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RAWLS
(una teoria della giustizia)
Prof. Michele de Pasquale
nell’era della mondializzazione dell’economia, della
riduzione delle risorse naturali, del divario tra Nord e Sud
del mondo
è possibile armonizzare la libertà individuale con la
giustizia sociale?
è possibile conciliare le differenze tra gli uomini
con l’esigenza dell’equità implicita nella
giustizia?
John Rawls è unanimemente considerato
uno dei più influenti filosofi politici del
Novecento; anche i suoi più strenui oppositori
lo ammettono, come, ad esempio, Robert
Nozick, il quale ha affermato che coloro che
si occupano di questi temi o devono lavorare
con Rawls o devono spiegare perché non
farlo. E Amartya Sen giunge a considerare la
teoria della giustizia rawlsiana "di gran lunga
la più influente - e [...] più importante - che sia
stata presentata in questo secolo”
la giustizia è per Rawls
"il primo requisito delle istituzioni sociali“
le leggi e le istituzioni devono essere abolite o
riformate se sono ingiuste, anche se fornissero
un certo grado di benessere alla società nel suo
complesso, in quanto
"ogni persona possiede un'inviolabilità fondata sulla giustizia su cui
neppure il benessere della società nel suo complesso può
prevalere. Per questa ragione la giustizia nega che la perdita della
libertà per qualcuno possa essere giustificata da maggiori benefici
goduti da altri" (Rawls, Una teoria della giustizia).
Rawls è nettamente contrario all’utilitarismo:
non può definirsi giusta una società che pensi di poter
controbilanciare i sacrifici imposti a pochi con una maggiore
quantità di vantaggi goduti da molti
in una società giusta si devono dare per scontate "eguali libertà
di cittadinanza“: l'eguaglianza nel godimento delle libertà
fondamentali è un diritto assoluto, che non ammette
eccezioni nè compromessi
l'unico caso in cui sia tollerabile un'ingiustizia perpetuata ai danni della
libertà è quello in cui si è costretti ad evitare un'ingiustizia ancora
maggiore (ad es. rendere schiavo il prigioniero di guerra rappresenta un
passo avanti rispetto all'usanza di ucciderlo)
bisogna fondare su basi razionali alcuni essenziali criteri di
giustizia che possano valere per tutti gli uomini
“ L'idea guida è piuttosto quella che i principi di giustizia per la struttura fondamentale
della società sono oggetto dell'accordo originario. Questi sono i principi che
persone libere e razionali, preoccupate di perseguire i propri interessi,
accetterebbero in una posizione iniziale di eguaglianza per definire i termini
fondamentali della loro associazione. Questi principi devono regolare tutti gli
accordi successivi; essi specificano i tipi di cooperazione sociale che possono
essere messi in atto e le forme di governo che possono essere istituite. Chiamerò
giustizia come equità questo modo di considerare i principi di giustizia.” (Rawls,
Una teoria della giustizia)
poichè gli individui di una società hanno obiettivi e fini
diversi, è necessario che gli uomini raggiungano un
comune accordo sui criteri della equa distribuzione dei
beni essenziali:
è necessario stabilire in via preliminare una "pubblica concezione di
giustizia", che formi "lo statuto fondamentale di un'associazione
umana bene-ordinata"
una società è "bene-ordinata" non solo se tende a
promuovere il benessere dei suoi membri, ma se è
anche regolata da una concezione pubblica della
giustizia, che richiede due condizioni:
ogni individuo deve
accettare e sapere
che gli altri accettano
i medesimi princìpi di
giustizia
le istituzioni
fondamentali devono
soddisfare in modo
riconosciuto tali
princìpi
in mancanza di un accordo tra i membri di una società su ciò
che è giusto e ciò che è ingiusto risulta più difficile stabilire
legami vantaggiosi di convivenza civile, in quanto diventano
dominanti il sospetto e l'ostilità
come giustificare razionalmente le regole di giustizia da
far valere all'interno delle moderne democrazie?
Rawls immagina una situazione iniziale (original
position) in cui i singoli individui scelgono i
princìpi di giustizia in condizione di assoluta
eguaglianza, in quanto sono privi di un certo
numero di informazioni relative alla propria
condizione futura nella società:
la scelta viene effettuata sotto "un velo di
ignoranza" (veil of ignorance)
“ Dal punto di vista della giustizia come equità la posizione originaria di uguaglianza
corrisponde allo stato di natura della teoria tradizionale del contratto sociale.
