Abitare nell’antica Ostia In collaborazione con il Ce.S.P.R.O. le classi 1°A e 1°E, aderenti al progetto A.U.R.E.Us., hanno partecipato a due lezioni tenute da esperti archeologi, una riguardante Ostia Antica, l’altra il mosaico. Inoltre hanno visitato gli scavi archeologici di Ostia Antica. Lavoro realizzato con la collaborazione delle classi 1°A e 1°E, in particolare: Borioni Raoul, Borioni Sofia, Mariotti Federica, Sabatini Sara, Stella Arianna, Vittozzi Camilla. CASA DI DIANA: La casa è chiamata casa di Diana perché nel cortile è presente una raffigurazione di Diana cacciatrice in terracotta. È un edificio a carattere monumentale di Età Adrianea (II sec. d.C.), costruito in mattoni di laterizio e cemento, è sviluppata su cinque livelli, di cui uno sotterraneo che arrivava fino a 3-4 m per aumentare la stabilità dell’edificio. I primi due piani erano riservati al proprietario, mentre i rimanenti erano in affitto, ai quali si poteva accedere attraverso una scala che dava sulla strada. L’edificio è costruito su più fasi: - la fontana, nel vestibolo interno, era rivestita di mosaico in marmo durante la I fase; durante la II fase era in laterizio, poggiata su un pavimento di mattoni. - il pavimento, durante la I fase, era semplice e veniva collocato negli spazi di passaggio, mentre nelle stanze si aveva un pavimento in mosaico; durante la II fase era completamente in mosaico. In entrambi i casi non appariva piatto e regolare siccome era poggiato sui condotti fognari che creavano movimentazioni; - i mitrei erano i luoghi di culto del mitraismo. I suoi praticanti privilegiavano luoghi bui per eseguire i riti. Nella casa di Diana anche questa stanza ha avuto due fasi: è stata sempre costruita in marmo, nella I fase era una ambiente più ripassato; mentre nella II fase una parte della stanza è stata rialzata e su di essa si posizionò un altarino di marmo. Nella III fase la casa è stata adibita ad albergo ed era molto privilegiata avendo un parcheggio interno per i cavalli. INSULA DELLE MUSE: La Casa delle Muse si trova nella zona sud-ovest della città, in Via delle Volte dipinte, e fa parte del complesso delle case a giardino. La Casa delle Muse fu costruita all’inizio del II secolo d.C. e si affaccia direttamente sulla strada. Era costituita da due piani: del secondo non rimane traccia. Le singole stanze della casa sono disposte intorno a un cortile con portico. Una stanza potrebbe essere stata adibita a sala dei banchetti mentre la stanza più grande dell’intera costruzione poteva essere il tablinum , “il salotto” della domus con due stanze, che si raccordavano con essa. Sulla parete nord delle stanze ci sono delle finestre mentre una stanza è separata dalle altre dal corridoio: erano probabilmente le stanze da letto. Il corridoio aveva una porta che conduceva all’esterno. Davanti alla casa c’era un ampio marciapiede delimitato da pietre di travertino. Quasi tutte le stanze sono decorate con mosaici in bianco e nero, ad eccezione della cucina e del cortine che hanno un mosaico bianco. Gli affreschi presenti nelle varie stanze sono stati realizzati tenendo conto della diversa esposizione alla luce: dove è maggiore sono stati utilizzati colori più scuri, dove c’è meno luce, colori più chiari. Il grande ambiente del triclinio è abbellito da pitture murarie, raffiguranti pilastri, colonne, finestre e porte aperte, da cui sembrano entrare ed uscire piccole figure di donna. La stanza ricorda il vano importante e solenne delle domus pompeiane. Nella stanza, situata nella parte nord dell’edificio, si trovano gli affreschi di Apollo e delle nove muse. Le nove muse e la loro guida, Apollo sono dipinte su pannelli gialli o rossi separati da motivi architettonici. CASA DI GIOVE E GANIMEDE: La domus di Giove e Ganimede è un’abitazione a due piani di età adrianea. La costruzione risale al II sec. d.C. e fu soggetta a molte modifiche e ricostruzioni negli anni successivi, raggiungendo l’altezza di sei metri nel suo stato finale. Si sviluppa su due piani e ha una scala interna articolata attorno a un cortile. Ci è pervenuta una stanza in ottime condizioni e riccamente decorata, riservata al padrone di casa e agli ospiti a lui graditi. Le decorazioni che possiamo osservare sulle pareti e sul soffitto della stanza principale di questa casa sono costituite da affreschi, non tutti lavorati a fresco ma applicati, in alcuni casi, alle pareti asciutte; a causa di ciò alcune parti sono andate perdute. La mitologia è un soggetto ricorrente negli affreschi e nei murales delle case romane, tema presente anche in questa abitazione insieme a quello del piacere. Infatti la domus deve il suo nome a una scena mitologica rappresentata sulla parete principale che vede protagonisti Zeus e Ganimede, il giovinetto da questi amato. La pavimentazione è costituita da un mosaico a caratteri geometrici in bianco e nero, tipico dell’età adrianea. Aderisce perfettamente alle fondamenta su cui è poggiata, innalzate per far passare le condutture fognarie, tanto da creare piccoli avvallamenti laddove queste sono crollate. L’INSULA DELLE IERODULE: L’insula fa parte del complesso residenziale delle Case a Giardino, che attingevano luce e acqua dal cortile, dove erano presenti tre fontane per l'approvvigionamento. Le stanze si sviluppano attorno ad un atrio-corridoio con funzione di collegamento, illuminato da grandi finestre con vista sul giardino. Costruita in età adrianea (117-138), prende il nome dalle figure femminili, probabilmente delle offerenti o menadi, sacerdotesse di Dionisio, rappresentate nei suoi affreschi parietali. Negli affreschi, dipinti a riquadri gialli e rossi delimitati da colonne, sono presenti anche soggetti come animali mitologici, uccelli, fiori e le "oscilla", sfere trasparenti che venivano appese al soffitto con dei nastri come elementi d'arredo ed erano presenti anche negli affreschi dell'insula di Giove e Ganimede. Sul pavimento invece vi è un mosaico bianco e nero di epoca tardadrianea. La casa, però, dopo gli scavi del 2003, era in pessime condizioni, infatti era presente una folta vegetazione. Inoltre la casa aveva sette soffitti affrescati, ma che oggi non è stato possibile ricostruire per la mancanza di fondi. Su una parete ci sono dei graffiti. Uno di questi è la scritta Menofilo ovvero il nome di chi l'ha inciso. Un altro graffito è la rappresentazione di una nave oneraria. Le navi onerarie servivano per portare le derrate alimentari, schiavi e animali a Roma.