Ciclo sonno-veglia
Sonno
Il sonno è un comportamento
caratterizzato da una ridotta
sensibilità
agli
stimoli
sensoriali,
riduzione
dell’attività motoria, presenza di posture specifiche e
pronta reversibilità (diverso da ibernazione, letargo,
coma)
Il sonno è una funzione biologica basilare, come
alimentarsi e respirare
Il sonno esiste in tutti gli esseri viventi in forma più
o meno evoluta
Senza sonno si morirebbe
Sonno
Il sonno è uno stato di inattività facilmente reversibile, caratterizzato
dalla mancanza di interazione con l’ambiente esterno.
Un regolare ciclo di sonno e veglia fa si che il nostro orologio biologico influisca
positivamente sulla produzione ormonale ottenendo una sufficiente condizione di
vigilanza diurna e un soddisfacente riposo notturno.
Durante il sonno il livello basso di adrenalina e di corticosteroidi, che sono gli ormoni
associati alla condizione di veglia, danno la possibilità all'organismo di sfruttare i più
elevati livelli di ormone della crescita, prodotto dall'ipofisi nelle ore notturne.
Dormendo la temperatura corporea diminuisce lentamente fino a raggiungere ca.
-1°C del valore serale. Quando la temperatura si abbassa e raggiunge il livello
minimo, e questo coincide con bassi valori di adrenalina, noi ci sentiamo stanchi.
Verso il finire della notte, con le prime luci dell'alba, è più difficoltoso dormire o
rimanere addormentati, perché verso le 5 del mattino i livelli ormonali incominciano
a crescere ed aumenta anche la temperatura corporea.
CICLO SONNO-VEGLIA
Gli esseri umani hanno al loro interno una sorta di orologio biologico
che influenza alcuni processi fisiologici e che condiziona le ore di
veglia e quelle di sonno.
Il funzionamento di questo orologio corrisponde al ciclo circadiano
(dal latino circa diem = circa un giorno), il quale regola attraverso
l'azione di messaggeri chimici e nervosi i processi organici che
avvengono ogni giorno nel nostro corpo; la digestione, la minzione,
l'evacuazione, la crescita e il ricambio cellulare sono alcuni esempi.
Il ritmo circadiano è una modificazione ciclica che si produce nell’arco
delle 24 ore, determinando una modificazione ritmica di un
comportamento o di un processo fisiologico. I nuclei sovrachiasmatici
sono i nuclei dell’ipotalamo che hanno la funzione di controllare i ritmi
circadiani (tra i quali il ciclo sonno-veglia). Lesioni dei nuclei
sovrachiasmatici aboliscono il ciclo sonno-veglia.
I ritmi non sono semplicemente dovuti a differenti risposte
dell’organismo che si verificano in seguito a variazioni di
parametri fisici dell’ambiente esterno (luce/buio, caldo/freddo),
ma sono generati da un orologio biologico che permette
all’organismo di prepararsi e in alcuni casi di anticipare i cambiamenti dell’ambiente esterno durante il ciclo giorno/notte.
Ritmi circadiani
In quasi tutti gli esseri viventi, dall’essere unicellulare fino
all’uomo, molti dei processi biochimici, fisiologici e
comportamentali hanno ritmi biologici giornalieri.
In condizioni naturali tale ritmicità:
• corrisponde circa alla durata naturale del giorno (dies),
ritmo circadiano (25h)
• è di natura endogena in quanto indipendente da tutti i fattori
ambientali
• è auto-alimentata per lunghi periodi (settimane, mesi)
oscillatore automatico
• il ciclo di questo oscillatore è sincronizzato con il ciclo lucebuio giornaliero
Nei mammiferi il SISTEMA CIRCADIANO è “orchestrato” da:
1. Nucleo soprachiasmatico (NSC)
2. Fotorecettori retinici che proiettano al NSC
3. Epifisi o ghiandola pineale  secerne Melatonina che
scandisce la durata della notte
IL PRINCIPALE REGOLATORE DEI RITMI CIRCADIANI È IL
NUCLEO SOPRACHIASMATICO
(NSC)
10.000 coppie di nuclei localizzati nell’Ipotalamo
I neuroni del NSC esprimono recettori GABA-ergici il cui
effetto sull’eccitabilità neuronale varia durante l’arco delle
24 ore. Quindi la sostanza più abbondante del NSC è
l’acido -Aminobutirrico (GABA) che durante il giorno
agisce come neurotrasmettitore eccitatorio, mentre
durante la notte inibisce i neuroni del NSC.
