Impronta ecologica e alimentare…

Impronta ecologica e
alimentare…
…e le più note
diete alimentari!
Impronta Ecologica
• Cos’è?
• Quando nasce?
• Quali previsioni ci permette di
effettuare lo studio dell’impronta
ecologica rispetto al mondo attuale?
• Come calcolarla?
• Come ridurla?
Cos’è?
L’impronta ecologica è un indicatore - aggregato e sintetico - che mette
in relazione gli stili di vita di una popolazione con la quantità di natura
necessari per sostenerli.
Un indicatore concettualmente semplice e ad elevato contenuto
comunicativo in quanto rappresenta tale relazione con un parametro di
facile comprensione: l’area (espressa in ettari/procapite) di superficie
naturale produttiva utilizzati per soddisfare i nostri consumi e per
assorbire i nostri rifiuti.
In parole povere, essa misura l'area biologicamente produttiva di mare e
di terra necessaria per rigenerare le risorse consumate da una
popolazione umana e per assorbire i rifiuti corrispondenti.
Utilizzando l'impronta ecologica, è possibile stimare quanti pianeta
Terra servirebbero per sostenere l'umanità, qualora tutti vivessero
secondo un determinato stile di vita. Confrontando l'impronta di un
individuo (o regione, o stato) con la quantità di terra disponibile procapite (cioè il rapporto tra superficie totale e popolazione mondiale) si
può capire se il livello di consumi del campione è sostenibile o meno.
L’impronta ecologica é un indicatore della sostenibilità dei consumi
di una certa popolazione.
I dati sulla nostra impronta ecologica sono dati che inducono al
cambiamento.
Un cambiamento mirato a farci vivere, quanto più possibile, in armonia
con il mondo della natura del quale siamo parte integrante e senza il
quale, fino a prova contraria, non possiamo vivere.
Quando nasce?
• L’Impronta Ecologica nasce nel 1990 da Mathis
Wackernagel e William Rees della University of
British Columbia. Si tratta di uno strumento di
misurazione dell’impatto che l’attività di uomini, città,
aziende, nazioni ha sull’ambiente, sulle risorse non
rinnovabili, su quelle rinnovabili e sulla naturale
capacità di rigenerazione del Pianeta.
• In Italia l’impronta ecologica viene regolarmente
calcolata non solo per il territorio nazionale, ma
anche per singole regioni e province. Tale compito,
nel nostro paese, spetta al CRAS (Centro Ricerche
Applicate per lo Sviluppo Sostenibile) che ha valutato
l’impronta ecologica di Calabria, Basilicata,
Campania, Puglia, Liguria, Toscana, Sardegna e
Sicilia, e dall’Istituto Ricerche Interdisciplinari sulla
Biodiversità, che si è occupato, fra l’altro, delle
province.
Quali previsioni ci permette di
effettuare lo studio dell’impronta
ecologica rispetto al mondo attuale?
•
•
Una prima, importante osservazione è che il valore dell’impronta ecologica è
aumentato drasticamente durante la seconda metà degli anni settanta,
superando di gran lunga la capacità del pianeta di rigenerare le risorse
attinte da esso. Ciò ha portato alla luce il problema del sovraconsumo
umano, in termini specifici ciò che viene indicato col termine overshoot. Nel
2011, ad esempio, il Global Footprint Network ha stimato che il budget
naturale a disposizione per questo anno è stato superato nella prima metà di
Settembre e che da questo momento in avanti il pianeta sarà “in rosso”; in
altre parole le risorse estratte dal pianeta hanno superato il limite oltre il
quale la biosfera è in grado di rigenerare ciò che le è stato sottratto. Facendo
un paragone con l’economia, è come se l’uomo avesse speso tutto il denaro
posseduto e fosse costretto ad indebitarsi per poter tirare avanti, utilizzando
una ricchezza che non gli appartiene.
Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF, fa notare che “Oggi
estraiamo e utilizziamo circa 60 miliardi di tonnellate di materie prime l’anno:
è il 50% in più rispetto a 30 anni fa. E’ come se mettessimo in circolazione
ogni anno 40 miliardi di automobili che per essere parcheggiate
richiederebbero uno spazio delle dimensioni di Italia e Austria messe
insieme. Ogni essere umano utilizza in media oltre 8 tonnellate di risorse
naturali l’anno, 22 chili al giorno. Se si includono i materiali di estrazione
inutilizzati, il conto sale a 40 chili pro-capite al giorno”.
Come calcolarla?
•
•
•
Esistono due metodi: Il metodo teorico e il metodo pratico.
Il metodo teorico
Il calcolo dell'impronta ecologica può essere effettuato
individualmente con misurazioni dirette dei consumi personali o
familiari, oppure può essere applicato a comunità ampie di individui
(nazioni, regioni, città) ricavando il consumo individuale medio
partendo da dati statistici regionali o nazionali aggregati che vanno
poi divisi per il numero di abitanti:
– consumo netto = produzione + importazione - esportazione
Il passo successivo consiste nel calcolare la superficie pro-capite
necessaria per la produzione di ciascuno dei principali beni di
consumo, dividendo il consumo medio annuale pro-capite di quel
bene (espresso in kg/pro-capite) per la sua produttività, cioè per la
superficie di terreno necessaria a produrre quel bene (espressa in
kg/ha):
– superficie necessaria per un certo bene = consumo medio
annuale pro-capite / produttività media annuale per ettaro
• I dati riflettono non solo le superfici direttamente occupate dai
consumi, ma anche il territorio usato per la loro produzione e
mantenimento. Le abitazioni, ad esempio, comprendono il terreno
su cui la casa è stata costruita (inclusa una percentuale
proporzionale di area urbana occupata dalle infrastrutture) il
territorio necessario per produrre i materiali da costruzione e i
territori per l'energia per il riscaldamento. Poiché parecchi beni di
consumo (ad esempio, il vestiario e l'arredamento) incorporano
input diversi (es. tessuti, legno), è necessario identificare gli input
primari e calcolare la superficie necessaria alla produzione di
ciascuno di essi: ad esempio per produrre un chilo di pane sono
necessari 24 m² di terreno agricolo per coltivare il grano e 31 m² di
terreno "energetico" per i concimi, i pesticidi, i macchinari usati per
la coltivazione, la lavorazione ed il trasporto. L'impronta ecologica
complessiva è la somma di tutte le superfici necessarie per la
produzione della totalità dei beni consumati da una persona.
L'impronta dell'intera popolazione si ottiene moltiplicando l'impronta
ecologica pro-capite per la popolazione totale:
• Impronta ecologica totale = impronta ecologica pro-capite x
popolazione
•
Il metodo pratico
• Disponendo di una quantità sufficiente di dati, è possibile calcolare con
precisione l'impronta di gruppi di consumatori (ad esempio una città, una
famiglia, tutte le persone appartenenti ad una specifica classe di reddito)
e fare dei confronti da cui partire per discussioni, riflessioni critiche e
stimoli al cambiamento del proprio stile di vita. Bisogna sottolineare che
il risultato ottenuto non è qualcosa di statico, di immutabile, ma è
provvisorio e necessariamente approssimato, perché cerca di
fotografare una realtà in continuo mutamento. Nell'esempio esposto si è
fatto un accenno di calcolo approssimato ed esemplificativo dell'impronta
ecologica di una generica produzione agricola introducendo
implicitamente due categorie strettamente specifiche: la categoria di
consumo "alimentare" e la categoria territoriale "agricola". Queste sono
solo due delle categorie a cui il modello matematico dell'impronta
ecologica può fare riferimento. Le "categorie di consumo" normalmente
usate per il calcolo dell'impronta ecologica sono le seguenti:
• Alimenti;
• Abitazioni;
• Trasporti;
• Beni di consumo;
• Servizi (flussi di energia e di materia necessari per istruzione, sanità,
ecc).
