Tra il luglio del 68 e il dicembre del 69 si alternarono sul trono di imperatore romano quattro personaggi storici, sospinti al potere da alcuni settori dell’esercito o dalle coorti pretorie. A Galba Otone Vitellio Vespasiano Al termine di lotte feroci e sanguinarie, Vespasiano conquistò definitivamente il trono imperiale, diventando il capostipite della d i n a s t i a F l a v i a . Vespasiano salì al trono al termine dell’anno 69 d. C. Era membro del Senato Aveva grande esperienza militare, soprattutto in Medio Oriente e Egitto Poteva garantire governabilità duratura, avendo due figli, che avrebbero potuto succedergli, quando avesse lasciato il potere. Tito Domiziano Vespasiano dovette fronteggiare il deficit lasciato da Nerone aumentando le tasse. I cavalieri ebbero alcuni importanti uffici burocratici, sottratti ai liberti. Per recuperare molti soldati persi durante l’anno dei quattro imperatori estese la cittadinanza ai provinciali e reclutò legionari dalle provincie. Immise in Senato esponenti delle nobiltà provinciali e concesse il diritto latino ad alcune città della Spagna. Tito guidò nel 70 la conquista La distruzione del tempio di Gerusalemme raffigurata sull’arco di Tito, a Roma. di Gerusalemme, durante la quale fu distrutto il tempio ebraico della città. Questa data è considerata dagli ebrei l’inizio della diaspora (dispersione e esilio) ebraica nel mondo Nel 73 le ultime resistenze israelite furono eliminate con l’espugnazione della fortezza di Masada I resti di Masada, espugnata nel 73 Con il denaro ricavato dal bottino di guerra derivato dalla distruzione di Gerusalemme, e con quello delle tasse, inasprite da Vespasiano, l’imperatore cominciò a realizzare 1 l’Anfiteatro Flavio (o Colosseo) (1) Il Forum Pacis (2) e il Campidoglio, che fu ricostruito dopo l’incendio distruttivo provocato dalle sommosse nell’anno dei quattro imperatori. 2 Vespasiano riportò l’ordine nelle zone di confine, Danubio e Britannia, sguarnite di soldati a causa delle lotte tra eserciti dell’anno 68/69 In Germania l’imperatore annesse ai territori imperiali l’area detta agri decumates, su cui suo figlio Domiziano realizzò poi il limes In Oriente Vespasiano preferì annettere come provincie i regni clientes, per poterli controllare meglio. Tito, che il padre aveva associato a sé come Cesare, console, censore e prefetto del pretorio, aveva anche ricevuto la tribunicia potestas e l’ imperium proconsulare dal Senato. Alla morte di Vespasiano, grazie a questi 1 poteri condivisi con il padre, il figlio gli succedette senza problemi come imperatore Detto “amore e delizia del genere umano”, Tito governò in un momento tragico, segnato dalla famosa eruzione del Vesuvio, che distrusse Pompei e Ercolano (79 d.C.). (1, 2) Morì prematuramente nell’81 d. C. 2 Domiziano, salito al trono nell’81 come successore del fratello, si occupò soprattutto di: amministrare le provincie in modo equilibrato, politicamente e fiscalmente reprimere gli abusi dei governatori riformare la pubblica amministrazione con l’inserimento di alcuni amministratori capaci appartenenti al ceto equestre. Dopo una campagna vittoriosa contro I Chatti, sul Reno, (83) Domiziano decise di controllare il territorio di confine attraverso il limes. Nel limes si susseguono strutture fortificate, soprattutto i castra che alloggiavano le legioni, divenuti con il tempo insediamenti permanenti dotati di torri, mura, principia (sala per custodire le insegne militari), alloggiamenti per gli ufficiali ed il legatus (pretorium) e spazio per ospitare il tesoro della legione. La cinta del castrum, fu realizzata con mattoni e pietre . Le mura erano normalmente precedute da un profondo fossato verso l'esterno. I castra erano posti a difesa di strade di grande importanza e luoghi strategici, quali confluenze di fiumi, passi montuosi o accessi a valli. A partire dall’anno 85 si intensificarono i problemi in Dacia, regione dell’Europa orientale (situata tra le odierne Romania e Moldova), ricca di oro, ma estremamente turbolenta. Decembalo, re di quella regione, radunò diverse tribù locali, guidandole in incursioni contro i territori romani e spingendo Domiziano alla reazione militare. Domiziano affrontò i daci in due spedizioni, ma non riuscì a sottometterli e fu costretto a firmare un foedus, con cui i daci si dichiaravano dipendenti dall’impero di Roma, ma ricevevano