accuse a loro rivolte, rispose
di procedere nei loro confronti solo in ordine
ad eventi circostanziati emergenti da un
procedimento giudiziario e non sulla base di
accuse generiche.
Riforma dell ’editto pretorio
•
Un'altra riforma operata da Adriano fu quella dell'editto pretorio.
Questo strumento normativo consisteva in una esposizione di principi
giuridici generali che il magistrato comunicava al momento
dell'insediamento. Con l'andar del tempo, questi principi costituirono un
nucleo di norme consolidato al quale ogni pretore aggiungeva le
fattispecie che intendeva tutelare. Tecnicamente la finalità dell'editto
era quella di concedere tutela processuale anche a rapporti non previsti
dallo ius civile. Con la riforma adrianea, che l'imperatore affidò al
giurista romano Salvio Giuliano negli anni dal 130 al 134, l'editto venne
codificato, approvato da un senatoconsulto e divenne perpetuo. Sempre
in campo giuridico Adriano pose fine al sistema ideato da Augusto che,
concedendo ad alcuni giuristi lo ius respondendi ex auctoritate principis,
aveva consentito che il diritto si espandesse progressivamente
attraverso l'opera creatrice di alcuni esperti scelti dall'imperatore
stesso. Adriano sostituì al gruppo di giuristi isolati frutto dello schema
augusteo un consilium principis che contribuì alla progressiva
burocratizzazione di questa figura, togliendole l'indipendenza residuata.
Apparato amministrativo
• L'intervento sulla struttura amministrativa dell'impero fu
radicale. In luogo dei liberti cesarei diede spazio ed importanza
a nuovi funzionari provenienti dalla classe dei cavalieri. Essi
erano preposti alle varie branche amministrative suddivise per
materie: finanze, giustizia, patrimonio, contabilità generale e
così via.
• Le carriere furono determinate, così come le retribuzioni e la
pubblica amministrazione divenne più stabile essendo meno
soggetta ai cambiamenti connessi con l'avvicendarsi degli
imperatori. Attento amministratore, Adriano pensò anche a
tutelare nel migliore dei modi gli interessi dello stato con
l'istituzione dell'advocatus fisciù cioè una sorta di avvocatura
dello Stato che si occupasse di difendere in giudizio gli interessi
delle finanze pubbliche.
I viaggi e la visita di tutto l'Impero
romano
• Appena il suo potere fu sufficientemente consolidato, Adriano
intraprese una serie di viaggi in tutto l'Impero: Gallia, Germania,
Britannia, Spagna, Mauritania. Ciò per rendersi conto di persona
delle esigenze e prendere i provvedimenti necessari per rendere
il sistema difensivo efficiente. Nel 123 iniziò il lungo viaggio
d'ispezione delle province orientali che lo impegnò per due anni.
Nel 128 ispezionò la provincia d'Africa. Nell'anno seguente si
recò di nuovo in oriente ove pochi anni dopo morì.
• Al contrario di altri imperatori, che governarono l'impero senza
muoversi praticamente mai, Adriano scelse un metodo di
conoscenza diretta derivante dal ritenere ormai in atto un
consolidamento della situazione interna, in quanto allontanarsi
dalla sede del potere per periodi così prolungati presupponeva
una certezza assoluta della tenuta del sistema. Un altro
elemento era la curiosità propria del suo carattere e la
propensione per i viaggi che lo accompagnò tutta la vita.
Marco Aurelio
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Regno: 8 marzo 161 – 180
Predecessore: Antonino Pio
Successore: Commodo
Nome completo: (Cesare) Marcus Aurelius Antoninus
Augustus
Altri titoli: Pater Patriae dal 166
Nascita: Roma, 26 aprile 121
Morte: Vindobona o Sirmio, 17 marzo 180
Dinastia: Antonini
Padre: Marco Annio Vero
Madre: Domizia Lucilla
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Cesare Marco Aurelio Antonino
Augusto è stato un imperatore e
filosofo romano. Fu adottato nel 138
dallo zio Antonino Pio che lo nominò
erede al trono imperiale. Fu imperatore
- assieme a Lucio Vero, suo fratello
adottivo essendo stato anch'egli
adottato da Antonino Pio - dal 161 sino
alla morte, avvenuta per malattia nel
180, a Sirmio. Considerato dalla
storiografia tradizionale come un
sovrano capace e assennato, il suo
regno fu tuttavia funestato da conflitti
bellici (guerre partiche e guerre
marcomanniche), carestie e
pestilenze.