Epifisi e melatonina
Nel circuito cerebrale sotteso alla generazione e modulazione dei
ritmi circadiani gioca un ruolo chiave la ghiandola pineale costituita
da neuroni che producono un ormone: la melatonina.
La secrezione di melatonina aumenta durante la notte e raggiunge
valori minimi nel periodo di luce: è anche definita “ormone del
buio”. Le informazioni ottiche che mediano l’oscillazione delle
concentrazioni ematiche di melatonina provengono dalla retina
attraverso il NSC, che li invia a segmenti specifici del midollo
spinale e da qui ai neuroni noradrenergici del ganglio cervicale
superiore la cui attività è ciclica perché modulata dagli stimoli
luminosi. La melatonina agisce su recettori specifici sulle
membrane plasmatiche dei neuroni del NSC, influenzando la
frequenza di scarica dei potenziali d’azione.
La luce, penetrando nell'occhio attraverso i nervi, manda un messaggio
all'epifisi che, in base alla quantità di luce in arrivo, blocca o stimola la
produzione di melatonina. Il buio determina la produzione di questo
ormone che dà il segnale all'organismo il quale rallenta lentamente le sue
attività e si prepara al sonno.
POLISONNOGRAFIA
Intorno al 1950, Aserinsky e Kleitman scoprirono la
fase REM del sonno. Oggi sappiamo che esistono 2
fasi distinte del sonno: non-REM e REM
Alcuni anni più tardi, 1968, Rechtschaffen e Kales
inventarono la polisonnografia
Il termine ‘polisonnografia’ fu introdotto da Holland e
colleghi, 1974
POLISONNOGRAFIA
Tutto quello che oggi si conosce sul sonno è
stato scoperto grazie a particolari esami
basati sul monitoraggio delle onde
cerebrali, sull'elettroencefalogramma che
registra l'attività elettrica del cervello,
attraverso l'elettroculografia che registra i
movimenti oculari e con l'elettromiografia
che rileva i movimenti muscolari.
POLISONNOGRAFIA
Si monitorizzano simultaneamente:
EEG (attività cerebrale)
ECG (attività cardiaca)
EMG (modificazioni toniche e fasiche dell’attività muscolare che
accompagnano i cambiamenti durante le fasi del sonno)
EOG (movimenti oculari rapidi associati con la veglia e il sonno REM
e i movimenti oculari lenti dello stadio 1 del sonno)
Segnale EEG
1. Registra l’attività elettrica dei neuroni della corteccia cerebrale
attraverso una serie di elettrodi di superficie posti sullo scalpo
2. 4 frequenze base:
3. Le caratteristiche dell’EEG dipendono dallo stato di vigilanza:
 casuale
 banda 0.1 Hz - 50 Hz, ampiezza 5 μV - 100 μV
 stazionario per brevi tratti
 non periodico ma spesso con un ritmo prevalente
Elettrodi posti sulla regione
frontale sono utili per
registrare l’attività ad alto
voltaggio e bassa frequenza
provenienti dai lobi frontali
durante le fasi 3 e 4 del
sonno NREM.
Un altro elettrodo è posto
sulle regioni occipitali, per
massimizzare la detezione
dell’attività a, che si associa
alla veglia rilassata con occhi
chiusi.
Un modo per definire lo stato di vigilanza è studiare le caratteristiche dell’attività elettrica
generata dai neuroni corticali.
