PROBLEMI? LI PORTO A SCUOLA! Le difficoltà che fanno soffrire gli adolescenti. Il ruolo della scuola e il ruolo dei genitori. Sei anni di consulenza psicologica agli studenti del Liceo “Corradini” di Thiene. Le difficoltà che fanno soffrire gli adolescenti. Dr.ssa Marzia Toselli Psicologa Psicoterapeuta Specialista in Psicologia Clinica LICEALI OVVERO ADOLESCENTI L’adolescenza in quanto epoca di passaggio e di transizione dall’infanzia all’età adulta rappresenta per antonomasia un momento di profonda crisi; è un momento di specchio sia dei limiti che delle risorse dell’individuo. Il periodo adolescenziale è ricco di cambiamenti ed è caratterizzato dal variare costante delle situazioni e dei vissuti; la persona che lo vive, adesso più che mai, affronta un percorso tutto in divenire, dove sono particolarmente frequenti le delusioni, le frustrazioni e le preoccupazioni, ma dove è anche possibile assaporare il gusto di importanti conquiste. L'adolescente è quindi messo continuamente sotto pressione e rischia più di altri soggetti, impegnati in un'altra fase della vita, di sviluppare un disagio e di manifestare dei sintomi, emblema della sua sofferenza interiore. Il sostegno e la disponibilità all'ascolto e alla comprensione da parte degli adulti significativi nei confronti del giovane possono essere un valido mezzo per diminuire il disagio della persona che sta crescendo e per evitare che una sua lieve sofferenza si trasformi in un disturbo profondo. Molte ricerche hanno dimostrato l’ importanza di un intervento preventivo primario in adolescenza, così come è stato anche raccomandato dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità. IL PERCHE’ DELLO PSICOLOGO A SCUOLA… L’adolescente trascorre più del 50% del suo tempo “utile” a scuola senza contare il tempo che dedica alla scuola anche fra le mura domestiche (compiti e ore di studio)…. La scuola diviene spesso luogo di manifestazione della sofferenza e del disagio dei ragazzi; è ormai risaputo, per esempio, come frequentemente il crollo scolastico sia la punta di un iceberg di altro problema, sintomo di qualcos’altro. La scuola è dunque punto di osservazione privilegiato per il comportamento dell’adolescente e come tale non può ignorare o nascondersi di fronte a richieste di aiuto o segnali di sofferenza. Oggi, col suo ruolo formativo ed educativo, la scuola è chiamata a fornire una risposta concreta. Avere uno psicologo a scuola non significa curare né fare terapia. E’ utile perché si tratta di un professionista che, per sua specifica formazione, è in grado di affiancare e fornire consulenza e modelli di intervento alle diverse parti dell’ istituzione educativa (Consiglio d’ istituto, preside, docenti, genitori, alunni) su tutta una serie di problemi: l’abbandono scolastico, la diagnosi precoce del disagio, la motivazione all’apprendimento, gli stili di apprendimento, le dinamiche e i problemi nel gruppo-classe, la mediazione del conflitto, la comunicazione fra le diverse componenti scolastiche, l’orientamento scolastico-professionale, l’integrazione di alunni disabili o di altre culture. La scuola non è e non deve diventare un luogo di diagnosi e cura ma deve fornire ascolto specializzato. Tale intervento rimane nell’ambito della prevenzione del disagio. COMPITI E RUOLO DELLO PSICOLOGO SCOLASTICO I compiti, se non chiaramente definiti da una legge – che al momento non c’è – dipendono dal contratto che lo psicologo fa con la singola scuola. Infatti, grazie all’ autonomia, ogni scuola potrà definire le tematiche che più le interessano e chiederà al professionista una proposta o un progetto limitatamente a certe tematiche. Attualmente avere uno psicologo a scuola non è obbligatorio, ma scelta dell’Istituto. L’ ingresso dello psicologo nell’ istituzione scolastica è in realtà previsto per le attività di Educazione alla salute e prevenzione