LA MUSICA LEGGERA E IL ROCK La musica leggera è un genere musicale che comprende tutte le forme musicali di svago ed intrattenimento, in particolare canzoni e ballabili che non fanno parte né della musica colta, né della musica popolare. Per “canzone” s’intende una breve composizione musicale vocale e strumentale che tratta argomenti quali l'amore, le problematiche giovanili e sociali o che semplicemente hanno la funzione di intrattenere e divertire chi ascolta. I suoi esecutori, a differenza dei cantanti lirici che utilizzano la voce impostata, fanno uso generalmente di un timbro di voce naturale. E’ soprattutto il XX secolo a sancire l’affermazione della musica leggera. Sono infatti le radio e le case discografiche ad incoraggiare l’ascolto delle cosiddette “canzonette” che riescono a raggiungere un pubblico più vasto e generalizzato e serve a distinguerla dalla musica classica che aveva un pubblico più selezionato e colto. Le origini della musica leggera La musica leggera, così come la conosciamo oggi, nasce verso la fine dell'Ottocento in Europa con l’affermazione dell’operetta, una forma di teatro musicale molto popolare in Francia e in Austria caratterizzato dall’alternarsi di brani recitati e una serie di arie o canzoni. In Francia si affermarono i café-chantant che erano dei locali adibiti a spettacoli musicali e di varietà. Essi ebbero gran successo in parte perché, a differenza di quanto avveniva nei teatri, era possibile bere e fumare, in parte perché‚ le musiche eseguite erano più orecchiabili, spesso d’argomento comico o umoristico. In Inghilterra, sull'esempio francese, nacque il cosiddetto “Music Hall” (letteralmente "sala da musica", da non confondere con il “musical”). Il Music Hall non era un caffè, ma un vero e proprio teatro di varietà: la musica, infatti, si alternava a numeri acrobatici, giochi di prestigio, esibizioni di domatori e di clown. Negli Stati Uniti, nella seconda metà dell’Ottocento, si sviluppa il “musical”, che era una rappresentazione teatrale con dialoghi parlati, canti e danze. Verso la fine degli anni venti, con lo sviluppo del film sonoro, il musical si trasformò, passando dal teatro al cinema. Le forme musicali che hanno influenzato le origini della musica leggera in Italia sono le romanze del melodramma e la canzone napoletana caratterizzata da melodie orecchiabili da cantare a voce spiegata. La nascita della musica di massa Agli inizi del Novecento cominciarono a diffondersi il fonografo e la radio, mezzi di diffusione che nell'arco di pochi decenni cambiarono gli usi di milioni di persone (dischi, musicassette,CD, …). Attraverso questi strumenti il genere leggero cominciò a coinvolgere un pubblico sempre più numeroso. Una vera e propria industria si organizzò attorno al mondo della canzone: nacquero i primi festival, i dischi diventarono sempre più numerosi e facilmente reperibili, i cantanti sempre più famosi e amati. Nel secondo dopoguerra aumenta il benessere delle classi medie e la musica diventa per i giovani uno dei tanti beni di consumo (jeans, magliette, gomme da masticare, bibite). Negli Stati Uniti nasce il rock and roll La musica leggera americana, nei primi anni successivi alla seconda guerra mondiale, era caratterizzata dalla presenza di tre filoni: - la musica pop (com’era chiamata allora, dalla contrazione del termine inglese popular, cioè "popolare") era la musica più commerciale, basata in genere su canzoni molto melodiche e un po' sdolcinate; - il country and western, diffuso soprattutto presso i contadini bianchi delle zone del sud-ovest, si rifaceva alle antiche ballate ottocentesche, ed era caratterizzato da melodie semplici e orecchiabili; - il rhythm and blues, diffuso soprattutto presso la popolazione nera delle grandi città, era musica da ballo, dal ritmo molto accentuato. Nella seconda metà degli anni cinquanta questi tre filoni confluirono in un nuovo genere, che in breve tempo si sarebbe imposto