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Dalla Toscana di Stenone all’Europa di Cuvier, e ritorno
Stefano Dominici (appunti non corretti)
DIAPO - La Toscana di Stenone: Appennino, Giovanni Targioni Tozzetti
Il paesaggio della Toscana è forse, complessivamente, il più famoso d’Europa, eppure
non vi sono cose eccezionali. Non profonde gole scavate da torrenti impetuosi, né
maestose valli in mezzo a montagne innevate, né vaste pianure solcate da lunghi fiumi
serpentini, ma monti di modesta altezza, morbide colline e piccole pianure. Monti, colline e
pianure erano gli elementi del paesaggio che il fiorentino Giovanni Targioni Tozzetti usava
a metà del settecento per parlare di di storia della regione alla maniera di Stenone. Primo
elemento, i monti: secondo Tozzetti i monti della Toscana sono fatti di strati rocciosi quasi
sempre inclinati; primitivi, ma non primari, perché fatti di rocce sedimentarie, quindi frutto
del rimaneggiamento di rilievi preesistenti; sono perciò secondari.
Volterrano
Le colline sono fatte da strati praticamente sempre orizzontali, punto litificati e con
frequenti resti di vegetali e animali, vestigia di mari antichi.
“Che la mole dei moderni monti ogni anno qualche poco diminuisca, non vi è chi lo possa
negare, se rifletterà per lo meno alle terrestreità, che i torrenti ne portano al basso. Ciò che
accade sotto i nostri occhi è accaduto anche nei secoli scorsi, e seguiterà ad accadere nei
secoli successivi, finattantoché le condizioni del globo terracqueo si manterranno come
ora” (Relazioni X). Si noti bene che quando nel settecento si parlava di secoli si
intendevano indefinite e lunghe entità di tempo. Tozzetti quindi aveva già esteso la breve
storia biblica di Stenone, conosceva accadimenti primari antecedenti alle due grandi
formazioni rocciose di Stenone, ma come Stenone, e ben prima di Lyell, comprendeva che
il paesaggio è stato modellato dalla lenta e incessante azione delle cause che agiscono
oggi.
DIAPO - Geognosia: Giovanni Arduino, stratigrafia del Veneto
Giovanni Arduino al mondo diviso in due grosse formazioni di Stenone, ne proponeva uno
suddiviso in quattro. Questa modo di concepire la struttura della copertura terrestre
derivava dalla sua esperienza di prospettore minerario in Veneto. Arduino descrive le
formazioni dalla più profonda alla più superficiale, un ordine opposto al modo di Stenone,
che descriveva la storia all’indietro, dalla più nota alla meno nota. Arduino piuttosto
praticava la geognosia, la scienza che nel settecento, tempo di rivoluzione industriale, si
occupava di ricostruire l’andamento tridimensionale dei corpi rocciosi e predire la
posizione dei filoni economicamente sfruttabili. Le formazioni di Arduino erano il Primario,
il Secondario, il Terziario e i depositi delle pianure di più recente formazione.
La numerazione crescente dal basso è in qualche modo contraria allo spirito che vuole
indagare la storia. Se non conoscessi la storia dell’uomo, non comincerei dai babilonesi,
quanto piuttosto dalle fotografie che ho in casa dei miei nonni e dei miei bisnonni. La
ricostruzione procede dal più recente a l più antico e così dovrebbe fare la numerazione,
come faceva Stenone.
Conoscitore della Toscana, Arduino ascrive al Secondario i monti descritti da Targioni e al
Terziario le colline.
DIAPO - Parigi centro del mondo: Jardin des Plantes, Muséum
Nella seconda metà del diciottesimo secolo, Parigi riuniva un non ordinario numero di
naturalisti, savants che si interrogavano sul rapporto tra animali e piante, tra viventi e non
viventi. Il luogo della pratica naturalistica era quello che nel 1793 iniziò a chiamarsi
Muséum national d’Histoire naturelle. I protagonisti di questa fase cruciale erano lungi dal
trovarsi daccordo su come Dio avesse organizzato il mondo.
George Cuvier (giovane 1 & 2)
George Cuvier giunge a Parigi nel 1795 dal sud dell’Alsazia, con una cultura bilingue
franco-tedesca, un’esperienza naturalistica su insetti e molluschi, e una grande ambizione.