secondo la legge 162 del 26 giugno 1990. Per questo, a partire dagli anni Novanta, nella scuola media inferiore e superiore sono stati elaborati ed attuati progetti preventivi per tutelare anche dal punto di vista psicologico il benessere e la salute dei giovani. Lo psicologo deve conoscere il mondo scolastico, le leggi che lo governano, le dinamiche istituzionali nelle strutture educative, le dinamiche di gruppo, i modelli di comunicazione e altro ancora. Si tratta, come si vede, di una figura dalle conoscenze poliedriche, come poliedrici possono e debbono essere i progetti che si dovranno adattare a esigenze diverse. Ogni scuola è ambiente a sé. A volte occorrono anni per comprenderne “clima” e dinamiche interne. Il liceo è una scuola ad alta richiesta in termini formativi. Nell’ambito del liceo la dimensione culturale è fondamentale e si accompagna ad una formazione umana ed intellettuale continua. Il carico di studio è elevato come elevato ne è il ritmo. Accanto a questo impegno formativo ed educativo lo studente si trova a dover far fronte alle dinamiche relazionali con il gruppo dei pari (compagni) e con gli adulti (insegnanti) che quotidianamente frequenta e che non ha scelto. Il liceo è perciò luogo ad alta densità di stress: le richieste in termini di performance si sommano alle aspettative relazionali e personali di una persona che sta cercando la propria identità futura. Quando un individuo è sottoposto ad uno stress costante è più vulnerabile ed esposto a difficoltà e sofferenza. LA RISPOSTA DEL LICEO CORRADINI al disagio adolescenziale Dal gennaio 2007 il Liceo Corradini offre consulenza psicologica gestita da esperto del settore (psicologo- psicoterapeuta) agli studenti. Tale servizio è noto come “Spazio Ascolto Studenti” e si occupa di: Sostegno psicologico al singolo Attività rivolte al gruppo-classe Orientamento Coinvolgimento della famiglia (se necessario) Coinvolgimento e formazione degli insegnanti Ogni anno il servizio viene presentato personalmente dalla psicologa a tutti gli studenti delle classi prime delle tre sedi che vengono forniti di un volantino illustrativo. SPAZIO ASCOLTO STUDENTI Cos’è? Spazio di accoglienza e di ascolto riservata agli studenti del Liceo Corradini per l’espressione delle loro problematiche, che possono riguardare la sfera personale, il rapporto con la famiglia e con la scuola. Non è esclusa la consulenza a genitori ed insegnanti. Nasce nel gennaio 2007 per volontà della Dirigente Scolastica e di un gruppo di insegnanti e grazie all’associazione “Accanto a Silvia”. MODALITA’ E TEMPI L’attività di ascolto viene effettuata seguendo la tecnica del colloquio psicologico, accogliendo il richiedente in modo non giudicante, aiutandolo nell’analisi del problema e nella comprensione del suo vissuto. Tale colloquio non ha finalità terapeutica, ma di consulenza. (min. 1 max 3-4 incontri) Gli incontri possono essere a carattere individuale, di gruppi di alunni o di classe. Durata degli incontri (da 30 min. a 1 ora e mezza) Accesso diretto previo appuntamento tramite sms 392 4603203 I contenuti delle singole consulenze sono coperti dal segreto professionale. I genitori acconsentono o meno al libero accesso al servizio dei loro figli firmando una circolare ad inizio di ciascun anno. Attenzione! La scuola non chiede assistenza psicologica per gli alunni per aggirare le resistenze dei genitori a ricorrervi per loro conto. DATI SULL’ATTIVITA’ (dati riferiti al periodo aprile 2007-maggio 2013 compreso): N. totale studenti incontrati nel corso degli anni: 293 Colloqui totali con studenti: 537 Colloqui totali con gli insegnanti: 42 Colloqui totali con genitori: 50 Totale interventi in classe: 15 Classi in cui c’è stata la presentazione del Servizio: 69 Strumenti attuali di promozione del Servizio: 1) Volantino e presentazione nelle classi della psicologa: 10% 2) Passaparola