Gli anni 60 - IC 16 Valpantena

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Il rock and roll aveva avuto un successo immediato e larghissimo e il crescente
interessamento delle case discografiche l'aveva reso sempre più commerciale.
All'inizio degli anni sessanta, perciò, il rock aveva in parte perso il ruolo di
musica anticonformista. Il panorama della musica leggera fu però scosso da un
nuovo movimento, che si sviluppò in Inghilterra e quindi si diffuse negli Stati
Uniti e in tutto il mondo: il movimento beat. I musicisti beat mettevano in
discussione i valori della società borghese e proponevano una serie di
atteggiamenti provocatori: portavano i capelli lunghi, vivevano in comunità,
erano pacifisti e antirazzisti, si interessavano alle religioni orientali.
Beat Generation
La Beat Generation fu un movimento giovanile che trovò anche una sua espressione in
campo artistico, poetico e letterario sviluppatosi dal secondo dopoguerra e principalmente
negli anni cinquanta negli Stati Uniti.
Nasce da un gruppo di scrittori americani e viene alla ribalta nel 1950, così come i fenomeni
culturali da esso ispirati. Gli elementi centrali della cultura "Beat" consistono nel rifiuto di
norme imposte, le innovazioni nello stile, la sperimentazione delle droghe, la sessualità
alternativa, l'interesse per la religione orientale, un rifiuto del materialismo, e
rappresentazioni esplicite e crude della condizione umana. Della Beat Generation fanno
parte inoltre i movimenti culturali del maggio 1968 : l'opposizione alla guerra del Vietnam,
gli Hippy di Berkeley e Woodstock.
I significati che si possono attribuire alla parola «beat» in italiano sono molteplici. Beat, gli
venne attribuito il significato di beatitudine (beatitude), nel senso di salvezza ascetica ed
estatica, tipica dello spiritualismo Zen, ma anche aderente al falso misticismo indotto dalle
droghe, dall'alcol, dall'incontro carnale e frenetico, dal parlare incessantemente, con lo scopo
di scaricare tutti i contenuti mentali. Beat può anche essere tradotto con «battuto»,
«sconfitto» : denota l'inevitabile sconfitta dovuta alla società, dalle sue costrizioni, dagli
schemi imposti ed inattaccabili; beat è il richiamo alla vita libera e alla consapevolezza
dell'istante.
La Musica Beat
La musica beat (dal verbo inglese to beat, battere) è un genere musicale nato
dal rock and roll con influenze swing, blues, skiffle e doo-wop e sviluppatosi
nel Regno Unito all'inizio degli anni sessanta, dopo la moda dello skiffle (nato
verso la metà degli anni cinquanta del XX secolo), nei molti locali attivi
nei docks portuali di Liverpool, insieme a elementi del rock and roll e del blues.
Ci si riferisce in particolare col termine Merseybeat (o Mersey sound) al
genere proprio dei primi gruppi beat di Liverpool (dal nome della Mersey, il
fiume che attraversa la città).
Presto diffuso fra i giovani dell'epoca, il beat contagiò molti gruppi musicali
nel resto d'Europa, specialmente nel nord. Il beat si diffuse poi anche negli Stati
Uniti grazie alla cosiddetta British invasion (letteralmente invasione britannica);
anche in Italia il beat ebbe molto successo, in particolare con cover tradotte di
canzoni inglesi.
La musica beat recupera molte caratteristiche del rock and roll come l'uso di
ritmi afro-americani e di melodie di carattere popolare o folcloristico. Rispetto
al rock, però, essa accentua l'uso di strumenti elettrici e la componente scenica
e spettacolare della musica. Al cantante solista si sostituisce il complesso,
formato solitamente da quattro o cinque elementi, i complessi beat più celebri
furono i Beatles e i Rolling Stones.
Il complesso dei Beatles, che nacque a Liverpool nel 1961, era formato da quattro
elementi: John Lennon (chitarra e voce). Paul Mc Cartney (basso e voce); George
Harrison (chitarra e voce) e Ringo Starr (batteria e, occasionalmente, voce).
