La valutazione multidimensionale clinico-psicologica: impostazione e verifica dei trattamenti Carlo Pruneti Dipartimento di Psicologia, Sezione di Psicologia Clinica Facoltà di Psicologia Università degli Studi di Parma e mail: [email protected] “Il lavoro del clinico ed in particolare dello psicologo e dello psicoterapeuta è paragonabile a quello di un sarto che “confeziona” un intervento mirato alla singola e non replicabile sofferenza dell’individuo. L’alleanza terapeutica e la condivisione degli obbiettivi è perciò un passaggio ineludibile prima dell’inizio di qualsiasi tipo di intervento psicologico” INTEGRAZIONE - INTERAZIONE - BIDIREZIONALITÀ MENTECORPO Disturbi sostenuti da FATTORI PSICOLOGICI: ruolo nell’insorgenza, intensità e mantenimento anche di disturbi fisici PATOLOGIE di TIPO più strettamente MEDICO: alterazioni organiche con ripercussioni psicologiche DISTURBI SOMATOPSICHICI 1. 2. 3. 4. Creare un clima di accoglimento:abilità di comunicazione non verbale Ricevere informazioni: abilità di rinforzare, chiedere, ascoltare e ridefinire le informazioni Dare informazione: puntualizzare la situazione affinché venga percepita senza distorsioni Verificare il risultato della comunicazione e controllare l’adesione alla prescrizione:non dare mai per scontato che l’altro abbia capito Per cui è necessario che vi siano: Un attento utilizzo di metodologie per lo studio e la comprensione dei vari aspetti del comportamento umano Una valutazione delle abitudini e stili di vita, eventualmente disfunzionali, con strumenti adeguati Approccio multimodale alla valutazione del comportamento: utilizzo di un’ampia gamma di strumenti, in grado di fornire un quadro dettagliato della persona Approccio multidimensionale per lo studio del comportamento in tutte le sue possibili manifestazioni: motorie, cognitive, neurovegetative, ecc. Accurata conoscenza da parte del professionista degli strumenti utilizzati: attendibilità, validità, accuratezza e precisione delle misurazioni. Sono da evitare: commenti banalizzanti la situazione del paziente nel tentativo di rincuorarlo. Qualsiasi accenno o commento riguardo alle convizioni politiche religiose o all’atteggiamento morale. Utilizzare un linguaggio inutilmente tecnico In ogni caso, soprattutto nei primi incontri è bene palare poco ed ascoltare molto La relazione con il bambino è molto delicata e coinvolgente, giacché è sempre, prima di tutto, una relazione tra due universi emozionali. Il bambino, infatti, è un sensibilissimo radar per le emozioni, e gli stati d’animo che lo circondano, molto abile nell’intuire ad esempio la schiettezza di un coinvolgimento emozionale nell’interazione. Con i bambini, quindi, non hanno effetto tutti quegli accorgimenti di schermatura della immagine della persona dietro la figura del clinico che di solito utilizziamo all'interno delle relazioni tra adulti. il lavoro psicologico e terapeutico con i bambini reclama costantemente la capacità del clinico di mettersi in gioco. Particolare attenzione va rivolta alla comunicazione della diagnosi finale E’ sconsigliabile discutere direttamente col paziente o i familiari i dubbi delle prime ipotesi diagnostiche E’ invece fondamentale rendere edotto il più possibile il paziente ed i congiunti dello stato generale attuale e dei possibili sviluppi della sindrome o malattia Sono da evitare atteggiamenti opposti di eccessiva sicurezza o di indeterminatezza. In caso di difficoltà personali o culturali nella comunicazione, nei casi più gravi e complessi è bene chiedere aiuto ad altro professionista o ad un collega con maggiore “scioltezza” nella comunicazione verbale. INFLUENZE GENETICHE TEMPERAMENTO PERSONALITA’ Educazione prime esperienze di vita Dimensione cognitivo - verbale Dimensione comportamentale (compresi gli stili di vita) Modelli comportamentali, influenze dei “media” Predisposizione naturale apprendimenti Dimensione psicofisiologica STRESS Il termine stress fu impiegato per la prima volta in ambito scientifico da Selye (1936), che lo definì come RISPOSTA ASPECIFICA DELL’ORGANISMO AD OGNI RICHIESTA EFFETTUATA SU DI ESSO Lo stress è un adattamento dell’organismo al cambiamento dell’omeostasi prodotto da uno stressor STRESSOR Influenze genetiche e socio-ambientali Stimoli fisici Stimoli psicosociali Rinforzi Valutazione cognitiva Stimoli biologici Attivazione emozionale Programma