Ciclo sonno-veglia Sonno Il sonno è un comportamento caratterizzato da una ridotta sensibilità agli stimoli sensoriali, riduzione dell’attività motoria, presenza di posture specifiche e pronta reversibilità (diverso da ibernazione, letargo, coma) Il sonno è una funzione biologica basilare, come alimentarsi e respirare Il sonno esiste in tutti gli esseri viventi in forma più o meno evoluta Senza sonno si morirebbe Sonno Il sonno è uno stato di inattività facilmente reversibile, caratterizzato dalla mancanza di interazione con l’ambiente esterno. Un regolare ciclo di sonno e veglia fa si che il nostro orologio biologico influisca positivamente sulla produzione ormonale ottenendo una sufficiente condizione di vigilanza diurna e un soddisfacente riposo notturno. Durante il sonno il livello basso di adrenalina e di corticosteroidi, che sono gli ormoni associati alla condizione di veglia, danno la possibilità all'organismo di sfruttare i più elevati livelli di ormone della crescita, prodotto dall'ipofisi nelle ore notturne. Dormendo la temperatura corporea diminuisce lentamente fino a raggiungere ca. -1°C del valore serale. Quando la temperatura si abbassa e raggiunge il livello minimo, e questo coincide con bassi valori di adrenalina, noi ci sentiamo stanchi. Verso il finire della notte, con le prime luci dell'alba, è più difficoltoso dormire o rimanere addormentati, perché verso le 5 del mattino i livelli ormonali incominciano a crescere ed aumenta anche la temperatura corporea. CICLO SONNO-VEGLIA Gli esseri umani hanno al loro interno una sorta di orologio biologico che influenza alcuni processi fisiologici e che condiziona le ore di veglia e quelle di sonno. Il funzionamento di questo orologio corrisponde al ciclo circadiano (dal latino circa diem = circa un giorno), il quale regola attraverso l'azione di messaggeri chimici e nervosi i processi organici che avvengono ogni giorno nel nostro corpo; la digestione, la minzione, l'evacuazione, la crescita e il ricambio cellulare sono alcuni esempi. Il ritmo circadiano è una modificazione ciclica che si produce nell’arco delle 24 ore, determinando una modificazione ritmica di un comportamento o di un processo fisiologico. I nuclei sovrachiasmatici sono i nuclei dell’ipotalamo che hanno la funzione di controllare i ritmi circadiani (tra i quali il ciclo sonno-veglia). Lesioni dei nuclei sovrachiasmatici aboliscono il ciclo sonno-veglia. I ritmi non sono semplicemente dovuti a differenti risposte dell’organismo che si verificano in seguito a variazioni di parametri fisici dell’ambiente esterno (luce/buio, caldo/freddo), ma sono generati da un orologio biologico che permette all’organismo di prepararsi e in alcuni casi di anticipare i cambiamenti dell’ambiente esterno durante il ciclo giorno/notte. Ritmi circadiani In quasi tutti gli esseri viventi, dall’essere unicellulare fino all’uomo, molti dei processi biochimici, fisiologici e comportamentali hanno ritmi biologici giornalieri. In condizioni naturali tale ritmicità: • corrisponde circa alla durata naturale del giorno (dies), ritmo circadiano (25h) • è di natura endogena in quanto indipendente da tutti i fattori ambientali • è auto-alimentata per lunghi periodi (settimane, mesi) oscillatore automatico • il ciclo di questo oscillatore è sincronizzato con il ciclo lucebuio giornaliero Nei mammiferi il SISTEMA CIRCADIANO è “orchestrato” da: 1. Nucleo soprachiasmatico (NSC) 2. Fotorecettori retinici che proiettano al NSC 3. Epifisi o ghiandola pineale secerne Melatonina che scandisce la durata della notte IL PRINCIPALE REGOLATORE DEI RITMI CIRCADIANI È IL NUCLEO SOPRACHIASMATICO (NSC) 10.000 coppie di nuclei localizzati nell’Ipotalamo I neuroni del NSC esprimono recettori GABA-ergici il cui effetto sull’eccitabilità neuronale varia durante l’arco delle 24 ore. Quindi la sostanza più abbondante del NSC è l’acido -Aminobutirrico (GABA) che durante il giorno agisce come neurotrasmettitore eccitatorio, mentre durante la notte inibisce i neuroni del NSC. Epifisi e