Come ridurre l’impronta ecologica
•
Dagli approfondimenti fatti in classe e dalle nostre ricerche su internet
abbiamo stabilito che le proposte da sviluppare sono:
•
•
Ridurre i consumi usando l’energia in modo più razionale e intelligente;
Costruire macchine e apparecchi con alti rendimenti a basso consumo
energetico;
Promuovere lo sfruttamento delle energie rinnovabili;
Investire nella ricerca nucleare ( fissione di nuova generazione, fusione);
Informazione corretta ai cittadini su tutte le problematiche energetiche e
ambientali con un apposito sportello presso la scuola e il comune;
•
•
•
•
•
•
•
•
Quelle adattabili e realizzabili alla realtà del nostro paese sono:
Efficenza e risparmio energetico;
Solare termico;
Fotovoltaico a film sottile;
In particolare la prima proposta è quella più fattibile; la seconda e la terza
un po’ meno per gli alti costi di realizzazione(nonostante gli incentivi statali)
e viste anche le difficoltà economiche attuali.
Impronta ecologica della classe
4BT
Dieta
Abitazione
Mobilità
Consumi
Base
15%
38%
20%
16%
11%
• …..Quindi se tutti avessero lo stile di vita
della nostra classe, ci vorrebero 2.6 volte le
risorse del pineta!!
Percorso Riassuntivo
Impronta Idrica
•
L’acqua, o meglio la scarsità di questo indispensabile elemento
naturale, trova sempre più spazio nel dibattito economico e politico, come
dimostra il 6° Forum mondiale dell'acqua tenuto a Marsiglia, dove hanno
partecipato i rappresentanti di 150 Paesi.
•
Che si tratti di un bene sempre più prezioso ormai lo sanno tutti, anche
perché l’acqua dolce rappresenta solo il 2% di quella a disposizione sul
pianeta. Ma capire come viene utilizzata questa risorsa non è facile. Per
questo è stato ideato un indicatore che contabilizza il consumo idrico riferito
sia all’acqua che esce dai rubinetti e che utilizziamo tutti i giorni sia quella
destinata alla produzione di alimenti e prodotti.
•
Questo indicatore si chiama “water footprint” (impronta dell’acqua) e
serve per calcolare il volume annuo di acqua dolce utilizzata per produrre
beni e servizi. Il calcolo può essere riferito alla persona singola, oppure a
una comunità o a un’impresa. Si tratta di un metodo che valuta il livello di
sostenibilità delle nostre abitudini e soprattutto dei nostri acquisti.
Nello specifico l'impronta idrica o water footprint viene
suddivisa in tre categorie:

impronta blu: risorse idriche superficiali e sotterranee
che vengono utilizzate o sono evaporate ;

impronta verde: acqua piovana conservata nel relativo
suolo;

impronta grigia: acqua occorrente per diluire quella
inquinata e farla tornare a certi livelli qualitativi.
•
Questo concetto è stato creato nel 2002 da Arjen Hoekstra, esperto di
Water Management all’università di Twente, nei Paesi Bassi. In un suo
recente studio, il professore fissa l’impronta ecologica pro capite media a
1.385 metri cubi (*) l’anno. Un dato che tuttavia presenta variabili molto
ampie, perchè i valori di un cittadino italiano o statunitense risultano essere
quasi il doppio (rispettivamente 2.332 e 2.842).
•
Cosa incide sul consumo, reale e virtuale, di acqua? Tra i fattori che
determinano la sostenibilità delle nostre abitudini, gioca un ruolo
fondamentale l'approvvigionamento alimentare. A livello globale, il settore
dell'agricoltura richiede infatti il 70% di tutta l'acqua utilizzata dalle diverse
attività dell'uomo.
•
Partendo da questo elemento le scelte alimentari diventano un fattore
decisivo. L’impronta idrica di un vegetariano corrisponde a 1.500/2.600 litri,
contro i 3.000/5.000 litri di una persona con un’alimentazione a base di
carne. Il motivo di questa disparità è che la filiera della carne e dei derivati
richiede una quantità maggiore di acqua, soprattutto per produrre foraggio.
È quindi molto più vantaggioso, dal punto di vista delle risorse idriche
ottenere calorie, proteine e grassi direttamente dai vegetali.
• Ma ogni alimento richiede una diversa quantità di acqua per la sua
produzione. Il Barilla Center for Food & Nutrition, ha elaborato una
doppia piramide: Alimentare – Ambientale; che mette in relazione
l’aspetto nutrizionale con l'impatto ambientale, e ribadisce la grande
quanità di acqua necessaria a realizzare alimenti di origine animale.