in cambio denaro. Durante la seconda spedizione contro I daci, Domiziano raffigurato come “signore e dio” Domiziano dovette affrontare la rivolta di L. Antonio Saturnino, governatore della Germania Superior, che i suoi soldati proclamarono princeps nell’89. L’imperatore flavio, dopo che la rivolta fu fermata e Saturnino fu eliminato dal legato della Germania Inferior, si recò in Germania, dove fece uccidere tutti i sospetti di complicità con il ribelle. Negli anni 90 – 96, Domiziano governò tirannicamente, facendo processare e condannare a morte senatori e presunti simpatizzanti delle religioni ebraica e cristiana, considerati nemici del popolo romano. Una congiura lo eliminò nel 96, e il Senato decise per lui la damnatio memoriae. Gli ultimi anni Domiziano, segnati dalla tirannia, spinsero Senato, pretoriani e esercito a concordare sull’esigenza di affidare il governo dell’impero a personalità di provata capacità, anziché continuare sulla strada delle dinastie di potere. Si giunse, quindi, all’idea per cui l’imperatore in carica avrebbe dovuto scegliere e indicare esplicitamente prima di morire il suo successore, adottandolo e trasferendo a lui le responsabilità di governo, che il successore avrebbe assunto dopo la morte dell’imperatore in carica. Il primo imperatore non dinasta fu Cocceio Nerva. Nerva governò dal 96 al 98. Senatore anziano, antico collaboratore di Nerone, fu scelto come imperatore dal senato, senza l’opposizione di esercito e pretoriani. Prima di tutto Nerva volle riconciliare tutto l’impero. Ottenne il giuramento di fedeltà degli eserciti provinciali. Richiamò coloro che Domiziano aveva esiliato. Approvò la damnatio memoriae che il senato decise contro Domiziano. Il nuovo imperatore cercò di rimediare alla povertà di molti contadini concedendo lotti di terra da coltivare agli agricoltori più poveri. Si dovettero probabilmente a lui le “istituzioni alimentari”. Lo Stato concedeva prestiti ai contadini che potevano riceverli se ipotecavano i loro terreni. I contadini avrebbero versato gli interessi dell’ipoteca ai municipi locali o ai funzionari statali. I municipi e i funzionari avrebbero poi girato queste somme di denaro ai bambini orfani. Gli effetti sperati erano: migliorare la produttività dei terreni sostenere le famiglie e le nascite. Nerva prese anche provvedimenti per migliorare le condizioni delle strade e riorganizzare il sistema di acquedotti di Roma. Tuttavia già a un anno dalla sua scelta, cominciarono a manifestarsi segni di debolezza: la spesa pubblica era aumentata, i pretoriani chiedevano di punire gli assassini di Domiziano. Nerva acconsentì, ma così avrebbe punito anche chi lo aveva posto sul trono,cioè i senatori e qualche militare. Mentre sembrava pronta a scatenarsi una rivolta militare contro di lui, Nerva scelse il suo successore, che doveva essere capace di affrontare militarmente i pretoriani: scelse Ulpio Traiano, senatore e militare. Traiano, figlio di un ex console, governava la Germania Superior, il confine più difficile dell’impero romano. Fu subito visto con favore da senatori e militari in quanto aveva le caratteristiche di esperienza militare e appartenenza al senato che per molti lo rendevano simile a Augusto. Egli fu dunque visto come un optimus princeps, il sovrano ideale perché: rispettoso delle istituzioni sottomesso alle leggi di grandi qualità personali gradito all’esercito. Traiano fu chiamato il “generale della Repubblica”, in quanto espanse l’impero romano al massimo della sua estensione, combattendo come avevano fatto grandi generali di età repubblicana: Claudio Marcello, Pompeo, Mario, Cesare, Augusto. Fece due spedizioni in Dacia: 101 – 102 e 105- 106 Annesse all’impero il territorio dei Nabatei, in cui sorgevano le città carovaniere di Petra e Bostra e creò la provincia d’Arabia:dopo il 106. Nel 114 Traiano condusse una grande spedizione contro i Parti,con cui occupò Armenia, Assiria Mesopotamia. Mentre tornava da questa spedizione, morì in Cilicia: 117 L’imperatore fu molto amato a causa della sollecitudine con cui si occupava dei più bisognosi. Aumentò le “istituzioni alimentari” Si prendeva cura dei ragazzi poveri o abbandonati nei comuni italici. Questa sollecitudine dimostra, tuttavia,quanto progressivamente l’Italia si stesse impoverendo, soprattutto nell’agricoltura. La conquista della Dacia ebbe particolare