Climi intenzionalmente modificati Controllo della superficie Protezione dal gelo Rimozione della nebbia Effetto barriera Climi delle serre Climi interni 1. Controllo della superficie A). Controllo dell’Albedo (1) L’Albedo ( α ) viene definita come la frazione di radiazione solare diretta e diffusa che viene riflessa verso lo spazio dal terreno e dagli oggetti circostanti: α = K↑/K↓ A seconda della radiazione emessa dal Sole, K↓, l’Albedo regola l’assorbimento della superficie delle onde corte: K*= K↓-K ↑ = K↓ (1- α). E’ un’ importante proprietà della superficie perché determina la rapidità con cui la superficie si riscalda quando è esposta ad un’insolazione, e regola le caratteristiche delle proprietà correlate al suo effetto ( es: umidità del suolo e dell’aria, evaporazione..) Controllo dell’Albedo (2) A destra sono riportati i valori di Albedo caratteristici per differenti tipi di superficie terrestre, per radiazioni solari ad onda corta. Una superficie con elevata Albedo riflette molta o quasi tutta la radiazione solare che così si riscalda lentamente L’Albedo è un parametro alterabile modificando la copertura superficiale dei suoli. Controllo dell’Albedo (3) MJ m-2 day -1 Israele: 1. Suolo base 2. Suolo ricoperto di ossido di magnesio Innalzando α, si duplica la riflessione ad onde corte (K↑ = 16.3) e si dimezza K* ( 10.9 ) Si diminuisce la perdita di L* dalla superficie + fredda e la radiazione netta di tutte le onde (Q*) è stata ridotta da 6.2 a 1.1 MJ /m2 dì La disponibilità ridotta di energia + una T< , hanno ridotto l’evapotraspirazione QE di circa il 20 % Controllo dell’Albedo (3) MJ m-2 day -1 Il calore sensibile QH dell’atm agisce da sorgente calda verso il suolo più freddo. QG, il flusso di calore nel suolo, su base giornaliera era uguale ma in periodi più brevi lo sbiancamento aveva prodotto una red marcata Controllo dell’Albedo (5) Giorno: Appezzamento nero: T: + 6 °C Umidità in 3 sett :- 50 % Appezzamento bianco: T: - 8 °C Umidità in 3 sett.: + 50 % (conseguenze su ETP) Notte: Non c’è una differenza netta anche se l’appezzamento bianco rimane più freddo Ontario: profondità 10mm 1. 2. 3. Annerimento con carbone nero Terreno di controllo Sbiancamento con polvere di talco Controllo dell’Albedo (6) APPLICAZIONI Abbassamento di α: alterazione dell’ assorbività delle superfici ghiacciate e innevate che, in questo stato, hanno un’ α elevata e riflettono la maggior parte di K↓. Usi agricoli nei campi Bacini di captazione Rotte delle navi in acque fredde B). Controllo della geometria (1) Nei luoghi al di fuori delle latitudini intratropicali, le superfici orizzontali non ricevono mai la radiazione diretta (S) perpendicolarmente e quindi non ricevono mai la massima intensità di radiazione. Manipolando le geometrie delle superfici riceventi si cerca di trarre massimo vantaggio dalle radiazioni ad onde corte, valutando la direzione dell’ angolo d’incidenza. Controllo della geometria (2) In agricoltura si costruiscono DOSSI e SOLCHI, in modo che le pareti inclinate, se illuminate, sono in grado di ricevere S come se il Sole fosse allo zenit o vicino (θ è minore). In questo caso l’orientamento è importante: N-S: entrambe le facce sono illuminate nel corso della giornata E-W: emisfero nord – favorita la parte sud del pendio Controllo della geometria (3) Questo tipo di geometria fa da trappola sia per S che per L↑ : S rimane intrappolata perché dopo una riflessione iniziale da una faccia, la radiazione riflessa (diffusa) può incontrare un’altra superficie prima di uscire. Aumenta così la possibilità di assorbimento e diminuisce l’Albedo r/o ad un suolo piatto Controllo della geometria (4) L’emissione di L↑ nel solco è relat. limitato poiché è ridotto lo sky view factor (SVF: parametro che indica la frazione di cielo visibile da un punto sulla superficie). Nel solco lo SVF <1 a causa delle pareti circostanti, molta energia è stoccata nel solco di giorno e irradiata durante la notte. Controllo della geometria (5) RISULTATO: Intrappolando S per giorni si riesce ad incrementare al massimo la temperatura del suolo; Intrappolando le onde lunghe L↑ si tende a ridurre il raffreddamento della superficie Controllo della geometria (6) APPLICAZIONI Principalmente in agricoltura: il maneggiamento del terreno, con la costruzione di dossi e di solchi, viene applicato per massimizzare o minimizzare la penetrazione della luce e l’intrappolamento della radiazione ad onde corte/lunghe. Questi metodi richiedono uno studio per un opportuno orientamento rispetto alla posizione del Sole. C). Controllo del mulching (1) Mulching è una pratica che consiste nel ricoprire una superficie di suolo con uno strato protettivo di materiale che si comporti da barriera calda e umida. L’obiettivo è quello di conservare l’umidità riducendo l’evaporazione (E), ma può anche essere usato per aumentare il