psicobiologico Programma comportamentale Reazioni aspecifiche Malattia somatica Reazioni specifiche Reazioni aspecifiche Comportamento Reazioni specifiche Rinforzi La risposta allo stress varia da persona a persona: stimoli dotati dello stesso potere stressante non inducono necessariamente la stessa risposta in soggetti diversi, così come stimoli stressanti di differente entità possono provocare reazioni equivalenti in persone differenti. La nocività di uno stimolo stressante non dipende quindi solo dalla intensità e durata della stimolazione, ma anche da fattori individuali, come la valutazione cognitiva, i tratti di personalità, le condizioni psicofisiche attuali, la resistenza allo stress, le risorse e i meccanismi di coping utilizzati e dai condizionamenti di tipo ambientale e familiare STRESS STILE di VITA Le persone sotto stress, OVVERO IN PREDA A STRESS CRONICO, hanno maggiore probabilità di mettere in atto comportamenti malsani o rischiosi, tra i quali: consumo di alcol, sostanze stupefacenti ad essetto euforizzante, sigarette, farmaci (soprattutto ansiolitici e ipnoinducenti), diminuzione delle ore di sonno, consumazione veloce dei pasti, ecc., il tutto, nel tentativo di ridurre la sensazione incombente di minaccia o di controllare le emozioni vissute come destabilizzanti. Per cui lo stress risulta anche come conseguenza dello stile di vita adottato L’intensità e la durata della risposta individuale allo stress, la capacità di resistenza allo stesso e la sua possibile azione patogena sono mediate da VARIABILI BIOLOGICO-COSTITUZIONALI, PSICOLOGICHE E SOCIO-AMBIENTALI Tra i fattori moderatori della relazione stresssalute/malattia rientrano le strategie e le risorse di coping ………. • "Coping", letteralmente, significa "far fronte a, tener testa (con successo)". In psicologia clinica, rappresenta la modalità di risposta tendenzialmente impiegata dal soggetto per cercare di fronteggiare i problemi. • Il coping può essere descritto come un’insieme di pensieri. Schemi mentali e relativi comportamenti che l’individuo mette in atto conseguentemente ad un evento stressante per cercare di fronteggiarlo. Le strategie basate sull’evitamento, tuttavia, come la negazione e il disimpegno, il prendere le distanze o la fuga, sebbene possano essere utili, in alcune circostanze, nelle fasi precoci dell’adattamento a eventi traumatici, se utilizzate sistematicamente, possono rivelarsi disadattive, incrementando il rischio di malattia Occorre distinguere le “risposte di coping” dalle “risorse di coping”. Quest’ultime possono essere interne o personali oppure esterne o ambientali coping orientato al problema RISPOSTE di coping coping orientato alle emozioni strategie di evitamento interne o personali RISORSE di coping esterne o ambientali comportamento Stile di vita Personalità Evitare di basarsi sui dati della fredda statistica Non assumere ruoli paternalistici Partecipare senza coinvolgimento Accoglienza e capacità di ascolto Non aver timore del silenzio Non fare lezioni Non esprimere giudizi Non aderire subito alle richieste AREE COSA FARE GRAVITÁ DEL PROBLEMA Identificare modalità, forme di manifestazione, reazioni dell’ambiente nel quale l’individuo è prevalentemente calato; durata manifestazione, persistenza, cercare di capire gli obiettivi che si pone il soggetto a breve-medio termine. LIVELLO DI SOFFERENZA E MOTIVAZIONE Identificare i criteri soggettivi di gravità e valutare, eventualmente riducendo o inducendo un’adeguata motivazione al cambiamento. COMPLESSITÁ DEL PROBLEMA GRADO DI COLLABORAZIONE e OPPOSITIVITÁ STILE DI COPING Identificare il grado di complessità del problema: è da identificare con i sintomi? Transitorio? Cronico? Comorbilità Familiarità, tratti costituzionali, personalità? La collaborazione del paziente sarà sufficiente per impostare uno o più trattamenti (farmacologici e non) É importante cercare se il paziente è prevalentemente un internalizzatore o un esternalizzatore Evitare cure “pret a porter”, ovvero preconfezionate e solo apparentemente semplici. Da preferire il trattamento integrato psicoterapeutico e farmacologico Sono da preferire trattamenti psicoterapeutici pragmatici e i cui risultati e procedure sono verificabili Trattamenti farmacologici verificati non solo con “trials” troppo spesso “guidati” ma con equipe di valutazione muldidisciplinari e follow up adeguati