(1834-1910)
LÉON WALRAS
Léon Walras: nasce a Evreux (Normandia) nel 1834, il padre
Auguste è un funzionario scolastico che coltiva interessi per la
speculazione economica e che, in polemica con Say e Ricardo,
afferma a fondamento del valore l’idea di utilité-rare
 1854: inizia gli studi di ingegneria mineraria, che poi
abbandona per dedicarsi agli studi umanistici e all’arte
 1858: promette al padre di terminare gli studi economici, poi
inizia a praticare diversi lavori tra cui il giornalismo
 1860: tiene una relazione ad una conferenza a Losanna, dove la positiva
impressione suscitata in politico locale lo condurrà, nel 1870, ad occupare una
cattedra di economia politica alla locale Accademia
 1874: pubblica la sua opera più nota Elementi di Economia Politica Pura
 Riscuote scarso successo negli ambienti francofoni, i suoi lavori sono invece
pubblicati in Italia grazie alla collaborazione con Maffeo Pantaleoni, il quale nel
1891 invia a Losanna Vilfredo Pareto
 1893, lascia la cattedra di Losanna a Pareto ritirandosi a vita privata
 Pubblica due raccolte di saggi Études d’économie sociale (1896) e Études
d’économie politique appliquée (1898), anziché i trattati che costituivano il suo
progetto originale
 1910, muore nei pressi di Ginevra
L’economia, per Walras, può essere divisa in tre diverse branche,
distinte per metodo e obiettivi.
1. economia pura = “teoria della determinazione dei prezzi in un
regime ipotetico di concorrenza assoluta”.
 È una scienza simile all’idraulica e alla meccanica: suo
obiettivo è solo il vero, non indagare l’applicabilità
pratica o la giustizia delle leggi economiche.
 Tuttavia serve da guida nelle questioni pratiche.
2. economia applicata. È un’arte. Si occupa della concreta
organizzazione dell’attività produttiva.
 Suo obiettivo è l’utile
3. economia sociale. È una scienza morale. Si occupa dei
problemi relativi alla distribuzione del reddito e della politica
economica.
 È ispirata a criteri di giustizia.
Eléments d’économie politique pure
I vol. 1874
II vol. 1877
Oggetto dell’economia pura sono: a) la ricchezza sociale e b) il
valore di scambio.
a) Lezione III. La ricchezza sociale
“Chiamo ricchezza sociale l’insieme delle cose materiali o immateriali
(perché la materialità delle cose non importa qui in nessun modo)
che sono rare, cioè che, da un lato, ci sono utili e che, d’altro lato,
non esistono a nostra disposizione che in quantità limitata…
Da ciò si vede quale è il senso dei termini raro e rarità. È un senso
scientifico, come quello dei termini velocità in meccanica e calore in
fisica…
Il punto di partenza della teoria
walrasiana è il richiamo all’idea
ricardiana di valore come risultante
dell’utilità e della rarità dei beni
(che viene però ribaltata)
LÉON WALRAS,
B) IL VALORE COME UTILITA’-RARA
Secondo Walras “non esistono prodotti che possano essere moltiplicati
indefinitamente”
 “Tutte le cose che costituiscono la ricchezza sociale constano (sono
ottenute con) della terra e delle capacità personali oppure dei prodotti
della terra e delle capacità personali”
 “… la terra esiste solo in quantità limitata. Se questo è vero anche nel
caso delle capacità umane, come è possibile che i prodotti vengano
moltiplicati indefinitamente?”