• Per aiutare i consumatori a ridurre l'impronta idrica, alcune
organizzazioni hanno messo a disposizione sui siti internet dei
calcolatori in grado di valutare i consumi alimentari (e non solo) e di
migliorarli. La più nota è la piattaforma Water Footprint network.
Impronta Idrica della Piramide Alimentare
L’ impronta agricola - alimentare
L' impronta alimentare è l'estensione media di terra
coltivabile necessaria a sostenere i consumi alimentari
diretti (prodotti vegetali) e indiretti (mangime per animali)
di un essere umano.
•
•
A differenza
dell'impronta ecologica
è riferita solo alla terra
coltivabile e non tiene
conto dei consumi
energetici.
L‘ impronta agricolaalimentare è una realtà
fisica ben precisa, dal
momento che in qualche
luogo del pianeta
esistono parcelle di terra
che provvedono in
modo diretto o indiretto
al nostro nutrimento.
Oltre il 90% del nostro nutrimento
viene dalla terra
In Italia nel 2007 i prodotti della terra hanno
fornito, direttamente o indirettamente il 98%
del consumo alimentare e il 94% delle
proteine (FAOSTAT)
In Italia non
abbiamo
abbastanza terra …
… e quindi ce la
prendiamo all’estero!
Quanta terra agricola usiamo all'estero?
Area (m² pro capite)
0
20
40
60
80
100
120
160
152
Argentina
112
Brasile
58
Francia
42
Canada
29
USA
Kazakistan
25
Ungheria
24
Germania
14
Paraguay
13
USA
11
India
11
Altri paesi
140
80
Prodotti coltivati all’ estero
Cosa coltiviamo all'estero?
Area (m² pro capite)
0
50
200
250
300
41
Mais
16
Orzo
262
Soia
Legumi
1
Patate
2
Caffè
150
173
Grano
Cacao
100
20
34
L’agricoltura biologica
fa bene all’uomo e all’ambiente
• rispetta gli ecosistemi
• non utilizza fertilizzanti
e pesticidi chimici
• mantiene la naturale
fertilità del suolo con
concimi naturali
(sovescio)
• promuove la
biodiversità
• è assolutamente
contraria agli organismi
geneticamente
modificati
• produce alimenti di
migliore sapore e
qualità
La sostenibilità del biologico
La sostenibile leggerezza dell'agricoltura biologica /1
La sostenibile leggerezza dell'agricoltura biologica /2
Energia per coltivare 1 kg di cereali (kcal/kg)
0
Mais
200
400
600
800
1000
Energia per coltivare 1 kg di frutta o verdura (kcal/kg)
1200
1400
0
- 5%
Patate 2
C avolo
- 26%
- 60%
Broccoli
Orzo
- 10%
Agricoltura chim ica
Agricoltura biologica
Pascolo
Agricoltura chim ica
Agricoltura biologica
- 34%
- 29%
- 32%
800
- 35%
Barbabietole
- 59%
Grano 2
600
- 7%
- 40%
Patate 1
Grano 3
400
Mele
Albicocche
Grano 1
200
- 45%
- 60%
1000
La piramide alimentare
La Piramide è il simbolo della "sana ed
equilibrata alimentazione": ci deve
guidare nella scelta giornaliera degli
alimenti. La Piramide è formata da 6
sezioni
contenenti vari gruppi di alimenti.
Ciascun gruppo deve essere presente
nella nostra dieta in modo proporzionale
alla grandezza della sua sezione.
Alla base della Piramide troviamo gli
alimenti che possiamo utilizzare più l
iberamente mentre al vertice troviamo
quelli che è meglio limitare.
È importante ricordare che:
•
Nessun alimento, preso singolarmente, è in grado di soddisfare tutte le esigenze del nostro corpo;
•
Nessun alimento è, di per sè, indispensabile e quindi può essere sostituito da altri cibi con caratteristiche
analoghe;
•
Gli alimenti sono stati suddivisi in 7 gruppi nutrizionali ognuno dei quali apporta specifici nutrienti.