Al Muséum national si fa conoscere come sottile indagatore delle strutture corporee più
minute, nell’intento di ricostruire nel modo più esatto il funzionamento di ogni macchina
vivente. Convince presto i suoi colleghi della necessità di basare la classificazione su una
conoscenza funzionale delle parti anatomiche. Nello stesso anno del suo arrivo, applica la
sua nuova filosofia allo studio dei mammiferi, pubblicando assieme a Étienne Saint-Hilaire
la prima revisione completa della classe dai tempi di Linneo. Il giovane Cuvier, nemmeno
trentenne, aveva chiaramente una conoscenza ampia della zoologia e un’attitudine ad
applicarla a tematiche più ampie.
DIAPO - L’animale del Paraguay: Scheletro fossile di Megatherium
Nel museo reale di Madrid erano state portate dal Sud America delle ossa di un grande
mammifero fossile. Il curatore del museo monta le ossa nella postura che l’animale aveva
in vita, al modo in cui aveva già montato quelle di un elefante. Il risultato sorprendente di
portare alla luce un animale lungo più di quattro metri e alto due fu giunge all’istituto di
Parigi in una copia dell’incisione, consegnata a Cuvier con la richiesta di operare uno
studio antomico alla sua maniera. Tenendo davanti il disegno delle ossa, Cuvier si cimenta
in un lavoro di osteologia comparata, traendone conclusioni di lunga portata.
Osteologia comparata di bradipi e Megatherium
Cuvier riconosce le affinità con le due specie di bradipo già note all’epoca, sottolineando le
straordinarie dimensioni dell’animale esposto a Madrid, più grande del più grande
elefante. Essendo impossibile che un animale di tali dimensioni fosse sfuggito
all’attenzione dei naturalisti, che avevano a quell’epoca un’idea abbastanza chiara dei
grandi mammiferi viventi, rimaneva secondo Cuvier l’unica conclusione possibile che la
specie fosse estinta. Assegnare all’animale un nome alla maniera linneiana, una pratica
fino ad allora usata solo per forme viventi, dava un’enfasi non priva di conseguenze per i
naturalisti che avrebbero letto il lavoro. Con la pubblicazione della specie Megatherium
americanum, volgarizzabile in “la grande bestia americana”, Cuvier portava sullo stesso
piano lo studio dei fossili con quello dei viventi.
DIAPO - Corni di ammone
Il tema dell’estinzione di organismi non era nuovo per naturalisti e filosofi. Da una parte si
sapeva che gli strati rocciosi appartenenti al sistema noto come “formazione secondaria”,
relitto di antichi mari, contenevano fossili riproducenti forme ignote tra le viventi. I fossili
erano ormai universalmente riconosciuti come resti di organismi, ma se da un parte taluni
ritenevano che l’abbondanza di specie di ammoniti, sconosciute nei mari attuali,
testimoniassero la frequenza delle estinzioni, altri stimavano fallace l’evidenza negativa,
credendo che nuove ricerche avrebbero fornito una spiegazione più semplice.
crinoidi e brachiopodi
Il recente ritrovamento di organismi viventi analoghi a forme fino a poco tempo prima
conosciute solo come fossili, quali crinoidi e brachiopodi, per quanto abbondanti e ben
diversificate nelle successioni secondarie e apparentemente rare nei mari attuali,
confortava i fautori della spiegazione di maggior buon senso. Il mare era un settore del
pianeta largamente inesplorato.
DIAPO - Mammuth della siberia e animali dell’Ohio: Mammuth siberiano
La diversità di opinioni si faceva più stringente nel caso di resti fossili di organismi terrestri,
tra i quali si conoscevano forme non più viventi nella regione di rinvenimento. Così nelle
collezioni naturalistiche della Toscana erano da tempo presenti ossa di elefante,
ippopotamo e rinoceronte trovate nella regione, ma oggi chiaramente viventi in continenti
lontani. Se Stenone attribuiva la presenza di elefanti al passaggio in tempi storici delle
truppe di Annibale, un secolo dopo ritrovamenti analoghi in altre parti d’Europa e del
mondo suscitavano non poche perplessità. Tra le tante ipotesi, taluni parlavano di un
“grande diluvio” che aveva spazzato resti di elefanti dall’India alla Siberia.