riscaldamento del suolo o per prevenire un raffreddamento eccessivo. Controllo del mulching (2) Il tradizionale mulch consiste in una copertura ben aerata e quindi poco conduttiva. Ciò può essere ottenuto attraverso: Una lavorazione della terra per far penetrare più aria Materiali isolanti: -fieno -paglia -trucioli -ghiaia -strati di foglie -muschio -segatura Controllo del mulching (3) I mulch più usati recentemente sono: -schiuma -pellicole di plastica ( traslucide, opache colorate) -carta -lamine di alluminio L’uso è limitato alle piante, studi hanno dimostrato una diminuzione di insetti, come afidi e dei virus portati da insetti. Controllo del mulching (4)..giorno Watt m-2 Connecticut Terreno di sabbia fine: di Q*: 57% perso per QH 13%perso per QG 30% perso per QE Conducibilità termica: bassa (QG basso) Temperatura superficiale del suolo: 38 °C Plastica nera: Albedo: minore T sup del mulch: 50°C T sulla sup del suolo: 40°C (aria isola : non c’è riscaldamento sotto-mulch) Controllo del mulching (5)..giorno Plastica nera : QE = 0 non c’è dissipazione perché la plastica isola l’acqua QH : l’unico canale di perdita di calore che avviene verso l’alto (QH sorgente di calore verso l’atm) SOMMARIO: T suolo poco > rispetto alla temperatura del suolo nudo (soprattutto di notte perché non avviene la perdita di L↑) Umidità: viene conservata Controllo del mulching (6)..giorno Carta : Q*< di tutte le altre superfici a causa di α più alta QG dimezzato QE ridotto (e la perdita d’acqua ridotta) T superficiale: minore di 6 °C T sup del mulch: simile alla T del controllo perché il calore non viene condotto sotto Controllo del mulching (7)..giorno Fieno: Bassa conducibilità termica: α fieno= α controllo QG è il più debole dei 4 terreni non c’è flusso di calore (x cond. bassa) QE è elevato c’è una perdita di calore verso l’aria ( diverso dagli altri ) T superficiale del sulo: la più bassa T del mulch: simile alla T della plastica nera (x cond.bassa) Controllo del mulching (8)..notte La notte non ci sono grandi differenze tra i diversi tipi di suoli I top dei mulches erano più freddi rispetto al suolo nudo La superficie dei suoli invece era più calda rispetto al suolo nudo Svantaggio: Per le piante che si trovano sopra al mulch si crea un clima estremo: più caldo di giorno e più freddo di notte Controllo del mulching (9) Applicazioni 1) In Estate: conservare l’umidità del suolo 2) In Inverno: conservare il calore nel suolo e impedire la penetrazione del ghiaccio nel sottosuolo Es.: nell’Ontario del Sud studi sulle profondità della linea di gelo. Controllo del mulching (10) Applicazione: autunno Rimozione: primavera Tipi di suolo: - Suolo di controllo - Copertura di paglia (0,1-0,15m) si riduce del 40% la penetrazione del gelo (clima più stabile) Se in primavera il mulch non viene rimosso il trattamento diviene negativo perché non permette l’entrata delle onde calde Controllo del mulching (11) Tipi di suolo: - Suolo di controllo - Suolo senza copertura nevosa (con rimozione di circa 70 mm di neve) la linea di gelo penetra il 20% più in basso (in media 80 mm più giù) Controllo del mulching (12) Altre applicazioni 3) Utilizzo nelle risaie (dove la temperatura calda è importante) e per le riserve d’acqua. Per fare ciò si usano mulches composti da pellicole superficiali applicate con spray. Per suoli umidi ed acque aperte si usa uno strato monomolecolare impermeabile all’acqua che non permette l’evaporazione. Se lo strato è uniforme il calore sensibile permette di riscaldare il suolo e l’acqua Problema: se i venti sono > 2 m/sec il film si rompe Controllo del mulching (13) Altre applicazioni 4) Diminuisce la perdita per traspirazione dalle piante: il mulch viene applicato sotto le foglie per chiudere gli stomi operazione complessa. 5) Protegge il suolo dall’erosione 6) Previene la crescita delle erbe infestanti e l’attacco degli animali 7) Mantiene la frutta, i vegetali e i fiori puliti 8) Riduce l’impatto delle piogge forti D).Controllo dell’umidità (1) L’umidità del suolo influenza la temperatura: i suoli umidi si riscaldano e si raffreddano più lentamente rispettivamente di giorno e di notte confronto a quelli asciutti. L’irrigazione e l’allagamento possono essere usate per esaltare le speciali proprietà termiche dell’acqua, in modo particolare il suo calore specifico ( >> di ogni altro materiale costituente le terre emerse: 1.0 cal g-1 °C –1 ) e il calore latente. L’irrigazione è usata per rifornire la riserva di umidità del suolo come aiuto alle piante. Inoltre può anche essere usato per creare un clima del suolo più stabile Controllo dell’umidità (2) L’aggiunta di acqua alla maggior parte dei suoli riesce incrementare la diffusività termica (ks). Ciò favorisce la diffusione del calore nel suolo e compensa gli estremi sia del riscaldamento giornaliero che del raffreddamento notturno. La