Da punto di vista walrasiano, l’approccio classico che fa dipendere il
valore dal lavoro, lascia indeterminato il problema
 Il lavoro infatti, a sua volta, non è riproducibile in maniera illimitata:
anche la sua disponibilità dipende da fattori scarsi, quindi ha in se una
componente di scarsità

LÉON WALRAS,
IL VALORE COME UTILITA’-RARA
Per Walras il valore di scambio delle cose risulta da due elementi:
l’utilità
la scarsità (rareté)

Per Walras, nei beni che hanno valore di scambio, utilità e scarsità sono qualità
strettamente interrelate nella misura in cui l’idea di utilità non può prescindere
dalla scarsità:
 se un bene non ha nessuna utilità, nessuno ne avverte la scarsità ed esso
non ha valore di scambio
 se poi un bene è utile ma è disponibile in quantità illimitata, esso non è
scarso, quindi non ha valore di scambio

LÉON WALRAS,
IL VALORE COME UTILITA’-RARA (III)
Da ciò Walras fa coincidere il concetto di rareté (combinazione di utilità e
limitazione di quantità) con il grado di “intensità dell’ultimo bisogno soddisfatto”
(cioè con la comune accezione di utilità marginale):


l’utilità effettiva (totale) di un bene è funzione della quantità totale posseduta
u = (q)
la rareté (utilità marginale) di un bene è data dalla derivata della funzione di
utilità effettiva:

r = ’(q)
nello stesso modo in cui, dice Walras, la velocità è derivata della funzione
dello spazio percorso rispetto al tempo impiegato a percorrerlo
Il valore di scambio è dunque oggetto dell’economia pura (scienza):
“Il valore di scambio è dunque una grandezza e … una grandezza
apprezzabile. E se la matematica in generale ha per oggetto lo
studio delle grandezze di questo genere, è certo che vi è un ramo
della matematica … che è la teoria del valore di scambio…
… vi è una economia politica pura che deve precedere l’economia
politica applicata e questa economia politica pura è una scienza del
tutto simile alle scienze fisico-matematiche…
Il metodo matematico non è il metodo sperimentale, è il metodo
razionale”.
Walras conclude con un ragionamento analogo a quello di
Menger: la scienza economica si occupa di tipi ideali ed è una
scienza logico-deduttiva. Non può essere applicata
immediatamente alla realtà.
L’importanza della speculazione walrasiana nella storia del pensiero
economico si riconduce alla Teoria dell’Equilibrio Economico
Generale

Problema: dati molti mercati di beni di consumo e fattori produttivi
(terra, lavoro e capitale), a quali condizioni le decisioni di un numero
ampio di operatori sono compatibili fra loro?

Walras propone di risolvere la questione con un metodo matematico,
pervenendo alla determinazione simultanea di prezzi e quantità di
equilibrio.
 Gli scambi hanno per oggetto la ricchezza sociale.
Composizione della ricchezza sociale
Capitali naturali
= terre
capitali
= beni durevoli
Capitali personali
= lavoro
Capitali in senso stretto
= case, macchine ecc.
Ricchezza
sociale
Beni di consumo
redditi
= beni utilizzabili
una sola volta
Beni intermedi
Servizi dei beni
capitali (3 tipi)
Nel sistema sono presenti tre categorie di soggetti, distinte sulla base
dei capitali prevalentemente posseduti.
1. Proprietari fondiari
2. Lavoratori
3. Capitalisti
Una quarta categoria è quella degli imprenditori.
Il criterio di distinzione tra le categorie di soggetti è dunque il
capitale posseduto e non le funzioni esercitate nel sistema produttivo
Venendo meno la correlazione tra le funzioni esercitate nel sistema
produttivo, le categorie di reddito e quelle di spesa, nel sistema
walrasiano cade anche il concetto classico di classe sociale
IL SISTEMA WALRASIANO,
GLI OBIETTIVI INDIVIDUALI E LA CIRCOLAZIONE
All’inizio di ogni periodo ciascun soggetto dispone di una certa
quantità di CAPITALE e persegue determinati obiettivi massimizzanti
rispettivamente come:
 consumatore,
 fornitore di servizi produttivi (lavoro, capitale, terra),
 imprenditore