Animale dell’Ohio
Altri come Thomas Jefferson, secondo presidente degli Stati Uniti e appassionato
naturalista, credevano che i larghi settori del continente americano non ancora esplorati
avrebbero infine rivelato l’esistenza in vita dell’animale dell’Ohio, fin ad allora noto solo in
alcune parti scheletriche. Proprio allo studio dei resti di quello che Jefferson credeva un
cugino circumpolare dell’elefante, diffuso dal Nord America alla Siberia, si erano dedicati
due importanti precursori di Cuvier, l’irlandese William Hunter e il tedesco Johann
Friedrich Blumenbach, professore di medicina a Göttingen, fautore della ipotesi
dell’estinzione.
DIAPO - Storia naturale e filosofia naturale: Linneo, Newton
Il dilemma legato all’interpretazione dei fossili si inseriva nell’ambito di due concezioni
dominanti e complementari sulla natura del pianeta. Due distinte e ben consolidate
tradizioni si occupavano di studiare la terra, la storia naturale e la filosofia naturale. Da
una parte si trovavano i descrittori delle opere della natura, osservatori e classificatori con
un’esperienza di campo, dall’altra i filosofi naturali, cercatori di cause e costruttori di
geoteorie. Campioni tra i naturalisti erano Carlo Linneo, autore del Systema Naturae; per i
filosofi si guardava a Isaac Newton, autore dei Principia. Coloro che scrivevano sia di
Storia naturale che geoteorie, come Louis Leclerc, conte di Buffon, tenevano comunque
concettualmente separate le due pratiche.
Hutton and Black; Macchina a vapore
I geoteorici erano abituati a discutere la storia della terra in maniera dicotomica, se essa
fosse cioè infinita, come pensava Aristotele, o finita, come asseriva la dottrina giudaicocristiana. Per il geoteorico scozzese James Hutton, l’idea che la terra non presentasse
“vestigia di un inizio, né indizi di una fine” suggeriva l’eternità del tempo. Più o meno
consciamente paragonava la terra ad una macchine a vapore, la macchina terrestre
essendo come questa ciclica e guidata da un fuoco sotterraneo. La sua geoteoria si
attagliava perfettamente all’armonia suggerita dalla meccanica celeste dei pianeti, il cui
studio aveva reso famoso Isaac Newton. Infinita e ciclica la storia della terra come infinito
e ciclico il moto dei pianeti attorno al Sole.
DIAPO - Antiquariato: Pompei (1736): Tempio di Iside (1782)
Nella seconda metà del diciottesimo secolo, tuttavia, si va costituendo un terzo modo di
affrontare lo studio della terra e con esso una terza categoria di savants. Questi
preferiscono a classificazioni e geoteorie l’analisi delle contingenze della storia di questa o
quella regione della terra, l’umile ricostruzione degli eventi locali. Particolarmente feconde
si rivelano in questa pratica le analogie derivate dai recenti successi di quella che oggi
chiamiamo archeologia, ma che al tempo si diceva semplicemente antiquariato. La
scoperta delle rovine di Pompei sotto strati di materiale tufaceo, con i suoi monumenti
inglobati ai prodotti di una catastrofe naturale che il pubblico dei savants può ammirare nel
1777 nelle tavole di Hamilton, è sotto molti aspetti un evento epocale. E’ la prima volta che
alla caccia di tesori sepolti gli antiquari preferiscono l’emozione di rileggere in modo
scientifico un documento non scritto della storia di una città, di una popolazione, di una
civiltà scomparsa. Lo scavo di Pompei ispira la possibilità concreta di ricostruire una storia
della terra e Pompei ed Ercolano aprono una finestra su un passato recente che torna a
vivere in modo concreto agli occhi degli antiquari.
Vulcani dell’Arvergna (1779)
Il geografo fisico Nicolas Desmarest, riconosce nele successioni basaltiche dell’Arvergna,
in Francia, il succedersi di eruzioni ancor più impressionanti che a Pompei, in un’epoca
evidentemente pre-umana, e dell’incessante erosione dei fiumi. Desmarest è forse
influenzato da Stenone, il cui Prodromus era stato ripubblicato nel 1763, nel numerare le
succesive epoche dalla più recente e meglio nota indietro verso quella più oscura. Questo
tipo di pratica di campo contraddistingue i lavori dei geostorici rispetto alla pratica di
geoteorici.