maggiore disponibilità di acqua fa aumentare l’evaporazione, e l’associato calore latente provvede ad aumentare il fresco durante le ore giornaliere. Il completo allagamento delle colture è un metodo praticato per stabilire un clima molto conservativo 2. Controllo del gelo (1) La brina e il gelo si formano quando la temperatura superficiale scende al di sotto del punto di congelamento (0°C). Le gelate più pericolose per la frutticoltura sono quelle della primavera inoltrata o a inizio novembre Per le piante delicate questa condizione termica può essere letale. I principi per la protezione dal gelo si basano sul bilancio di energia notturno L’obiettivo è quello di mantenere la temperatura dello strato aria- suolo- pianta sotto questa temperatura critica Controllo del gelo (2) Due sono le principali cause di raffreddamento: GELATA PER IRRAGGIAMENTO: Raffreddamento notturno della radiazione con cieli limpidi e venti leggeri in situ ( dato che dipende da proprietà e processi locali è più facile da controllare) GELATA PER AVVEZIONE: Introduzione avvettiva di masse d’aria più fredde da forti venti. Vigneti colpiti dal gelo Controllo del gelo (3) La protezione dal gelo può essere raggiunta in tre modi: 1. Ritardando la perdita di energia dalla superficie 2. Ridistribuendo l’energia presente nel sistema 3. Attraverso mezzi artificiali per aggiungere nuove fonti di energia Inoltre, prima di questi punti, si può considerare qual’è il rischio di gelo al momento della selezione del sito Evitare i siti dove l’aria fredda può stagnare - le depressioni: bacini, valli.. - in presenza di sbarramenti dei flussi: mura, siepi, grandi costruzioni… Controllo del gelo (4) Per avere informazioni sulle possibili gelate con 1, 2 giorni d’anticipo ci sono i Centri Servizi Agrometeorologici che si occupano di agrometeorologia; durante i periodi a rischio emettono delle previsioni specifiche per le gelate che vengono poi diffuse tramite i canali di informazione Le previsioni vengono fatte con modelli di simulazione. Predicted and observed temperature (oC) traces for December 21-25, 1990 A) Controllo della radiazione (1) Il raffreddamento notturno è causato dalla perdita netta di radiazione L* dalla superficie. Q*notte= L↓- L ↑ = L* Nelle notti serene non ci sono schermi per le trasmissione di L↑ raffreddamento rapido della superficie l’aria a contatto del terreno si raffredda anch’essa T < p.to congelamento gelo. Soluzione: Schermo radiativo sopra alla superficie Controllo della radiazione (2) La barriera assorbe la maggior parte di L↑ e ne irradia una parte verso la superficie L↓ METODI: Nuvole artificiali formate da veli di nebbia (tramite vaporizzazioni) : < inquinamento. Fumi : es dalla combustione dei copertoni delle macchine B) Controllo del calore del suolo (1) Primo approccio: Applicare il mulch alla superficie in modo che sia questo a raffreddarsi. Il calore che si muove attraverso il suolo è intrappolato dal pacciame e trattenuto vicino alla superficie del suolo. Applicazione: la sera delle notti a rischio (max immagazzinamento giornaliero) Secondo approccio: Incrementare la conducibilità termica degli strati superiori di suolo in modo da max la trasmissione di calore del suolo verso l’alto Aumentando l’umidità tramite l’irrigazione Lavorando il terreno per escludere l’aria del suolo (utile in autunno) Allagando il campo (ambiente termicamente più stabile) ( c ) Controllo del calore latente (1) Le piante al di sotto di una temperatura di 0 °C rimangono danneggiate in un range di T intorno al p.to di congelamento le piante non subiscono danni irreversibili Il metodo consiste nell’irrigazione antibrina: uno strato sottile d’acqua viene spruzzato sulle coltivazioni; quando l’acqua ghiaccia, viene liberato calore latente Lf che ritarda il raffreddamento. La continua vaporizzazione e il successivo congelamento dell’acqua permette una liberazione di energia all’amb (80 cal/g d’acqua) che rallenta o impedisce l’ulteriore diminuzione di T. Controllo del calore latente (2) Per gelate molto intense: Irrigazione soprachioma: irrigazione appena la T=0°C continuare finchè T > 0 °C ( impianto a goccia) Es: intensità di irrigazione di 1-1.5 mm/ora produce un riscaldamento di 4.5 °C Per gelate meno intense ( nostra pianura): Irrigazione sottochioma: incremento termico più limitato impianto a microjet con nebulizzazione non eccessiva Controllo del calore latente (3) Il sistema richiede un controllo accurato: – Poca acqua: evaporizzazione/sublimazione nell’aria circostante – Troppa acqua: Lf liberata potrebbe non essere abbastanza da compensare il raffreddamento convettivo e radiativo della parte esterna. – vaporizzazione terminata prematuramente: il calore viene estratto dalle piante che vengono danneggiate. L’irrigazione a pioggia nei vigneti di Tumbarumba riuscirono a far sopravvivere la coltivazione durante