COMUNICAZIONE
LINGUAGGI E MEDIA
A cura di: Andrea Coppa
Maria A. Ranieri
•TEORIA DELL’INFORMAZIONE
•SEMIOTICA
•MASS – MEDIOLOGIA
•SCRIVERE L’INFORMAZIONE PER IL
WEB
•SOCIETA’ E INTERNET
•BIBLIOGRAFIA
COMUNICAZIONE
Il termine “comunicazione” deriva dal latino “comunicationem”, a sua volta
diverbale di “comunicare”, che significa “mettere in comune qualcosa”, passare
qualcuno da uno all’altro, e per estensione, unire in comunità. Già nell’idea latina
c’è dunque un’idea di contatto materiale, di trasferimento fisico, insieme con quella
di comunità di individui che condividono qualcosa.
Più in generale la comunicazione può cosiderarsi la trasmissione di informazioni da
un “emittente” a un “ricevente”. Il termine “informazione” va inteso in senso lato:
sta a significare qualsiasi segno, o gruppo di segni, con il quale l’emittente mette in
comune con il ricevente conoscenze, pensieri, sentimenti, ecc…(come dalla
definizione fornite da Shannon e Weaver alla fine degli anni ’40, nella “teoria
matematica della comunicazione”).
Shannon e Jakobson: due diversi
modelli di comunicazione
Il meccanismo della comunicazione è stato riassunto in diversi modelli; tra essi
particolarmente efficaci si sono mostrati quelli di:
•Shannon e Weaver (comunicazione lineare):
Messaggio
Fonte
Trasmittente
Segnali
Segnale ric.
Canale
Messaggio
Ricettore
Destinatario
Rumore
•Roman Jakobson (comunicazione circolare):
Contesto messaggio
Mittente
Destinatario
Contatto codice
In questi modelli il mittente è chi invia il messaggio; il destinatario è chi lo riceve
(essi non devono necessariamente essere individui); il messaggio è l’insieme della
informazioni inviate dal mittente; il contatto ( canale) è il mezzo fisico che rende
possibili il passaggio di informazioni, il codice è il sistema che regolarmente
trasformi gli stessi significati negli stessi segni e viceversa; il contesto (o
“referente”) è la situazione e il momento temporale cui si fa riferimento durante la
comunicazione; esso deve essere condiviso da mittente e destinatario per rendere
possibile la comunicazione. I due fattori “codice” e “contesto” furono introdotti
per la prima volta da Jakobson per spiegare, tramite un modello di comunicazione
di tipo differente dal precedente, poiché riferisce a una comunicazione di tipo
circolare, come e perché gli uomini riescano a parlare di qualcosa e a
comprendere ciò che si dicono.Inoltre si è fatto largo uso del concetto di
“rumore”. Con questo termine si indica Qualsiasi disturbo renda difficile il
passaggio di informazioni.
Tenendo presente il modello di Jakobson, si può parlare di rumore riguardante
l’emittente (per esempio, la mancanza di voce nella comunicazione orale o la
pessima grafia nello scritto), o il ricevente (per esempio, la caduta della linea
durante una telefonata), e così via.
Per ovviare alla perdita di informazione dovuta al rumore, nei sistemi comunicativi
si fa un uso più o meno ampio di “ridondanze”, cioè di elementi comunicativi che
contengono informazioni fornite
Anche in altre parti del messaggio, con contenuto informativo minimo. Con la ridondanza,
quindi, la stessa informazione è presente in più parti del messaggio; se il rumore cancella
una di queste parti; l’informazione, comunque, non va perduta.
LINGAGGIO/CODICE
Il linguaggio e il codice sono le due componenti fondamentali del campo della
semiotica.In una cultura come la nostra, abituata a frazionare ogni cosa al fine di
di controllarla, è talvolta un po’ urtante sentirsi dire che, dal punto di vista
operativo e pratico, il medium è il messaggio. Questo significa , semplicemente,
che la conseguenze individuali e sociali di ogni medium estensione cioè di ogni
estensione di noi stessi derivano dalle nuove proporzioni introdotte nella
nostra situazione personale da ognuna di tali estensioni e da ogni nuova
tecnologia.