Il perseguimento di questi obiettivi induce gli individui ad
attivare lo scambio
Tra gli imprenditori e le altre categorie di soggetti si effettuano una
serie di scambi, rappresentabili come un “flusso circolare”.
Beni
Beni di consumo
intermedi
Beni capitali
Risparmiatoriinvestitori
Consumatori
Servizi dei capitali
Servizi della terra
Servizi del lavoro
Imprenditori
(imprese)
Lo scopo della teoria dell’equilibrio economico generale è
dimostrare come lo scambio volontario in condizioni di mercato
concorrenziale assicuri una situazione di equilibrio in cui tutti gli
agenti ricavano la massima soddisfazione possibile
Il modello walrasiano postula l’esistenza di:
1. Una pluralità di agenti massimizzanti, informati (effettuano scelte
consapevoli) e auto-interessati (ciascuno agisce nel proprio esclusivo
interesse) con proprie preferenze (gusti) e con dotazioni iniziali di beni
di consumo e capitali che in genere non coincidono con quelle ottimali;
2. Una pluralità di mercati tra loro connessi;
3. Tecniche produttive date, risorse e n. di lavoratori dati.
4. Concorrenza perfetta: le unità produttive sono piccole e ciascun
soggetto è price taker
►
Obiettivo è determinare le quantità prodotte e scambiate e i
relativi prezzi in base alle seguenti ipotesi:
►
Per ogni bene prodotto, servizio e capitale in senso stretto vi è un
mercato
►
Vi sono così tre gruppi di mercati (+ quello del risparmio)
 1) mercati dei servizi produttivi. Proprietari fondiari, lavoratori e
capitalisti offrono i servizi dei loro capitali. Le imprese domandano tali
servizi;
 2) mercati dei prodotti. Le imprese offrono prodotti e domandano
materie prime e beni intermedi. Proprietari fondiari, lavoratori e capitalisti
domandano tali prodotti.
 3) mercati dei capitali nuovi. Proprietari fondiari, lavoratori e capitalisti
offrono risparmio e domandano capitali nuovi (i cui servizi offrono poi
alle imprese). Le imprese produttrici di capitali in senso stretto offrono tali
beni.
Si ha un EEG concorrenziale walrasiano se esiste un insieme di
prezzi in base al quale:
1. in ogni mercato la domanda eguaglia l’offerta (il mercato è
sgombro)
2. ogni agente vende e acquista secondo quanto aveva
programmato
3. tutti gli agenti, consumatori o imprenditori, massimizzano
rispettivamente utilità e profitti, dati i loro vincoli.
Occorre trovare un vettore di prezzi che verifichi
queste caratteristiche.
Tutti gli scambi devono avvenire a prezzi in grado di “sgombrare” il
mercato (prezzi market-clearing). Se avvengono a prezzi non
clearing ciò modifica il valore delle dotazioni degli agenti e diviene
problematica la convergenza verso un’unica configurazione di
equilibrio.
L’EQUILIBRIO ECONOMICO GENERALE,
LA MATEMATICA DELL’EQUILIBRIO

Per giungere alla soluzione Walras introdusse nel sistema due Dei
ex-Machina:
il BANDITORE
 l’IMPRENDITORE - SISIFO

A
) Walras ipotizza che il mercato funzioni come un mercato
borsistico
Un Banditore “grida” all’inizio un vettore di prezzi “a caso”.
Gli scambisti sono price takers.
Il Banditore verifica se, in corrispondenza di tali prezzi, vi è equilibrio
tra domanda e offerta.
Il Banditore corregge i prezzi in corrispondenza dei quali si sono
verificati eccessi di offerta o di domanda.
Dopo una serie di passaggi di questo genere (tâtonnement) si
raggiunge equilibrio tra domanda e offerta simultaneamente su tutti i
mercati.
Solo quando il vettore di prezzi di equilibrio è raggiunto, viene chiusa
l’asta e gli scambi avvengono effettivamente e simultaneamente, con i
prezzi di equilibrio divenuti vincolanti.