una gelata che raggiunse i – 4.2°C ( d ) Controllo del calore sensibile (1) Le notti di brina sono caratterizzate da un’inversione termica (la T dell’aria non diminuisce con l’altezza ma aumenta). A quote > c’è una riserva di aria + calda. La base dell’inversione è il terreno. Un rimescolamento verticale da origine ad un’immissione di calore sensibile ( QH ) dall’alto verso la superficie. L’inversione termica notturna è tanto maggiore quanto più l’aria è limpida e tersa, non vi sono nuvole e foschie, l’umidità dell’aria è bassa e non vi è vento. Controllo del calore sensibile (2) Il totale dell’aumento della temperatura verso il basso dipende dalla profondità e dall’intensità dell’inversione. Un mescolamento opportuno può essere prodotto con grossi ventilatori, fissati a una montatura girevole in cima a torri, o attraverso un lavaggio con un getto d’acqua da un elicottero sospeso. ( e ) Riscaldamento diretto (1) L’ultimo approccio è quello di supplementare il naturale bilancio energetico attraverso il calore liberato dalla combustione. Ciò può essere fatto sul suolo installando dei cavi elettrici di riscaldamento. Una procedura simile è utilizzata sulle strade e sulle piste degli aeroporti Il calore può essere fornito allo strato tra aria e vegetazione attraverso un apparecchio di riscaldamento che brucia il carburante Riscaldamento diretto (2) Il riscaldatore compensa il raffreddamento delle piante sia per riscaldamento radiativo ( T > sia per il riscaldatore stesso che per i gas uscenti) sia per movimenti convettivi ( dei gas uscenti). L’esempio dimostra che i riscaldatori in un frutteto di agrumi sono in grado di scaldare la temperatura dell’aria di 4-6 gradi in più di un frutteto vicino, non riscaldato. Riscaldamento diretto (3) Inoltre i riscaldatori promuovono il mescolamento dell’aria tra gli strati più bassi sopra il frutteto. Questo rimescolamento provoca una ridistribuzione positiva di calore, infatti viene coinvolto uno strato che parte dal basso e arriva fino a 15 m. Sia i processi radiativi che quelli di riscaldamento convettivo sono ottenuti in questo caso dall’utilizzo di più piccoli riscaldatori invece che di uno grande. 3). Rimozione della nebbia (1) La nebbia, per morfologia, è uno strato nuvoloso molto vicino alla superficie terrestre che limita la visibilità orizzontale a meno di 1 Km Tipi di nebbia: Nebbia per irraggiamento: di notte, T aria al livello del suolo < p.to di rugiada (inversione termica) Nebbia per avvezione: uno strato d’aria freddo e umido si muove sopra una sup fredda perdendo calore Nebbia di risalita:formata quando una massa d’aria umida viene raffreddata adiabaticamente sotto il suo punto di rugiada a causa di una risalita forzata sopra una collina Rimozione della nebbia (2) la nebbia di pioggia calda che si forma quando la pioggia cade passando attraverso uno strato più freddo vicino alla superficie Per analizzare i metodi per eliminare la nebbia la si classifica a seconda della temperatura: Nebbia calda: > 0 °C Nebbia super-fredda : da 0 a –30 °C Nebbia ghiacciata : < -30 °C a) Controllo delle nebbie calde (1) Mescolamento meccanico: l’aria, calda e secca al di sopra della nebbia viene forzatamente fatta scendere. elicottero Semina di particelle igroscopiche: viene svuotato lo strato di nebbia dal contenuto di acqua. Le particelle igroscopiche (cloruro di sodio, l’urea: forte affinità con l’acqua) vengono sparse sopra l’area. Le particelle assorbono l’acqua per condensazione, crescono in volume, e precipitano in 5 minuti.Rimane aria secca: gocce rimanenti evaporano. macchina seminatrice Taglia particelle: Troppo piccole: sospensione Troppo grandi: caduta veloce con poca o nulla condensazione Controllo delle nebbie calde (2) Riscaldamento diretto – viene aggiunto del calore allo strato di nebbia in modo da innalzare la sua temperatura, la capacità di trattenere vapore viene così incrementata Motori a getto (lungo i lati delle piste di un aeroporto: costose) b) Controllo della nebbia superfredda (1) Principio: pressione di vapore su una superficie gelata < pressione di vapore su una superficie d’acqua: 20 Pa Se in una nuvola ci sono sia cristalli di ghiaccio che goccioline d’acqua gradiente di pressione di vapore dalla goccia verso il ghiaccio Risultato le gocce si restringono per evaporazione e i cristalli crescono per la deposizione del vapore Controllo della nebbia super-fredda (2) La tecnologia per disperdere questa nebbia comporta la semina di materiali che si comportano nella stessa maniera dei cristalli di ghiaccio (economico) ghiaccio secco :liberato da un aircraft sopra la nebbia propano liquido :iniettato a livello del terreno evapora, si espande e quindi si raffredda, e forma dei nuclei di congelamento. In entrambi i casi i nuclei crescono a spese delle goccioline d’acqua della nebbia e precipitano al suolo come