La normale attività cerebrale crea delle piccole differenze di potenziale elettrico che, benché
attenuate, risultano ancora misurabili sulla superficie del cuoio capelluto. Il loro ordine di
grandezza è delle decine di mV. Esse oscillano in continuazione, creando il fenomeno delle
"onde cerebrali".
Un tipico esempio di tracciato EEG è il seguente (soggetto in riposo con occhi aperti):
Il tracciato è piuttosto disordinato, ma in esso si possono distinguere 4 tipi di onde cerebrali,
classificate in base alla frequenza (num. di oscillazioni/sec).
onde beta, caratteristiche dello stato di veglia vigile e tono muscolare medio alto, rapide ed irregolari, a basso
voltaggio e alta frequenza
onde alfa, caratteristiche degli stati di rilassamento e meditazione a occhi chiusi, di media ampiezza e alta frequenza;
onde delta, caratteristiche dello stato di sonno, ampie e a bassa frequenza.
Ciclo del sonno
Gli studiosi hanno evidenziato che il sonno non è uguale per tutta la sua
durata ma è caratterizzato dalla presenza di 2 fasi principali:
• la fase non-REM
• la fase REM
Il termine REM deriva dal fatto che durante tale fase gli occhi si
muovono con movimenti ritmici rapidi (dall'inglese rapid eye movements
= movimenti oculari veloci). In questa fase, che si verifica normalmente
4 o 5 volte per notte, si fanno sogni molto intensi. L'elevata attività
celebrale e i rapidi movimenti oculari che caratterizzano questa fase sono
in contrasto con il grado di generale rilassamento muscolare.
Durante la notte si verificano diversi cicli del sonno della durata di 90100 minuti caratterizzati dal passaggio attraverso vari stadi del sonno e
la fase REM.
Fase NREM
Architettura del Sonno
Sonno non-REM
Il sonno non-REM (NREM) costituisce circa il
75% del tempo totale di sonno.
Sulla base dell’EEG è suddiviso in 4 fasi:
• stadio I: riduzione delle onde a a valori
inferiori al 50% rispetto alla veglia,
presenza di onde 
• stadio II: onde  e d
• stadi III e IV: onde ‘lente’
Fase REM
Architettura del Sonno
Sonno REM
Il sonno REM costituisce circa il 25% del tempo
totale di sonno
Sulla base dell’EEG è suddiviso in 2 stadi (tonico
e fasico) caratterizzati da onde a basso voltaggio
frammiste a onde 
Il sonno è costituito da 4-6 cicli di sonni non-REM
e REM
Addormentamento
Fase di progressivo distaccamento dall’ambiente circostante.
Stadio 1
L'attività celebrale rallenta e le onde alfa dell'elettroencefalogramma, che sono
tipiche dello stato di veglia in rilassamento ad occhi chiusi, vengono sostituite da
ondulazioni abbastanza regolari.
Stadio 2 - "SONNO LEGGERO"
In questo stadio prevalgono le onde con brevi esplosioni di attività celebrale.
Stadio 3 - "SONNO PROFONDO"
Le onde cerebrali diventano lente e grandi. E' il primo sonno vero e dura circa la
metà del tempo totale del sonno.
Stadio 4 - "SONNO PROFONDO EFFETTIVO"
E' quello del sonno più profondo, quando il nostro organismo si rigenera. Le onde
corrispondenti all'attività cerebrale di questo momento sono piuttosto lente.
EEG degli stadi di
sonno nell’uomo.
La veglia mostra attività a
(soggetto rilassato) ed attività b
(allerta). Attività  si può vedere
nello stadio di sonno 1.
Lo stadio 2 mostra ed un
complesso K.
Nello stadio 4 si notano onde
basse e larghe (attività d), che
appaiono anche in qualche punto
dello stadio 3. Gli stadi 3 e 4
insieme sono “onde lente di
sonno” (SWS).
L’EEG del sonno REM assomiglia a
quello dello stadio 1 e contiene
una mescolanza di attività b e .
Per evitare di confondere questi
due
stadi,
vengono
fatte
registrazioni dei movimenti degli
occhi e del tono muscolare del
mento.