Il codice è il cuore della comunicazione. In maniera più rigorosa il codice è una
serie di unità significanti, di segnali di un processo comunicativo; una serie di
contenuto.
Ovviamente, le regole di correlazione di un codice sono frutto di convenzione.
Ma il modello comunicativo nel campo della semiotica si divide in:
•…INFORMAZIONALE, tale modello fu costituito da Eco-Fabbri nel 1978, si
differenza dai precedenti modelli perché la linearità della trasmissione è vincolata
al funzionamento dei fattori semantici introdotti mediante il concetto di codice.
Si passa dalla comunicazione come trasferimento di informazione a
comunicazione come trasformazione da un sistema all'altro.
La nozione di codice acquista rilievo teorico e come oggetto di ricerca empirica il
problema della decodificazione. Nella comunicazione di tale modello entra il
gioco il punto in cui il destinatore e il destinatario condividendo le competenze
relative ai livelli che fecondano la significazione del messaggio. I destinatari
attuano così un interpretazione del messaggio.
•…TESTUALE, a differenza del modello semiotico-informazionale che esplica un
meccanismo comune sia alla comunicazione interpersonale che di massa; il
semiotico-testuale descrive in termini semiotici alcuni tratti strutturali specifici
della comunicazione di massa. Nel primo venivano messi in rilievo l'elemento
dell'agire interpretativo operato sui messaggi mediante il codice. Nel secondo
questo limite è superato, non sono più i messaggi ad essere veicolati ma è la
relazione che si costruisce attorno. Infatti nella comunicazione di massa i
destinatari non ricevono singoli messaggi riconoscibili da codici cosciuti, ma
insiemi di pratiche testuali. Questo modello consente di individuare il modo in cui
un dato strutturale degli apparati si trasforma in un meccanismo comunicativo e il
modo in cui incide sui processi di interpretazione.
MEDIUM
In una cultura come la nostra, abituata a frazionare ogni cosa al fine di
controllarla, è talvolta un po’ urtante sentirsi ricordare che, dal punto di vista
operativo e pratico, il medium è il messaggio. Questo significa, semplicemente,
che le conseguenze individuali e sociali del medium cioè di ogni estensione di noi
stessi derivano dalle nuove proporzione introdotte nella nostra situazione
personale da ognuna di tale estensione e da ogni nuova tecnologia.
Ogni medium ha la tendenza a generare un linguaggio comunicativo suo proprio
o a modificare profondamente le caratteristiche del linguaggio che, prima della
sua comparsa, erano veicolati da media differenti: questa convergenza è una sorta
di iperlinguaggio.
Vi sono due modelli comunicativi:
•VERTICALE(o unidirezionale): il mittente è unico, i destinatari molti, e non
esiste la possibilità di inversione del ruolo (v. televisione, radio stampa, libri);
•ORRIZONTALE( o bidirezionale): esistono una pluralità di mittenti e destinatari,
con la possibilità che i ruoli si invertano (es. telefono). Una evoluzione del
modello orizzontale è quella reticolare (che proietta verso la comunicazione
circolare): esistono più mittenti e destinatari (interazione collettiva; Internet).
Internet
Internet è un sistema di comunicazione che permette a milioni di utenti, sparsi in
tutto il mondo, di collegarsi in rete (net) per scambiarsi informazioni di ogni tipo,
grazie alla possibilità di trasmettere dati attraverso le linee telefoniche, sottoforma
di segnali elettronici. Proprio per questo Internet viene anche definita la “rete
delle reti”, per fare riferimento a quella specie di ragnatela formata formata dai
collegamenti attivati dagli utenti.
La quantità delle informazioni veicolate da Internet è incalcolabile e sfugge a ogni
tentativo di controllo.
Il loro insieme forma quello che viene definito cyberspazio (spazio cibernetico),
uno spazio virtuale, cioè non concreto, in cui si ha la sensazione di spostarsi o di
“navigare”, pur restando fermi.