melatonina Nel circuito cerebrale sotteso alla generazione e modulazione dei ritmi circadiani gioca un ruolo chiave la ghiandola pineale costituita da neuroni che producono un ormone: la melatonina. La secrezione di melatonina aumenta durante la notte e raggiunge valori minimi nel periodo di luce: è anche definita “ormone del buio”. Le informazioni ottiche che mediano l’oscillazione delle concentrazioni ematiche di melatonina provengono dalla retina attraverso il NSC, che li invia a segmenti specifici del midollo spinale e da qui ai neuroni noradrenergici del ganglio cervicale superiore la cui attività è ciclica perché modulata dagli stimoli luminosi. La melatonina agisce su recettori specifici sulle membrane plasmatiche dei neuroni del NSC, influenzando la frequenza di scarica dei potenziali d’azione. La luce, penetrando nell'occhio attraverso i nervi, manda un messaggio all'epifisi che, in base alla quantità di luce in arrivo, blocca o stimola la produzione di melatonina. Il buio determina la produzione di questo ormone che dà il segnale all'organismo il quale rallenta lentamente le sue attività e si prepara al sonno. POLISONNOGRAFIA Intorno al 1950, Aserinsky e Kleitman scoprirono la fase REM del sonno. Oggi sappiamo che esistono 2 fasi distinte del sonno: non-REM e REM Alcuni anni più tardi, 1968, Rechtschaffen e Kales inventarono la polisonnografia Il termine ‘polisonnografia’ fu introdotto da Holland e colleghi, 1974 POLISONNOGRAFIA Tutto quello che oggi si conosce sul sonno è stato scoperto grazie a particolari esami basati sul monitoraggio delle onde cerebrali, sull'elettroencefalogramma che registra l'attività elettrica del cervello, attraverso l'elettroculografia che registra i movimenti oculari e con l'elettromiografia che rileva i movimenti muscolari. POLISONNOGRAFIA Si monitorizzano simultaneamente: EEG (attività cerebrale) ECG (attività cardiaca) EMG (modificazioni toniche e fasiche dell’attività muscolare che accompagnano i cambiamenti durante le fasi del sonno) EOG (movimenti oculari rapidi associati con la veglia e il sonno REM e i movimenti oculari lenti dello stadio 1 del sonno) Segnale EEG 1. Registra l’attività elettrica dei neuroni della corteccia cerebrale attraverso una serie di elettrodi di superficie posti sullo scalpo 2. 4 frequenze base: 3. Le caratteristiche dell’EEG dipendono dallo stato di vigilanza: casuale banda 0.1 Hz - 50 Hz, ampiezza 5 μV - 100 μV stazionario per brevi tratti non periodico ma spesso con un ritmo prevalente Elettrodi posti sulla regione frontale sono utili per registrare l’attività ad alto voltaggio e bassa frequenza provenienti dai lobi frontali durante le fasi 3 e 4 del sonno NREM. Un altro elettrodo è posto sulle regioni occipitali, per massimizzare la detezione dell’attività a, che si associa alla veglia rilassata con occhi chiusi. Un modo per definire lo stato di vigilanza è studiare le caratteristiche dell’attività elettrica generata dai neuroni corticali. La normale attività cerebrale crea delle piccole differenze di potenziale elettrico che, benché attenuate, risultano ancora misurabili sulla superficie del cuoio capelluto. Il loro ordine di grandezza è delle decine di mV. Esse oscillano in continuazione, creando il fenomeno delle "onde cerebrali". Un tipico esempio di tracciato EEG è il seguente (soggetto in riposo con occhi aperti): Il tracciato è piuttosto disordinato, ma in esso si possono distinguere 4 tipi di onde cerebrali, classificate in base alla frequenza (num. di oscillazioni/sec). onde beta, caratteristiche dello stato di veglia vigile e tono muscolare medio alto, rapide ed irregolari, a basso voltaggio e alta frequenza onde alfa, caratteristiche degli stati di rilassamento e meditazione a occhi chiusi, di media ampiezza e alta frequenza; onde delta, caratteristiche dello stato di sonno, ampie e a bassa frequenza. Ciclo del sonno Gli studiosi hanno evidenziato che il sonno non è uguale per tutta la sua durata ma è caratterizzato dalla presenza di 2 fasi principali: • la fase non-REM • la fase REM Il termine REM deriva dal fatto che durante tale fase gli occhi si muovono con movimenti ritmici rapidi (dall'inglese rapid eye movements = movimenti oculari veloci). In questa fase, che si verifica normalmente 4 o 5 volte per notte, si fanno sogni molto intensi. L'elevata attività celebrale e i rapidi movimenti oculari che caratterizzano questa fase sono in contrasto con il grado di generale rilassamento muscolare. Durante la notte si verificano diversi cicli del sonno della durata di 90100 minuti caratterizzati dal passaggio attraverso vari stadi del sonno e la fase REM. Fase NREM Architettura del Sonno Sonno non-REM Il sonno non-REM (NREM) costituisce circa il 75% del tempo totale di sonno. Sulla base dell’EEG è suddiviso in 4 fasi: • stadio I: riduzione delle onde a a valori inferiori al 50% rispetto alla veglia, presenza di onde • stadio II: onde e d • stadi III e IV: onde ‘lente’ Fase REM Architettura del Sonno Sonno REM Il sonno REM costituisce circa il 25% del tempo totale di sonno Sulla base dell’EEG è suddiviso in 2 stadi (tonico e fasico) caratterizzati da onde a basso voltaggio frammiste a onde Il sonno è costituito da 4-6 cicli di sonni non-REM e REM Addormentamento Fase di progressivo distaccamento dall’ambiente circostante. Stadio 1 L'attività celebrale rallenta e le onde alfa dell'elettroencefalogramma, che sono tipiche dello stato di veglia in rilassamento ad occhi chiusi, vengono sostituite da ondulazioni abbastanza regolari. Stadio 2 - "SONNO LEGGERO" In questo stadio prevalgono le onde con brevi esplosioni di attività celebrale. Stadio 3 - "SONNO PROFONDO" Le onde cerebrali diventano lente e grandi. E' il primo sonno vero e dura circa la metà del tempo totale del sonno. Stadio 4 - "SONNO PROFONDO EFFETTIVO" E' quello del sonno più profondo, quando il nostro organismo si rigenera. Le onde corrispondenti all'attività cerebrale di questo momento sono piuttosto lente. EEG degli stadi di sonno nell’uomo. La veglia mostra attività a (soggetto rilassato) ed attività b (allerta). Attività si può vedere nello stadio di sonno 1. Lo stadio 2 mostra ed un complesso K. Nello stadio 4 si notano onde basse e larghe (attività d), che appaiono anche in qualche punto dello stadio 3. Gli stadi 3 e 4 insieme sono “onde lente di sonno” (SWS). L’EEG del sonno REM assomiglia a quello dello stadio 1 e contiene una mescolanza di attività b e . Per evitare di confondere questi due stadi, vengono fatte registrazioni dei movimenti degli occhi e del tono muscolare del mento. Terminato lo stadio 4, il sonno NREM torna ad alleggerirsi e si ritorna allo stadio 2, per poi lasciare spazio alla fase REM, che ha una durata di circa 20’. Le fasi di sonno REM sono caratterizzate da sogni intensi e da movimenti oculari ritmici e rapidi. Nel corso della notte diminuiscono progressivamente le fasi di sonno profondo e aumentano di durata e di intensità le fasi REM. Sonno REM o paradossale Rapid Eye Movement Il sonno REM é caratterizzato dal ritorno ad una attività EEG rapida e desincronizzata, ad alte frequenze, che ricorda lo stato di veglia, con perdita completa del tono muscolare assiale (antigravitario) e rapidi movimenti oculari Caratteristiche del REM Desincronizzato (per i profili del tracciato EEG) Rapidi movimenti oculari (REMs = Rapid Eye Movements) “Tempesta” neurovegetativa Intensa attività onirica Impossibilità di evocare riflessi tendinei (inibizione massiva dei motoneuroni a) Onde Ponto-Genicolo-Occipitali Flusso sanguigno ai genitali Discreta vigilanza al risveglio Stadio REM Il tracciato EEG è dominato da onde b ad alta frequenza (desincronizzazione corticale), da una regolare attività a livello ippocampale e di onde monofasiche pontogenicoloccipitali (PGO), eventi di discreta ampiezza (circa 200mV) che originano a livello del ponte e sono poi trasmessi in successione al corpo genicolato laterale talamico e alla corteccia visiva primaria. Caratteristica distintiva dello stadio REM è la riduzione delle capacità di regolazione omeostatica • Intensa