B) Nel sistema walrasiano una situazione di profitto positivo o
negativo, indicherebbe che i fattori non sono compensati al loro livello
retributivo ordinario
 Si tratterebbe quindi di una situazione di squilibrio incompatibile con le
premesse: al pari del Banditore, l’Imprenditore walrasiano è un mero
coordinatore dell’attività produttiva, egli acquista i fattori e vende i
prodotti ai prezzi indicati dal Banditore
 “In uno stato di equilibrio gli imprenditori non realizzano né profitti
né perdite” “Gli imprenditori si guadagnano da vivere, non in quanto
imprenditori, ma in quanto proprietari terrieri, lavoratori ovvero
capitalisti”
Conseguenze
 Il modello di EEG walrasiano si identifica con la concorrenza
perfetta. In essa, dati rendimenti costanti di scala, i prezzi coincidono
con i costi di produzione.
 I profitti dell’imprenditore nel lungo periodo (in equilibrio) sono
dunque pari a zero! (NB. Distinguere i profitti dell’imprenditore dai
guadagni del capitalista, chiamati “interessi”).
 Per avere un reddito l’imprenditore o deve svolgere un’attività
lavorativa (dirigenziale) nell’impresa, o avervi investito (altri)
capitali propri. [Oppure puntare ai profitti di breve periodo]
La rappresentazione matematica dell’equilibrio economico
generale
Walras si propone di dimostrare matematicamente l’esistenza
dell’EEG.
sistema di equazioni simultanee  L’EEG è determinato se esiste
una soluzione unica di tale sistema (n. di equazioni indipendenti = n.
incognite).
Nel modello vi sono tanti mercati quanti beni prodotti e servizi. Ogni
mercato è rappresentato da un’equazione per la domanda,
un’equazione per l’offerta e una condizione di equilibrio, le cui
incognite sono i prezzi (p) e le quantità (q).
Walras dimostra che, dati i vincoli di bilancio degli agenti, la somma
degli eccessi di domanda positivi e negativi (eccessi di offerta) in
tutti i mercati deve essere pari a zero.
 Se gli n-1 mercati sono in equilibrio, anche l’n-esimo mercato è in
equilibrio (Legge di Walras).
Quindi nel sistema una delle equazioni dipende funzionalmente dalle
altre.  Quindi vi è una equazione in meno rispetto alle incognite da
determinare.
L’incognita di troppo viene eliminata in base alla considerazione che
interessa determinare solo i prezzi relativi, non i prezzi assoluti  una
delle variabili viene assunta come numerario (p = 1)
Ciò sembrava a Walras sufficiente per dimostrare l’esistenza
dell’equilibrio. Le analisi successive hanno però dimostrato che la
parità tra incognite ed equazioni è solo una condizione necessaria ma
non sufficiente.
IL MODELLO WALRASIANO DOPO WALRAS
La costruzione walrasiana, con la ripartizione del sistema economico sui quattro
principali mercati dei beni, dei servizi produttivi, dei beni capitali e della moneta e
con l’idea di un equilibrio ricavabile da una serie completa di equazioni ha fornito
uno stimolo enorme alla ricerca economica, indirizzando l’attività di moltissimi
ricercatori
 il modello walrasiano costituisce il fulcro dell’analisi neoclassica (e di gran
parte della teoria contemporanea, quella nota sotto il nome di economia
walrasiana) nella teoria del consumo, della produzione, del capitale e della moneta
 Da ciò anche i riconoscimenti di alcuni dei maggiori ricercatori del XX secolo
(Schumpeter, Hicks), che indicarono proprio in Walras il più grande economista di
tutti i tempi
 Ma fu un successo molto graduale, in vita Walras ebbe pochi estimatori,
probabilmente i suoi maggiori sostenitori furono allora i marginalisti italiani:
Pareto, Pantaleoni e Barone
 Dopo la morte di Walras, il suo modello fu utilizzato da Schumpeter (anni ’10)
come base per la teoria dello sviluppo ciclico e da Hicks (anni ’30) che sviluppò e
diffuse la teoria walrasiana
 Solo negli anni ’50 si giunse alla piena affermazione dell’economia walrasiana, di
cui si sono avvalsi anche approcci che si differenziano dal sistema marginalista