Terminato lo stadio 4, il sonno NREM torna ad
alleggerirsi e si ritorna allo stadio 2, per poi lasciare
spazio alla fase REM, che ha una durata di circa 20’.
Le fasi di sonno REM sono caratterizzate da sogni
intensi e da movimenti oculari ritmici e rapidi.
Nel corso della notte diminuiscono progressivamente
le fasi di sonno profondo e aumentano di durata e di
intensità le fasi REM.
Sonno REM o paradossale
Rapid Eye Movement
Il sonno REM é caratterizzato dal ritorno ad una
attività EEG rapida e desincronizzata, ad alte
frequenze, che ricorda lo stato di veglia, con
perdita completa del tono muscolare assiale
(antigravitario) e rapidi movimenti oculari
Caratteristiche del REM
Desincronizzato (per i profili del tracciato EEG)
Rapidi movimenti oculari (REMs = Rapid Eye
Movements)
 “Tempesta” neurovegetativa
 Intensa attività onirica
 Impossibilità di evocare riflessi tendinei (inibizione
massiva dei motoneuroni a)
 Onde Ponto-Genicolo-Occipitali
 Flusso sanguigno ai genitali
 Discreta vigilanza al risveglio


Stadio REM
Il tracciato EEG è dominato da onde b ad alta frequenza (desincronizzazione
corticale), da una regolare attività  a livello ippocampale e di onde monofasiche
pontogenicoloccipitali (PGO), eventi di discreta ampiezza (circa 200mV) che originano
a livello del ponte e sono poi trasmessi in successione al corpo genicolato laterale
talamico e alla corteccia visiva primaria.
Caratteristica distintiva dello stadio REM è la
riduzione delle capacità di regolazione omeostatica
• Intensa attività cerebrale
• Atonia muscoli antigravitari (esclusi occhi, orecchio medio,
diaframma)
• Aumento delle frequenze cardiache e respiratorie
• Perdita controllo temperatura corporea
• Contrazione della pupilla (miosi)
Addormentamento
A) Lo stato di veglia attiva è caratterizzato da onde beta, onde con frequenza rapida (14-30 Hz)
ed a basso voltaggio. Quando il livello di vigilanza e di attenzione aumenta, le onde cerebrali si
fanno più rapide e la loro ampiezza diminuisce. Nella fase di preparazione al sonno, quando il
soggetto spegne la luce e chiude gli occhi, avviene una prima modificazione dell’attività elettrica
cerebrale: le onde beta vengono sostituite da onde di frequenza minore, (8-10 cicli al secondo),
e di ampiezza più elevata, chiamate onde alfa. B) L’apertura degli occhi causa un’immediata
sparizione delle onde alfa e la ricomparsa di quelle beta.
NREM: 60’-90’
S1(3’-12’): sonno leggero
↓onde-alpha (veglia fisiologica)
↑onde-theta →> 50% per epoca
S2(10’-20’):
fusi (spindles) e complessi K
prevalenza di onde-theta
rallentamento del tracciato
S3(10’): sonno sincrono o ad
onde lente (slow-wave-sleep)
prevalenza onde-deltha→20-50% per
epoca. Compaiono fusi e comp.K
S4: ( 30’-50’)
onde-deltha→>50% per epoca ulter.
Rallentamento. Nottambulismo, incubi,
sleeptalking, enuresi
REM: 20-30’
•EEG con intensa desincronizzazione
•Movimenti oculari rapidi a gruppi e isolati
•Compaiono aritmie cardiache e modificazioni respiratorie con apnee
anche di 10”-30”
•La durata del sonno REM e massima nel neonato e si riduce
progressivamente con l’età
•Inoltre questa fase è caratteristica per la paralisi dei muscoli (per evitare
di mimare i sogni) e per i sogni. Il cervello consuma ossigeno e glucosio
come se il soggetto fosse sveglio e stesse svolgendo un'attività
intellettuale.