DIAPO - Le montagne: Mont Blanc, Saussure
I geoteorici miravano alla costruzione di una teoria generale, portando tuttavia il sostegno
di evidenze empiriche, anche se mai perseguivano questa strategia in modo sistematico e
organizzato, e più spesso lo facevano a posteriori. Tra i geoteorici che uscirono
attivamente sul campo per raccogliere osservazioni e misurazioni e il cui contributo
influenzò la generazione di Cuvier, troviamo due svizzeri di Ginevra. Non a caso di
Ginevra, questi grandi pensatori avevano ben presente il problema che derivava
dall’interpretazione delle montagne. Se Horace-Bénédict de Saussure aveva impostato la
sua carriera come avrebbe fatto ciascun buon geoteorico allo scopo di scoprire l’unica
vera “teoria della terra”, alla ricerca di evidenze decisive sulla genesi delle montagne, nel
1787 guida una spedizione per la misurazione di dati sul Monte Bianco.
Pieghe, Voyages, agenda (1796)
Saussure è colpito dalle grandi pieghe degli strati, come nell’esempio che lui ritrae nei
Voyages dans les Alpes. Non potendo completare l’opera per l’approssimarsi della morte,
compila un’agenda come eredità a coloro che avessero voluto perseguire il suo stesso
fine. Saussure propone una serie di questioni con le quali confrontarsi: 1) ci sono
rivoluzioni che hanno preceduto al storia dell’uomo, 2) gli enormi blocchi erratici presenti
sulla superficie di alcune parti d’Europa sono il segno dell’ultima grande rivoluzione, 3)
(elencando alla maniera stenoniana) dal terziario, al secondario al primario le formazioni
sono progressivamente meno note, 4) le specie fossili presenti nelle varie formazioni
consentono di scoprire “le età relative e le epoche di comparsa delle diverse specie”. Dopo
aver consigliato l’abbigliamento più appropriato, raccomanda che il geologo divida la sua
attività tra il campo e lo studio di collezioni museali.
DIAPO - Jean-André de Luc (1790-93)
Al termine di una più o meno tradizionale trattazione geoteorica, Jean-André de Luc
riconosce la necessità di stabilire i rudimenti di quella che chiamava in modo nuovo
“geologia”, come la somma totale delle spiegazioni dei fenomeni terrestri. Più importante
aderisce al concetto di geostoria, differenziandosi dalla pratica di quanti, premesse le
teorie, prevedevano quali stadi avesse percorso il pianeta nel corso della sua storia.
Monte Bianco, Voyages
la storia deve essere ricostruita invece a partire dai suoi “monumenti”. De Luc rifiuta il
concetto di storia breve, invitando coloro che ancora aderivano a quest’ultima visione a
“consultare gli archivi della natura, cioè le montagne” o quantomeno a leggere gli scritti di
chi lo aveva fatto, come Saussure nei suoi viaggi alpini. De Luc divide la storia della terra
in sette epoche, sottolineando la separazione tra il mondo moderno come noi lo
conosciamo da una serie di “mondi passati”.
Nel sistema di de Luc, ogni rivoluzione segnava l’estinzione in massa delle faune le cui
vestigia caratterizzano oggi le formazioni rocciose che lui conosceva. L’ultima rivoluzione
che aveva interessato il globo, punto di connessione tra storia della terra e storia
dell’uomo era quella riportata dalla bibbia nel racconto del diluvio universale. Tra i suoi
monumenti erano le ossa di animali tropicali trovate in Siberia.
DIAPO - Mammoth (1799)
Nel momento in cui Cuvier riconosce implicitamente la realtà delle estinzioni, si immagina
di estendere il principio a tutti gli animali fossili del mondo pre-diluviale pensato da de Luc.
Il secondo studio con cui Cuvier si mette in luce nella nostra storia e strettamente parallelo
al primo, è quello dedicato a “elefanti viventi e fossili” dove dimostra che il mammuth era
diverso dagli elefanti viventi. Gli articoli sul Megatherium e sul Mammuth godono di un
immediato e grande successo tra i sapienti dell’epoca, estendendo la fama di Cuvier oltre
confine. Nel 1798 afferma pubblicamente che la sua missione sarà quella di studiare, alla
maniera appena inaugurata, le ricche collezioni di vertebrati fossili che si erano andate
recentemente formando nel museo.