fiocchi di neve. c). Controllo della nebbia ghiacciata La nebbia ghiacciata è quasi totalmente attribuibile alle attività umane ma, al momento, non si conoscono mezzi economici sviluppati per la sua rimozione. Climi Intenzionalmente Modificati • Barriere • Serre • Climi interni Effetto Barriera Scopi: • Protezione dal vento di animali o colture • Conservazione del calore del terreno • Conservazione del manto nevoso • Conservazione dell’umidità del terreno • Conservazione degli strati superiori del terreno Effetto Barriera Principi di funzionamento: • Deviazione meccanica del vento con alterazione dei suoi flussi • Alterazione dei bilanci di massa ed energia, con influenza su QH, QE e QG Effetto Barriera Deviazione meccanica del vento Effetto Barriera • Prima della barriera l’aria incontra un ostacolo ed inizia a comprimersi • Il flusso d’aria incontra quindi una resistenza maggiore e tende a sollevarsi, accelerando e formando una zona al disopra della barriera in cui la velocità del vento è notevolmente superiore • Subito dopo la barriera il flusso ha la possibilità di espandersi, ma la reazione della massa d’aria non può avvenire immediatamente Effetto Barriera Ne consegue che il flusso si separa: • Una parte prosegue la sua espansione muovendosi più o meno linearmente oltre la barriera • Una parte viene “risucchiata” dalla zona a bassa pressione immediatamente oltre la barriera, generando una zona turbolenta, caratterizzata da un vortice relativamente stabile (“eddy”) Effetto Barriera La scomposizione del flusso e la sua accelerazione sopra la barriera portano ad un abbassamento della sua velocità a livello della superficie, che è l’effetto ricercato L’intensità e la disposizione spaziale di tale effetto dipendono da due fattori: • Le dimensioni e la collocazione spaziale della barriera • La densità della barriera stessa Effetto Barriera • Mediamente, si considera che l’effetto barriera influenzi verticalmente uno strato d’aria pari a circa 3 volte l’altezza della barriera, e che ad una distanza simile abbia inizio prima della barriera la zona di compressione • L’effetto di protezione della barriera stessa è invece avvertibile a distanze ben superiori a 10 volte l’altezza della barriera stessa Effetto Barriera Più precisamente, intensità e distanza dell’effetto sono correlate alla densità della barriera (percentuale dei vuoti sulla superficie totale) Una barriera più densa tenderà a creare una maggiore depressione oltre se stessa, dando origine ad una cella turbolenta, e il ritorno ad una pressione simile alla precedente avverrà ad una distanza non elevata dalla barriera, perché l’aria che l’ha oltrepassata (accelerando in quota) ha la possibilità di espandersi abbastanza presto Effetto Barriera Per contro, una barriera meno densa creerà una minore depressione, fornendo così una minore protezione (perché minore sarà l’abbassamento della velocità del vento), ma sarà minore la tendenza alla formazione di un vortice, il che permetterà a parte dell’aria di transitare, rallentata, attraverso la barriera, formando un “cuscino” che si muove linearmente e fornisce un supporto all’aria superiore in espansione: quest’ultima recupererà la sua velocità originaria più lentamente, e quindi a maggior distanza dalla barriera stessa Effetto Barriera • L’effettiva protezione fornita da una barriera può quindi essere espressa nei termini di un compromesso tra rallentamento della velocità del vento e protrarsi nello spazio di tale effetto • Si considera che l’effetto di una barriera non sia più significativo quando la riduzione della velocità del vento è inferiore al 10% Effetto Barriera Si è osservato che la miglior resa in termini di tale compromesso viene raggiunta con barriere di densità media, che possono fornire protezione fino a distanze pari a oltre 30 volte la loro altezza Effetto Barriera Da una visione della barriera in pianta si nota come ai bordi della stessa si formano due celle di turbolenza in cui l’aria subisce accelerazione: qui la forza del vento è addirittura superiore al normale, e di questo bisogna tener conto nella dislocazione degli oggetti o delle attività che si intende proteggere Effetto Barriera • Ne consegue che una barriera, per essere efficace, non potrà essere troppo corta: si stima che la resa sia efficiente con larghezze superiori a 12 volte l’altezza • Anche la disposizione rispetto alla direzione del vento è fondamentale: i risultati migliori si otterranno con barriere quanto più possibile perpendicolari alla direzione prevalente di spostamento delle masse d’aria • Non va trascurato nemmeno lo spessore della barriera: spessori significativi rispetto all’altezza approssimano la barriera ad una situazione di massima densità, riducendo quindi la profondità orizzontale della sua protezione Effetto Barriera Alterazione dei bilanci di massa ed energia: • Nelle