Marco Aurelio è ricordato anche come
un importante filosofo stoico, autore
dei Colloqui con se stesso (Τὰ εἰς
ἑαυτόν nell'originale in greco).
Alcuni imperatori successivi
utilizzarono il nome "Marco Aurelio"
per sottolineare un inesistente legame
con Marco Aurelio. Tra questi vi
furono: Marco Aurelio Probo, Marco
Aurelio Mario, Marco Aurelio Caro e
Marco Aurelio Carino.
Il principato
• Fin dal suo avvento, Marco Aurelio ottenne dal Senato
che Lucio Vero gli fosse associato su un piano di
parità, con gli stessi titoli, ad eccezione del
pontificato massimo che non si poteva dividere. La
formula era innovativa: per la prima volta alla testa
dell'impero vi era una collegialità. In teoria, i due
fratelli avevano gli stessi poteri. In realtà, Marco
Aurelio conservò sempre una preminenza che Vero non
contestò.
• Le ragioni di questa collegialità non sono chiare. La
successione congiunta potrebbe essere stata motivata
da esigenze militari come accadeva in età arcaica nella
diarchia spartana.
Guerra partica (161/2-166)
• Asia, l'Impero Parto che aveva ripreso vita, rinnovava i suoi
attacchi. Marco Aurelio risolse il problema mandando Lucio
Vero a comandare le legioni orientali. Egli aveva infatti
abbastanza autorità da riscuotere la piena lealtà delle truppe,
ma non era abbastanza potente da essere tentato di sopraffare
Marco stesso. Il piano ebbe successo, Vero rimase leale fino
alla sua morte sul campo nel 169.
• Questa autorità compartita era molto simile al sistema politico
della passata Repubblica che si basava sul principio della
collegialità e non permetteva ad una singola persona di
impadronirsi del potere supremo. Il governo congiunto sarebbe
stato ripristinato dalla struttura del potere inaugurata da
Diocleziano: la Tetrarchia nel tardo III secolo.
Matrimonio, figli e successione
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Aurelio sposò Faustina minore nel 145. Durante i trent'anni di matrimonio
Faustina mise al mondo tredici figli, dei quali solo un maschio e quattro
femmine vissero più a lungo del padre:
Annia Aurelia Galeria Faustina (30 novembre 147 – m. post 165)
Gemellus Lucillae, fratello gemello di Lucilla (m. circa nel 150)
Annia Aurelia Galeria Lucilla (7 marzo 148/150–182), in seguito sposa di
Lucio Vero, co-imperatore di Marco Aurelio
Tito Elio Antonino (151 – m. ante 7 marzo 161)
Tito Elio Aurelio (n. post 150 – m. ante 7 marzo 161)
Adriano (152 – m. ante 7 marzo 161)
Domizia Faustina (157 – m. ante 7 marzo 161)
Fadilla (159 – m. post 192)
Annia Cornificia Faustina Minore (160 – morta durante il regno
dell'imperatore Caracalla che regnò fra il 211–217)
Tito Aurelio Fulvio Antonino (31 agosto 161–166)
Commodo (31 agosto 161–192) imperatore
Marco Annio Vero Cesare (162–169)
Vibia Aurelia Sabina (170 – m. ante 217)
Titolatura imperiale
Ottenne nel corso degli anni:
• il titolo di Pater Patriae nel 166;
• i titoli vittoriosi di Armeniacus nel 164,
Medicus e Parthicus Maximus nel 166,
Germanicus nel 172 e Sarmaticus nel 175;
• l'acclamazione ad Imperator per 10 volte: 161,
163, 165, 166, 167, 171, 174, 175, 177 e 179;
• il consolato per 3 volte nel 140, 145 e 161;
• la Tribunicia Potestas dal 1º dicembre del 146,
rinnovata annualmente al 10 dicembre di ogni
anno.
Commodo
Lucio Elio Aurelio Commodo
è stato un imperatore romano,
membro della dinastia degli
Antonini; regnò dal 180 al 192.
Il Principato (180-192)
• La sua salita al trono che avvenne a
Vindobona ove era assieme al popolare e
vittorioso padre Marco Aurelio il giorno della
sua morte, fu inizialmente vista dal popolo di
Roma come un presagio di fortuna. Tuttavia,
per quanto generoso e magnanimo fosse suo
padre, Commodo si dimostrò l'opposto. Molti
ritengono che Commodo fosse pazzo (in
gioventù fece cuocere in un forno un servo
colpevole di avergli preparato un bagno
troppo caldo), ma comunque fu certamente
dedito agli eccessi.