Variazioni del sonno con l’età
Di quanto sonno
necessita una
persona?
Per gli adulti tra 6 e 9
ore di sonno come
media notturna sono
sufficienti, ma la
diversità e la quantità
di sonno è legata a
fattori individuali e di
sviluppo.
I neonati dormono a
lungo, fino a 16 ore
su un periodo di 24,
gli anziani meno,
sono state infatti
osservate diminuzioni
approx fino a 6 ore.
Un giovane adulto arriva al sonno REM più o meno 90 minuti dopo
l'addormentamento; questa fase, che si ripete all'incirca ogni 2 ore, dura
sempre un po' di più fino ad arrivare al momento più lungo che precede il
risveglio. Un ciclo di sonno contiene un alternarsi di sonno desincronizzato
REM (fino a 20-30 minuti) e di sonno sincronizzato o NREM. Considerando
un sonno di circa 8 ore, si attuano circa 4 o 5 periodi di sonno REM. I cicli
sono estremamente regolari, probabilmente comandati da un meccanismo
nervoso interno.
ciclo all’inizio del sonno
ciclo alla fine del sonno
Al sonno polifasico della nascita fa
seguito prima quello bifasico, fino
al periodo prescolastico e più tardi
quello monofasico. Tra gli anziani
diventano di nuovo più frequenti
periodi di sonno durante il giorno.
Il sonno REM (area scura) avviene ciclicamente
durante la notte a intervalli di circa 90’ in tutti i
gruppi di età. Il sonno REM mostra piccole
variazioni nei differenti gruppi di età, mentre lo
stadio 4 di sonno NREM diminuisce con l’età. Gli
anziani hanno frequentemente insonnia e un
marcato aumento nel tempo totale di veglia.
La variazione nell’alternanza dei sonni REM e
NREM al variare dell’età, sta a sottolineare la
diversa funzione che queste fasi hanno in
relazione all’attività complessiva del soggetto.
Confronto fra stati di sonno delle variabili fisiologiche
Sonno NREM
Sonno REM
Grande ampiezza
onde lente ~ 1 Hz
Bassa ampiezza
Ridotto
antigravitari
Atonia completa (muscoli
del collo e del tronco)
RIFLESSI
SPINALI
Lieve riduzione
Notevole inibizione discendente
dei motoneuroni a
EVENTI
FASICI
Scossette muscolari
SOGLIE
SENSORIALI
Movimenti oculari rapidi (REM)
Onde PGO
a stimoli “significativi”
Soglie innalzate (sonno”profondo”)
ma frequenti risvegli spontanei
FREQUENZA
CARD./RESP.
regolare
irregolare
EEG
TONO
MUSCOLARE
(ritmo theta ippocampale)
Esistono 3 sistemi implicati nel
passaggio sonno-veglia; NREM-REM
• Sistema reticolare attivante (RAS), che favorisce la veglia
• Sistema ipotalamico del sonno (HSS), che favorisce il
sonno
• Sistema del sonno REM, responsabile della generazione del
sonno REM
• Orologio circadiano, che influenza l’attività di RAS, HSS e
del centro pontino generatore del REM.
Sistema reticolare attivante
RAS, localizzato nella parte
rostrale del tronco
dell’encefalo e
nell’ipotalamo
posteriore
Sistema ipotalamico del
sonno HSS, con sede
nell’ipotalamo posteriore
Orologio circadiano, con sede nel
nucleo soprachiasmatico (SCN)
dell’ipotalamo
Sistema del sonno
REM, localizzato nella
parte dorsale del ponte
e nel bulbo
Capacità di rispondere agli stimoli
La soglia di risposta agli stimoli periferici aumenta
gradualmente dallo stadio 1 allo stadio 4 del sonno NREM e
rimane elevata durante il sonno REM.
Come si spiega questa disconnessione
visto che il cervello è continuamente
attivo anche durante il sonno?
Chiusura del cancello talamico
La regolazione del sonno dipende da 3 ordini di fattori:
1.