tra compagni: 75% 3) Invio/ suggerimento da parte insegnanti: 15% 8 studenti su 10 che vengono segnalati dagli insegnanti arrivano…coi loro tempi…va bene così! Meno efficace l’invio dei genitori, vissuto come una costrizione. Distribuzione per sesso del totale dei 293 studenti distribuzione per sesso 90% 80% percentuali 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 20% 10% 0% Serie1 maschi femmine 20% 80% Incremento popolazione maschile che ha richiesto la consulenza presso lo “Spazio Ascolto” negli anni: 2007-2008: 2008-2009: 2009-2010: 2010-2011: 2011-2012: 11% 15% 22% 24% 32% 2012-2013:16% Liceo Corradini: ripartizione per classi del totale dei 293 alunni che hanno usufruito dello Spazio Ascolto Studenti nel corso degli anni 40% 30% 20% 10% 0% 24% classi prime 30% classi seconde 16% 14% 16% classi terze classi quarte classi quinte distribuzione classi La privacy e il segreto professionale La scuola tutela il più possibile la privacy di chi si rivolge allo Spazio Ascolto. La privacy a scuola resta comunque un punto debole del Servizio. Il segreto professionale fa parte dei doveri e del codice deontologico dello psicologo nei confronti dell’adulto così come del minore. Di fronte a gravi episodi che mettono a rischio la vita e la salute del minore lo psicologo scolastico, in quanto personale sanitario, ha tuttavia il dovere di avvisare il dirigente scolastico e la famiglia. Il Servizio deve avvenire proprio tra le mura scolastiche? I ragazzi trascorrono molte ore negli edifici scolastici e se trovano una risposta facilmente accessibile e comoda faranno meno fatica a chiederne la consulenza. Avere un servizio all’interno dell’edificio scolastico permette di “traghettare” situazioni che se no l’insegnante non saprebbe segnalare a nessuno. Permette inoltre di mantenere il ruolo della scuola formativo/educativo…se no gli insegnanti fanno gli psicologi…il buon senso e le buone intenzioni non bastano a dare una risposta efficace. INTERVENTI INDIVIDUALI DELLA PSICOLOGA Nessun ragazzo/a può essere obbligato né deve essere “bollato” perché si rivolge alla psicologa. L’intervento è di consulenza, non è un trattamento psicoterapeutico, che richiede tempi e luoghi appositi diversi dalla scuola. Qualora venga ravvisata la necessità di un intervento di diagnosi/terapia la psicologa orienta il ragazzo e la famiglia rispetto a servizi terzi (ulss). Lo scorso anno (2012-2013) 4/37 sono stati i casi inviati a servizi terzi il cui disagio è emerso a scuola. INTERVENTI DELLA PSICOLOGA IN CLASSE Trattasi di interventi “spot” che difficilmente hanno una ricaduta in termini di risultati sulla classe. MA possono essere utili agli insegnanti per avere una lettura terza delle dinamiche sottostanti la classe. e utili per i ragazzi problematici che poi trovano il coraggio di “uscire dal loro guscio” e chiedere aiuto. Non sono mai una perdita di tempo a meno che siano gli alunni a manifestare totale disinteresse. PRINCIPALI PROBLEMI EMERSI NEGLI STUDENTI DEL LICEO CORRADINI I principali problemi oggetto di consulenza DIFFICOLTA’ LEGATE ALLA SCUOLA 40% (soprattutto biennio di classico e scientifico): -”Ho sbagliato scuola?” -Difficoltà d’integrazione scolastica (problemi di integrazione/relazione in classe con i compagni o con i docenti= cambio di scuola malgrado il buon rendimento). PROBLEMI PERSONALI 40% -Studenti con problemi personali (problemi in famiglia, problemi legati alla sfera sessuale, relazionale, amorosa e di rapporto coi pari). PATOLOGIA 20% -Disturbi d’ansia (disturbi più rappresentati anche nello studio Prisma); -Disturbi psicosomatici legati al vivere scolastico (mal di testa, nausea, dissenteria, etc.); - Altri disturbi (Disturbi del comportamento, sintomi depressivi). COME RISPONDE LO SPAZIO ASCOLTO Problemi scolastici Rivedere l’orientamento scolastico in primis. Sostenere e potenziare