IV CONGRESSO INFERMIERISTICO
INSUFFICIENZA CARDIACA: LO STATO ATTUALE E
LE SFIDE PER IL FUTURO
SOSTEGNO PSICOLOGICO
NELL’INSUFFICIENZA
CARDIACA CRONICA
Cadempino, 19 novembre 2011
Paola Zanotti, psicologa, Servizio di Psichiatria e Psicologia Medica
Organizzazione SocioPsichiatrica Cantonale - OSC
L’UOMO E LA MALATTIA
La malattia è comunemente associata alla perdita,
alla menomazione e alla morte stessa.
L’uomo si percepisce come unità inviolabile ed in
generale si ritiene come fosse invulnerabile.
L’impatto con la malattia è la violazione di questa
fantasia di perfetta integrità-invincibilità.
REAZIONI ALLA MALATTIA
• La comunicazione di una diagnosi di malattia ha le
caratteristiche di uno
SHOCK DA TRAUMA
che causa:
- stress emotivo e disagio psichico
- impone il passaggio dall’essere sani all’essere
malati (situazione di incertezza, minaccia di vita,
cambiamenti di ruolo...)
REAZIONI ALLA MALATTIA CRONICA
Quadri psicologici compromessi per l’impossibilità
di recupero del completo stato di “buona
salute”.
Vissuto di stabile e definitiva condanna.
Processo di elaborazione del lutto per la perdita
di molti aspetti della rappresentazione di sé
precedenti alla malattia.
E PER NOI CURANTI?!?
Quali immagini e quali emozioni
suscitano in ognuno di noi i termini
“insufficienza cardiaca cronica”?
È importante la consapevolezza della
propria realtà soggettiva per poter
lavorare con quella del paziente!
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI
Alla comunicazione della diagnosi di IC cronica, tutta la
vita del paziente viene sconvolta a diversi livelli:




Affettivo
Familiare (cambiamenti nel ruolo familiare)
Sessuale
Professionale e socio economico (perdita del lavoro)
in relazione con:
 Personalità del paziente (valori e credenze)
 Esperienze precedenti (proprie ed altrui) di malattia
 Supporto famigliare e sociale (risorse del paziente)
 Rapporto con i curanti
CAMBIAMENTI nelle ABITUDINI di VITA
-
-
-
Cambiamenti di ruolo in ambito personale, famigliare, e
socio/lavorativo;
Monitoraggio di parametri fisiologici e di sintomi
Osservanza di complessi regimi farmacologici
Ospedalizzazioni durante le fasi di instabilità della
malattia
Alimentazione;
Attività sessuale/gravidanza
Attività fisica
Astensione da fumo e da eccessivo consumo di alcolici
Viaggi
IL CORPO
La fiducia che ognuno ripone nel proprio corpo
consente di ri-conoscersi e di agire.
Nella malattia (cronica) non si sa più quali siano le
proprie forze, i propri diritti e possibilità.
Processo di separazione dall’immagine del proprio
“corpo vissuto” come era prima della malattia.
IL TEMPO
Il concetto di tempo a tre dimensioni (passato,
presente, futuro) diventa un presente ripetitivo.
C’è un “prima” che viene idealizzato/rimpianto e un
“dopo” che si riassume in un presente che
ricomincia sempre daccapo, senza possibilità di
progettualità!
Il tempo è quasi interamente scandito dalle cure.
REAZIONI EMOTIVE FREQUENTI
Sia alla diagnosi che nelle successive fasi di terapia:





intense angosce di solitudine, di abbandono, di
paura e di morte;
ansia (di fronte all’ignoto)
senso di impotenza (malattia vissuta come
imprevedibile ed incontrollabile).
passività e perdita delle abituali capacità di risposta
agli eventi;
depressione
ANSIA
Emerge da un senso di minaccia ed è caratterizzata dalla
percezione di essere incapaci di predire, controllare o
ottenere i risultati desiderati.
Si caratterizza come un’esperienza emotiva che presenta
componenti cognitive, neurobiologiche e comportamentali
e insorge dall’interazione dell’individuo con l’ambiente.
Può essere considerata un processo adattativo fino a
quando non assume una grandezza o una persistenza
tale da trasformarla in una risposta disfunzionale che
determina conseguenze negative.
DEPRESSIONE
In base alla definizione del DSM IV: comportamenti depressi
e/o anedonia (incapacità di provare piacere nella vita) della
durata di due o più settimane e accompagnati da un
peggioramento funzionale significativo e da sofferenza
somatica.
Presenza di un abbassamento nel tono dell’umore e marcata
diminuzione dell’interesse verso tutte le attività; l’arco di tempo
del perdurare di tale condizione deve essere superiore alle due
settimane e deve essere accompagnato da almeno quattro
ulteriori sintomi tra cui: cambiamenti nell’appetito, disturbi del
sonno, rallentamento psicomotorio o agitazione, senso di
fatica, senso di colpa o di incapacità, problemi nella
concentrazione e pensieri suicidari
LE PAURE FONDAMENTALI
Sindrome delle 6 D
Death
(morte)
Disability (inabilità)
Disfigurement (distorsione immagine di sé)
Disruption (frattura dei rapporti interpersonali)
Dependency (dipendenza da famiglia/medici)
Discomfort (sconforto)
REAZIONI PSICOLOGICHE E CONSEGUENZE
La malattia destabilizza a vari livelli il paziente e coloro che
appartengono alla sua rete sociale più prossima.
Le reazioni psicologiche hanno ripercussioni su:
•
•
•
•
Adattamento psico-sociale
Aderenza ai regimi terapeutici
Complicanze psicopatologiche
Decorso della malattia stessa
COPING
-
-
Il paziente dovrà:
affrontare la malattia e l’ambiente sanitario,
lottare per mantenere un equilibrio emotivo ragionevole
e un’immagine di sé soddisfacente,
imparare a vivere nell’INCERTEZZA!
Mobilizzazione di MECCANISMI DI DIFESA
Attitudini di risposta - comportamenti, cognizioni e
percezioni - di fronte a stress emotivi ed utilizzate per
mantenere l’equilibrio (COPING).
DETERMINANTI DEL COPING

RELATIVE ALLA MALATTIA
- tipo, sintomi, stadio
- trattamento
- decorso

RELATIVE ALL’INDIVIDUO
- stadio di sviluppo e storia di vita
- struttura di personalità, valori e credenze
- modalità di rapporto con il proprio corpo
- sostegno sociale

RELATIVE ALLA SITUAZIONE SOCIOCULTURALE
- attitudini, caratteristiche della comunità
- risorse disponibili
ESEMPI DI DIFFERENTI STRATEGIE DI COPING



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
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
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


Ricercare informazioni maggiori (razionalizzare)
Cercare la condivisione
Sottovalutare la gravità della diagnosi (minimizzare)
Cercare di non pensarci (repressione)
Impegnarsi in altre attività (spostamento)
Confrontarsi col problema (confronto)
Accettare la diagnosi e trovarne aspetti favorevoli
(ridefinizione)
Fare qualunque cosa (acting-out)
Subire passivamente l’inevitabile (rassegnazione)
Prendersela con qualcuno (proiezione)
Prendersela con se stessi (internalizzare)
OBIETTIVI DEL COPING
• PER IL PAZIENTE:
- riacquistare integrità corporea
- riacquistare benessere
- riequilibrio emozionale
- elaborare prospettive chiare per il futuro
- adattamento a situazioni non abituali
- convivere con situazioni di minaccia esistenziale
- mantenimento di una qualità di vita adeguata alla
situazione
OBIETTIVI DEL COPING
• PER IL MEDICO/INFERMIERE:
- compliance ottimale
- sopportare procedimenti diagnostici e terapeutici
dolorosi o spiacevoli
- adattamento alle regole ospedaliere
- collaborazione attiva nella riabilitazione
- mantenere sufficiente stabilità emotiva.
PREDITTORI di DIFFICOLTÀ nel COPING
• Isolamento sociale
• Stato socioeconomico basso
• Precedenti psichiatrici e/o problemi di abuso di alcol o
altre sostanze
• Storie di lutti recenti
• Rigidità nel coping
• Visione pessimistica
LE RISORSE DEL PAZIANTE

Il paziente con ICC deve modificare NON solo:
aspetti disfunzionali, comportamentali o personologici

MA anche a mettere in campo:
risorse cognitive, emotive e comportamentali
che gli permettono di:
 convivere con questa malattia
 aderire a complessi regimi terapeutici
 mantenere un discreto livello di qualità di vita
INTERVENTI DI OTTIMIZZAZIONE
DEL TRATTAMENTO DELL’ICC
Sono legati a due aspetti salienti, sia nei
programmi educativi, sia negli interventi
psicologici, individuali o di gruppo:

Autogestione;

Aderenza.
AUTOGESTIONE
Permette di:
 Riconoscere i sintomi, monitorarne livello e intensità;
 Monitorare parametri cardiaci e comportamenti
disfunzionali;
 Rinforzare le decisioni prese se si raggiungono gli
obiettivi;
 Consultare il team assistenziale se non si raggiungono
degli obiettivi
Va promossa fin dall’inizio dei primi sintomi di ICC,
mantenuta e sostenuta per tutto il tempo.
ADERENZA
Per questo obiettivo sono necessari il riconoscimento e
la correzione di alcuni aspetti:



Aspetti psicosociali (problemi psicologici, deficit
neuropsicologici, e scarso supporto sociofamigliare);
Distorsioni cognitive circa la consapevolezza e
l’autogestione della malattia;
L’inefficacia comunicativa dei membri dello staff curante
Definire in modo interattivo con il pz i piani di
trattamento può essere una modalità efficace per
superare questi limiti e adeguare la gestione della
malattia ai cambiamenti sintomatologici e clinici.
RUOLO DEI CURANTI (1)



Per un’evoluzione positiva del percorso di cura sono
spesso determinanti:
La presenza autorevole e rassicurante di tutti gli
operatori,
la disponibilità a comprendere/ condividere le emozioni
dei momenti di crisi, senza volerle negare o minimizzare,
la disponibilità a fornire aiuto con la prospettiva di
restituire al più presto l’autonomia ad ogni malato
Non è raro che infermieri e tecnici consapevoli di questi
meccanismi relazionale producano dei cambiamenti così
significativi nei loro pazienti da rendere superfluo
l’intervento dello psicologo.
RUOLO DEI CURANTI (2)

Per aiutare il paziente e i suoi familiari, il
sistema di cura dovrebbe saper:



Informare (regole della comunicazione)
Ascoltare
Prestare attenzione ai bisogni del paziente e dei
familiari, che rischiano di bloccarsi favorendo
piuttosto un cattivo adattamento
RUOLO DEI CURANTI (3)
• I curanti attraversano le stesse fasi di adattamento
• Sono chiamati ad aiutare il malato e la sua famiglia
di conseguenza:
• Il personale di cura dovrebbe cercare di capire le
proprie emozioni, paure, difficoltà, ansie e desideri per:
– Comprendere le emozioni del paziente e dei familiari
– Accompagnare paziente e familiari in modo sereno e
positivo
– Instaurare una buona collaborazione
COLLABORAZIONE
PAZIENTE - FAMIGLIA - CURANTI

Buona collaborazione







Facilita lo scambio di informazioni
Miglior monitoraggio delle terapie
Relazione facilitata
Contatto rilassato
Le richieste vengono espresse
Cura e miglioramento possibili
Cattiva collaborazione




Difficoltà d’espressione delle emozioni, dubbi paure,
incertezze e problemi
Difficile collaborazione ai trattamenti
Paure di essere abbandonati dai curanti
Chiusura
INTERVENTI PSICOLOGICI SPECIFICI




Colloquio di sostegno individuali, famigliari, di
gruppo;
Psicoterapia;
Tecniche a mediazione corporea;
Farmacoterapia.
Gli interventi si focalizzano sull’offerta di sostegno
emotivo e/o di counselling al fine di comprendere
i bisogni del pz, gestire le risposte emozionali alla
malattia e migliorarne la qualità di vita.
ESEMPI DI OBIETTIVI
DELL’INTERVENTO PSICOLOGICO
• necessità di cambiamenti comportamentali legati ai fattori di
rischio tradizionali
• possibilità di una ristrutturazione emotiva e cognitiva rispetto ai
cambiamenti nella vita del paziente legati alla comparsa e alla
gestione della malattia (perdita del lavoro, rinuncia ad attività
svolte fino alla comparsa della malattia, immagine di sé, senso
di autoefficacia), con lo scopo di costruire insieme nuovi
significati;
• riconsiderazione dei rapporti interpersonali familiari ed
extrafamiliari, con l’obiettivo di mantenere e/o ripristinare il
supporto sociale;
SE NON VI SIETE GIA’…
GRAZIE PER L’ATTENZIONE!