È importante che almeno un alimento di ciascun gruppo sia presente nella nostra dieta quotidiana.
Gruppo 1
CARNE, PESCE, UOVA
Proteine nobili, Ferro, alcune Vitamine del gruppo B, Lipidi
Gruppo 2
LATTE E DERIVATI
Proteine nobili, Calcio, Fosforo, alcune Vitamine del gruppo B, Lipidi
Gruppo 3
CEREALI E PATATE
Carboidrati, Proteine di medio valore biologico, alcune Vitamine del gruppo B
Gruppo 4
LEGUMI
Proteine di medio valore biologico, Ferro, alcune Vitamine del gruppo B, Carboidrati, Fibra
Gruppo 5
GRASSI DA CONDIMENTO
Lipidi, Acidi grassi essenziali, Vitamine Liposolubili
Gruppo 6
ORTAGGI E FRUTTA
Vitamina A ed altre Vitamine, Minerali, Fibra, Acqua, Zucchero
Gruppo 7
ORTAGGI E FRUTTA
Vitamina C ed altre Vitamine, Minerali , Fibra, Acqua e Zucchero
La suddivisione dei vari alimenti
•
•
CARNE
Preferire le carni magre tipo pollo, tacchino, vitello, coniglio, manzo magro, maiale magro.
Non è vero che le carni bianche contengono meno Ferro delle carni rosse. Consumare con moderazione
frattaglie (fegato, cuore ecc...) in quanto ricchi di colesterolo.
Metodi di cottura: alla griglia, in umido, tipo scaloppine, al forno.
•
•
SALUMI
Preferire prosciutto crudo o cotto magri e bresaola. Evitare: salame, coppa, mortadella ecc.
•
•
PESCE
Preferire pesci freschi o surgelati tipo sogliola, merluzzo, nasello, dentice, orata, rombo, trota. Consumare
molluschi e crostacei (cozze vongole, gamberi ecc.) con moderazione in quanto ricchi di colesterolo.Metodi
di cottura: alla griglia, al forno, al vapore. Evitare i fritti.
•
•
UOVA
Preferire le uova sode o alla coque o in frittata cotta al forno o in padelle antiaderenti.
Evitare le uova fritte.
Non è vero che le uova fanno male al fegato.
•
•
LATTE E DERIVATI
Preferire latte parzialmente scremato e yogurt magro. Ricordare che non esistono formaggi magri. Preferire i
formaggi freschi tipo ricotta di vacca o mozzarella o scamorza fresca.
•
•
CEREALI E PATATE
Se possibile preferire cereali integrali (pane, pasta, riso...). Limitare il consumo di pasta fresca ripiena
(tortellini, agnolotti, ravioli) in quanto ricca di grassi animali. Evitare il consumo di pane conservato, pane
all'olio, pane al latte per il loro elevato contenuto di lipidi. Le patate non sono verdure e devono essere
assunte in sostituzione del pane o della pasta.
•
•
•
•
•
•
LEGUMI
Possono essere consumati da soli oppure assieme ai cereali (es. pasta e
fagioli): tale combinazione permette di assumere proteine simili a quelle
della carne (contenenti cioè tutti gli aminoacidi essenziali). Essendo ricchi
di fibra aiutano a regolarizzare l'intestino.
GRASSI DA CONDIMENTO
Preferire olio extravergine d'oliva o di semi di mais o di soia o di vinacciolo.
Per friggere utilizzare olio extravergine d'oliva.
Evitare il consumo di burro, lardo e strutto.
ORTAGGI E FRUTTA
Variare ogni giorno i tipi di verdura e di frutta ricordando che quelli colorati
in giallo-arancione e verde scuro sono ricchi di Vitamina A (albicocche,
carote, zucca, spinaci, bieta) mentre sono ricchi di Vitamina C gli ortaggi
tipo pomodori, cavolfiori, broccoli e la frutta di sapore acidulo (limoni,
arance, kiwi, fragole..).
Quante volte alla settimana bisogna
mangiare i vari alimenti?