La rete telematica Internet è un medium freddo (dalla teoria di McLuhan), perché
non satura i nostri sensi, come il cinema, ma richiede nella fruizione un intervento
attivo da parte dell’utente.
Internet ha cambiato il modo di lavorare, di informarsi, di divertirsi, di viaggiare,
di interagire con il prossimo. Non solo, è un vastissima, infinita fonte di
informazioni a cui attingere continuamente, con il minimo sforzo.
Certo, verrebbe da chiedersi se non sia più emozionante, coinvolgente, o
semplicemente interessante, effettuare la propria ricerca in una biblioteca,
sfogliando vecchi tomi; ma questa è solo una questione di punti di vista.
E’ altresì vero che in una società come la nostra, in cui molto spesso il potere si
basa sul possesso d’informazioni: nel Web è possibile trovare di tutto, dai corsi di
lingua di tutto il mondo ai principali giornali del pianeta, dalle banche dati dei
settori più disparati alle informazioni scientifiche più aggiornate, dalle
informazioni sui musei e gallerie fino ai testi delle principali opere letterarie o
delle canzoni di musica leggera.
Un elenco delle risorse di Internet risulta impossibile, anche perché la rete si
aggiorna quotidianamente di nuovi collegamenti.
Internet rappresenta una rivoluzione: esso permette a tutti di accedere a quelle
risorse che fino a poco tempo fa erano riservate agli “addetti ai lavori”, ma anche
di trasmettere informazioni, di dar voce alle proprie esperienze.
Teoria di McLuhan
Il medium è il messaggio». Se una citazione può sintetizzare un uomo, la sua
opera, gli studi e il pensiero, allora Herbert Marshall McLuhan è in queste poche
parole. La frase è tratta da "Understanding media: the extensions of man" (1964), il
testo che l'ha consacrato come uno dei mostri sacri della storia della
comunicazione.
McLuhan, consapevole di trovarsi nel pieno di una rivoluzione mediatica, nella
duplice veste di attore e spettatore, oltre a individuare le caratteristiche dei vari
media («estensioni di noi stessi», li definiva), ha studiato le conseguenze,
individuali e sociali, della loro diffusione. Le tecnologie, insomma, non si
limiterebbero a semplificare la nostra vita quotidiana, a ottimizzare spazi e tempi, a
introdurre nuovi strumenti di comunicazione... chi crede di potersi servire dei
media, controllarli, sfruttarli, senza lasciare nulla sul campo, sostiene McLuhan, si
sbaglia di grosso.
Ciò che non ha alcuna "conseguenza", ciò che è solo funzionale per chi lo fruisce, è
il contenuto del medium. Il suo "messaggio", invece, è tutto ciò che implica:
l'alterazione delle proporzioni, dei ritmi, degli schemi. È la natura dei media a fare
la differenza, non l'uso che noi decidiamo (o tentiamo) di farne
anzi, avverte McLuhan, più siamo convinti di dominare le tecnologie, più
finiremo per essere in loro potere.
Niente che riguardi i media può considerarsi neutro, privo di risvolti. C'è un
equivoco di fondo: gli "strumenti del comunicare" (il titolo del testo di McLuhan
nella traduzione italiana) non diventano buoni o cattivi a seconda dell'uso che
decidiamo di farne. È tutto già scritto nel mezzo: il senso del comunicare, la
forma e il contenuto del messaggio. Secondo il Nostro, in definitiva, i media sono
una sorta di sottile membrana sistemata tra noi e il mondo esterno.
Da loro dipende la nostra percezione di quanto ci circonda (dalla visione d'insieme
ai contorni più sfuggenti). E pensare che il medium di riferimento di McLuhan,
quello con cui si è misurato nel suo percorso teorico, è stata la televisione (di cui
ha scritto, alla fine degli anni '70: «Lo schermo della tv riversa in te quell'energia
che paralizza l'occhio; non sei tu che la guardi: è lei che sta guardando te»).
