La famiglia nella società del compromesso di metà secolo

La doppia presenza femminile
nell’ambito domestico e nel
mercato del lavoro
VITTORIO LANNUTTI
IL WELFARE

Sistema di norme con cui lo Stato cerca di eliminare le
diseguaglianze sociali ed economiche fra i cittadini,
fornendo i seguenti servizi:
 Assistenza sanitaria
 Pubblica istruzione
 Indennità di disoccupazione, sussidi familiari, in
caso di accertato stato di povertà o bisogno.
 Accesso alle risorse culturali
 Assistenza d'invalidità e di vecchiaia.
 Difesa dell’ambiente naturale.
I tre modelli di Esping-Andersen
Liberale (residuale): i servizi pubblici vengono forniti solo
a chi è povero di risorse, su accertamento.
Conservatore (particolaristico): diritti sociali collegati alla
professione esercitata: assicurazioni sociali.
Socialdemocratico (universalistico): i diritti derivano dalla
cittadinanza, uguaglianza di status - sicurezza sociale,
Nuovi modelli: tendenza a diminuire spesa pubblica e
prelievo fiscale, rendendo più efficienti i servizi con
ricorso a tecnologie informatiche. Affidare (in tutto o in
parte) a gestori privati, ritenuti più efficienti, servizi
come le pensioni (fondi pensione privati), la sanità e
l'istruzione.
Il compromesso sociale di metà secolo
Dopo II° GM:
- l’industria sostituisce l’agricoltura
nell’occupazione e nella produzione;
- Capitalismo/comunismo;
- Diritti di cittadinanza.
Per ottenere questi risultati: conflitti
Il fordismo
Produzione di massa di beni industriali/prospettiva diffusa di
benessere
Per le élite: il benessere diffuso non intacca i loro privilegi
Keynes: se i governi gestiscono le operazioni di riscossione e
di spesa si attenuano le asperità dei cicli economici.
Stabilizzazione del ciclo economico, fiducia di imprese
(investono in tecnologie), lavoratori/consumatori. I governi
gestiscono i bilanci ingenti, per influenzare l’economia.
Fordismo/compromesso di metà secolo: taylorismo, economia
keynesiana, stato sociale e sindacalismo sono stati
complementari, ma non sono riconducibili ad un unico
costrutto globale.
Reciproca interazione tra la società e il sistema produttivo.
Il lavoro, i nuclei familiari e l’occupazione
Separazione famiglia/lavoro - segregazione m/f
Le donne sono impiegate soltanto nel: lavoro domestico,
industria tessile e abbigliamento, professione
infermieristica, scuola
3 tipi di occupazione: i lavoratori familiari, gli autonomi e
gli occupati
Ruoli dei membri di una famiglia nelle società moderne:
- Chi non può badare a sé stesso;
- gli studenti;
- la forza lavoro domestica (non retribuita e non
disoccupata);
- i disoccupati;
- chi lavora nell’economia ufficiale,
Gli anni Sessanta
Più studenti maschi
Alti tassi di occupazione maschile (tra l’80 e il 95%).
L’occupazione femminile non supera il 57%
(Austria).
Si conferma la tesi della società di metà secolo:
l’industrializzazione è associata a un incremento
della percentuale della popolazione attiva, in
particolare maschile, impiegata a tempo pieno.
Diminuisce l’occupazione in agricoltura.
Il lavoro negli anni Novanta/postindustrialismo
Si abbassa la differenza di partecipazione al lavoro dipendente,
tra M e F.
Scendono i livelli di occupazione maschile, si alzano quelli
femminili.
Cresce l’incidenza dei servizi nel lavoro totale
Diminuiscono le donne nel lavoro domestico, quanto più cresce la
domanda nei servizi.
Lavoro nei servizi: caratteristica cruciale della modernizzazione.
Declino della società di metà per: l’aumento dell’occupazione F,
largo impiego F tempo parziale.
Le F migliorano le competenze educative e sono più orientate
fuori casa.
L’offerta di lavoro F è soggetta a condizionamenti culturali.
Superamento o estensione del modello
occupazionale di metà secolo?
Defamilizzazione: : lavori domestici e di
accudimento sono allocati nella sfera
occupazionale formale
Le segregazioni del compromesso sociale sono
riprodotte, ma con una differente collocazione
istituzionale
L’organizzazione della vita lavorativa: tra stabilità e
flessibilità
Teoria di metà secolo, valida fino al 1973.
Tra i ’60 e i ’90: diminuzione di uomini occupati,
ascesa occupazionale delle donne, ma molte
con part time, quindi occupate anche nel lavoro
domestico - Doppia presenza.
