Purificare una proteina significa ottenerla in forma omogenea (pura), cioè far sì che la proteina di interesse sia l’unica presente nel campione a disposizione La purificazione di una proteina costituisce il primo passaggio essenziale nell’analisi delle sue proprietà fisiche e biologiche ed è una delle procedure più comuni della biochimica pratica La scelta di una fonte opportuna costituisce un requisito fondamentale per la messa a punto di un procedimento di purificazione efficiente Nei campioni biologici, quali cellule e tessuti, le proteine sono sempre presenti in miscele complesse, le quali possono contenere migliaia di proteine diverse Risulta dunque critica la scelta del campione biologico di partenza E’ ovvio che maggiore sarà la concentrazione della proteina di interesse nella fonte scelta e più semplice sarà la messa a punto del procedimento di purificazione Piccole quantità di contaminanti possono essere tollerate, a seconda delle indagini che si desidera effettuare sulla proteina di interesse Gradi di purezza del 95% - 98% sono sufficienti per la maggior parte delle analisi sperimentali Alcuni tipi di analisi, quali la determinazione della struttura mediante cristallografia, richiedono campioni proteici particolarmente puri INVESTIGATORI DELLA CIA BIOCHIMICI OBIETTIVO: catturare un terrorista OBIETTIVO: purificare una proteina I FASE: INDAGINI I FASE: RICERCA BIBLIOGRAFICA DOMANDE: 1. Quali informazioni abbiamo? 2. Come si chiama e che aspetto ha? 3. Di cosa si occupa? 4. Quali ambienti frequenta? 5. Ha guardie del corpo? 6. Ha sosia? DOMANDE: 1. Quali informazioni abbiamo? 2. Quali sono le caratteristiche della proteina? 3. Quali funzioni svolge nella cellula? 4. Dove è presente in elevate quantità? 5. Quali difficoltà ci aspettiamo di incontrare? II FASE: preparazione del piano di cattura II FASE: scelta della procedura DOMANDE: 1. Lo vogliamo vivo o morto? 2. Analisi del territorio 3. Quanti uomini sono necessari? DOMANDE: 1. Qualità o quantità? 2. Identificazione della fonte 3. Scelta dei passaggi FASE OPERATIVA FASE OPERATIVA • • • • • • Circondare la zona e costringerlo ad uscire Isolamento dal gruppo (escludere i sosia) Arresto ed interrogatorio Preparazione del campione di partenza Isolamento e purificazione Caratterizzazione Ogni passaggio della procedura di purificazione determina la separazione delle proteine totali presenti nel campione in una serie di frazioni (frazionamento). Per ciascuna frazione è determinata la quantità di proteine totali e le unità di attività enzimatica della proteina di interesse. Una unità enzimatica (U) è definita come la quantità di enzima richiesta per convertire 1 µmol di substrato in prodotto in 1 min in condizioni definite (generalmente 25 o 30 °C, ad un valore di pH ottimale). mg o U di proteina di interesse nella frazione RESA mg o U di proteina di interesse nella preparazione originale Il grado di purezza di un enzima in una particolare frazione è espresso tramite l’attività specifica, la quale pone in relazione l’attività enzimatica totale con il contenuto totale di proteine presenti nella preparazione. ATTIVITA’ SPECIFICA U di enzima di interesse nella frazione mg di proteine totali nella frazione Nel corso di una purificazione ottimale la resa diminuisce e l’attività specifica aumenta proteine Enzima totali (mg) (mg) Resa % Purezza (%) U totali As (U/mg) Omogenato 1000 100 100% 10% 10000 10 1° stadio di purificazione 100 50 50% 50% 5000 50 2° stadio di purificazione 27 25 25% 92% 2500 92 3° stadio di purificazione 20 19.8 19.8% 99% 1980 99 Saggio colorimetrico Stima da SDS-PAGE Saggio di attività enzimatica Valore ipotetico proteina pura = 100 U/mg La messa a punto di un procedimento sperimentale di purificazione di una proteina richiede la possibilità di: 1. Identificare e quantizzare la proteina di interesse fra tutte le altre proteine del campione di partenza (gli ENZIMI possono essere identificati sulla base della reazione che essi catalizzano tramite un opportuno SAGGIO ENZIMATICO) 2. Misurare la quantità di proteine totali nel campione 3. Valutare la presenza di proteine contaminanti nel campione di interesse Identificare e quantizzare la proteina di interesse fra tutte le altre proteine del campione di partenza E’ necessario disporre di un opportuno saggio che consenta di seguire la proteina durante i vari passaggi del procedimento di purificazione E’ importante che il saggio disponibile sia eseguibile rapidamente su molti campioni Il saggio deve indicare in maniera affidabile la quantità della proteina desiderata presente