in tutto il mondo: il rock and roll (“dondola e rotola”). Nel rock and roll si fondono, infatti, il ritmo tipico del rhythm and blues, la struttura armonica del blues e alcuni elementi melodici tipici dello stile country. Fino all'inizio degli anni cinquanta il consumatore tipico di dischi, sia di musica classica sia di musica leggera, era di solito un adulto; durante questo decennio, invece, si crea un nuovo tipo di pubblico, costituito in prevalenza da adolescenti. Questo nuovo pubblico aveva gusti ed esigenze diverse da quello precedente e manifestò questa sua diversità decretando nel 1954 il successo di “Rock around the clock” di Bill Haley, il primo brano di rock and roll. Il nuovo stile fu celebrato dai giovani e rifiutato egli adulti: il ritmo che entusiasmava i teen-agers (cioè gli adolescenti) sembrava, infatti, rozzo e assordante ai loro genitori; gli atteggiamenti dei cantanti, che i giovani giudicavano anticonformisti, e con cui quindi s’identificavano, sembravano semplicemente volgari alle persone della generazione più anziana. Il rock and roll fu quindi la prima musica generazionale, cioè destinata ad una precisa fascia d’età; uno dei motti dei primi rockers (cantanti rock) infatti, dichiarava: "Noi saremo sempre giovani". Elvis Presley è il più importante esponente del rock and roll Il rock and roll era una musica ricca d’elementi afro-americani (cioè caratteristici della musica dei neri d'America), come rivelano i suoi legami con il rhythm and blues, e, infatti, inizialmente la maggior parte delle canzoni erano scritte da artisti di colore. Le case discografiche, accortesi della gran popolarità del rock and roll, cercavano però soprattutto interpreti bianchi: Elvis Presley, "il bianco che cantava come un nero”, divenne così il simbolo stesso del rock. Presley s’impose nel 1956, grazie alle sue straordinarie doti vocali e interpretative e ad atteggiamenti trasgressivi e anticonformisti, che affascinavano il pubblico giovanile: egli fu il primo cantante ad usare i movimenti del corpo in funzione espressiva (cosa che allora scandalizzava moltissimo), a voltare le spalle al pubblico, a vestirsi in maniera stravagante e appariscente. In Inghilterra nasce il movimento “Beat” Il rock and roll aveva avuto un successo immediato e larghissimo e il crescente interessamento delle case discografiche l'aveva reso sempre più commerciale. All'inizio degli anni sessanta, perciò, il rock aveva in parte perso il ruolo di musica anticonformista. Il panorama della musica leggera fu però scosso da un nuovo movimento, che si sviluppò in Inghilterra e quindi si diffuse negli Stati Uniti e in tutto il mondo: il movimento beat (termine che nel jazz indica la pulsazione ritmica). I musicisti beat recuperavano l’anticonformismo dei primi musicisti rock, mettevano in discussione i valori della società borghese e proponevano una serie d’atteggiamenti provocatori e "scandalosi": portavano i capelli lunghi, vivevano in comunità, erano pacifisti e anti-razzisti, s’interessavano alle religioni orientali. La musica beat recupera molte caratteristiche del rock and roll come l'uso di ritmi afro-americani, e di melodie di carattere popolare e folclorico. Rispetto al rock, però, essa accentua l'uso di strumenti elettrici e la componente scenica e spettacolare che diventa parte integrante dei concerti. Al cantante solista si sostituisce il “complesso”, formato solitamente da quattro o cinque elementi, generalmente così distribuiti: due alla chitarra elettrica, uno alla batteria e uno alla chitarra-basso (a volte ci sono anche il pianoforte e l'organo elettrico). La voce solista non è sempre la stessa. I complessi beat più celebri furono i Beatles e i Rolling Stones. I Beatles: un modello per un'intera generazione di giovani Il complesso dei Beatles, che nacque ufficialmente a Liverpool nel 1961, era formato da quattro elementi: John Lennon (chitarra e voce); Paul McCartney (basso e