Elettromagnetismo Onde e corpuscoli: radiazione elettromagnetica e fotoni Indice degli argomenti Problematiche generali:natura della luce Il corpo nero Cavità di Kirchhoff Spettro del corpo nero Limiti della meccanica classica Ipotesi di Planck L’effetto fotoelettrico Potenziale d’arresto Quantizzazione della luce Spiegazione dell’effetto fotoelettrico Effetto Compton Dualismo onda corpuscolo Problematiche generali Natura della luce Nel 1700 vi erano due teorie sulla natura della luce La teoria corpuscolare affermava che la luce era composta di corpuscoli o particelle soggette alle leggi della meccanica La teoria ondulatoria sosteneva che la luce era un ‘onda elastica che si propagava attraverso l’etere . La prima spiegava le leggi dell’ottica geometrica ma non i fenomeni di interferenza, diffrazione, diffusione. La seconda spiegava molto bene questi fenomeni ma non l’ottica geometrica. Maxwell dimostrò che tutte le radiazioni sono di natura elettromagnetica compresa la luce. Problematiche generali Nella seconda metà del 1800 Maxwell dimostrò teoricamente che le onde elettromagnetiche si propagano nel vuoto con la stessa velocità della luce . Hertz e Righi dimostrarono che le onde elettromagnetiche si riflettono, si rifrangono, interferiscono e si diffrangono come le onde luminose. La teoria delle onde elettromagnetiche non spiega alcuni fenomeni come la radiazione del corpo nero, l’effetto fotoelettrico e l’effetto Compton. Planck studiando la radiazione del corpo nero, elaborò la “ teoria quantistica”. Tale teoria è in grado di spiegare i tre fenomeni, ma non riesce a spiegare i fenomeni dell’interferenza, diffrazione e polarizzazione della luce. Corpo nero La superficie di un corpo materiale, portato ad una temperatura elevata,emette radiazioni elettromagnetiche di tutte le lunghezze d’onda. Il rapporto tra potere emissivo e potere assorbente dipende dalla sua temperatura e non dal materiale. Una superficie che assorbe tutta la radiazione incidente su essa è chiamata “ corpo nero “, pertanto un corpo nero è un corpo avente potere assorbente unitario. Cavità di Kirchhoff Un involucro chiuso , di materiale refrattario, mantenuto a temperatura uniforme, in cui sia praticato un foro piccolo rispetto alle sue dimensioni lineari, si comporta da corpo nero. Infatti qualsiasi radiazione incidente sul foro dall’esterno sarà quasi completamente assorbita a causa delle riflessioni multiple all’interno, avrà quindi una probabilità piccolissima di uscire. Modello classico Secondo la teoria elettromagnetica classica, gli elettroni colpiti da radiazione si comportano come degli oscillatori che emettono radiazioni della stessa lunghezza d’onda incidente, in tutte le direzioni. Il loro moto oscillatorio si trasmette agli atomi aumentandone l’agitazione termica, quindi una parte dell’energia trasmessa si trasforma in calore. Ogni oscillatore possiede una energia media E = kT Interpretazione teorica Il modello classico, proposto da Rayleigh e Jeans spiega l’emissione del corpo nero tenendo conto del fatto che ogni oscillatore presente nel corpo assorbe ed emette radiazione della stessa frequenza con cui vibra. Si ottiene in questo modo uno spettro continuo. La relazione u( ν,T)=(8π ν2/c3 )kT con T temperatura assoluta, k la costante di Boltzmann, rappresenta la densità di energia emessa da un corpo nero in funzione della frequenza per una determinata temperatura Leggi classiche Le leggi ricavate dall’esame delle curve sperimentali sono le seguenti: Legge di Stefan-Boltzmann E=σT4 σ = 5,67 10-5 (Watt/m2K4) Legge di Wien Λm T=cost con cost = 2,898∙10-3mK Spettro del corpo nero . Dallo studio dello spettro di emissione del corpo nero si nota che: la lunghezza d’onda a cui corrisponde il massimo di irraggiamento diminuisce all’aumentare della temperatura. L’intensità totale della radiazione emessa aumenta con la temperatura. . A una determinata temperatura la curva presenta un massimo di intensità. Il valore dell’intensità diminuisce alle lunghezze d’onda inferiori e superiori Limiti della meccanica classica Secondo la meccanica classica il corpo nero dovrebbe emettere radiazione con una intensità inversamente proporzionale alla quarta potenza della lunghezza d’onda, quindi I~1/ λ4. •Poiché l’intensità di irraggiamento totale è dato dall’area sottesa dalla curva I(λ,T), al