ai vari stadi di purificazione Inoltre il saggio deve essere eseguibile con una piccola quantità di campione proteico Specifico Quantitativo Gruppo di enzimi che catalizzano l’idrolisi di monoesteri del fosfato FOSFATASI R-O-PO32- + H2O R-O-H + HO-PO32- NO2 NO2 FOSFATASI O -PO32- + H2O O-H + HO-PO32- p-nitrofenil-fosfato p-nitrofenolo INCOLORE GIALLO Le reazioni che richiedono nucleotidi piridinici sono molto usate nei metodi enzimatici di analisi. Tali coenzimi (NAD, NADH, NADP, NADPH) sono ideali perché sono usati stechiometricamente in un gran numero di reazioni di ossido-riduzione. Composto ridotto + NAD+ NAD+ (non assorbe a 340 nm) Composto ossidato + NADH NADH (assorbe a 340 nm) Saggio enzimatico non specifico, dal momento che evidenzia tutti gli enzimi che usano come coenzima il NAD+. proteine Enzima totali (mg) (mg) Omogenato 1000 100 Resa % Purezza (%) U totali As (U/mg) 100% 10% 10000 10 1° stadio purificazione 5000 2° stadio purificazione 2500 3° stadio purificazione 1980 Saggio colorimetrico Stima da SDS-PAGE Valore ipotetico Saggio di proteina pura = 100 attività U/mg enzimatica Cuvetta contenente il campione di proteina a concentrazione C l I1 I0 Rivelatore Sorgente I0 Quando si fa passare una luce di una particolare lunghezza d’onda λ attraverso un percorso l di una soluzione di concentrazione definita, una certa proporzione della luce è assorbita dalla soluzione. Se l’energia della luce incidente è I0 e l’energia della luce trasmessa (dopo essere passata attraverso la soluzione) è I1, allora la frazione di luce trasmessa è I1/I0, nota come trasmittanza T. Se T = 100%, la sostanza è trasparente. Se T = 0%, la sostanza è opaca ed assorbe completamente la luce. L’assorbanza di una soluzione è direttamente proporzionale alla concentrazione del materiale assorbente quando il percorso della luce è mantenuto costante. A = log10(I0/I1) = εcl coefficiente di estinzione L’assorbanza è adimensionale. Quando la concentrazione è espressa in molarità (M) ed il percorso della luce in centimetri (cm), ε è noto come coefficiente di estinzione molare (M-1cm-1) di un dato composto. ε0.1%280nm è l’assorbanza a 280 nm di una soluzione allo 0.1% (1 mg/ml) della sostanza in esame (ad es. una proteina) in una cuvetta lunga 1 cm. La concentrazione delle proteine può essere stimata misurando l’assorbanza delle soluzioni contenenti le proteine a 280 nm (UV) Il metodo è adoperato comunemente perché non distrugge il campione ed è molto rapido La maggior parte delle proteine ha un massimo di assorbimento a 280 nm per la presenza degli amminoacidi aromatici triptofano (W), tirosina (Y) e fenilalanina (F) Poiché la composizione in amminoacidi delle proteine varia notevolmente, l’assorbimento molare varierà anch’esso di molto, a seconda del contenuto di questi amminoacidi Proteine che non contengono W, Y e F non avranno un massimo di assorbimento a 280 nm, mentre proteine che contengono molti residui di W, Y e F avranno elevati valori di assorbimento molare, con un massimo di assorbimento a 280 nm. Il metodo non è quindi molto accurato a meno che la proteina sia pura e ne sia noto l’assorbimento molare. O O H2N CH C CH 2 OH H2N CH C CH 2 O OH H2N CH C CH 2 HN OH Trp (Triptofano) Tyr (Tirosina) Phe (Fenilalanina) OH Determinazione della concentrazione proteica mediante spettrofotometria Spettro di assorbimento UV-VIS di una proteina Assorbimento Picco di assorbimento di Tirosine, Triptofani e Fenilalanine 220 240 260 280 300 320 340 360 Lunghezza d’onda “λ” (nm) UV = 200 nm – 350 nm 380 400 Necessità di utilizzare cuvette di quarzo A meno che la proteina non sia libera da altri composti che assorbono luce a 280 nm, i risultati saranno poco accurati Gli acidi nucleici sono particolarmente fastidiosi perché gli anelli purinici e pirimidinici hanno massimi di assorbimento vicini a 260 nm, con un assorbimento considerevole che si estende fino a 280 nm Se gli acidi nucleici sono gli unici contaminanti, la concentrazione della proteina può essere stimata adoperando una formula che corregge ragionevolmente bene per il contenuto in acidi nucleici: [proteina] (mg/ml) = 1,55 A280 – 0,76 A260 Non è distruttivo Consente misure in continuo, ad esempio su un eluente di una colonna cromatografica Il limite di sensibilità può essere aumentato in maniera significativa misurando i massimi di assorbimento a lunghezza d’onda comprese tra 190 e 220 nm Il reattivo del biureto è costituito da una soluzione di solfato di rame alcalino contenente potassio tartrato di sodio In condizioni alcaline gli ioni rameici Cu2+ formano un