Attività informali:
- conseguenze della crisi occupazionale,
- disponibilità di lavoro privo di garanzie formali,
- scende il costo della sua riproduzione.
La famiglia
Fino al compromesso:
Famiglia nucleare
Potere maschile e patriarcale
Elevata presenza domestica femminile;
Giovane età matrimoniale (circa 20 anni);
Elevato tasso di nuzialità;
Fertilità superiore a 2,1 figli;
Pochi divorzi e nascite illegittime.
Declino di attività di mercato di tipo familiare e avvento
dell’impresa:
Segregazione lavorativa - stereotipi
Riconduzione alla famiglia dei legami affettivi ed emotivi.
2 visioni sul dopo compromesso di metà secolo, rispetto
alla crescita di occupazione femminile:
1. famiglia danneggiata, età matrimoniale avanzata,
basso tasso di nuzialità e di fertilità, elevati tassi di
divorzio e di nascite fuori dal matrimonio;
2. minore presenza domestica, età matrimoniale
avanzata, prolungamento dell’istruzione e tendenza
a consolidare la posizione professionale, maggiore
selezione del compagno.
Il modello dovrebbe assomigliare di più a quello del
compromesso di metà secolo per: tassi di fertilità,
che dovrebbero essere superiori a quello di
sostituzione, ma anche pochi divorzi e nascite
illegittime.
La famiglia nella società del compromesso di metà
secolo
Tra i ’60 e i ‘70 oscillazioni nei tassi di matrimonio, fertilità ed età di
matrimonio per le donne, dal 1970 l’età media nuziale sale.
Alti tassi di divorzio e di nascite illegittime: Austria, Danimarca,
Svezia;
Germania, Grecia e Giappone con fertilità scarsa;
Età matrimoniale tardiva: Irlanda (anche basso tasso di nuzialità),
Italia (inclusa bassa fertilità), Portogallo e Spagna.
La maggioranza delle società corrispondeva al modello con due
eccezioni:
a)
società agricole con elevate medie età nuziali e/o livelli di
fertilità inferiori e confermano la tesi della solidità della
famiglia protetta dall’economia industriale;
b)
società con segnali moderni: alti tassi di divorzio o di nascite
illegittime.
I modelli familiari dopo il compromesso di metà secolo
Coleman: nel dopoguerra in Europa diffusione universale del
matrimonio e della condizione dei genitori; ora ritorno
all’assenza di vincoli familiari e parentali.
Declino della famiglia per diminuzione di matrimoni
La comparazione degli scarti tra le medie degli inizi degli anni ’60 e
’90 indica:
riduzione della presenza domestica F (dal 62,79% al 44,83%);
aumento dell’età matrimoniale media tra le F, da 23,83% a 25,85%;
leggera ascesa del tasso di nuzialità F, dal 49,51% al 52,13%;
discesa di fertilità da 2,71 a 1,62;
aumento di divorzi, da 3,02 a 7,79 ogni mille primi matrimoni l’anno;
crescita rimarchevole del tasso di nascite illegittime, dal 5,09% al
21,64% di tutti i nati vivi.
Allentamento dei vincoli matrimoniali, aumento delle
convivenze prematrimoniali, diffusione delle seconde
famiglie, anche senza matrimonio, dopo il divorzio,
aumento di nascite illegittime.
La famiglia perde parte della protezione istituzionale
garantita dalla permanenza domestica femminile.
La riduzione della fertilità non dipende necessariamente
dalla partecipazione femminile al lavoro e di declino.
Può esserlo dove lo stato sociale, non si adatta ai
cambiamenti del comportamento femminile.
Risulta sconcertante che le nascite fuori del matrimonio
risultino maggiormente correlate con la partecipazione
femminile alla forza lavoro di quanto lo sia il divorzio, in
un’epoca in cui è possibile il controllo totale sulla
fertilità.
La nuova partecipazione al lavoro delle donne
Ritorno delle donne al lavoro extradomestico: fenomeno più
importante della seconda metà del 20° secolo
Le differenze nei tassi di attività F dipendono da quelli delle
donne adulte (25-49 anni) sposate e con figli a carico.
In Italia nel centro-nord poche giovani casalinghe, al sud di più.
Anni ’50 e ’60 le F lavoravano più in agricoltura, nelle imprese
familiari.
Il lavoro odierno non ha i legami familiari che lo rendevano
flessibile e conciliabile con la tradizionale divisione dei ruoli
nella famiglia.