Naturalmente questa posizione originaria non è considerata come uno stato di cose
storicamente reale, e meno ancora come una condizione puramente ipotetica,
caratterizzata in modo tale da condurre a una certa concezione della giustizia. Tra
le caratteristiche essenziali di questa situazione vi è il fatto che nessuno conosce il
suo posto nella società, la sua posizione di classe o il suo status sociale, la parte
che il caso gli assegna nella suddivisione delle doti naturali, la sua intelligenza,
forza e simili. Assumerò anche che le parti contraenti non sanno nulla delle proprie
concezioni del bene e delle proprie particolari propensioni psicologiche. I principi di
giustizia vengono scelti sotto un velo di ignoranza. Questo assicura che nella scelta
dei principi nessuno viene avvantaggiato o svantaggiato dal caso naturale o dalla
contingenza delle circostanze sociali. Poiché ognuno gode di una identica
condizione, e nessuno è in grado di proporre dei principi che favoriscano la sua
particolare situazione, i principi di giustizia sono il risultato di un accordo o
contrattazione equa. Infatti, date le circostanze della posizione originaria, e cioè la
simmetria delle relazioni di ciascuno con gli altri, questa situazione iniziale è equa
tra gli individui intesi come persone morali, vale a dire come esseri razionali che
hanno fini propri e sono dotati, come assumerò, di un senso di giustizia. Si
potrebbe quindi dire che la posizione originaria è il corretto status quo iniziale, e
perciò agli accordi fondamentali stipulati in esse sono equi. Questo spiega
l'appropriatezza del termine "giustizia come equità" : esso porta con sé l'idea che i
principi di giustizia sono concordati in una condizione iniziale equa.” (Rawls, Una
teoria della giustizia)
il "velo di ignoranza" ha il compito di escludere la
conoscenza di quei fattori contingenti che
porrebbero gli uomini in conflitto tra loro,
rendendo impossibile qualsiasi accordo sui
princìpi di giustizia
il "velo di ignoranza" rende eguali le parti nella
posizione originaria:
tutti hanno gli stessi diritti nella procedura di scelta
dei princìpi e ognuno può avanzare proposte
razionali da sottoporre al giudizio e all'accordo
altrui
la teoria rawlsiana può definirsi "una teoria della
giustizia come equità“:
 i princìpi di giustizia scaturiti sono il risultato di
un accordo equo perché conseguito in una
condizione iniziale equa
 i princìpi di giustizia sono quelli che le persone
razionali, preoccupate della propria sorte,
sceglierebbero in condizione di eguaglianza
iniziale, qualora cioè nessuno fosse
manifestamente avvantaggiato o svantaggiato
da contingenze sociali o naturali
l’etica rawlsiana è un'etica dell'autonomia perché, grazie al
velo di ignoranza, fa discendere la giustizia dall'accordo di
persone libere e indipendenti, in quanto non determinate da
motivi egoistici e contingenti
"Credo che Kant abbia sostenuto che una persona agisce autonomamente quando i princìpi
della sua azione sono scelti da lui come l'espressione più adeguata possibile della sua
natura di essere razionale libero ed eguale. I princìpi in base ai quali agisce non vanno
adottati a causa della sua posizione sociale o delle sue doti naturali, o in funzione del
particolare tipo di società in cui vive, o di ciò che gli capita di volere. Agire in base a
questi princìpi significherebbe agire in modo eteronomo. Il velo di ignoranza priva le
persone nella posizione originaria delle conoscenze che le metterebbero in grado di
scegliere princìpi eteronomi. Le parti giungono insieme alla loro scelta, in quanto
persone razionali libere ed eguali, conoscendo solo quelle circostanze che fanno
sorgere il bisogno di princìpi di giustizia". (Rawls, Una teoria della giustizia)
i princìpi di giustizia sono da considerarsi come "imperativi
categorici" nel senso kantiano
"agire a partire dai princìpi di giustizia significa agire a partire da imperativi categorici, nel
senso che essi si applicano al nostro caso indipendentemente dai nostri scopi
particolari" (Rawls, Una teoria della giustizia)
abbandonata la tradizione utilitarista, Rawls si allaccia al
contrattualismo che aveva trovato in Kant il suo momento
più alto:
" è mio scopo presentare una concezione della giustizia che generalizza e porta a un più
alto livello di astrazione la nota teoria del contratto sociale, quale si trova ad esempio
in Locke, Rousseau e Kant ". (Rawls, Una teoria della giustizia)
il neo-contrattualismo di Rawls si differenzia da quello
classico in un punto fondamentale:
il contratto sociale di Hobbes, Locke, Rousseau, Kant aveva
come fine quello di giustificare razionalmente il potere
dello Stato, non quello di proporre un modello di società
giusta
concretamente i princìpi di giustizia sono dei criteri
orientativi di carattere etico, bisognosi di essere
ulteriormente tradotti in termini di prassi politica e
istituzionale dopo che gli uomini hanno abbandonato la
condizione originaria e il velo di ignoranza