I MARGINALISTI ITALIANI E LA
SCUOLA DI LOSANNA:
VILFREDO PARETO.
Vilfredo Pareto (1848-1923): nasce a Parigi nel 1848, figlio di un
esule mazziniano
 Tornata la famiglia in Italia, si laurea in ingegneria a Torino e
intraprende la carriera nelle ferrovie in Toscana
 Tra gli anni ’70 e ’80 è politicamente attivo negli ambienti
democratico-radicali toscani e questa esperienza lo avvicina agli
studi economici
 1890, conosce Maffeo Pantaleoni che lo incoraggia ad occuparsi
di economia pura, nel 1891 è a Losanna su invito di Walras
Nel 1893 succede a Walras alla cattedra di Losanna, dove diventa preside della
facoltà di giurisprudenza nel 1896
 Pubblica Cours d’économie politique (1896), Les systèmes socialistes (1902),
Manuale d’economia politica (1906), la sua opera economica più densa; lascia la
cattedra di Losanna nel 1911.
 Nel 1916 pubblica un colossale Trattato di sociologia generale
 Durante la guerra non partecipa alla polemica sull’interventismo
 Dopo la guerra guarda con favore l’ascesa del fascismo, nel 1923 rinuncia ad
essere inserito nella lista dei nuovi senatori per motivi di salute, muore nello
stesso anno

Un’economia apolitica
► Inizialmente
il nucleo della sua opera
sembra una riproposizione
matematicamente rigorosa del sistema
walrasiano
► In realtà l’originalità di Pareto consiste in un
deciso passo in avanti verso l’ideale di una
economia pura: verso cioè la dissociazione
completa dell’economia dalla politica, verso
un’economia apolitica
Un’economia apolitica
►
►
►
►
►
Nella elaborazione dei marginalisti l’economia era stata
rifondata sulle scelte dei consumatori, la variabile esplicativa
essenziale del sistema
Tuttavia queste ultime erano pur sempre spiegate in termini
di utilità, una grandezza oggettiva, misurabile, e sommabile:
sociale in senso lato
Si era espresso in questi termini da ultimo anche l’autorevole e influente
economista inglese Francis Y. Edgeworth (1845-1926), che in Mathematical
Psychics (1881) prefigurò che si potesse giungere a misurare fisicamente il
piacere attraverso appositi edonimetri
Pareto recise invece il nesso tra le preferenze dei
consumatori e ogni loro significativo oggettivo per la
società: le preferenze potevano essere solo constatate
In questo modo Pareto superava il concetto di utilità come
grandezza misurabile in senso cardinale (uno, due, tre…),
come già aveva fatto Menger
Un’economia apolitica
► Le
utilità sono per Pareto pure e semplici scelte
individuali
► la loro origine è indifferente all’economista: esse
sono incomparabili tra individui diversi, non sono
sommabili e non sono soggette a giudizi di valore
►
(ad esempio la preferenza tra assumere droga, dal punto di vista
economico, vale quanto leggere un manuale di storia del pensiero
economico)
► Pareto
propone di chiamare l’utilità - così privata di
ogni connotazione etica e sociale - con un termine
greco: ofelimità (=benefico) che però non passò mai
nel lessico economico
► L’ofelimità è la qualità di un bene che lo rende
desiderabile; mentre l’utilità coincide con ciò che è
socialmente utile
Un’economia apolitica
►
Poste queste premesse Pareto tentò di dimostrare come il
sistema di equilibrio generale walrasiano si potesse
perfettamente spiegare in termini ordinali (primo, secondo,
terzo.. ) anziché cardinali (uno, due, tre…):
a) assumendo cioè che certi beni sono preferiti ad altri e che
b) le preferenze possono essere ordinate secondo le c.d. curve
di indifferenza. Le curve d'indifferenza dimostrano che, considerati due
beni, esistono un certo numero di combinazioni quantitative di tali beni
egualmente desiderabili dallo stesso soggetto.
►
Da un punto di vista formale gli indici di preferenza (o indici di
ofelimità) desunti dalle curve di indifferenza possono essere
inseriti in un sistema di equazioni differenziali che si risolve in
un equilibrio generale dei prezzi, esattamente come il sistema
dedotto dalle utilità cardinali
famiglia delle curve di indifferenza.
Sugli assi del diagramma cartesiano
sono misurate le quantità dei due
beni, mentre i diversi panieri in
grado di fornire il medesimo livello
di utilità costruiscono la curva di
indifferenza.
Un’economia apolitica
Poiché però le utilità individuali non sono sommabili come è
possibile identificare un ottimo sociale?, come si può cioè
raggiungere l’efficienza allocativa? come realizzare la massima
felicità possibile per il maggior numero di persone?
► Questo aspetto rimandava così a un quesito più generale:
in che modo il mercato concorrenziale realizza un’allocazione
ottimale delle risorse e, più in generale, come possono essere
espressi dei giudizi sull’efficacia delle misure di politica
economica?
► Pareto propose un criterio per indirizzare i giudizi sull’efficienza,
che da lui prese il nome di ottimo paretiano: esso sarebbe
divenuto la base della nuova economia del benessere
► Secondo questo criterio, che derivava da una valutazione dei
comportamenti degli scambisti su un mercato perfettamente
concorrenziale, doveva essere considerata ottimale una
situazione in cui
► Nessuno può migliorare la propria posizione senza
peggiorare quella di un altro
►
Un’economia apolitica