DIAPO - Dalla Toscana di Fabbroni all’europa di Cuvier. L’appello di Cuvier
A Parigi Cuvier descrive una serie di resti fossili di animali di provenineza locale, i più
famosi dei quali venivano dalle cave di gesso di Montmartre. Le sue pubblicazioni del
1798 lo fanno conoscere all’estero in maniera rapidamente crescente. L’accresciuta
fortuna accademica di Cuvier si accompagna ai favori di cui gode presso Napoleone, frutto
di una generale abilità di tessere relazioni che gli tornerà utile in tutta la carriera. Nel 1800
pubblica un appello agli “uomini di lettere” d’Europa chiedendo informazioni su animali
fossili a loro noti. La risposta non si fa attendere e Cuvier, il Napoleone dell’intelletto, tesse
una rete di informatori.
Ritratto e autrografo di Fabbroni, collage
Tra questi Giovanni Fabbroni è un interlocutore speciale conosciuto a Parigi nel 1798: a
Firenze si collezionano fossili da decenni e colui che è il direttore di uno dei massimi
musei europei aveva avviato un’amichevole corrispondenza, che sarebbe durata a lungo,
prima ancora dell’appello di novembre 1800. Da Firenze giungono dettagliati disegni di
ossa e di denti di rinoceronti e ippopotami del Valdarno. Cuvier ritaglia i disegni dalle
lettere e compone dei collage da mandare direttamente agli incisori. Altri disegni arrivano
da Germania e Siberia di animali tra i quali Cuvier riconosce l’animale dell’Ohio al quale
assegna il nuovo nome generico Mastodon. Cuvier è riverito come il massimo anatomista
comparato in una rete di sapienti che, come nel moderno web, travalica i confini politici tra
nazioni in guerra. Nelle sue mani si viene formando il più famoso museo di carta della
storia della scienza.
DIAPO - Lamarck
Collega del nostro fortunato comparatore di mammiferi fossili, ma con un diverso concetto
della storia, è il più anziano Jean-Baptiste Lamarck, responsabile a Parigi delle collezioni
di “invertebrati”. Lamarck aveva appena aderito a una visione trasformista della storia della
vita, in cui le specie non sono che punti arbitrari nel tempo, ognuna incessantemente
cambiando la sua natura. Lamarck aveva aspirato a comprendere le leggi causali che
governavano la natura e diventare l’Isaac Netwon della fisica terrestre. Non a caso aveva
aderito a una visione del tempo infinita nella quale agivano lentamente le cause ordinarie,
un po’ come James Hutton. Lamarck rigetta la realtà delle estinzioni e parla invece
apertamente di trasformazione delle specie, ponendosi in netta antitesi con de Luc e
Cuvier..
Grignon, molluschi del bacino di Parigi
Il suo studio conchiologico dei molluschi provenienti dai ricchissimi livelli fossiliferi della
regione parigina, la prima grande monografia di questo gruppo, è la base del suo concetto
di specie, con forme congeneriche con le viventi, ma non conspecifiche perché nessuna di
esse è fissa nel tempo. Il traformismo di Lamarck è la terza via al problema della
scomparsa delle specie fossili
DIAPO - La resurrezione delle specie fossili. Ossa, Paleotherium
Nel frattempo Cuvier riconosce che i vertbrati del bacino di Parigi si possono dividere in
due gruppi, da una parte le forme ritrovate tra i depositi più recenti e verosimilmente legate
all’azione del grande diluvio, dall’altra le specie riportate alla luce a Montmartre e cave
limitrofe, provenienti dall’interno degli strati sottostanti ai depositi più superficiali. Le specie
erano diverse e nel secondo gruppo si trovavano animali come il Paleotherium, analoghi al
cavallo, ma con taglie e strutture profondamente diverse. Una fauna più aliena della prima
che Cuvier si delitta a risuscitare sfruttando la sua grande abilità di disegnatore.
Animale di Maastricht, pterodattilo
Due fossili tra tanti che vengono posti alla sua attenzione, stavolta provengono dai più
antichi terreni del secondario. L’analisi che ne fa Cuvier in rapporto ai predecessori è
emblematica: se l’animale di Maastricht era parso a taluni un odontocete ad altri un
coccodrillo, per Cuvier esso non ha vere affinità con nessuno dei due gruppi. E’ piuttosto
un rettile mai visto prima. Così, il fossile di Solenhofen che prima di lui era stato
interpretato come uccello o come pipistrello, agli occhi del maestro tra gli anatomisti è
evidentemente una scomparso rettile volante. Cuvier progressivamente dischiude dalle
formazioni secondarie un mondo scomparso di rettili in cui i mammiferi sono assenti.