Un fattore vigilanza, regolato dall’attivazione transitoria
del sistema RAS e alla liberazione rapida di
neurotrasmettitori che inducono l’attivazione corticale.
2.
Un processo circadiano, controllato dall’orologio
biologico interno, che fa si che il sonno abbia luogo
nella fase della giornata evolutivamente più adatta per
la specie umana.
3.
Un processo omeostatico determinato dalla durata
della veglia precedente. La tendenza ad addormentarsi
aumenta tanto più si è rimasti svegli. Meccanismi
responsabili ancora non completamente noti.
4.
Un processo ultradiano che regola l’alternanza del
sonno REM e NREM.
Sonno e Memoria
Già dall’inizio del secolo scorso era nota la stretta relazione
intercorrente tra processi di memoria e sonno nei termini di
influenza positiva sui processi di apprendimento e
consolidamento di nuove informazioni
Il sonno notturno e persino i brevi riposini pomeridiani possono favorire
alcune forme di memoria sia dichiarativa che non dichiarativa.
Meccanismi alla base:
 La disconnessione sensoriale associata al sonno riduce il rischio di
interferenza con il consolidamento di memorie appena acquisite.
 Il sonno permette la riattivazione off-line dei circuiti nervosi attivati
durante la fase di apprendimento
 Durante il sonno, più che durante la veglia, i circuiti nervosi rilevanti
per l’apprendimento e la memoria possono essere attivati in maniera
graduale e intercalata. Ciò favorisce l’integrazione delle nuove
memorie con quelle già consolidate.
 Le intense scariche nervose tipiche di alcune fasi del sonno,
potrebbero facilitare alcune modificazioni molecolari importanti per il
consolidamento sinaptico e per allargare la rete di associazioni.
Rimangono comunque molti interrogativi!
Sonno e Sogno
Sembra che la maggior parte dei sogni si verifichi al risveglio dal
sonno REM (sogni carichi di emotività) e la restante al risveglio
dal sonno non-REM (sogni più realistici)
Secondo alcune ipotesi si ritiene che il rapido movimento degli
occhi durante la fase REM del sonno avvenga così velocemente
per inseguire le scene immaginate nel sogno.
DEFINIZIONE DI SOGNO
Il sogno è un’esperienza mentale tipica, ma
forse non esclusiva del sonno, con
caratteristiche percettive, svolgimento
sequenziale, eventuali elementi di bizzarria e
frequente vissuto di partecipazione
personale, accompagnata da alienità rispetto
all’hic et nunc del dormiente, da inefficienza
dell’esame di realtà e da perdita di
controllo volontario del pensiero
La ricerca sperimentale non ha ancora chiarito le funzioni
specifiche del sogno.
Alcune ipotesi suggestive si ispirano ad un criterio
genericamente adattivo.
L’attività onirica avrebbe un ruolo di integratore e
regolatore delle informazioni ricevute durante la veglia.
Sarebbe responsabile di una sorta di metabolizzazione degli
apprendimenti utili o funzionali alla condizione psicologica
attuale del sognatore.
Definizioni di sogno in Freud
sogno: soddisfazione allucinatoria di desiderio
(vedi es. pag.122- 128,Interpretazione dei sogni)
sogno: soluzione di compromesso (come il
sintomo nevrotico) tra desideri rimossi,
che tendono a riemergere e le istanze
difensive dell’Io.
Funzione del sogno: guardiano del sonno (vedi
pag. 218 Interpretazione dei sogni)
DEPRIVAZIONE DI SONNO
Primo esperimento: Patrick & Gilbert, 1896
3 soggetti non dormono per 90 h:
Sonnolenza vincibile solo con stimoli forti
Illusione visive
Tempi di reazione e memoria diminuiscono
Forza muscolare diminuisce
Acutezza visiva aumenta
Presenza di microsonni
Recupero rapido
Esperimento più lungo: nel 1964 Randy Gardner
sveglio per 264 ore
(.. He stayed awake for 11 days in a row without
sleeping and made it into the Guinnes Book of Records…)
• II notte: difficoltà di mettere a fuoco, stop TV
• III notte: calo umore, lieve atassia (mancanza di coordinamento dei
movimenti), lieve anartria (mancanza di coordinamento linguistico)
• IV notte: irritabilità, calo di concentrazione, calo di memoria, illusioni visive
• V-IX: allucinazioni, peggiore atassia e anartria
• XI notte: frammentazione del pensiero (senza elementi psicotici),
allucinazioni, visione fortemente deteriorata, estrema difficoltà nel
linguaggio
• Dorme per 15 ore e si sveglia spontaneamente.