importanza. Nel 106, la Dacia fu trasformata in una provincia La popolazione fu in parte deportata o scacciata dai suoi territori e la regione fu romanizzata, con il trasferimento in quella zona di molti italici e provinciali, che vi si stabilirono come coloni. La miniere d’oro della Dacia e il ricchissimo bottino di guerra sottratto a re Decebalo, finanziarono le altre imprese militari di Traiano e le spese per le opere pubbliche e sociali, come le “istituzioni alimentari”. L’oro dacico servì anche a rendere più stabile il valore reale della moneta romana,usata nelcommercio e per pagare i soldati. Con l’annessione del territorio 1 dei Nabatei, che comprendeva anche le città carovaniere di Petra (1) e Bostra (2), Traiano istituì la provincia d’Arabia, che corrisponde all’attuale Giordania e penisola del Sinai. In questo modo Roma controllava anche la via commerciale marittima per l’India. 2 Adriano, lontano parente di Traiano,gli successe sul trono soprattutto grazie alla volontà dell’esercito, in quanto non c’è sicurezza che Traiano,morente, lo abbia davvero designato come successore. Adriano, di origine ispanica, era stato educato all’amore del mondo ellenistico, e aveva percorso il suo cursus honorum a Roma sotto la protezione di Traiano, che lo scelse come collaboratore in due guerre: la prima guerra dacica e quella contro i Parti. Era stato governatore della Siria e aveva combattuto contro gli Ebrei rivoltatisi in Mesopotamia e Cirenaica. Adriano cambiò la strategia di politica estera del suo predecessore, preferendo una politica di consolidamento dei territori in cui Roma si era espansa, anziché continuare nelle guerre di Traiano. I primi provvedimenti di politica interna furono: La cancellazione dei debiti che i cittadini avevano contratto con la cassa imperiale Il sostegno ai poveri con distribuzioni di grano L’ aiuto ai senatori che, impoveritisi, rischiavano l’espulsione dal Senato La prosecuzione delle “istituzioni alimentari” Adriano curò molto l’esercito, anche se aveva rinunciato a grandi campagne militari. Lo mantenne in stato di mobilitazione permanente con periodiche esercitazioni militari Rinvigorì la disciplina dei soldati per evitare eventuali rivolte Favorì il reclutamento di soldati nati nelle provincie, e quello dei loro figli Creò i numeri: centurie formate da soldati di origine non romana, e anche barbarica, che mantenevano gli armamenti e i modi di combattere dei popoli a cui appartenevano. Grande amante e protettore Probabile struttura di Villa Adriana I resti odierni di Villa Adriana di tutte le arti, Adriano fu anche poeta. Amò molto la civiltà greca, che sentiva più vicina al suo carattere e alla sua personalità. Costruì diversi palazzi e fondò città. A Tivoli, non lontano da Roma, fece costruire una grandissima villa, composta di trenta edifici, di cui rimangono i resti. In Italia, Adriano compì numerose riforme non sempre gradite al Senato. Divise l’Italia in quattro distretti giudiziari per rendere l’amministrazione della giustizia più efficiente. In questo modo,tuttavia, tolse all’Italia la sua diversità e tolse al senato le sue funzioni giudiziarie. Rese il gruppo dei suoi consiglieri un organo ufficiale di governo e vi incluse giuristi e i due prefetti del pretorio Riorganizzò le carriere politiche e militari del ceto equestre. L’impero era molto ampio e Adriano Collocazione geografica del vallum Un tratto rimasto del vallum comprese la necessità di visitarlo nella sua vastità per comprendere le situazioni delle diverse provincie. Trascorse all’estero, in vari momenti , dodici dei suoi ventuno anni di potere. In Britannia, Adriano fece costruire il vallum, una sorta di limes fortificato costituito da un fossato e da un lungo muro, presidiato da truppe in armi. Lo scopo del vallum era difendere la zona meridionale pacificata della Britannia dalle incursioni delle tribù non romanizzate del nord. Adriano aiutò la Grecia, e in particolare 1 Atene, a recuperare splendore e dignità e introdusse in Senato delle élites orientali. In Africa fece realizzare il fossatum Africae, un limes continuo lungo il deserto, per controllare i movimenti delle popolazioni nomadi e le attività di transumanza. (1) In Palestina, dopo una sua visita, in cui manifestò il proposito di costruire un tempio a lui dedicato dove sorgeva quello ebraico di Gerusalemme, scoppiò una dura