Qualche anno dopo, il suo più fedele discepolo, Derrick De Kerckhove, ha
cominciato a misurarsi con un altro schermo: quello del pc. Ma questa è un'altra
storia.
SOCIETA’ E INTERNET
“Il cyberspazio, (che verrà chiamato anche “rete”) è il nuovo ambiente di
comunicazione emergente dell’interconnessione mondiale dei computer [..] Quanto
al neologismo “cybercultura”, esso designa l’insieme delle tecniche (materiali e
intellettuali), delle pratiche, delle modalità di pensiero e dei valori che si
sviluppano in concomitanza con la crescita.” Levy.
Il messaggio si trova più sulla linea retta che collega l’emittente al destinatario, o
viceversa. Su Internet la comunicazione assume una struttura reticolare, non
semplicemente bidirezionale: non più un’interattività di tipo uno-uno, ma tutti-tutti,
in grado di produrre una comunità virtuale dotata di una propria intelligenza
collettiva. In questa prospettiva la cybercultura non è semplicemente il prodotto di
tecniche provenienti dall’esterno della società. Il “programma della cybercultura”,
che prevede le interconnessione, la creazione di comunità virtuali e l’intelligenza
collettiva, condiziona fortemente la produzione artistica, le modalità
d’apprendimento e di diffusione del sapere. Non esiste più un significato identico
per tutti, inscritto nel testo e valido in ogni situazione, per ogni destinatario. La
struttura delle rete favorisce l’interconnessione di un grande numero di persone e
contemporaneamente impedisce l’individuazione
di un significato unico e Vero nel Word Wide Web. La cybercultura divide
universale e totalità.
Internet è in grado di rispondere meglio di ogni altro medium ai bisogni della
postmodernità. Ma può offrire anche qualcosa di diverso e qualcosa di più.
“La filosofia moderna ha confuso l’universale e la totalizzazione. Il suo errore è
stato quello di buttare il bambino dell’universale con l’acqua sporca della totalità”
“La cybercultura inventa un’altra maniera di rendere virtualmente presente
l’umano a se stesso rispetto all’imposizione di un’unità del senso” Levy.
Mentre ogni collettività si definisce per esclusione, la connettività non esclude
nessuno.
“La rete riesce a far convivere sul piano psicologico due cose generalmente
inconciliabili come l’individuo e la massa. Su Internet c’è tanta folla, eppure il
singolo non si sente né fagocitato né respinto; partecipa della massa senza temere
la forza del numero, e la massa partecipa di lui senza soffocarlo. Questo è appunto
ciò che io chiamo connettività!” De Kerckhove, intervista a Telèma.
Internet è in grado di costruire comunità virtuali, di riunire la gente azzerando i
tempi e le distanze, di far partecipare tutti, autori e lettori, alla costruzione di
un’unica intelligenza collettiva e connettiva.
La cybercultura non annuncia semplicemente l’avvento di una nuova cultura, ma di
un nuovo modo di intendere il Tutto; non semplicemente una nuova Verità, ma un
nuovo modo di intendere la verità.
La società italiana e internet
Secondo i dati Pew Center(aprile-maggio 2000) l’argomento più letto online dagli
americani è la meteorologia, consultata dal 66%di coloro che si formano in rete. I
dati Between mettono invece la meteorologia all’ultima posto, consultata appena
dall’1% dei lettori.
Questo gap è estremamente significativo, perché testimonia un’assoluta mancanza di
familiarità con il medium. Allo stato attuale, Internet viene usato dalla maggior parte
dei navigatori italiani solo per completare la propria dieta mediale: si aggiornano in
tempo reale con notizie flash oppure approfondiscono i temi che interessano loro di
più, soprattutto quelli di tecnologia; per pochi utenti Internet sostituisce
completamente la lettura di un quotidiano o la visione di un telegiornale.