l’autostima dello studente. Lavorare sul clima scolastico (con gli insegnanti e le classi). Problemi personali Ascolto a sostegno. Coinvolgimento famiglia e insegnanti se necessario. Invio a servizi terzi. Patologia (sospetto) Coinvolgere la famiglia e, se assente, i Servizi. Un riferimento per capire meglio… Studio PRISMA (2004-2006): unico studio epidemiologico italiano effettuato in ambito scolastico che indaga la prevalenza dei disturbi mentali in pre-adolescenza (10-14 anni). Progetto Italiano Salute Mentale Adolescenti (screening effettuato in 40 scuole italiane sul disagio psicologico, esclusi i disturbi specifici di apprendimento) “Ogni 1000 adolescenti circa 90 soggetti soffrono di una patologia/disagio psichico” I disturbi d’ansia e disturbi depressivi sono i più rappresentati seguiti dai disturbi legati al corpo e al comportamento. Ogni anno al liceo Corradini si rivolgono alla psicologa circa 40 studenti. Il totale degli studenti frequentanti è 1000 circa… Un disturbo mentale non riconosciuto (e trattato) in adolescenza ha una fortissima risonanza sulla salute mentale ed il funzionamento in età adulta. I DISTURBI PSICOLOGICI IN ADOLESCENZA Spesso sono transitori (crisi evolutive). Possono essere sintomo di disturbo che solo in età adulta evolverà in malattia (non c’è certezza). Possono essere malattia (ansia, depressione, disturbo alimentare, etc.). Preoccupiamoci quando: C’è un crollo scolastico improvviso (soprattutto se non giustificato da altri eventi). L’adolescente non ha una vita sociale. Non ha interessi né piaceri propri della sua età. “Una Persona è sana quando gode di buona salute fisica, riesce a mantenere un’attività (lavoro o scuola) ed ha una vita sociale e relazionale soddisfacente”. (Definizione di salute, OMS). Nell’adolescente spesso il comportamento è messaggio. Non vi dirà mai cosa gli succede e sente a parole (a volte non lo sa con certezza o non vuole dirvelo). Ansia in Adolescenza Prevalenza in adolescenza di disturbi d’ansia (ansia generalizzata, fobie, attacchi di panico e disturbo ossessivo compulsivo): 8%. La caratteristica principale del DAG è la preoccupazione eccessiva e persistente che negli adolescenti riguarda soprattutto gli impegni scolastici o le prestazioni in generale. L’aspetto che più preoccupa l’adolescente e gli crea ansia sono le difficoltà interpersonali: gli adolescenti infatti temono nelle relazioni con gli altri soprattutto di poter essere rifiutati o di non poter scegliere liberamente. Su questi timori sviluppano il rimuginio che caratterizza il Disturbo d’Ansia Generalizzato: un adolescente che ha l’acne può temere di essere rifiutato da una ragazza che gli piace. Inizierà a pensare a una serie di soluzioni per evitare il rifiuto ad esempio: “Potrei coprire la fronte con i capelli, però la frangia mi ingrossa il viso…allora potrei utilizzare una pomata ma l’effetto non sarà immediato… sono proprio stupido a pensare a queste strategie… però se non faccio qualcosa verrò rifiutato…” Può essere presente una tendenza al perfezionismo che genera uno stato di tensione, che può causare o un impegno eccessivo o comportamenti di evitamento. L'ansia trova spesso espressione attraverso il corpo, sotto forma di sintomi somatici, come cefalea, vomito, dolori addominali o agli arti, oppure può diminuire la capacità di attenzione e manifestarsi in distrazione e svogliatezza, palpitazioni, vertigini. Quando l’ansia crea palpitazioni così forti da generare un senso di oppressione al petto fino a timore di “stare per morire” si parla di ATTACCHI DI PANICO. Bögels e Brechman-Toussaint (2006) hanno messo in evidenza che la sintomatologia del DAG può svilupparsi sin dall’età adolescenziale e spesso è associata a comportamenti interpersonali problematici, soprattutto familiari (i genitori sono vissuti come oppressivi o evitanti). Per questo motivo è necessario