“ Affermo invece che le persone nella situazione iniziale sceglierebbero
due principi piuttosto differenti: il primo richiede l'eguaglianza
nell'assegnazione dei diritti e dei doveri fondamentali, il secondo
sostiene che le ineguaglianze economiche e sociali, come quelle della
ricchezza e del potere, sono giuste soltanto se producono benefici
compensativi per ciascuno, e in particolare per i membri meno
avvantaggiati della società.%
Questi principi escludono la possibilità di giustificare le istituzioni in
base al fatto che i sacrifici di alcuni sono compensati da un maggior
bene aggregato. Il fatto che alcuni abbiano meno affinché altri
prosperino può essere utile, ma non è giusto. Invece i maggiori
benefici ottenuti da pochi non costituiscono un’ingiustizia, a
condizione che anche la situazione delle persone meno fortunate
migliori in questo modo” (Rawls, Una teoria della giustizia)
Rawls ha dato varie formulazioni dei due princìpi, ma
l'aspetto più importante e comune a tutte è il fatto che la
scelta deve prescindere da intenti particolaristici
(pensare a se stessi) o utilitaristici (pensare alla
maggioranza), e deve invece essere compiuta in nome
dell'universalità della natura umana
la libertà è il primo e fondamentale principio di giustizia
che deve essere goduta in modo eguale da tutti
libertà
politica:
diritto di
voto,
attivo e
passivo
libertà di
parola e
di
riunione
libertà
di
pensier
o
libertà
personale
e quella
di
posseder
e la
proprietà
privata
libertà
dall'arresto
e dalla
detenzione
arbitrari
tutti i valori sociali - libertà e opportunità, ricchezza e reddito devono essere distribuiti in modo eguale a meno che una
distribuzione ineguale, di uno o di tutti questi valori, non vada
a vantaggio di ciascuno:
l'ingiustizia coincide semplicemente con le ineguaglianze che
non vanno a beneficio di tutti
per il secondo principio di giustizia le ineguaglianze sono
giuste solo se producono benefici compensativi per
ognuno
è naturale l'esistenza, all'interno delle società, di gruppi meno favoriti:
una società giusta deve praticare il "principio di
riparazione“
“se si vuole assicurare a tutti un'effettiva eguaglianza di opportunità, la società deve
prestare maggiore attenzione a coloro che sono nati con meno doti o in posizioni
sociali meno favorevoli. L'idea è quella di riparare i torti dovuti al caso, in direzione
dell'eguaglianza. Per ottenere questo obiettivo dovrebbero essere impiegate maggiori
risorse nell'educazione dei meno intelligenti invece che in quella dei più dotati, almeno
in un determinato periodo della vita, quello dei primi anni di scuola" (Rawls, Una teoria
della giustizia)
elemento cardine della teoria della giustizia è il "principio di
differenza", che egli collega all'idea di fratellanza
"Il principio di differenza sembra corrispondere al significato naturale della fraternità; cioè,
all'idea di non desiderare maggiori vantaggi, a meno che ciò non vada a beneficio di
quelli che stanno meno bene. La famiglia, in termini ideali, ma spesso anche in pratica, è
uno dei luoghi in cui il principio di massimizzare la somma dei vantaggi è rifiutato. In
generale, i membri di una famiglia non desiderano avere dei vantaggi, a meno che ciò
non promuova gli interessi dei membri restanti. Il voler agire secondo il principio di
differenza ha esattamente le stesse conseguenze. Coloro che si trovano nelle condizioni
migliori desiderano ottenere maggiori benefìci soltanto all'interno di uno schema in cui ciò
va a vantaggio dei meno fortunati ". (Rawls, Una teoria della giustizia)
a volte si pensa che l'ideale della fraternità non si addica alla società, in
quanto implica legami affettivi e sentimenti che non è realistico attendersi
dai membri del corpo sociale, ma ciò dimostra semplicemente che la
nostra democrazia è ancora incompleta, dal momento che dei tre princìpi
proclamati nel 1789 la fraternità è quello più trascurato
il principio di differenza viene collegato alla regola del
maximin (abbreviazione di maximum minimorum), in
base alla quale bisogna migliorare il più possibile la
situazione di coloro che stanno peggio o, con un'altra
formulazione, le ineguaglianze sono ammesse quando
massimizzano, o almeno contribuiscono generalmente a
migliorare, le aspettative di lungo periodo del gruppo
meno fortunato della società
.
alla regola del maximin si attengono gli individui nella
posizione originaria, quando, incerti sulla propria
condizione sociale futura (non sanno se saranno tra i più
o i meno avvantaggiati), scelgono razionalmente la
soluzione più equa dal punto di vista morale
"possiamo associare alle tradizionali idee di libertà,
fraternità ed eguaglianza l'interpretazione
democratica dei due princìpi di giustizia nel modo che
segue: la libertà corrisponde al primo principio,
l'eguaglianza all'idea di eguaglianza del primo
principio unita all'eguaglianza di equa opportunità, e la
fraternità al principio di differenza ".
(Rawls, Una teoria della giustizia)