attività cerebrale • Atonia muscoli antigravitari (esclusi occhi, orecchio medio, diaframma) • Aumento delle frequenze cardiache e respiratorie • Perdita controllo temperatura corporea • Contrazione della pupilla (miosi) Addormentamento A) Lo stato di veglia attiva è caratterizzato da onde beta, onde con frequenza rapida (14-30 Hz) ed a basso voltaggio. Quando il livello di vigilanza e di attenzione aumenta, le onde cerebrali si fanno più rapide e la loro ampiezza diminuisce. Nella fase di preparazione al sonno, quando il soggetto spegne la luce e chiude gli occhi, avviene una prima modificazione dell’attività elettrica cerebrale: le onde beta vengono sostituite da onde di frequenza minore, (8-10 cicli al secondo), e di ampiezza più elevata, chiamate onde alfa. B) L’apertura degli occhi causa un’immediata sparizione delle onde alfa e la ricomparsa di quelle beta. NREM: 60’-90’ S1(3’-12’): sonno leggero ↓onde-alpha (veglia fisiologica) ↑onde-theta →> 50% per epoca S2(10’-20’): fusi (spindles) e complessi K prevalenza di onde-theta rallentamento del tracciato S3(10’): sonno sincrono o ad onde lente (slow-wave-sleep) prevalenza onde-deltha→20-50% per epoca. Compaiono fusi e comp.K S4: ( 30’-50’) onde-deltha→>50% per epoca ulter. Rallentamento. Nottambulismo, incubi, sleeptalking, enuresi REM: 20-30’ •EEG con intensa desincronizzazione •Movimenti oculari rapidi a gruppi e isolati •Compaiono aritmie cardiache e modificazioni respiratorie con apnee anche di 10”-30” •La durata del sonno REM e massima nel neonato e si riduce progressivamente con l’età •Inoltre questa fase è caratteristica per la paralisi dei muscoli (per evitare di mimare i sogni) e per i sogni. Il cervello consuma ossigeno e glucosio come se il soggetto fosse sveglio e stesse svolgendo un'attività intellettuale. Variazioni del sonno con l’età Di quanto sonno necessita una persona? Per gli adulti tra 6 e 9 ore di sonno come media notturna sono sufficienti, ma la diversità e la quantità di sonno è legata a fattori individuali e di sviluppo. I neonati dormono a lungo, fino a 16 ore su un periodo di 24, gli anziani meno, sono state infatti osservate diminuzioni approx fino a 6 ore. Un giovane adulto arriva al sonno REM più o meno 90 minuti dopo l'addormentamento; questa fase, che si ripete all'incirca ogni 2 ore, dura sempre un po' di più fino ad arrivare al momento più lungo che precede il risveglio. Un ciclo di sonno contiene un alternarsi di sonno desincronizzato REM (fino a 20-30 minuti) e di sonno sincronizzato o NREM. Considerando un sonno di circa 8 ore, si attuano circa 4 o 5 periodi di sonno REM. I cicli sono estremamente regolari, probabilmente comandati da un meccanismo nervoso interno. ciclo all’inizio del sonno ciclo alla fine del sonno Al sonno polifasico della nascita fa seguito prima quello bifasico, fino al periodo prescolastico e più tardi quello monofasico. Tra gli anziani diventano di nuovo più frequenti periodi di sonno durante il giorno. Il sonno REM (area scura) avviene ciclicamente durante la notte a intervalli di circa 90’ in tutti i gruppi di età. Il sonno REM mostra piccole variazioni nei differenti gruppi di età, mentre lo stadio 4 di sonno NREM diminuisce con l’età. Gli anziani hanno frequentemente insonnia e un marcato aumento nel tempo totale di veglia. La variazione nell’alternanza dei sonni REM e NREM al variare dell’età, sta a sottolineare la diversa funzione che queste fasi hanno in relazione all’attività complessiva del soggetto. Confronto fra stati di sonno delle variabili fisiologiche Sonno NREM Sonno REM Grande ampiezza onde lente ~ 1 Hz Bassa ampiezza Ridotto antigravitari Atonia completa (muscoli del collo e del tronco) RIFLESSI SPINALI Lieve riduzione Notevole inibizione discendente dei motoneuroni a EVENTI FASICI Scossette muscolari SOGLIE SENSORIALI Movimenti oculari rapidi (REM) Onde PGO a stimoli “significativi” Soglie innalzate (sonno”profondo”) ma frequenti risvegli spontanei FREQUENZA CARD./RESP. regolare irregolare EEG TONO MUSCOLARE (ritmo