diminuire di λ cresce la distribuzione spettrale, quindi l’energia emessa sotto forma di onda elettromagnetica dovrebbe essere infinita. •L’andamento previsto dalla fisica classica è in netto contrasto con la legge di Wien ottenuta sperimentalmente Ipotesi di Planck Planck propose l’interpretazione delle leggi dell’irraggiamento del corpo nero, avanzando un’ipotesi del tutto rivoluzionaria: Un oscillatore di frequenza ν può assorbire o emettere energia solo per quantità discrete, multiple di un “quanto” elementare di energia. E = hν Dove h è una costante. L’ipotesi di quantizzazione di Planck può tradursi nell’affermare che l’azione totale di un oscillatore può essere multipla intera di h che è chiamato “quanto d’azione”. Costante di Planck Il valore della costante h nella legge di Planck, chiamata appunto costante di Planck, si ottiene dal confronto tra la legge di Planck e i risultati sperimentali. Il valore di h è: h = 6,626·10-34Js Rayleigh e Jeans avevano proposto una relazione molto semplice per l’energia data da E ≈ kT/λ4 . Wien contemporaneamente ricavò un’espressione per l’energia E ≈ e-cost/kT / λ4 però entrambe le relazioni non erano in grado di spiegare la curva sperimentale. Planck modificò queste relazioni introducendo il termine hν/(e hν/kT -1) in modo tale che l’energia media dell’oscillatore calcolata da Planck è data da E=(1/ λ4)[hν/(e hν/kT -1)] L’effetto fotoelettrico Si definisce effetto fotoelettrico l’emissione di elettroni dalla superficie di un materiale fotosensibile. Il fenomeno fu osservato da H.Hertz prima e da Lenard poi. L’esperimento si realizza in un tubo in cui viene praticato il vuoto: fra anodo e catodo viene applicata una differenza di potenziale variabile, mediante un generatore e un reostato. La luce colpisce il catodo che emette elettroni. Si ha un passaggio di corrente segnalato dal galvanometro inserito nel circuito. Potenziale di arresto Si osservano sperimentalmente i seguenti risultati: Quando la tensione fra catodo e anodo aumenta, la corrente cresce sino ad un valore al disopra del quale si mantiene costante (corrente di saturazione). Per valori della tensione negativi la corrente diminuisce, per un valore V = VS detto potenziale di arresto non si ha corrente. Il lavoro compiuto dal campo elettrico su un elettrone è dato da L=eV ovvero l’energia cinetica dell’elettrone è data da E=eVS . L’intensità luminosa non influisce sul potenziale di arresto Frequenza di soglia l’energia degli elettroni emessi dal metallo non dipende dall’intensità della radiazione incidente ma dalla frequenza della radiazione . Eseguendo esperimenti su lastre di metalli diversi, esposti a radiazione di varie frequenze, si trova che si ha emissione di elettroni solo se la frequenza della radiazione elettromagnetica è maggiore di un determinato valore limite ν0 diverso da metallo a metallo Il potenziale di arresto dipende dalla frequenza. Esso varia al variare della frequenza. Per uno stesso materiale, se questo viene illuminato con radiazione di frequenza maggiore, il potenziale di arresto diventa più negativo. Interpretazione classica I risultati sperimentali non possono essere spiegati dalla fisica classica. Secondo la teoria elettromagnetica classica: al crescere dell’intensità luminosa dovrebbe crescere l’ energia cinetica degli elettroni. Si dovrebbe avere effetto fotoelettrico per qualunque frequenza della luce incidente. L’emissione di elettroni si potrebbe manifestare con un certo ritardo se l’intensità luminosa è bassa. I fenomeni osservati sperimentalmente non hanno giustificazione con tale teoria. Quantizzazione della luce Planck ipotizzò che gli scambi di energia potessero avvenire solo in quantità discrete. Einstein ,riprendendo l’ipotesi di Planck , suppose che anche la luce fosse emessa o assorbita in quantità discrete. Secondo questa ipotesi, l’energia trasportata da un’onda è concentrata in “particelle” o “pacchetti” chiamate quanti o fotoni. L’energia di un fotone dipende dalla frequenza della radiazione secondo la legge di Planck E = hν Spiegazione dell’effetto fotoelettrico L’effetto fotoelettrico può essere spiegato nel seguente modo: Per estrarre un elettrone dalla superficie di un metallo occorre compiere un lavoro e dunque spendere una certa quantità di energia , chiamata “energia di estrazione E0 “ La radiazione