• Si sente bene, solo un po' sonnolento: tutti i disturbi sono spariti.
• Nei 2 sonni seguenti dorme 4 e 2.5 ore oltre le 8 ore normali
Disturbi del sonno
 I disturbi del sonno sono frequenti e comuni.
 Quando il disturbo del sonno non è originato da
fattori psichici o da modificazioni del normale
bioritmo, possono risultare utili alcuni semplici
provvedimenti che aiutano il nostro corpo.
 I più comuni e frequenti disturbi del sonno sono le
parainsonnie, il russamento e l'insonnia.
Parainsonnie
 Il
termine parainsonnie comprende un
insieme di disturbi e di manifestazioni
fisiche che si evidenziano durante il sonno
e rendono il riposo notturno difficile e non
ristoratore. I più frequenti e comuni sono
il bruxismo, il sonnambulismo.
Bruxismo
 E'
il digrignamento dei denti mentre
dormiamo. Questo movimento con il
passare del tempo può causare danni alla
dentatura tanto che i denti presentano
faccette di usura sulla superficie
masticante. Si presentano indolenzimenti,
dolori ai muscoli interessati dal
serramento, dolori all'articolazione
temporo-mandibolare e a volte cefalea.
Sonnambulismo




Il sonnambulismo è un disturbo del sonno caratterizzato da attività
motorie automatiche che, solitamente, sono semplici e fatte
quotidianamente.
La fascia di età compresa tra 5 e 12 anni è quella maggiormente colpita
(quasi un bambino su tre) e l'incidenza tende a scomparire dopo
l'adolescenza. Nel caso il disturbo insorga in un adulto gli specialisti
associano il sonnambulismo ad aspetti neurotici, psicotici o nevrotici
(isterismo).
Il sonnambulismo avviene nella fase 3, o 4, del sonno NREM e quindi i casi
di sonnambulismo si verificano nelle prime due, tre ore del sonno. La
durata dei movimenti, raramente supera i cinque minuti.
I sonnambuli possono arrivare a uscire dal letto mentre stanno ancora
dormendo, e camminare, uscire di casa, mantenendosi in stato di
incoscienza, però nonostante le convinzioni popolari, la maggior parte dei
sonnambuli non cammina, ma si limita a sedersi sul letto ed esegue gesti
ripetitivi come l'atto di lavarsi e vestirsi.
Sulle cause le opinioni sono discordanti, anche se tecnicamente vi è una
ipereccitabilità della corteccia cerebrale che da un lato impedisce il sonno
profondo e dall'altro mantiene attivi i meccanismi di veglia e di sonno.
Si pensa che svegliare i sonnambuli sia assai pericoloso
perchè questo potrebbe causargli un infarto,dei danni di
cervello, o un qualcos’altro: in realtà il vero pericolo non è
tanto nell'interruzione improvvisa del sonno quanto nello
shock che può provocare il disorientamento.
Su Journal Of Neurological Sciences nel 2007 è stato
pubblicato un lavoro su uno studio fatto sul
sonnambulismo. E’ stato dimostrato che svegliare un
sonnambulo, potrebbe confonderlo temporaneamente.
Disorientato, il sonnambulo potrebbe colpire chiunque gli
sia accanto.