theta ippocampale) Esistono 3 sistemi implicati nel passaggio sonno-veglia; NREM-REM • Sistema reticolare attivante (RAS), che favorisce la veglia • Sistema ipotalamico del sonno (HSS), che favorisce il sonno • Sistema del sonno REM, responsabile della generazione del sonno REM • Orologio circadiano, che influenza l’attività di RAS, HSS e del centro pontino generatore del REM. Sistema reticolare attivante RAS, localizzato nella parte rostrale del tronco dell’encefalo e nell’ipotalamo posteriore Sistema ipotalamico del sonno HSS, con sede nell’ipotalamo posteriore Orologio circadiano, con sede nel nucleo soprachiasmatico (SCN) dell’ipotalamo Sistema del sonno REM, localizzato nella parte dorsale del ponte e nel bulbo Capacità di rispondere agli stimoli La soglia di risposta agli stimoli periferici aumenta gradualmente dallo stadio 1 allo stadio 4 del sonno NREM e rimane elevata durante il sonno REM. Come si spiega questa disconnessione visto che il cervello è continuamente attivo anche durante il sonno? Chiusura del cancello talamico La regolazione del sonno dipende da 3 ordini di fattori: 1. Un fattore vigilanza, regolato dall’attivazione transitoria del sistema RAS e alla liberazione rapida di neurotrasmettitori che inducono l’attivazione corticale. 2. Un processo circadiano, controllato dall’orologio biologico interno, che fa si che il sonno abbia luogo nella fase della giornata evolutivamente più adatta per la specie umana. 3. Un processo omeostatico determinato dalla durata della veglia precedente. La tendenza ad addormentarsi aumenta tanto più si è rimasti svegli. Meccanismi responsabili ancora non completamente noti. 4. Un processo ultradiano che regola l’alternanza del sonno REM e NREM. Sonno e Memoria Già dall’inizio del secolo scorso era nota la stretta relazione intercorrente tra processi di memoria e sonno nei termini di influenza positiva sui processi di apprendimento e consolidamento di nuove informazioni Il sonno notturno e persino i brevi riposini pomeridiani possono favorire alcune forme di memoria sia dichiarativa che non dichiarativa. Meccanismi alla base: La disconnessione sensoriale associata al sonno riduce il rischio di interferenza con il consolidamento di memorie appena acquisite. Il sonno permette la riattivazione off-line dei circuiti nervosi attivati durante la fase di apprendimento Durante il sonno, più che durante la veglia, i circuiti nervosi rilevanti per l’apprendimento e la memoria possono essere attivati in maniera graduale e intercalata. Ciò favorisce l’integrazione delle nuove memorie con quelle già consolidate. Le intense scariche nervose tipiche di alcune fasi del sonno, potrebbero facilitare alcune modificazioni molecolari importanti per il consolidamento sinaptico e per allargare la rete di associazioni. Rimangono comunque molti interrogativi! Sonno e Sogno Sembra che la maggior parte dei sogni si verifichi al risveglio dal sonno REM (sogni carichi di emotività) e la restante al risveglio dal sonno non-REM (sogni più realistici) Secondo alcune ipotesi si ritiene che il rapido movimento degli occhi durante la fase REM del sonno avvenga così velocemente per inseguire le scene immaginate nel sogno. DEFINIZIONE DI SOGNO Il sogno è un’esperienza mentale tipica, ma forse non esclusiva del sonno, con caratteristiche percettive, svolgimento sequenziale, eventuali elementi di bizzarria e frequente vissuto di partecipazione personale, accompagnata da alienità rispetto all’hic et nunc del dormiente, da inefficienza dell’esame di realtà e da perdita di controllo volontario del pensiero La ricerca sperimentale non ha ancora chiarito le funzioni specifiche del sogno. Alcune ipotesi suggestive si ispirano ad un criterio genericamente adattivo. L’attività onirica avrebbe un ruolo di integratore e regolatore delle informazioni ricevute durante la veglia. Sarebbe responsabile di una sorta di metabolizzazione degli apprendimenti utili o funzionali alla condizione psicologica attuale del sognatore. Definizioni di sogno in Freud sogno: soddisfazione allucinatoria di desiderio (vedi es. pag.122- 128,Interpretazione dei sogni) sogno: soluzione di compromesso (come il sintomo nevrotico) tra desideri rimossi, che tendono a riemergere e le istanze difensive dell’Io. Funzione del sogno: guardiano del sonno (vedi pag. 218 Interpretazione dei sogni) DEPRIVAZIONE DI SONNO Primo esperimento: Patrick & Gilbert, 1896 3 soggetti non dormono per 90 h: Sonnolenza vincibile solo con stimoli forti Illusione visive Tempi di reazione e memoria diminuiscono Forza muscolare diminuisce Acutezza visiva aumenta Presenza di microsonni Recupero rapido Esperimento più lungo: nel 1964 Randy Gardner sveglio per 264 ore (.. He stayed awake for 11 days in a row without sleeping and made it into the Guinnes Book of Records…) • II notte: difficoltà di mettere a fuoco, stop TV • III notte: calo umore, lieve atassia (mancanza di coordinamento dei movimenti), lieve anartria (mancanza di coordinamento linguistico) • IV notte: irritabilità, calo di concentrazione, calo di memoria, illusioni visive • V-IX: allucinazioni, peggiore atassia e anartria • XI notte: frammentazione del pensiero (senza elementi psicotici), allucinazioni, visione fortemente deteriorata, estrema difficoltà nel linguaggio • Dorme per 15 ore e si sveglia spontaneamente. • Si sente bene, solo un po' sonnolento: tutti i disturbi sono spariti. • Nei 2 sonni seguenti dorme 4 e 2.5 ore oltre le 8 ore normali Disturbi del sonno I disturbi del sonno sono frequenti e comuni. Quando il disturbo del sonno non è originato da fattori psichici o da modificazioni del normale bioritmo, possono risultare utili alcuni semplici provvedimenti che aiutano il nostro corpo. I più comuni e frequenti disturbi del sonno sono le parainsonnie, il russamento e l'insonnia. Parainsonnie Il termine parainsonnie comprende un insieme di disturbi e di manifestazioni fisiche che si evidenziano durante il sonno e rendono il riposo notturno difficile e non ristoratore. I più frequenti e comuni sono il bruxismo, il sonnambulismo. Bruxismo E' il digrignamento dei denti mentre dormiamo. Questo movimento con il passare del tempo può causare danni alla dentatura tanto che i denti presentano faccette di usura sulla superficie masticante. Si presentano indolenzimenti, dolori ai muscoli interessati dal serramento, dolori all'articolazione temporo-mandibolare e a volte cefalea. Sonnambulismo Il sonnambulismo è un disturbo del sonno caratterizzato da attività motorie automatiche che, solitamente, sono semplici e fatte quotidianamente. La fascia di età compresa tra 5 e 12 anni è quella maggiormente colpita (quasi un bambino su tre) e l'incidenza tende a scomparire dopo l'adolescenza. Nel caso il disturbo insorga in un adulto gli specialisti associano il sonnambulismo ad aspetti neurotici, psicotici o nevrotici (isterismo). Il sonnambulismo avviene nella fase 3, o 4, del sonno NREM e quindi i casi di sonnambulismo si verificano nelle prime due, tre ore del sonno. La durata dei movimenti, raramente supera i cinque minuti. I sonnambuli possono arrivare a uscire dal letto mentre stanno ancora dormendo, e camminare, uscire di casa, mantenendosi in stato di incoscienza, però nonostante le convinzioni popolari, la maggior parte dei sonnambuli non cammina, ma si limita a sedersi sul letto ed esegue gesti ripetitivi come l'atto di lavarsi e vestirsi. Sulle cause le opinioni sono discordanti, anche se tecnicamente vi è una ipereccitabilità della corteccia cerebrale che da un lato impedisce il sonno profondo e dall'altro mantiene attivi i meccanismi di veglia e di sonno. Si pensa che svegliare i sonnambuli sia assai pericoloso perchè questo potrebbe causargli un infarto,dei danni di cervello, o un qualcos’altro: in realtà il vero pericolo non è tanto nell'interruzione improvvisa del sonno quanto nello shock che può provocare il disorientamento. Su Journal Of Neurological Sciences nel 2007 è stato pubblicato un lavoro su uno studio fatto sul sonnambulismo. E’ stato dimostrato che svegliare un sonnambulo, potrebbe