voce); George Harrison (chitarra e voce) e Ringo Starr (batteria e, occasionalmente, voce). La caratteristica delle loro canzoni, scritte per la maggior parte da John Lennon e Paul McCartney, è la fusione d’elementi del rhythm and blues e del rock con altri della musica popolare britannica; in generale, comunque, l'elemento melodico prevale decisamente su quello ritmico. Le prime canzoni dei Beatles si basavano su una struttura molto semplice e non rivelavano una ricerca di atmosfere originali e innovative utilizzando solo tre chitarre e una batteria. Si trattava in genere di musica da ballo di buona qualità, ma non eccezionale. I testi erano semplici e ripetitivi e si occupavano di rapporti d’amore. A metà degli anni Sessanta, i Beatles inserirono nelle loro canzoni temi politici, sociali e religiosi, arricchirono il loro “sound” con strumenti classici ed extraeuropei (come il sitar indiano), utilizzarono ritmi diversi, sperimentarono le possibilità offerte dalla tecnologia inserendo, in sala di registrazione, suoni e rumori di ogni tipo. Il successo dei Beatles fu enorme in tutto il mondo: essi diventarono il modello per un'intera generazione di giovani che incominciarono a vestirsi e a tagliarsi i capelli come loro e a sognare viaggi in India. I dischi dei Beatles vendettero milioni di copie, tanto da indurre la regina d'Inghilterra a nominarli baronetti per meriti economici. Il gruppo si è sciolto ufficialmente nel 1970. I Rolling Stones: il lato provocatorio della musica beat Il lato provocatorio della musica beat era rappresentato però soprattutto dai Rolling Stones. Il gruppo, costituitosi nel 1962, era formato da cinque componenti (Mick Jagger, voce; Keith Richards, voce e chitarra; Bill Wyman, basso; Charlie Watts, batteria; Brian Jones, chitarra e voce, sostituito dopo la sua morte da Mick Taylor e poi da Ron Wood). I Rolling Stones nacquero come complesso beat ma si rivolsero presto ad una musica più decisamente rock, in cui l'elemento ritmico era predominante rispetto alla linea melodica e le voci più aspre e graffianti di quelle dei Beatles; i testi delle loro canzoni inoltre (per esempio Satisfaction e Brown Sugar) esprimevano sentimenti violenti, di rivolta e d’insoddisfazione radicale. Un tipo di musica analoga a quella dei Rolling Stones era quella del complesso degli Who, anch'essi inglesi. Negli Stati Uniti si affermano il folk e il country Contemporaneamente alla musica beat si sviluppano, negli Stati Uniti, due generi musicali sostanzialmente affini: il folk e il country che hanno in Pete Seeger e Woody Guthrie gli interpreti principali. Questi generi si rifanno alle vecchie ballate popolari (per esempio quelle dei cow boys) di cui conservano il ritmo deciso e la struttura, con la ripetizione del ritornello dopo ogni strofa. Nei temi trattati, oltre a quelli tradizionali di vita americana, si riflette il disagio e la rabbia delle nuove generazioni: vengono denunciati la guerra del Vietnam, il razzismo, le ingiustizie sociali, l'indifferenza di un mondo che mira solo al profitto e tiene in poco conto i problemi e i sentimenti della persona. Allo stile e al linguaggio musicale di Woody Guthrie e alla letteratura dei poeti della beat generation si ispira Bob Dylan, che nel 1962 pubblicò il primo album; alcune sue canzoni, come “Blowing in the wind” e “Masters of war”, diventano in questo periodo inni del movimento pacifista e l'artista stesso diventa un simbolo delle proteste giovanili. Negli anni successivi Bob Dylan si è accostato ad altri generi musicali, come il folk rock. Nelle sue canzoni il testo ha sempre un ruolo fondamentale, con toni spesso polemici e ambigui, sottolineati dal tipico canto quasi parlato. Contemporaneamente al primo Dylan emerge la figura di Joan Baez, presto conosciuta in tutto il mondo per il suo impegno sociale e per la sua partecipazione a concerti e iniziative per la difesa dei diritti civili e contro la guerra del