Russamento

All'origine del russamento c'è un'ostruzione delle alte vie
respiratorie. Quando si dorme succede che i muscoli della parte
superiore e interna della gola si rilassano. Questo rilassamento
muscolare determina un rilasciamento dei tessuti del palato molle
nella parte posteriore della gola che, di conseguenza a ciò, vibrano a
ogni respiro e al passaggio dell'aria determinando così il
russamento.
Apnea notturna

L'apnea notturna è un problema più serio ed è caratterizzato da un
russare in modo molto rumoroso con attacchi di soffocamento. Succede
talvolta che si blocchino, per un tempo limitato, le vie aeree, perché il
palato molle viene risucchiato durante l'inspirazione e questo evento
interrompe la normale respirazione creando nel soggetto addormentato la
sensazione di soffocare.

Nei casi gravi di apnea il sonno REM è ridotto, il sonno profondo è
insufficiente, l'apporto di ossigeno al cervello è scarso e tutto ciò può creare
anche disturbi a livello intellettuale. Quando si ostruiscono le vie respiratorie
e si verifica l'apnea, la carenza di ossigeno conseguente stimola il cervello
che invia segnali di pericolo ai muscoli che riprendono la normale attività. Il
problema è più grave se l'apnea si manifesta nella fase di sonno REM,
perché la paralisi muscolare che si verifica in questo momento trova il corpo
più rilassato e il suo tempo di reazione alla scarsa ossigenazione è più lento.
L'apnea notturna fortunatamente interessa maggiormente il sonno leggero
e raramente colpisce durante il sonno REM.
Insonnia



Sensazione di sonno insufficiente, disturbato o poco
ristoratore.
Inadeguato a mantenere le comuni attività quotidiane
Classificazione in base al periodo di comparsa durante la
notte:
Iniziale: difficoltà nell’addormentamento (maggiore di 30’)
Centrale: risveglio prolungato o frequenti risvegli nel corso della notte
Terminale: risveglio mattutino precoce

Classificazione in base alla durata:
Transitoria: alcuni giorni
A breve termine: meno di 4 settimane
Cronica: più di 4 settimane
Effetti dell’insonnia
Uno dei motivi che più di frequente determina
l'insonnia, in tutte le sue forme, è sicuramente la
condizione psicologica e mentale della persona.







Stanchezza
Difficoltà di concentrazione
Tensione, irritabilità
Riduzione dell’efficienza lavorativa
Cefalea, nausea, dolori muscolari
Disturbi della memoria
Sonnolenza diurna
Narcolessia
La narcolessia è un disordine neurologico
caratterizzato da una incontrollabile ed
improvvisa sonnolenza diurna.
 La patofisiologia della narcolessia è basata su
alterazione del sistema nervoso centrale ed in
particolare dei centri per la regolazione del ritmo
sonno-veglia. I sintomi fondamentali della
narcolessia (cataplessia, allucinazioni
ipnagogiche e paralisi nel sonno) sembrano
essere fondamentalmente una disregolazione del
sonno REM.


Esperimenti clinici effettuati negli anni novanta dall'equipe di Jerome
M.Siegel sui cani narcolettici hanno evidenziato che una insolita attività
del midollo allungato fosse responsabile delle cataplessie, mentre
l'Università di Lione ha dimostrato che un danno nelle regioni superiori
del tronco cerebrale che si collegano al midollo allungato incida nello
malattia, così come un'altra area del tronco cerebrale chiamata locus
coeruleus, le cui cellule diventano inattive prima e durante la
cataplessia ed il sonno. In base a questi studi due sarebbero le cause
concomitanti per lo sviluppo della malattia: la mancata fonte di
eccitazione dei motoneuroni causata dalla sospensione delle cellule
noradrenaliniche e l'attivazione, invece, del sistema parallelo nel midollo
che inibisce i motoneuroni

Una terza ipotesi è stata proposta dai ricercatori del Seiwa Hospital di
Tokio, che hanno verificato il collegamento tra la narcolessia e alcuni
fattori ambientali ancora ignoti, che scatenano una reazione
autoimmune, capace di danneggiare i neuroni che regolano il risveglio e
il tono muscolare