immediate vicinanze della barriera, la stessa ha un effetto diretto sulla radiazione: a seconda del suo orientamento può diminuire K (per ombreggiatura) o aumentarla (per riflessione), e in funzione della sua altezza può ridurre la quota di cielo visibile (sky view factor), diminuendo così l’energia persa per raffreddamento del suolo (se L diminuisce, anche il bilancio L* sarà meno negativo) Effetto Barriera L’effetto più incisivo si ha però oltre le immediate vicinanze della barriera, dove il bilancio energetico viene alterato maggiormente a causa della protezione che la barriera conferisce nei confronti dei moti convettivi dello SLP: la riduzione della velocità del vento e della turbolenza diminuisce di conseguenza il rimescolamento delle masse d’aria, e con esso gli scambi energetici associati Effetto Barriera QH e QE tendono ad essere ridotti e, poiché Q* non varia significativamente, il risultato sarà un aumento di QG, ossia un maggior riscaldamento del suolo Effetto Barriera • Parallelamente alla riduzione di QE si ha anche un aumento delle precipitazioni, la cui deposizione è inversamente proporzionale alla velocità del vento • Anche la condensazione notturna è favorita: a causa della minor turbolenza, l’umidità tende a distribuirsi meno omogeneamente e questo permette la formazione di gradienti superiori a quelli rinvenuti in territorio “aperto”: aumentando l’umidità al suolo, la rugiada si deposita prima ed evapora più tardi • Questo porta il bilancio idrico ad un aumento dello stoccaggio, dato da ΔS = p – E (trascurando il run-off) Effetto Barriera • La diminuzione degli scambi tra l’aria al suolo e lo strato superiore porta, oltre al riscaldamento del suolo e all’aumento dell’umidità, anche alla riduzione degli scambi gassosi, ed in particolare a quelli di CO2: un’area vegetata protetta da una barriera avrà dunque deficit nella concentrazione di CO2 diurna e surplus in quella notturna • Anche il raffreddamento notturno dello strato d’aria soprastante il suolo (dovuto al valore negativo di L*, che di notte, mancando K, porta ad un bilancio negativo di Q*) sarà accentuato dalla diminuzione degli scambi convettivi dovuta alla barriera Effetto Barriera Effetto della barriera sui vari parametri Effetto Barriera • Il posizionamento di una barriera va quindi attentamente studiato: la riduzione della velocità del vento infatti può portare anche maggiori rischi di congelamento invernale del suolo e l’aumento di umidità espone al proliferare di funghi ed insetti • La presenza di una barriera vegetale (tipicamente un filare di alberi) può portare poi, in prossimità della barriera stessa, alla competizione con le colture per luce, umidità e nutrienti Effetto Barriera • Oltre che per controllare temperatura ed umidità del suolo, le barriere possono essere efficacemente utilizzate come metodo di controllo della deposizione di materiali trasportati dal vento, come ad esempio la neve o la sabbia • Vengono in questo caso sfruttate le leggi di deposizione, che correlano la capacità di trasporto di un mezzo con la sua velocità Effetto Barriera • Dove la velocità del vento è minore si ha deposizione • Maggiore è lo spessore della barriera, maggiori sono i fenomeni di erosione per turbolenza • L’effetto combinato di due barriere ai lati di una strada causa un aumento di deposizione sulla strada stessa Serre • Un esempio particolare di barriera sono le serre: in questo caso si sommano gli effetti di influenza radiativa fornita dalla copertura in vetro e di protezione dalle turbolenze delle masse d’aria esterne fornita dalla struttura stessa Serre Per quanto riguarda il bilancio radiativo, il vetro presenta: • Alta trasmissività per K (intorno all’87%) • Alta assorbività per L Questo significa che in una serra ideale K è quasi invariato, mentre L* è decisamente meno negativo, in quanto L è sì fortemente ridotto, ma L è in buona parte trattenuto all’interno della serra: quest’aumento di Q* (riscaldamento) è detto appunto “effetto serra” Serre Nella realtà, svariati fattori rendono quest’effetto sul bilancio radiativo decisamente inferiore a quanto in teoria previsto: • Il vetro non ha una trasmissività costante per K, ma il suo albedo e la sua assorbività crescono con l’angolo di incidenza dei raggi solari rispetto alla verticale, fino a dare valori di assorbività del 35% per angoli intorno a 80° • Le superfici vetrate tendono a coprirsi di polveri (tipicamente suolo o smog) che riducono ulteriormente la trasmissività, e di conseguenza K Serre • In condizioni non rare, la diminuzione delle perdite dovute a L* non sarebbe sufficiente a compensare la riduzione di K, portando così a un bilancio Q* meno favorevole che in ambienti esterni • Questo significa che l’effetto serra, effettivamente riscontrato, dipende solo in parte dall’influenza del vetro sul bilancio radiativo, ed è