•
•
•
•
•
•
•
•
•
CARNE: 3-4 volte alla settimana;
INSACCATI: 1-2 volte alla settimana;
PESCE: 3 volte alla settimana;
UOVA: n.2 alla settimana;
LATTE E YOGURT: ogni giorno;
FORMAGGIO: 2-3 volte alla settimana;
VERDURA E FRUTTA: tutti i giorni;
PANE, PASTA ECC.: tutti i giorni;
PIATTO UNICO (es. pasta e fagioli): 1-2 volte alla settimana.
Alcuni suggerimenti
•
Controllare il peso corporeo.
•
Ridurre l'assunzione giornaliera di grassi soprattutto animali (burro, formaggi grassi,
carni grasse...) in quanto ricchi di acidi grassi "pericolosi" e di colesterolo, e
privilegiare i grassi vegetali (olio d'oliva, di semi...) ad elevato contenuto di acidi
grassi che contribuiscono a ridurre il colesterolo del sangue.
•
Limitare l'assunzione di zuccheri semplici (dolci, zucchero, bevande zuccherate)
facilmente assimilabili dall'organismo, a favore dei carboidrati complessi (pane, pasta,
patate, legumi).
•
Aumentare l'assunzione di fibra alimentare consumando giornalmente frutta fresca,
legumi e cereali integrali. Le fibre sono in grado di regolare le funzioni intestinali e di
dare senso di sazietà.
•
Ridurre l'assunzione giornaliera di sale da cucina. Aggiugere poco sale nella
preparazione dei cibi utilizzando per insaporire spezie ed aromi. Limitare il consumo
di alimenti conservati in scatola (tonno, carne, legumi..) in quanto ricchi di sale.
•
Consumare gli alcoolici con moderazione: l'alcool fornisce molte calorie.
La Piramide Alimentare associata
alla Dieta Mediterranea
•
Secondo la ripartizione della Piramide Alimentare nella dieta mediterranea si possono
individuare:
•
- alla base pane, pasta, riso, patate, cereali;
•
- sopra frutta, verdura e legumi;
•
- più su olio di oliva, latte e latticini;
•
- ancora più su uova, carne bianca e pesce;
•
- alla sommità carne rossa e grassi.
•
All'interno della struttura piramidale non trovano rappresentazione
prodotti e ricette elaborate, formati dall'unione di
molteplici nutrienti, dei quali va tenuto conto singolarmente.
•
Solitamente alcuni di tali prodotti e ricette complesse
possono essere considerati
pasti completi ai quali si può sommare della verdura
e della frutta (ad esempio la pizza).
•
La Piramide Alimentare all'interno della dieta Mediterranea è
arricchita inoltre dall'attività fisica regolare, fondamentale,
tanto quanto una alimentazione equilibrata,per il raggiungimento
•
Tantissime ricerche hanno stabilito e convalidato il fatto che uno dei regimi
alimentari maggiormente indicato per un giusto ed equilibrato fabbisogno di
nutrienti è la cosidetta Dieta Mediterranea.
•
Essa ha come alimenti caposaldo i carboidrati provenienti da cereali come
grano, farro, riso orzo, così come quantità quotidiane di frutta, verdura,
legumi e vino.
•
Con minore frequenza si può consumare olio di oliva (il condimento da
preferire su tutti gli altri), latte e derivati, pesce, carne bianca e uova.
•
Infine con ancor più moderazione possono esser introdotti carne rossa,
dolci e grassi in generale.
•
Comunque, al di là delle frequenze di consumo e delle quantità consigliate,
la Dieta Mediterranea rappresenta uno dei regimi alimentari più variegati,
laddove tutte le varie sostanze nutritive, ovvero Acidi grassi polinsaturi,
Carboidrati, Lipidi, Proteine, Sali minerali (Magnesio, Potassio),
Oligoelementi (Selenio), Vitamine, sono alternate ed incluse.
•
In tal modo viene assicurato il giusto e completo apporto di tutti quei diversi
principi nutrizionali in grado di accrescere e mantenere il benessere e la
salute sia psicologica che fisica dell'individuo e di tenere lontani nel tempo
invecchiamento e possibili problemi o disturbi psico-fisici.