In una situazione in cui gli utenti della rete sono ancora relativamente pochi, e gli
heavy users sono pochissimi, la rappresentazione del fenomeno Internet è
condizionata sopratutto dai vecchi media. A parte le notizie sulla pedofilia e
sull’andamento del mercato degli Internet
providers, Internet appare nei telegiornali e nelle pagine di quotidiani soprattutto
nella sezione costume e società. E’ rappresentato continuamente come un
fenomeno estremamente nuovo, a cui ci si accosta con curiosità, ironia ed un
pizzico di scetticismo:l’ultima diavoleria inventata dagli americani. Nei tg, sembra
sempre che il giornalista che realizza il servizio veda un modem per la prima
volta; viene dato per scontato che lui ne sa esattamente quanto noi, e che noi non
ne sappiamo praticamente niente.
Ma di Internet, si dice, i nostri figli non potranno fare a meno (peggio per loro). Su
Internet si fanno tanti soldi e si trova lavoro. C’è chi confessa di essere ignorante
nel campo delle nuove tecnologie, e contemporaneamente afferma, indignato, che
nessuno studente dalla scuola dell’obbligo senza saper usare Internet alla
perfezione.
Più che altrove, sembra che in Italia Internet sia stato imposto alla società. Come
evidenza Levy, la velocità con cui il nuovo medium si è affermato ha contribuito a
suscitare questa sensazione. Internet è un termine che indica un medium straniero
non solo per il predominio della lingua inglese e per la nazionalità della imprese
delle imprese più importanti, ma anche perché i contenuti sono rivolti più verso
l’informazione che verso l’intrattenimento, più adatti ad un consumo di tipo
anglosassone che mediterraneo.
Come fa notare Carlini, gli americani premettono l’articolo alla parola Internet.
Gli italiani no.
Provate a dire “Televisione ha raggiunto 10 milioni di utenti “oppure” Radio darà
lavoro a molte persone”, oppure “mio figlio sta sempre al telefono”. Internet, con
la lettera maiuscola, suona come il nome di una persona, anzi, di una persona
inquietante: è maschio o femmina? Internet è “usato da molte persone” o è “usata
da molte persone”? Non tutti si esprimono allo stesso modo.
Al momento la maggior parte della società italiana è estranea al fenomeno
Internet, e ciò viene testimoniato dalla lingua. La banda larga probabilmente
permetterà di produrre contenuti più accattivanti per il pubblico italiano, ma molto
prima un esercito di telefonini cellulari sbarcherà in rete.
“Gli esperti di innovazione tecnologica dicono che un prodotto nuovo, per battere
una tecnologia ormai diffusa a livello di massa, deve far scattare la legge del 10X,
una regola assai empirica secondo la quale una tecnologia riesce a rimpiazzarne
un’alta solo offrendo vantaggi 10 volta superiori” Pedemonte
E’ vero che gli utenti statunitensi sono molto più numerosi di quelli italiani; ma è
anche vero che l’offerta di contenuti è per loro molto più allettante. Inoltre, il costo
e la qualità della connessioni non sono neppure lontanamente paragonabili a ciò
che offrono gli Internet provider nostrani
L’assenza dei limiti di spazio, i link, la struttura della rete permettono di
approfondire ogni avvenimento e di inserirlo nel suo contesto (anche con elementi
multimediali), di mettere in contatto direttamente il lettore e le fonti, di creare
un’intelligenza collettiva, di presentare diversi punti di vista. Ma se Reppublica.it,
il quotidiano online più letto in Italia, ha una redazione composta da 12 persone
che devono dare la notizia in pochi minuti, l’articolo somiglierà molto ad un
dispaccio d’agenzia.
Le dimensioni del mercato italiano dell’informazione online influiscono
inevitabilmente sui linguaggi. Per quanto riguarda il numero di contatti, il divario
tra Repubblica.it e tutti gli altri news provider è enorme. L’assenza di un vero
concorrente nel campo dell’informazione generalista (Ilsole24ore.it si rivolge ad
un altro tipo di utenti) garantisce a Repubbliica.it uno “share” straordinario,
impensabile negli Stati Uniti. Questo comporta un orientamento verso strategie di
tipo broadcast, un linguaggio studiato per un pubblico quasi indifferenziato, la
scelta di affiancare modelli comunicativi vecchi e nuovi su una stessa, lunga home
page. Tutti gli altri cercano di ritagliarsi uno spazio seguendo strategie più o meno
analoghe, e comunque senza distaccarsi troppo dal modello generalista. Il numero
degli utenti è ancora troppo ridotto per far esplodere l’informazione di nicchia; ma
perché il mercato raggiunga dimensioni importanti, è necessaria una diversa
qualità, maggiormente orientata verso un consumo “mediterraneo” dei media.