dovuto in misura non minore alla protezione dalle turbolenze esterne, che permette la formazione di gradienti di temperatura e umidità tra suolo e aria soprastante, in quanto gli scambi, in assenza di vento che “forzi” la circolazione, sono dovuti solo a convezione libera Serre La riduzione di QH e QE e l’aumento di QG possono portare ad un bilancio Q* quasi positivo anche di notte Serre Come già visto per le superfici protette dall’effetto barriera, anche le serre possono essere soggette ai problemi legati alla diminuzione dei movimenti delle masse d’aria e alla formazione di gradienti, in particolare gassosi: • Eccessivo riscaldamento estivo • Eccessiva umidità (impossibilità di raffreddamento per irrigazione) • Eccessivo calo delle temperature d’inverno • Deficit diurno di CO2 • Deficit di luce Clima degli Ambienti Interni • Gli edifici sono costruzioni realizzate con lo scopo di rendere il meno dispendioso possibile (in termini di energia) il mantenimento dell’equilibrio termico del corpo umano • Per verificare come all’interno di un edificio vengono distribuiti i flussi di calore è necessario prendere in considerazione un’equazione di bilancio energetico che tenga conto anche dello stoccaggio da parte della costruzione e dell’immissione (o della sottrazione) di calore da parte dell’uomo Clima degli Ambienti Interni • Quest’equazione è: Q* + QF = QH + QE + QG + ΔQS • ΔQS = Calore stoccato nell’edificio • QF = Calore fornito (o sottratto) artificialmente; è la somma del calore fornito intenzionalmente (riscaldamento, condizionamento d’aria, camino) o involontariamente (elettrodomestici, fornelli, luci, metabolismo) Clima degli Ambienti Interni Le voci di bilancio vanno valutate: • sull’intero edificio • sul singolo vano • sulla persona e sui suoi scambi con l’ambiente circostante Clima degli Ambienti Interni Valutare il bilancio complessivo di un edificio non è semplice, perché molti sono i fattori in gioco ed ognuna delle superfici della costruzione è: • diversamente esposta nello spazio e nel tempo rispetto alla radiazione solare K • a contatto con mezzi differenti (aria, suolo) e con differenti angoli (tetto, pareti), per cui L* è diverso per ogni superficie Clima degli Ambienti Interni • K può variare notevolmente (in mancanza di nubi) in funzione della latitudine, dell’esposizione della parete e del suo albedo • È presente una radiazione “di fondo” dovuta alla componente diffusa di K Clima degli Ambienti Interni • Per quanto riguarda L*, il bilancio è generalmente sempre negativo (il flusso di calore è diretto all’esterno), in quanto sia di giorno che di notte la temperatura media di un edificio (compresa l’aria al suo interno) risulta sempre superiore rispetto a quella dell’aria che lo circonda • Possono fare eccezione tetti ben isolati per il loro elevato sky view factor, che di notte può portarli a ricevere un L superiore all’emissione L, ma sono casi particolari Clima degli Ambienti Interni QS è uno dei modi in cui un edificio può scambiare calore con l’ambiente circostante: • in condizioni di scarsità di vento lo strato limite superficiale a contatto di una parete può arrivare ad uno spessore di 10 mm: poiché in questo strato gli scambi di calore avvengono essenzialmente per conduzione, si realizza un efficace isolamento che riduce la perdita di calore da parte dell’edificio • venti forti invece aumentano la turbolenza, riducendo lo strato conduttivo a meno di 0.5 mm, e favorendo così la dissipazione di calore per convezione (il ricambio d’aria in prossimità della parete è maggiore) Clima degli Ambienti Interni • QE è abitualmente molto minore di QS, in quanto è estremamente ridotto il contenuto in acqua delle superfici di un edificio • Tuttavia, in climi particolarmente caldi e secchi, umidificare le pareti (per esempio con una grata ricoperta da rampicanti ed irrigata) può essere un metodo efficace per il raffreddamento di un edificio • In climi umidi invece questa soluzione si rivela inefficace per la ridotta evaporazione causata dall’elevata umidità relativa • In climi freddi la presenza di acqua nelle pareti può essere addirittura controproducente, perché va ad aumentare le perdite di calore Clima degli Ambienti Interni • La perdita di calore QG dalla base dell’edificio verso il suolo è funzione dei materiali coinvolti e del grado di contatto (o isolamento) tra l’edificio e il suolo stesso • Si può trattare di un fenomeno più o meno desiderato, a seconda della necessità di trattenere o eliminare calore • Un caso particolare è quello degli edifici costruiti sul permafrost, in cui la priorità è non dissipare calore non tanto per la perdita di energia, quanto perché lo scongelamento del terreno porterebbe ad una perdita di stabilità delle fondamenta Clima degli Ambienti Interni • Il bilancio Q* di un singolo vano è funzione del bilancio dell’intero edificio, del