complesso di coordinazione con quattro gruppi –NH presenti in altrettanti legami peptidici Il complesso che si forma assorbe luce nel visibile, con un picco a 550 nm R N N O 2+ CU+2 Cu O N N R Essendo basato sull’interazione degli ioni rameici con i legami peptidici, il metodo è universabile e molto riproducibile Scarsa sensibilità: il metodo non si dimostra infatti adatto alla determinazione di concentrazioni inferiori ad 1 mg/ml Interferenza da parte dei sali ammonici: inutilizzabile su campioni proteici ottenuti per precipitazione con ammonio solfato perché questi campioni contengono alte concentrazioni di ammonio Consiste nella reazione del biureto, seguita dalla riduzione in condizioni alcaline del reagente di Folin-Ciocalteu (acidi misti di fosfomolibdotungstato) Gli ioni di rame facilitano il processo di riduzione I gruppi cromogeni principali sono i legami peptidici complessati con rame (biureto) ed i molibdotungstati ridotti blu, che sono ridotti in gran parte da tirosina, triptofano ed amminoacidi polari Il prodotto della reazione, eteropolimolibdeno, ha una forte colorazione blu, con un massimo di assorbimento a circa 750 nm Poco costoso Di facile esecuzione Altamente riproducibile Molto sensibile: è possibile determinare concentrazioni fino a 10 µg/ml E’ soggetto ad interferenze da parte di una varietà di sostanze, quali Tris, HEPES ed EDTA Le curve standard sono lineari solo a basse concentrazioni proteiche Sono necessari tempi di incubazione precisi per ottenere dati riproducibili La reazione dipende dal pH ed è necessario avere un pH compreso tra 10 e 10.5 Recentemente sono stati introdotti un certo numero di reagenti alternativi per la determinazione degli ioni rameici, i quali consentono di effettuare un saggio più conveniente e riproducibile … La reazione del BCA (acido bicinconinico) è simile a quella del reattivo di Lowry Cu+2 è ridotto a Cu+1 dalle molecole proteiche in soluzione alcalina Due molecole di BCA chelano uno ione rameoso (Cu+1) Tale evento determina la formazione di un intenso colore violetto con un massimo di assorbimento a 562 nm Proteina + Cu+2 - Cu+1 + OOC OH- Cu+1 N N COO- N COO - Cu+1 2BCA - OOC N Sensibilità simile a quella del metodo di Lowry (10 µg/ml) Ridotta suscettibilità alla presenza di detergenti Dopo un’incubazione di 30 minuti a 37°C il colore è sufficientemente stabile per misurazioni attendibili (spostamento del 2,5% in 10 minuti) Il colore continua a svilupparsi lentamente nel tempo Interferenza da parte di carboidrati Ecco un elenco di una parte delle sostanze che interferiscono con il metodo BCA: catecolamine, triptofano, lipidi, rosso fenolo, cisteina, tirosina, saccarosio, glicerolo non puro, H2O2, acido urico e ferro. Il legame del colorante Coomassie Brilliant Blue G-250 alle proteine determina uno spostamento del massimo di assorbimento del colorante da 465 nm (rosso) a 595 nm (blu) in soluzioni acide (Bradford, 1976) Tale colorante forma forti complessi non covalenti con le proteine tramite interazioni elettrostatiche con gruppi aminici e carbossilici e tramite forze di van der Waals Il colorante è preparato come soluzione stock in acido fosforico Il metodo è un semplice procedimento costituito da un unico passaggio in cui il colorante è aggiunto ai campioni e si determina l’assorbanza a 595 nm OCH 2CH 3 Coomassie Brilliant Blu R HN N SO3Na N+ SO3Na La quantità di colorante che si lega è proporzionale alla quantità di proteina presente in soluzione. Pertanto l’intensità del colore blu (e dunque l’assorbimento) è proporzionale alla concentrazione proteica. In genere quantità uguali di proteine differenti legano la stessa quantità di colorante → il saggio è indipendente dal tipo di proteina Poiché l’intensità della colorazione non è lineare in una vasta gamma di concentrazioni di proteine, si raccomanda fortemente di preparare una curva standard per ogni saggio. 1 mg/ml 2 mg/ml 4 mg/ml X mg/ml 8 mg/ml 16 mg/ml 1 2 4 8 mg di proteina 16 Intensità del colore blu Assorbanza a 595 nm Semplicità di preparazione del reattivo Sviluppo del colore immediato Stabilità del complesso Elevata sensibilità (fino a 22 µg/ml) Il saggio è compatibile con la maggior parte dei tamponi comuni, degli agenti denaturanti come guanidina·HCl 6M e urea 8 M e dei preservanti come sodio azide Il reagente colora le cuvette ed è piuttosto difficile da rimuovere La quantità di colorante che si lega alla proteina dipende dal contenuto in aminoacidi basici → ciò rende difficile la scelta di uno standard Molte proteine non sono solubili nella miscela di reazione acida