Politica estera
• Cominciò il suo regno con un trattato di
pace sfavorevole concordato con le tribù
dei Marcomanni, Quadi e Buri (tribù dei
Germani), che erano state in guerra
contro Marco Aurelio. Più tardi egli
stesso intraprese guerre contro i
Germani, riportando spesso parziali
vittorie e inoltre per le quali pretendeva
onori dal Senato.
Caduta e morte
• Di fronte al crescente malcontento per gli eccessi di Commodo,
il prefetto del Pretorio Quinto Emilio Leto ed il maestro di
camera Eletto, temendo per la propria vita dopo essersi opposti
alle ultime stravaganze dell'Imperatore, organizzarono una
congiura con numerosi senatori, anch'essi esasperati dallo stato
di cose. Venne ben presto coinvolta la concubina Marcia,
favorita di Commodo, cosicché, approfittando della sua
prossimità al Principe, si riuscisse ad avvelenarlo.
• Il tentativo venne messo in atto il 31 dicembre 192, vigilia
dell'insediamento dei nuovi consoli, durante un banchetto.
L'Imperatore, però, credendo di sentirsi appesantito dal lauto
pasto chiese ai domestici di aiutarlo a vomitare, salvandosi così
inconsapevolmente la vita. A quel punto, avendo mancato il
bersaglio e temendo di poter essere presto scoperti, i
congiurati si rivolsero al maestro di gladiatori Narcisso,
istruttore personale dell'Imperatore, il quale, spinto dalla
promessa di una ricca ricompensa, strangolò quella sera stessa
Commodo nel bagno.
•
•
•
Il giorno successivo, 1º gennaio, i congiurati sparsero la voce
dell'improvvisa e provvidenziale morte dell'Imperatore per un colpo
apoplettico e di come quel fortuito evento avesse evitato appena in
tempo il piano di Commodo per assassinare i consoli designati, Quinto
Pompeio Sosio Falco e Gaio Giulio Erucio Claro Vibiano, per poi
recarsi in Senato, accompagnato da un gladiatore e vestito egli
stesso in abiti da arena, per essere assieme a questi acclamato
console per l'ottava volta. Leto ed Eletto si recarono quindi dal
Praefectus Urbi Publio Elvio Pertinace, console in carica e collega
dell'imperatore defunto, offrendogli la porpora imperiale. Questi,
temendo dapprima per la propria vita, si convinse ad accettare solo
quando, condotto al Palatino, vide il corpo di Commodo privo di vita.
A Roma, la notizia della morte del Principe spinse il Senato ed il
popolo a chiedere che il cadavere fosse trascinato con un uncino e
precipitato nel Tevere, così come voleva un'antica usanza per i
nemici della Patria. Pertinace diede tuttavia incarico affinché
Commodo fosse segretamente sepolto nel mausoleo di Adriano.
Avutane notizia, il Senato dichiarò allora Commodo hostis publicus e
ne decretò la damnatio memoriae: venne ripristinato il nome
corretto delle istituzioni, mentre le statue e gli altri monumenti
eretti dall'Imperatore defunto venivano abbattuti.
Appena due anni dopo tuttavia, nel 195, l'imperatore Settimio
Severo, cercando di legittimare il proprio potere ricollegandosi alla
dinastia di Marco Aurelio e in aperta contrapposizione con il Senato,
riabilitò la memoria di Commodo, ordinando che ne fosse decretata
l'apoteosi. Commodo passò quindi dall'essere un nemico dello Stato
alla condizione di divus, con un apposito flamine preposto al proprio
culto.
Antenati
Antenati di Commodo in tre generazioni
Padre:
Marco
Aurelio
Commodo
Madre:
Faustina
Minore
Nonno
paterno:
Marco Annio
Vero
Bisnonno paterno:
Marco Annio Vero
Nonna
paterna:
Domizia
Lucilla
Bisnonno paterno:
Tullio Domizio Calvisio
Nonno
materno:
Antonino Pio
Nonna
materna:
Faustina
Maggiore
Bisnonna paterna:
Rupilia Faustina
Bisnonna paterna:
Catilia
Bisnonno materno:
Tito Aurelio Fulvo
Bisnonna materna:
Arria Fadilla
Bisnonno materno:
Marco Annio Vero
Bisnonna materna:
Rupilia Faustina