conoscere meglio in che modo nella famiglia si creino problemi che rinforzano l’ansia in modo da aiutare i familiari a ridurre il disturbo del figlio. IN GENERALE… L’adolescente ansioso vive costantemente un sentimento d'oppressione, associato ad un atteggiamento di attesa di un avvenimento vissuto come spiacevole ed imprevisto. A partire dalla preadolescenza (11-12 anni) l'ansia si esprime anche attraverso crisi di collera, atteggiamenti di continua richiesta, alterazioni comportamentali. I disturbi psicosomatici: il corpo che parla L'elemento psicosomatico consiste nella trasformazione dei conflitti emotivi in sintomi somatici. Sentire di avere forti dolori, ma non trovarne un riscontro medico, diventa fonte di ulteriore preoccupazione, altre al disagio nel tollerare di star male, vi è quello di non riuscire a trovarne le cause e sentirsi impotenti davanti al proprio malessere. Dopo una serie di analisi e inutili cure l’ultima spiegazione data diviene spesso: “Il suo malessere ha probabilmente origini psicologiche, dato che non vi è nessuna condizione medica generale diagnosticabile, a cui possano essere pienamente attribuibili i suoi sintomi”. L’adolescente con disturbo psicosomatico viene spesso non creduto ed etichettato come “uno che racconta balle per evitare le interrogazioni”. Sono numerosi i disturbi a cui si può attribuire un origine psicosomatica e si possono manifestare in differenti parti del corpo: nell'apparato gastrointestinale (gastrite, colite, ulcera); nell'apparato cardiocircolatorio (aritmia, ipertensione, tachicardia); nell'apparato respiratorio (asma, iperventilazione); nell'apparato urogenitale (impotenza, eiaculazione precoce, anorgasmia, dolori mestruali); nella pelle (psoriasi, acne, dermatite, prurito, orticaria, secchezza cutanea e delle mucose, sudorazione eccessiva); nel sistema muscolare (cefalea, crampi, torcicollo, mialgia, artrite). La persona che ne soffre, non accetterà facilmente l’ipotesi che a scatenare i suoi problemi fisici sia un conflitto intrapsichico, un’esperienza emotiva mal digerita o qualche sentimento profondamente sepolto. Il problema che sta alla base di chi ne soffre è la difficoltà nell’entrare in contatto col proprio dolore emotivo e nell’esprimerlo in modo adeguato; il corpo diviene l’unico vettore per la sua espressione. Depressione in adolescenza Prevalenza dei disturbi depressivi nelle varie fasce di età (OMS, 2004): 0,3-1% in età prescolare, 0,4-2,5% in età scolare, 4-8,3% in adolescenza. L’adolescente ha una forte propensione ad esprimere la sua sofferenza e i suoi conflitti attraverso il corpo e gli agiti del comportamento. Così la depressione, piuttosto che attraverso una sofferenza interna o un vissuto psichico, si esprimerà più facilmente attraverso comportamenti quali rifiuti (per lo studio, gli amici, il corpo sessuato, etc..), interruzioni di attività (non vuole più andare a scuola o lascia lo sport) o attraverso la manifestazione di inquietudini corporee (cambiamento drastico del look, piercing , tatuaggi, tagli o condotte lesive). RUOLO E COMPITI DELLA SCUOLA E DELL’INSEGNANTE 1) CONTINUARE AD ISTRUIRE ED EDUCARE ma a fronte di problematiche del gruppo o del singolo: NON SOBBARCARSI TUTTO IL CARICO DEL PROBLEMA (O NESSUNA PARTE) ma segnalarlo all’attenzione dell’esperto psicologo. Essere osservatori attivi. Mediare/suggerire la richiesta dell’alunno (o genitore) quando “timida” o avvalersi in prima persona della presenza del consulente psicologo. Presentare e pensare la consulenza psicologica come una OPPORTUNITA’, una OCCASIONE fruibile facilmente all’interno della scuola. 2) MANTENERE IL DIALOGO CON LA FAMIGLIA. 