Con il part-time è cresciuta l’occupazione F, non in Italia se non
dagli anni ’90.
Il part time
Distribuzione commerciale, alberghi, ristoranti, servizi
alla persona e servizi sociali (pubblici e privati).
Ideal tipo della part timer: donna non più giovane con
un livello medio-basso d’istruzione.
Nei paesi OCSE solo una part-timer su 5 è involontaria,
il part-time volontario predomina nei paesi dove è più
diffuso.
Part-time diffuso, perché persiste la tradizionale
divisione dei ruoli nella famiglia, che affida alla
donna le funzioni domestiche e di cura dei figli.
Molte F rischiano di rimanere intrappolate nel part-time
e non riescono a passare al full-time, dopo che
diminuiscono gli impegni familiari.
La doppia presenza
Nei paesi OCSE, le lavoratrici full time si occupano di figli e
casa il doppio del tempo dei padri, in Italia situazione più
grave.
La disponibilità di asili nido incide sull’occupazione F
In Italia gli interventi pubblici sono sussidiari alla famiglia/Nei
paesi nordici l’assistenza ai bambini ha più la funzione di
favorire il lavoro F, che sono trattate come individui e non
come spose.
In Italia più trasferimenti monetari che servizi, carico sulle F assistenti familiari.
Alternativa: meno impegni familiari: meno figli; in Italia il tasso
di natalità è diminuito più rapidamente.
Relazione num. figli/livelli di attività
Aumentare lavoro F senza ridurre la fertilità.
L’istruzione tra investimento ed emancipazione
L’elevata scolarità spinge le donne ad insediarsi e a
restare nel mercato del lavoro.
L’istruzione è vista come un investimento costoso.
Scuola: funzione emancipatrice.
Molte diplomate nel pubblico impiego, le F più istruite
entrano più nel terziario privato meno qualificato
Le F più orientate al lavoro sono mediamente più
istruite, hanno pochi figli e più propense al full-time.
Si riducono le differenze tra le istruite e non istruite.
Scolarizzazione: effetto moltiplicatore, madri - figlie
La femminizzazione della domanda di lavoro
L’offerta di lavoro femminile ha creato parte almeno
della sua domanda.
In futuro, se il calo delle nascite ridurrà la domanda per
i servizi di istruzione e assistenza all’infanzia, la
domanda di lavoro F aumenterà per l’invecchiamento
della popolazione, che accrescerà la domanda di
servizi sanitari e assistenziali.
Altri settori dove sono impiegate le F: vendita o che
implicano relazioni personali.
In Italia l’espansione dell’occupazione F si concentra
nel centro-nord, dove diminuisce l’occupazione M.
La doppia presenza si regge sulla minore natalità e sul
ricorso ad aiuti esterni al nucleo familiare.
Più occupate, ma più segregate?
Espansione dell’occupazione F grazie alla crescente
domanda per attività tipicamente femminili:
insegnanti, infermiere, impiegate, medici, ecc.,
proteggendole dalla concorrenza maschile
Rovescio della medaglia: segregazione/esclusione da
quelli maschili.
I livelli di segregazione per genere rimangono stabili in
tutti i paesi sviluppati, con le donne concentrate in
poche attività collocate ai gradini inferiori.
Nell’UE le disuguaglianze che investono le F si
verificano nell’area del lavoro non manuale e
terziario, mentre in quello manuale e industriale le
donne sono relativamente avvantaggiate.
Per approfondire su welfare, condizione femminile, immigrazione, emigrazione
Bibliografia consigliata
Crouch C., (2001), Sociologia dell’Europa occidentale, il Mulino, Bologna.
Reyneri E., (2011). Sociologia del mercato del lavoro. Vol. I. Il mercato del
lavoro tra famiglia e welfare, il Mulino, Bologna.
Livi Bacci M., (a cura di) (2011). Demografia del capitale umano, il Mulino,
Bologna
Saraceno C., Naldini M., (2007). Sociologia della famiglia, il Mulino, Bologna
Ponzini G. Pugliese E., (a cura di), (2008). Un sistema di welfare mediterraneo,
Donzelli, Roma
Filmografia consigliata:
M. Moore: Sicko
E. Crialese: Terraferma, Mondo Nuovo
G. Tornatore: La sconosciuta
Ken Loach: In questo mondo libero, Bread and roses, Un bacio appassionato
Discografia consigliata:
Il Teatro degli Orrori: Il mondo nuovo (La Tempesta)
GianMaria Testa: Da questa parte del mare (Harmonia Mundi/Radio
Fandango)