calore antropogenico (fornito o sottratto) e di quanto la struttura dell’edificio permette gli scambi tra l’esterno e l’interno • Questi possono avvenire per conduzione attraverso le pareti e il pavimento, per ventilazione attraverso le aperture e per penetrazione della radiazione solare sempre attraverso le aperture Clima degli Ambienti Interni I diversi materiali disponibili per la costruzione di edifici, compresa l’aria interna alle pareti, hanno diversa risposta nei confronti dei flussi di calore, in funzione delle loro diverse caratteristiche (capacità di calore, conduttività, diffusività, admittanza) Clima degli Ambienti Interni In climi freddi, lo scopo sarà quello di minimizzare le perdite di calore verso l’esterno; questo potrà essere raggiunto: • Minimizzando la ventilazione (scambi d’aria portano fuoriuscita di QS) • Massimizzando l’isolamento delle pareti (per ridurre QS) e del pavimento (per ridurre QG) • Minimizzando l’umidità delle pareti (per ridurre QE) • Sfruttando opportunamente, ove possibile, l’irraggiamento solare K Clima degli Ambienti Interni Per fare un esempio il polistirene, usato come isolante nelle pareti, ha la caratteristica di imprigionare l’aria (che ha una scarsa conduttività termica) impedendo la formazione di moti convettivi e mantenendo un ambiente conduttivo: questo favorisce la formazione di elevati gradienti termici tra l’interno e l’esterno dell’edificio e riduce la dissipazione di QS Clima degli Ambienti Interni In climi caldi e secchi, lo scopo è mantenere fresco l’interno degli edifici, impedendo al calore esterno di penetrare: • L’irraggiamento e la ventilazione potranno essere controllati attraverso l’aumento dell’albedo (superfici chiare), la riduzione delle aperture (finestre piccole, persiane) e la loro ombreggiatura (tendaggi, proiezione dell’ombra sul palazzo vicino) • La conduzione potrà essere ritardata attraverso la costruzione di pareti spesse con materiali ad alta capacità termica: in questo modo l’onda di calore procederà più lentamente e arriverà all’interno quando l’irraggiamento sarà ormai diminuito (sfruttamento di ΔQS) • QG potrà essere massimizzato ottimizzando il contatto dell’edificio con il suolo sottostante, che non venendo irraggiato si mantiene più fresco • A sera dovrà comunque essere garantita un’adeguata ventilazione per dissipare il calore fluito verso l’interno per il rilascio da parte delle pareti (ΔQS) Clima degli Ambienti Interni Clima degli Ambienti Interni In climi caldi e umidi la priorità è invece quella di dissipare l’umidità all’interno degli ambienti per favorire la perdita di calore metabolico per evaporazione (QE): • in condizioni di elevata saturazione, questo richiede elevate velocità delle masse d’aria in spostamento, e le aperture non potranno più quindi essere limitate, ma dovranno essere ampie ed orientate in modo da sfruttare le direzioni prevalenti del vento • La protezione dall’irraggiamento (ombreggiatura) dovrà essere fornita anche per le pareti non direttamente esposte, in quanto la frequente nuvolosità aumenta la percentuale di radiazione diffusa • La vegetazione intorno agli edifici dovrà essere ridotta al minimo, per ridurre il rischio di stagnazione dell’aria • Gli edifici tenderanno ad essere rialzati rispetto al terreno per sfruttare le maggiori velocità del vento presenti al disopra del suolo Clima degli Ambienti Interni In generale, qualunque sia la condizione climatica (e quindi lo scopo che si intende raggiungere), è fondamentale la disposizione dei palazzi, delle loro aperture e dei muri interni rispetto alla direzione prevalente del vento, sia perché determina lo spessore dello strato limite superficiale, sia perché influenza la velocità degli spostamenti d’aria nei vani dell’edificio (ventilazione) Clima degli Ambienti Interni Clima degli Ambienti Interni Clima degli Ambienti Interni Clima degli Ambienti Interni Clima degli Ambienti Interni Clima degli Ambienti Interni • In conclusione, è possibile osservare come in tempi recenti l’architettura in diversi contesti climatici abbia assunto caratteri comuni, abbandonando non raramente i canoni costruttivi tradizionali • Una pianificazione edilizia che tenga conto dei fattori che influenzano il bilancio termico degli edifici può invece portare all’ottimizzazione degli scambi di calore tra interno ed esterno, che si traduce in un risparmio energetico per il mantenimento delle condizioni desiderate, attraverso la riduzione degli interventi di riscaldamento o condizionamento d’aria Bibliografia • T.R. Oke – Boundary Layer Climates – Routledge Editions • Enrico Golfieri, Giampaolo Silvestri Progetto di residenze con l'utilizzo di sistemi solari passivi e di raffrescamento naturale ad Alfonsine (RA) - UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI FERRARA - Facoltà di Architettura • Siti vari per le foto