SCRIVERE L’INFORMAZIONE
PER IL WEB
I siti che forniscono informazione online utilizzano un linguaggio solo in parte
ipertestuale.Devono confrontarsi con un mercato che attualmente è costituito per
lo più da lettori di libri, dove gli iperlettori sono pochi. La ricerca di Robert
Huesca e Brenda Marvin rivela una debole propensione alla lettura ipertestuale dei
consumatori di notizie online. Il risultato è spesso un compromesso tra il
linguaggio degli ipertesti e quello tipicamente usato su carta.
Gli articoli sono scritti in maniera diversa da quelli destinati al supporto cartaceo,
ma la differenza spesso si riduce a una maggiore brevità e concisione. L’uso di
elementi multimediali e dinamici è fortemente limitato dai problemi di diffusione
di software standard.
Una ricerca condotta da Jakob Nielsen dimostra come si possa notevolmente
incrementare l’usability seguendo alcune sue indicazioni. Queste indicazioni sono:
• scrivere in maniera semplice ed informale
• guadagnare credibilità, ad esempio attraverso link a documenti esterni
• rendere veloce il caricamento delle pagine web
• rendere il testo “esplorabile”, attraverso l’uso di liste, tabelle riassuntive,
grafici, parole evidenziate, uso di diversi caratteri
• essere coincisi
• usare riassunti e lo stile “a piramide invertita”
• sottotitoli significativi, non intriganti
• un’idea per paragrafo
In realtà ciò che Nielsen propone è uno stile non molto diverso da quello del
giornalismo anglosassone su carta, aggiungendo un po’ di attenzione in più ai
tempi di caricamento e alla forma grafica del testo. Niente di rivoluzionario: un
linguaggio adatto a lettori che sono abituati alla fruizione di libri e giornali ma che
vogliono sfruttare l’opportunità offerte dalla rete, e spesso vi si recano per
consultare la visione online (gratis) del quotidiano in edicola. Ci sono però un paio
di punti che è necessario approfondire.
- La concisione. Il nuovo sito del Corriere della sera risente chiaramente della
lezione di Nielsen. Articoli molto brevi con parole chiave evidenziate e uso
ridottissimo della scroll bar (Nielsen, contro i risultati della ricerca Stanford
Poynter, sostiene che i lettori non usano le scroll bar). Ma brevità e semplicità del
linguaggio spesso non sono una scelte, per chi scrive un articolo, ma la
conseguenza di tempi molto ridotti.
Per fornire l’aggiornamento in tempo reale, la notizia assomiglia spesso a un
dispaccio di agenzia. Su Repubblica.it, ad esempio, talvolta in tre-quattro minuti
viene scritta una notizia provvisoria di 6-7 righe, e poi si ha a disposizione circa 15
minuti per stendere l’articolo “definito”. Comunque sia, in caso di errori, è molto
semplice rimuovere dal server il documento e sostituirlo con un altro:la correzione
avviene dopo la pubblicazione. Nella fase stessa della produzione, ancor prima
dell’intervento del destinatario, il testo perde le sue caratteristiche di stabilità e
monumentalità.
Ma articoli così brevi, si chiede Carlini, possono essere argomentativi? Il web sarà
il regno delle notizie-flash? Rispetto a tv e giornali, Internet è sicuramente
preferibile se si vogliono conoscere le ultime notizie. Ma rispetto ad un telefono
cellulare? Gli editoriali rimarranno appannaggio delle pubblicazioni cartacee?
