Vanessa Fortuna cl. 5 C IGEA I.T.C. “E. BELTRAMI” – CREMONA

Vanessa Fortuna cl. 5 C IGEA
I.T.C. “E. BELTRAMI” – CREMONA
Scrivi un articolo o un breve saggio sul tema: “Che cos’è una società giusta?” Devi prendere in
considerazione il seguente brano: “una società bene-ordinata è una società effettivamente regolata tramite
una concezione pubblica della giustizia. I membri di questa società sono e si concepiscono come persone
libere ed uguali. Ciò che vuol dire che ciascuno di essi ha e sa di avere scopi ed interessi fondamentali in
nome dei quali ritiene sia legittimo avanzare pretese reciproche e ciascuno di essi ha e sa di avere un diritto
a eguale considerazione e rispetto nel determinare i principi tramite i quali la struttura di base della società
deve essere governata.” (J.Rawls, Una teoria della giustizia).
L’UGUAGLIANZA FA LA FORZA
Che cos’è una società giusta? Una domanda all’apparenza banale, ma che porta a formulare
diverse considerazioni.
Banalmente risponderei che una società “giusta” è quella dove regna l’uguaglianza tra le persone,
tutti rispettano le regole di convivenza e ognuno sa quali sono i diritti e doveri di cui gode sia come
singolo, sia come componente di un nucleo sociale.
Se le persone creassero una società con questi presupposti, non perderemmo tempo a parlare di
diritti umani, uguaglianza, giustizia! Ma non è così! Giornali, televisioni, ore a scuola si “sprecano”
a trattare questi argomenti per sensibilizzare, per smuovere le coscienze per poi, nella maggior
parte dei casi, non ottenere risultati.
Come mai accade questo? Non è forse vero che in uno Stato democratico come il nostro queste
cose dovrebbero essere scontate?
La nostra legge fondamentale sancisce i diritti e doveri dell’uomo sia come singolo, sia come
membro della società e, quindi, non dovrebbe esserci nessuno che, come me in questo momento,
vi parla dei problemi legati alla disuguaglianza o alla giustizia sociale. Perché invece non è così e
non riusciamo a creare una società giusta? La Costituzione affiancata anche da altri documenti
internazionali (ad esempio la Carta dei Diritti umani emanati dall’ONU il 10 dicembre 1948), crea i
presupposti per questo tipo di società. Quindi, ciò che voglio analizzare è il perché questo non si
traduce in pratica.
L’uomo, fondamentalmente, tende ad essere egoista, a far prevalere le proprie esigenze rispetto a
quelle degli altri. Penso che questo non sia sbagliato perché è legittimo che le persone pretendano
il massimo per la loro vita; ma la cosa che dobbiamo capire, che poi ritengo uno dei fondamenti
per creare una società giusta, è che il benessere del singolo parte obbligatoriamente dal benessere
della collettività. Questo benessere della collettività si traduce necessariamente nel principio
dell’uguaglianza (articolo 3). Se tutti effettivamente venissero trattati nello stesso modo e non si
venissero a creare situazioni di discriminazione, non esisterebbero condizioni di ingiustizia, di
malcontento. L’armonia che si verrebbe a creare tra i componenti della società si rifletterebbe
anche sulla condizione del singolo individuo.
Un altro ostacolo, secondo me, è caratterizzato dal fatto che molto spesso pensiamo che un
determinato pensiero, una certa idea sia superiore rispetto ad un’altra. Ma non abbiamo ancora
capito che una società come la nostra, fondata da persone che hanno cultura, idee, tradizioni
differenti, è forse la più grande risorsa di cui disponiamo al giorno d’oggi. La possibilità che
abbiamo, in particolare noi giovani, di confrontarci, discutere, condividere con altre persone è
qualcosa di fantastico. E non lo dico per frasi fatte, ma perché ci credo veramente. Vi faccio un
breve esempio, forse banale, per rendervi meglio l’idea: immaginatevi di dover studiare uno Stato
estero e di leggere decine di pagine noiose; sarebbe sicuramente più interessante parlare con un
ragazzo che ha vissuto in quello Stato per poter apprendere grazie al confronto e al dialogo.
Ma è giusto analizzare il problema anche sotto l’aspetto giuridico.
Il filosofo Rawls in “Una teoria della giustizia” scrive che “una società bene-ordinata è una società
effettivamente regolata tramite una concezione pubblica della giustizia”. Questa “concezione
pubblica della giustizia” la voglio considerare sia come mentalità delle persone (aspetti prima
affrontati), sia come promozione dei principi di giustizia sociale da parte dello Stato, attraverso le
sue istituzioni.
Tuteli, lo Stato, l’uguaglianza, la possibilità di associarsi liberamente, di esprimere la propria
opinione, perché solo così nelle persone potrà convivere l’aspirazione sia a far valere i propri diritti
come singolo, sia, nello stesso tempo, a far nascere un senso pubblico che porti alla collaborazione
e al rispetto reciproco come condizione fondamentale per lo sviluppo collettivo e personale.
Credo insomma che per costituire una società giusta il primo passo da fare sia quello di conoscere
le norme nazionali e internazionali che regolano i nostri diritti e doveri perché la maggior parte dei
problemi che affliggono la nostra società derivano dal fatto che non si conoscono le leggi che
tutelano la nostra vita e le relazioni collettive.
In secondo luogo dobbiamo capire che solo grazie alla collaborazione tra le persone si potrà anche
crescere come singoli.