rivolta guidata da Simon Bar Kochba (132), che si proclamò nuovo Messia. Tale rivolta fu repressa duramente da Adriano nel sangue (2) 2 Adriano negli ultimi anni della sua vita scelse come successore un console, Lucio Elio Cesare, che morì prematuramente. Adottò allora, come successore, il senatore della Gallia Arrio Antonino Antonino, detto poi “Pio”, adottò a sua volta Lucio Vero, figlio di L.E.Cesare e un nipote, Marco Aurelio, come suoi successori. Morto Adriano, Antonino Pio governò senza scossoni dal 138 al 161, garantendo pace e tranquillità 1 2 Alla morte di Antonino Pio salirono al trono insieme Marco Aurelio (1)e Lucio Vero (2), quest’ultimo coinvolto nel potere imperiale per volontà di Marco Aurelio. Marco Aurelio si occupava degli affari interni e Lucio Vero delle questioni militari. Una spedizione vittoriosa contro i Parti, guidata da Vero, 166, ebbe però conseguenze tragiche Molti soldati contrassero la peste, che diffusero poi in Occidente, provocando la morte di migliaia di persone. I confini dell’Europa orientale erano i più rischiosi e turbolenti per i Romani. Dal 166 al 180, Marco Aurelio 1 2 rimase di fatto in guerra contro le popolazioni dei Quadi e Marcomanni, stanziati lungo le frontiere danubiane. (1, 2,3) Essi invasero Pannonia, Rezia e 3 Norico, giungendo fino alla città italica di Aquileia (odierno Friuli). In una delle spedizioni Lucio Vero morì, 169, e Marco Aurelio rimase unico imperatore. Solo nel 175 d.C. Marco Aurelio riuscì respingere Quadi e Marcomanni al di là del Danubio. La sua impresa è celebrata dalla Colonna Aureliana, che si trova a Roma, e racconta per immagini la spedizione decisiva contro i due popoli danubiani. La famosa statua equestre di Marco Aurelio che si trova nella piazza del Campidoglio a Roma. Marco Aurelio ha lasciato un’ampia raccolta di riflessioni, intitolata «Meditazioni» o «Pensieri», scritta in greco, in cui riflette sulla sua vita , sulla sua famiglia e sull’esistenza umana in generale secondo i principi della filosofia stoica. Ecco alcuni dei suoi pensieri: Prendere senza illusioni, lasciare senza difficoltà. Gli uomini sono nati gli uni per gli altri; o li educhi o li subisci. Niente può essere un male quand'è secondo natura. Vivi con gli dei. Perché infatti vive con gli dei chi costantemente mostra loro di essere intimamente soddisfatto di ciò che gli hanno assegnato. Commodo diventò imperatore a 19 anni, alla morte dell’imperatore a Vienna, dopo che Marco Aurelio, suo padre, lo aveva già nominato c o r e g ge n t e (quindi imperatore “aggiunto”) tre anni prima. La scelta di Marco Aurelio si rivelò errata, come dimostrò l’inadeguatezza al comando dell’impero che caratterizzò i dodici anni di potere di Commodo. Commodo mostrò di volersi distinguere dal padre,decidendo subito di concludere una pace con le tribù danubiane: una pace sfavorevole ai romani, che pagarono pesanti sussidi alle tribù e ritirarono le truppe imperiali dai territori occupati con Marco Aurelio. La pace “iniqua” voluta da Commodo Commodo amava l’eroe mitologico Ercole e si faceva rappresentare come lui. gli rese nemico il senato. Nel 182 sfuggì a un assassinio, e da quel momento governò solo attraverso dei “favoriti”, come avevano fatto Tiberio e Nerone. Perseguitò e uccise parecchi senatori “sospetti”. Da allora Commodo diede segni di squilibrio mentale : decise di cambiare nome a Roma, chiamandola Colonia Commodiana, e nel 190 nominò venticinque consoli per canzonare il senato. Uno dei favoriti,il liberto Cleandro, organizzò una compravendita di magistrature come il consolato e accettava di modificare i verdetti dei processi in cambio di denaro. Molti senatori e equites vennero processati e condannati per altro tradimento,ma soltanto per ottenere la confisca dei loro beni,che entrarono poi a far parte della cassa imperiale, impoverita dagli eccessi di Commodo: giochi gladiatori molto lunghi, donazioni di grano e cibo alla plebe romana, ecc. L’imperatore amava Moneta che raffigura Commodo poco prima della congiura che lo eliminò. organizzare giochi gladiatori a cui partecipava egli stesso. L’unico aspetto positivo del suo impero fu l’apertura della città di Roma verso i culti stranieri, che entrarono nel pantheon romano (religione ufficiale): Commodo usò i nuovi culti per presentarsi come Dio in terra. Questo oltraggio portò alla sua eliminazione nel 192.