“Il tempo della telematica, al contrario di quanto si pensi, non è il tempo
della diretta”…”Costi, tempi e modi di collegamento a Internet inducono
a servirsi del mezzo non per tenersi aggiornati su fatti che accadono
al momento, quanto piuttosto per la ricerca di informazioni archiviate
selezionabili agevolmente” Pulcini
- La credibilità. Secondo una ricerca condotta dall’Università di Miami la
credibilità dell’informazione online è uno dei problemi maggiormente avvertiti
dai giornalisti che lavorano in questo settore. Sebbene le ricerche diano risultati
contrastanti per quanto riguarda la percezione del problema da parte degli utenti,
questo è sicuramente un aspetto che un’impresa giornalistica non può trascurare.
Secondo Pulcini sarà proprio questo punto a distinguere il giornalismo “puro”
dall’informazione i cui contenuti saranno influenzati dalla pubblicità. Bisogna
vedere però prima di tutto che cos’è l’informazione pura, se può esistere e se è
pura quella che vediamo sui quotidiani e le riviste in edicola; i lettori o i
giornalisti, che sentono la loro professione minacciata?
Leggere e scrivere
(Rapporto tra autore e lettore nel web)
“Le funzioni di lettore e di autore si trovano intrecciate fra loro molto più
profondamente di quanto non lo fossero mai state prima. Questa
trasformazione, questa quasi sovrapposizione di ruoli,
non è che l’ultimo stadio della convergenza di quelle che un tempo erano
state due attività molto diverse” Landow
Una volta lettore doveva imbarcarsi per un viaggio lungo e pericoloso se
volevaConsultare il manoscritto custodito in una biblioteca lontana molti
chilometri. Oggi è possibile scaricare un testo da Internet, duplicarlo, cambiarne
alcune parole, ripubblicarlo sulla rete senza pregiudicare la veste grafica. Il tutto in
pochi minuti, con pochissimo sforzo. E gratis.
La tecnologia della stampa aveva allontanato i ruoli di autore e lettore. Prima il
lettore poteva aggiungere le sue glosse al manoscritto medievale, che spesso
finivano con il fondersi al testo originale; da Gutenberg in poi è diventato sempre
più difficile accedere alla pubblicazione.
La portata dei cambiamenti introdotti dai nuovi media digitali è tale da mettere la
stabilità e monumentalità del tasto, e la “considerazione tradizionale dell’autore
come autorità” (Bolter).
Una rivoluzione di questo genere non è stata determinata dalle tecnologie digitali,
ma risponde a bisogni diffusi che si manifestavano all’interno del sistema dei
media anche prima di Internet. L’enorme disponibilità di spazio sui server e la
struttura reticolare del web hanno dato “voce” ad un numero di persone molto più
numeroso.
Ogni testo in quanto atto comunicativo presuppone la partecipazione attiva di due
soggetti, il lettore e lo scrittore.
Al di là del supporto, la soggettività del lettore entra in gioco nell’ambito del
singolo atto di lettura. In rete il lettore può fare di più, partecipare alla stessa
scrittura del testo, condizionando non solo il suo percorso individuale, ma quello
di una possibile comunità virtuale.
E’ proprio in quest’ottica che bisogna analizzare la vera e portata della due
funzioni di leggere e scrivere. I ruoli di lettori e scrittore non solo non sono in
conflitto, ma non sono neppure separate una volta per tutte. Una volta che sono
stati superati la monumentalità del testo e i privilegi dell’autoere (Bolter,
Landow), una volta che l’io autore viene frammentato e non viene più avvertita
l’esigenza di una verità universale ed oggettiva, la lettura e la scrittura si
configurano come due aspetti del medesimo processo di virtualizzazione e
costruzione di un’unica intelligenza collettiva (Levy).
Bibliografia:
• Marchese, Mancini, Greco, Assini: “Stato e Società”,
La nuova Italia,
1990, Firenze
•
www.mediamente.rai.it
•
VHS:
•
www.uniba.it
“Educare al multimediale” n° 09 e 10
MediaMente, Rai Educational