3) FORMAZIONE CONTINUA rispetto a tecniche di gestione del gruppo classe e di miglioramento del clima di classe. La scuola è un fattore di protezione verso il disagio adulto. RUOLO E COMPITI DELLA FAMIGLIA A fronte di un problema emerso a scuola Se individuate un problema in vostro figlio che deriva dalla scuola o che si manifesta a scuola decidete se sia il caso di parlarne con uno dei suoi insegnanti o, a fronte di dubbi, con lo psicologo scolastico. Se venite a conoscenza che vostro figlio/a ha richiesto una consulenza psicologica rispettatene la privacy. (Non cercate di interferire se non espressamente richiesto dal figlio o dalla scuola. Il genitore ha diritto di incontrare lo psicologo scolastico che interagisce col figlio ma deve rispettarne la privacy. NON assillare il figlio/a con continue domande o allusioni alla consulenza ricevuta). Non obbligate vostro figlio a prendere appuntamento con lo psicologo. Se il problema è impellente informatelo che andrete voi perché siete preoccupati e soffrite la situazione. Apprezzerà anche se non manifestatamente. Siate moderni! Lo psicologo spaventa ancora in qualità di “colui che cura i matti”…se la pensate così probabilmente la penserà così anche vostro figlio oppure non azzarderà mai a chiedere una consulenza per timore che lo scopriate e di deludervi. Rimarrà solo e soli sarete voi di fronte alla prima problematica di difficile gestione. Considerare e presentare sempre il servizio psicologico come una risorsa. Spesso gli adolescenti vivono una solitudine “spietata” e non sanno con chi parlare. Un estraneo “esperto” può rappresentare un’occasione per sfogarsi. Non delegate alla scuola problematiche che vanno gestite altrove. La consulenza psicologica scolastica non può e non deve sostituire il servizio pubblico. A scuola i figli non fanno psicoterapia, se ravvisate la necessità di un percorso terapeutico rivolgetevi ad un servizio idoneo. Ricordate che lo psicologo è lì per assicurarsi il benessere dei ragazzi (individui ma anche gruppi classe). QUALCHE CONSIGLIO PER IL VOSTRO BENESSERE GENITORIALE NELLA GESTIONE DEL FIGLIO ADOLESCENTE Sostenete vostro figlio nella creazione e nella definizione della propria identità, promuovendone l’autonomia, lo sviluppo dell’autostima e la fiducia nelle proprie capacità. Come concretamente? Cercate di ascoltare sempre vostro figlio in modo attento e non giudicante. Prestate attenzione agli eventuali cambiamenti nel suo comportamento quotidiano, alle manifestazioni fisiche ed emotive di eventuali disagi e accogliete con disponibilità i suoi tentativi di rapportarsi con voi nei momenti in cui ne avverte l’esigenza. Evitate che il dialogo tra voi sia caratterizzato da continui rimproveri: sforzatevi, piuttosto, di riconoscere e di premiare i suoi sforzi e le sue qualità. Cercate di conoscere i luoghi, i contesti e le amicizie all’interno delle quali vostro figlio vive e si muove. Nel rispetto dei giusti spazi di autonomia, monitorate quanto accade (internet e social network compresi); evitate di porvi sullo stesso piano di vostro figlio, presentandovi come “amici” dei vostri figli. Cercate sempre di mantenere uno stile educativo coerente e, laddove necessario, autorevole. Evitate di ostacolare le occasioni di socializzazione con i coetanei: gli adolescenti con pochi amici o che hanno difficoltà a instaurare relazioni d’amicizia si ritrovano isolati ed esclusi da molte risorse utili alla loro crescita e al loro sviluppo. Fate comunque attenzione alle amicizie e ai gruppi frequentati (anche online, su social network, forum, ecc.). Responsabilizzate vostro figlio, incoraggiandone l’espressione dei pensieri e la messa in atto di comportamenti propositivi, per favorire lo sviluppo delle sue capacità progettuali ed abilità sociali. Non sottovalutate o banalizzate le sue emozioni (ad esempio, il dispiacere per una lite con un coetaneo o la gioia per un innamoramento): ascoltate i racconti di vostro figlio mostrando rispetto e comprensione per tutte le sue emozioni. Ricordiamoci ogni tanto che anche noi siamo stati adolescenti! Fine