La Dieta Vegan o Vegetariana
Chi segue questo tipo di dieta, definita
anche latto-ovo-vegetariana, non mangia
alcun tipo di carne, compresi pesci e
crostacei, ma include nell'alimentazione
tutti i sottoprodotti animali, come le uova,
il miele, il latte e i suoi derivati. Si tratta di
una dieta equilibrata nei suoi componenti,
che non espone a nessun rischio di
carenza alimentare perché garantisce
l'assunzione di tutti i nutrienti necessari
all'organismo. Questa scelta di vita non
violenta viene fatta dai cosiddetti animalisti
contrari all'uccisione degli animali, ma
anche da chi desidera seguire
un'alimentazione sana, che eviti i problemi
derivanti dalle moderne abitudini alimentari,
ricche di grassi saturi animali e povere di
frutta e verdura.
La Dieta Vegan
• I vegan, chiamati anche vegetaliani, seguono una dieta
restrittiva che prevede
un'alimentazione esclusivamente vegetale, che elimina
tutti i prodotti di origine animale (latte, formaggio, uova e
miele). I fondamenti di questa scelta sono sia di ordine
etico che di tipo igenico: i vegan rifiutano ogni tipo di
sfruttamento animale e sono convinti che l'organismo
umano non sia adatto a consumare e a digerire prodotti
di origine animale. Dal punto di vista medico
un'alimentazione esclusivamente vegetale può portare a
gravi squilibri, a causa della carenza di vitamine del
gruppo B (in particolare B12) e a causa della difficoltà di
assorbimento degli aminoacidi essenziali e del ferro.
La Dieta Crudista
• I crudisti rifiutano ogni tipo di cottura e si nutrono
esclusivamente di frutta e vegetali crudi, germogli e
semi. Come i vegan mangiano solo vegetali, ma
escludono dalla loro dieta molti degli alimenti che
devono essere cotti (quasi tutti i legumi e molti cereali). I
crudisti sostengono che la cottura sia un procedimento
recente nella storia evolutiva dell'uomo e che non sia
adatto all'apparato digerente umano, inoltre ritengono
che le alte temperature raggiunte durante la
cottura deteriorino gli alimenti, disperdendo le vitamine
e i sali minerali. Alcuni crudisti consumano anche carne
cruda.
La Dieta Fruttarista
• I fruttariani, o fruttivori,
consumano esclusivamente frutta
cruda (raramente è ammessa la cottura) e in
alcuni casi frutta secca, ad esempio noci,
pistacchi, mandorle, ma anche miele e oli
vegetali. Gli alimenti devono preferibilmente
provenire da coltivazioni biologiche ed essere di
stagione. Le ragioni della scelta fruttariana
risiedono in un ritorno alla natura e a un tipo di
alimentazione che si basi sui modi e sui mezzi
semplici e originari che essa stessa ci ha fornito.
La Dieta Macrobiotica
• Le diete macrobiotiche non rientrano
pienamente tra le diete vegetariane
perché non prevedono la totale
eliminazione dalla carne, permettendo, ad
esempio, il consumo di pesce. Nella
dieta macrobiotica vengono utilizzati
esclusivamente alimenti non trattati, non
raffinati, coltivati con metodi tradizionali e
senza additivi chimici.
La Dieta Steineriana
• La dieta steineriana elaborata agli inizi del Novecento da
Rudolf Steiner, filosofo e pedagogista austriaco,
prescrive l'assunzione di alimenti vegetali
ottenuti esclusivamente da coltivazioni
biologiche senza l'uso di concimi chimici. Steiner
consiglia un metodo di coltivazione chiamato 'agricoltura
biologico-dinamica' che persegue la cooperazione tra il
suolo, l'acqua, l'irradiazione solare, la vita animale e la
crescita delle piante. Secondo gli steineriani, infatti, le
sostanze alimentari non possiedono solo proprietà
nutritive biologiche, ma anche proprietà spirituali, che
possono essere sviluppate con un'agricoltura che rispetti
le leggi biologiche del mondo vegetale.
Presentazione realizzata da:
Bellanova Manuela
De Pasale Pierluigi
Zizzi Dalila Carmen
Zizzi Daniela