La caratteristica delle loro canzoni, scritte per la maggior parte da John Lennon e
Paul McCartney è la fusione di elementi del rhythm and blues e del rock con altri
della musica popolare britannica; in generale, comunque, l'elemento melodico
prevale decisamente su quello ritmico, anche se nelle ultime canzoni i Beatles
tentarono anche alcuni arditi esperimenti, resi possibili dai progressi delle
tecniche di registrazione in studio: per esempio ottennero dei suoni particolari
registrando un pezzo e facendolo poi suonare a velocità doppia o addirittura al
contrario. Essi utilizzarono anche strumenti insoliti nella musica leggera, come il
sitar indiano*. Fra le canzoni più conosciute dei Beatles vanno ricordate almeno
Michelle, Hey Jude, Let it be, Yesterday.
Il successo del gruppo inglese fu enorme in tutto
il mondo e i loro dischi vendettero milioni di copie.
Il gruppo si è sciolto ufficialmente nel 1970.
* Sitar
I Rolling Stones: il lato provocatorio della musica beat
Il lato provocatorio della musica beat era rappresentato però soprattutto dai
“The Rolling Stones”, un gruppo costituitosi nel 1962 e guidato da Mick Jagger.
I Rolling Stones nacquero come complesso beat ma si rivolsero presto a una
musica decisamente rock in cui l'elemento ritmico era predominante rispetto alla
linea melodica e le voci molto più aspre e graffianti di quelle dei Beatles; i testi
delle loro canzoni, inoltre (per esempio Satisfaction e Brown Sugar), esprimevano
sentimenti violenti, di rivolta e di insoddisfazione radicale.
Tutti conoscono il logo dei Rolling Stones, ma lo
stesso non si può dire della sua storia. La celebre
bocca rossa con la linguaccia fu disegnata nel
1971 e comparve per la prima volta all’interno
della copertina dell’album Sticky Fingers. Il
logo ”lips and tongue” è nato dalla matita di John
Pasche, uno studente del Royal College of Art,
che si lasciò ispirare dalla bocca “importante” del
cantante della rock band e dalla lingua della dea
indiana Kali.
Negli Stati Uniti si affermano il Folk e il Country
Contemporaneamente alla musica beat si sviluppano, negli Stati Uniti, due generi
musicali sostanzialmente affini: il Folk e il Country, che hanno in Pete Seeger e
Woody Guthrie gli interpreti principali. Questi generi si rifanno alle vecchie
ballate popolari (per esempio quelle dei cow-boys) di cui conservano il ritmo
deciso e la struttura, con la ripetizione del ritornello dopo ogni strofa. Nei temi
trattati, oltre a quelli tradizionali di vita americana, si riflette il disagio e la rabbia
delle nuove generazioni: vengono denunciati la guerra del Vietnam, il razzismo,
le ingiustizie sociali, l'indifferenza di un mondo che mira solo al profitto e tiene in
poco conto i problemi e i sentimenti della persona.
Pete Seeger
Woody Guthrie
Da Woody Guthrie a Bob Dylan e Joan Baez
Woody Guthrie era membro del movimento politico radicale e contribuì a
trasformare la musica in un'efficace arma di propaganda.
Allo stile e al linguaggio musicale di Woody Guthrie si ispira Bob Dylan, che nel
1962 pubblicò il primo album: alcune sue canzoni, come “Blowing in the wind” e
“Masters of war” diventano in questo periodo inni del movimento pacifista e
l'artista stesso diventa un simbolo delle proteste giovanili. Contemporaneamente
a Bob Dylan emerge la figura di Joan Baez, presto conosciuta in tutto il mondo
per il suo impegno in difesa dei diritti civili e contro la guerra del Vietnam.
Gli sviluppi del rock alla fine degli anni sessanta
Nella seconda metà degli anni sessanta si affermano tre importanti musicisti che
rinnovano profondamente la tradizione del rock:
Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, leader del complesso dei Doors.
Essi rappresentano un momento di svolta: fino ad allora, infatti, i musicisti rock
beat e folk avevano proposto una musica che si dichiarava alternativa ed
esaltava ideali anticonformisti e libertari. In questo messaggio, però, c'era un
elemento di ambiguità, poiché il rock era diventato una musica di massa,
pesantemente controllata dall'industria discografica e svuotata quindi dei suoi
significati originari.
Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison denunciarono questa contraddizione
con la loro musica violenta e provocatoria e con i loro atteggiamenti scandalosi e
ribelli. Durante i loro concerti o distruggevano gli strumenti sbattendoli per
terra , strappando loro le corde (Hendrix), o provocavano il pubblico con frasi a
volte volgari (Morrison). La stessa esasperazione caratterizzò le vite di questi
musicisti: tutti e tre morirono giovanissimi a causa dell'abuso di droghe e di
alcolici.
British Invasion
All’inizio degli anni 60 il R&R era già in forte crisi. A peggiorarla interviene quella
che è stata ricordata negli Stati Uniti come la “british invasion”. Gli inglesi sono
naturalmente prima di tutto i Beatles, che nel giro di poco tempo erano diventati
delle star internazionali, dando una svolta alla musica giovanile in tutto il mondo.
L’industria americana della musica subì un forte contraccolpo, che la fece restare
disorientata a lungo. Probabilmente ci si aspettava che il fenomeno inglese
tramontasse rapidamente, ma così non fu; ci furono anzi segni sempre più chiari
che il centro del mondo (dal punto di vista della musica giovanile) si era spostato a
Londra. La risposta americana all'ondata che veniva dall'altra parte dell'Atlantico
furono due prodotti che non riuscivano a celare la loro natura "difensiva":
i Beach Boys e i Byrds.
Non a caso, due gruppi.
Il primo puntava sulla "riamericanizzazione" dello scenario rock: spiagge
californiane, surf macchinoni, belle ragazze. Il secondo aveva il suo punto di forza
in quel ”impegno” che sarebbe stato la parola d'ordine degli anni a venire. Mentre
il progetto dei Beach Boys (per quanto arricchito dallo sperimentalismo di canzoni
come la celebre Good vibrations) naufragava di lì a poco, quello dei Byrds si
rivelava il più lungimirante e il più radicato nella nuova realtà giovanile
americana, in rapidissima trasformazione proprio in quegli anni.
Il movimento per i diritti civili, le rivolte razziali, la "nuova frontiera" di Kennedy,
la guerra nel Vietnam, la ribellione studentesca all'Università di Berkeley, non
potevano non ripercuotersi anche sulle tendenze della musica pop: superato lo
shock della "british invasion", trascorsi gli anni della indiscussa egemonia
britannica, l'America si riprendeva il rock, per fame definitivamente il fulcro di
quel grande calderone che andava sotto il nome di "cultura alternativa".
In gruppi come i “Jefferson Airplane” o in altri meno noti e meno commerciali
come i “Fugs”, l'impegno politico non ignorava la lotta per la liberazione sessuale,
il richiamo alle radici folk come fonte di autenticità si mescolava alla visionarietà
“psichedelica" legata alla nascente cultura della droga. Dopo le esitazioni degli
anni Cinquanta, il rock entrava nel decennio successivo, proprio a partire dalla
sua terra d'origine: gli Stati Uniti. Dai suoi idoli il pubblico si aspettava sempre di
più parole d'ordine, illuminate visioni del mondo, proclami rivoluzionari ad ogni
livello e su ogni aspetto della vita. Non si trattava più soltanto di divertirsi, di
ballare: i ragazzi che si raccoglievano attorno al palco non erano più gli estroversi
teen-agers che accorrevano dieci o quindici anni prima ma una comunità in
fermento, compatta e combattiva, consapevole del peso nuovo che la società le
attribuiva. Erano gli anni dei giovani: nessuna generazione, forse, ha ricevuto
maggiori attenzioni e destato maggiori preoccupazioni nell'opinione pubblica.
Nessuna generazione, probabilmente, ha conferito tanta importanza alla
creatività, all'arte in generale e in particolare alla musica.
Cineforum
Hair,
USA 1979
regia di Milos Forman
Negli anni 60 un ragazzo dell‘
Oklaoma arriva a New York perché sta
per partire per il Vietnam: l'incontro
con un gruppo di beatnik gli cambierà
la vita.
(Versione cinematografica del musical
del 1968 )
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