confonderlo temporaneamente. Disorientato, il sonnambulo potrebbe colpire chiunque gli sia accanto. Russamento All'origine del russamento c'è un'ostruzione delle alte vie respiratorie. Quando si dorme succede che i muscoli della parte superiore e interna della gola si rilassano. Questo rilassamento muscolare determina un rilasciamento dei tessuti del palato molle nella parte posteriore della gola che, di conseguenza a ciò, vibrano a ogni respiro e al passaggio dell'aria determinando così il russamento. Apnea notturna L'apnea notturna è un problema più serio ed è caratterizzato da un russare in modo molto rumoroso con attacchi di soffocamento. Succede talvolta che si blocchino, per un tempo limitato, le vie aeree, perché il palato molle viene risucchiato durante l'inspirazione e questo evento interrompe la normale respirazione creando nel soggetto addormentato la sensazione di soffocare. Nei casi gravi di apnea il sonno REM è ridotto, il sonno profondo è insufficiente, l'apporto di ossigeno al cervello è scarso e tutto ciò può creare anche disturbi a livello intellettuale. Quando si ostruiscono le vie respiratorie e si verifica l'apnea, la carenza di ossigeno conseguente stimola il cervello che invia segnali di pericolo ai muscoli che riprendono la normale attività. Il problema è più grave se l'apnea si manifesta nella fase di sonno REM, perché la paralisi muscolare che si verifica in questo momento trova il corpo più rilassato e il suo tempo di reazione alla scarsa ossigenazione è più lento. L'apnea notturna fortunatamente interessa maggiormente il sonno leggero e raramente colpisce durante il sonno REM. Insonnia Sensazione di sonno insufficiente, disturbato o poco ristoratore. Inadeguato a mantenere le comuni attività quotidiane Classificazione in base al periodo di comparsa durante la notte: Iniziale: difficoltà nell’addormentamento (maggiore di 30’) Centrale: risveglio prolungato o frequenti risvegli nel corso della notte Terminale: risveglio mattutino precoce Classificazione in base alla durata: Transitoria: alcuni giorni A breve termine: meno di 4 settimane Cronica: più di 4 settimane Effetti dell’insonnia Uno dei motivi che più di frequente determina l'insonnia, in tutte le sue forme, è sicuramente la condizione psicologica e mentale della persona. Stanchezza Difficoltà di concentrazione Tensione, irritabilità Riduzione dell’efficienza lavorativa Cefalea, nausea, dolori muscolari Disturbi della memoria Sonnolenza diurna Narcolessia La narcolessia è un disordine neurologico caratterizzato da una incontrollabile ed improvvisa sonnolenza diurna. La patofisiologia della narcolessia è basata su alterazione del sistema nervoso centrale ed in particolare dei centri per la regolazione del ritmo sonno-veglia. I sintomi fondamentali della narcolessia (cataplessia, allucinazioni ipnagogiche e paralisi nel sonno) sembrano essere fondamentalmente una disregolazione del sonno REM. Esperimenti clinici effettuati negli anni novanta dall'equipe di Jerome M.Siegel sui cani narcolettici hanno evidenziato che una insolita attività del midollo allungato fosse responsabile delle cataplessie, mentre l'Università di Lione ha dimostrato che un danno nelle regioni superiori del tronco cerebrale che si collegano al midollo allungato incida nello malattia, così come un'altra area del tronco cerebrale chiamata locus coeruleus, le cui cellule diventano inattive prima e durante la cataplessia ed il sonno. In base a questi studi due sarebbero le cause concomitanti per lo sviluppo della malattia: la mancata fonte di eccitazione dei motoneuroni causata dalla sospensione delle cellule noradrenaliniche e l'attivazione, invece, del sistema parallelo nel midollo che inibisce i motoneuroni Una terza ipotesi è stata proposta dai ricercatori del Seiwa Hospital di Tokio, che hanno verificato il collegamento tra la narcolessia e alcuni fattori ambientali ancora ignoti, che scatenano una reazione autoimmune, capace di danneggiare i neuroni che regolano il risveglio e il tono muscolare