Vietnam. L’influenza del folk di Dylan e Baez caratterizzerà la produzione musicale di numerosi artisti. Negli Stati Uniti non vanno dimenticati Simon e Garfunkel, che innestano sulla tradizione folk alcune caratteristiche della musica rock. Anche in Inghilterra personaggi come Donovan e Cat Stevens si richiamano allo stile folk. Gli sviluppi del rock alla fine degli anni Sessanta Nella seconda metà degli anni sessanta si affermano tre importanti musicisti che rinnovano profondamente la tradizione del rock: Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, leader del complesso dei Doors. Essi rappresentano un momento di svolta: fino ad allora, infatti, i musicisti rock, beat e folk avevano proposto una musica che si dichiarava alternativa ed esaltava ideali anticonformisti e libertari. In questo messaggio, però, c'era un elemento d’ambiguità, poiché‚ il rock era diventato una musica di massa, pesantemente controllata dall'industria discografica e svuotata quindi dei suoi significati originari. Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison denunciarono questa contraddizione con la loro musica violenta e provocatoria e con i loro atteggiamenti scandalosi e ribelli. I loro concerti erano caratterizzati da un uso distorto degli strumenti, che distruggevano sbattendoli per terra o strappando le corde. Le loro stesse biografie testimoniano drammaticamente le contraddizioni in cui si venivano a trovare i musicisti rock in quegli anni: tutti e tre questi musicisti morirono giovanissimi a causa dell'abuso di droghe e d’alcolici. La musica leggera in Italia Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale in Italia si diffusero rapidamente tutte le mode musicali di origine straniera che erano state ostacolate negli anni precedenti dal regime fascista. Per contrastare questa tendenza e favorire il ritorno alla canzone melodica all’italiana nasce nel 1951 il Festival di Sanremo. Nel 1958 Domenico Modugno trionfa a Sanremo con “Nel blu dipinto di blu”, una canzone che porta una decisa ventata di novità nel panorama della canzone italiana. Si crea così una spaccatura tra due categorie di cantanti: • i “melodici” che restano legati alla tradizione come Claudio Villa, Nilla Pizzi e Luciano Taioli • gli “urlatori” che accolgono nelle loro canzoni gli elementi tipici del rock and roll come Tony Dallara, Mina, Gianni Morandi, Rita Pavone e Adriano Celentano. A questi seguirono i primi “cantautori”, cioè cantanti di musiche proprie, come Domenico Modugno e Umberto Bindi, presto affiancati da una notevole schiera di colleghi come Gino Paoli, Giorgio Gaber, Luigi Tenco, Sergio Endrigo, Enzo Jannacci, Bruno Lauzi, Fabrizio De Andrè, Lucio Battisti. Tutti costoro apportarono una vitale ventata di rinnovamento sia nei testi, più adeguati al linguaggio ed al modo di pensare contemporaneo, sia nella musica, meno retorica e meno sentimentale. Grazie a quest'opera di rottura a metà degli anni Sessanta nacquero i primi complessi italiani di musica beat e pop, come i Giganti, l’Équipe 84, i Nomadi, i Dik Dik e i Camaleonti che diedero alla nostra musica uno stile più angloamericano. A partire dagli anni Settanta si affermarono altri originali cantautori che si fecero anche interpreti dei vari fermenti sociali che percorsero la nostra società in quegli anni adottando per le loro canzoni soggetti “impegnati” e polemici. Ecco le principali scuole di cantautori. La scuola genovese: Umberto Bindi, Gino Paoli, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Fabrizio De Andrè. La scuola milanese: Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Roberto Vecchioni, Adriano Celentano, Angelo Branduardi, Enrico Ruggieri. La scuola emiliana: Francesco Guccini, Lucio Dalla, Vasco Rossi, Zucchero, Ligabue La scuola romana: Lucio Battisti, Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Claudio Baglioni, Renato Zero, Eros Ramazzotti. La scuola napoletana: Pino Daniele, Gigi D’Alessio.