elettromagnetica libera elettroni solo se l’energia di ogni fotone è maggiore di E0 hν > E0 da cui: ν > E0 /h La frequenza ν = E0 /h è chiamata “soglia fotoelettrica”. . Un elettrone del metallo che ha ricevuto da un fotone l’energia hν , spende una parte di tale energia per uscire dal metallo, l’energia rimanente: E = hν - E0 si manifesta sotto forma di energia cinetica dell’elettrone e aumenta linearmente col crescere della frequenza della radiazione. Gli elettroni emergono con energie cinetiche differenti perché essi hanno all’interno dell’atomo energie di legame diverse. L’ipotesi dei quanti di luce spiega i fenomeni che la fisica classica non è in grado di chiarire. Se aumenta l’intensità luminosa,aumenta il numero dei fotoni che colpisce il catodo di conseguenza aumenta il numero degli elettroni emessi ma non la loro energia cinetica. Al disotto di una certa frequenza i fotoni non hanno energia per liberare elettroni. L’energia h ν0 posseduta da un fotone viene ceduta all’elettrone, ma questa energia viene spesa dall’elettrone per uscire dal metallo, non basta quindi per fornirgli energia cinetica, non si ha fotocorrente. •Non si può verificare alcun ritardo nell’emissione di elettroni perché l’energia viene assorbita in quantità discrete e non in maniera continua e progressiva. Einstein e Planck Effetto Compton L’esperimento decisivo nei riguardi dell’esistenza dei quanti di radiazione e dunque la manifestazione di un aspetto corpuscolare della radiazione,è lo studio della diffusione di radiazione di frequenza elevata , raggi X e γ, da parte di solidi. Effetto Compton . Compton eseguì un esperimento di diffusione di un fascio monocromatico di raggi X su un blocco di grafite. Compton studiò,più precisamente, la diffusione su grafite di raggi X di lunghezza d’onda λ=0,7A°,corrispondente ad una energia di circa 20 KeV, molto maggiore dell’energia di legame degli elettroni più esterni del carbonio. Egli osservò due fatti importanti la lunghezza d’onda della radiazione diffusa era maggiore della radiazione incidente. La variazione della radiazione diffusa dipendeva dall’angolo di diffusione. Effetto Compton . Secondo la fisica classica, radiazione incidente e diffusa dovrebbero avere la stessa lunghezza d’onda;infatti gli elettroni del materiale colpiti dalla radiazione dovrebbero oscillare e poi riemettere una radiazione della stessa lunghezza d’onda Compton osservò che: La radiazione diffusa da elettroni liberi ha due componenti: Una componente viene spiegata mediante la teoria ondulatoria della radiazione. La seconda chiamata “componente Compton” è dovuta alla collisione fotoneelettrone quasi libero. Spiegazione dell’effetto Compton La spiegazione data da Compton è la seguente: l’energia è legata alla frequenza dalla relazione E = hν, quindi una variazione di frequenza significa una variazione di energia. Il fotone incidente trasferisce una parte della sua energia all’elettrone del materiale di conseguenza si ha un fotone diffuso di lunghezza d’onda maggiore e un elettrone che acquista una energia E e una quantità di moto p Spiegazione dell’effetto Compton L’elettrone acquista una energia Ee e una quantità di moto p = mv e viene diffuso con un angolo rispetto alla direzione della radiazione del fotone incidente Il fotone è diffuso a un angolo θ, con energia E’ = h ν’ ν’ < ν e quantità di moto p’. Poiché il fotone ha massa a riposo nulla, l’energia totale sarà: E = hν Con p = E/c = hν /c Applicando i principi di conservazione dell’energia e della quantità di moto alla collisione fotone-elettrone, si arriva alla legge dell’effetto Compton: ∆ λ=(λ’ - λ)= λC (1-cos θ) λC =2,43∙10-12 m viene chiamata lunghezza d’onda Compton Dualismo onda-corpuscolo La fisica per molto tempo si trovò di fronte ad una situazione complessa a seconda che dovesse spiegare i diversi fenomeni osservati La teoria ondulatoria della luce spiega esperimenti classici su interferenza, diffrazione e polarizzazione. Questa teoria non riesce a spiegare fenomeni in cui interagiscono materia e radiazione, quali lo spettro del corpo nero ed effetto fotoelettrico. Questi fenomeni sono invece spiegati con l’introduzione dei fotoni. In questa teoria i fotoni non sono dei veri e propri corpuscoli,infatti a differenza delle particelle viaggiano alla velocità della luce ma non hanno massa.