►
►
Il concetto di ottimo paretiano, strettamente correlato all’efficienza
della soluzione rispetto all’intero sistema, prescindeva però da ogni
possibile valutazione circa la sua equità
Efficienza e giustizia, efficienza e libertà venivano tenute distinte
(come avrebbe dimostrato A. Sen)
Tale criterio, eccessivamente astratto, escludeva infatti ogni forma di
politica economica redistributiva; dal punto di vista dell’utilità sociale
l’ottimo paretiano non può essere perseguito attraverso azioni volte a
redistribuire la ricchezza esistente, ma solo attraverso azioni volte ad
aumentarla
Non era questo però l’obiettivo di Pareto, il quale intendeva dimostrare
che una politica liberista realizza il meglio di quanto si possa desiderare
Un’economia apolitica
►
►
►
►
►
Ma la concezione di Pareto non ammetteva un solo ottimo paretiano
ma infiniti ottimi, quante sono le possibili iniziali distribuzioni del
reddito e delle risorse;
Dalla teoria economica non era perciò possibile trarre alcun giudizio
che dimostrasse la superiorità del sistema capitalistico rispetto a quello
socialista
Qualunque distribuzione del reddito poteva portare a un ottimo
paretiano (ed infatti questo è quello che dimostrò un allievo di Pareto,
Enrico Barone, in un famoso saggio del 1908 Il ministro della
produzione nello Stato collettivista)
L’economia se davvero è pura non fornisce un criterio conclusivo per
scegliere tra una organizzazione della società basata sulla proprietà
privata e un’organizzazione socialista.
Ma tale economia “apolitica” non era più grado di spiegare forme e
tendenze del divenire sociale, cosa che divenne chiara allo stesso
Pareto inducendolo ad estendere la sua riflessione dal campo
dell’economia a quello della sociologia.
ECONOMIA E SOCIOLOGIA
La distinzione paretiana tra economia e sociologia è imperniata sul fatto che:
 l’economia studia le “azioni logiche”, cioè le azioni che sono
razionalmente indirizzate ad ottenere il massimo vantaggio per il sistema,
date le risorse disponibili
 la sociologia si occupa delle “azioni non-logiche”, cioè le azioni che si
compiono sulla base di motivazioni “paretianamente” non-razionali (ma non
per questo ingiustificate), da cui qualcuno trae vantaggio a scapito di altri
 Ad esempio l’imposizione di un dazio, sulla base del presupposto che
l’economia nazionale ne trae vantaggio, è per Pareto un’azione non-logica,
perché avvantaggia alcuni produttori a scapito di un interesse più generale
 Nel trattato di Sociologia generale affrontò Pareto tali temi sino alla
formulazione della teoria della circolazione delle élites.