Nasce ora per lui la necessità di approfondire lo studio delle formazioni rocciose in quanto
tali. Se era l’imperatore dell’anatomia, non aveva tuttavia conoscenza pratica della
geognosia, ciò di cui aveva ora bisogno.
DIAPO - Geostoria in Francia: Brongniart, porcellane di Sevres
Alexandre Brongniart era direttore della Sevres, la famosa fabbrica di porcellane. Dal 1804
aveva condotto uno studio geognostico della regione parisina, partendo probabilmente
dalla conoscenza dell’opera di illustri predecessori tedeschi e inglesi. Brongniart era
l’uomo giusto per dare un ordine temporale alle faune di Cuvier, in uno dei tanti esempi
pratici dell’applicazione del principio di sovrapposizione di Stenone ormai acquisito dall
pratica geognostica. I due si misero al lavoro nel l’attività di campo, per giungere a una
ricostruzione questa volta non tanto geognostica, quanto geostorica, perché praticata con
lo scopo di ricostruire la storia della regione e dare un ordine ai cambiamenti faunistici.
Carta del 1812
Nel 1808 esce la carta geognostica, per la prima volta anche geostorica, del bacino di
Parigi. Sono riconosciute nove formazioni terziarie sovrastanti il calcare terziario, alcune
contenenti livelli fossiliferi tracciabili per tutta la regione. Un vantaggio su tutte le carte
preesistenti, come quella esistente all’epoca a Londra, opera di William Smith che pure
per primo utlizzava i fossili per fare geognosia, era la conoscenza approfondita di un
costituente comune delle rocce di Parigi, i molluschi studiati e descritti da Lamarck.
DIAPO - Geostoria in Inghilterra: riunione società geologica, carta di webster
A Londra nel 1807 la geologia è praticata nella neonata “Geological” Society, vivace
associazione con un nome significativo, estranea ai formalismi della Royal Society.
George Greenough, che ne è il primo presidente, è da poco tornato da un viaggio a Parigi
e in Europa e fermamente contrario alla pratica della geoteoria praticata dalla scuola di
Edimburgo. In seno alla Geological society si discute dell’analogia geologica tra regione di
Londra come studiata da Webster e il bacino di Parigi di Brongniart.
DIAPO - Collezionismo in Italia: autografo cortesi
Nei primi anni del secolo un certo signor Giuseppe Cortesi, avvocato di Piacenza, offre a
Cuvier e a Parigi l’acquisto della sua collezione di conchiglie e vertebrato fossili, tra cui
uno scheletro completo di balena e dei delfini, raccolti nella sua terra nativa. L’affare non
va in porto perché alla fine Cortesi preferisce vendere i fossili al Consiglio delle Miniere di
Milano, per far rimanere la cosa in patria. Attorno alla collezione Cortesi nasce il Museo di
Milano, con il progetto ambizioso di diventare l’analogo di Parigi.
DIAPO - Ritorno in Toscana (Parte prima) - Brocchi 1814
Curatore è nominato Giambattista Brocchi, di Bassano del Grappa. Brocchi è uomo di
cultura classica: ha studiato a Roma, è stato antiquario e poi prospettore per il servizio
minerario di Venezia. Persona dedicata alla nascente pratica della geologia, con l’idea che
questa dovesse basarsi sull’attento lavoro di campagna e rifuggire “lo spirito di sistema”
dei geoteorici, conosceva l’opera di Saussure, de Luc e Brongniart. E’ l’uomo perfetto! Ora
non solo intendeva descrivere in dettaglio i fossili di Cortesi, ma altresì condurre uno
studio geognostico della formazioni di provenienza, e comprendere il significato dei fossili
vertebrati e invertebrati mettendo insieme la pratica di Lamarck e quella di Cuvier, come
già si stava facendo a Parigi. Nel 1811 viaggia l’Italia e si ferma in Toscana, dove,
consapevole del lavoro svolto dai suoi predecessori Stenone e Targioni, raccoglie
conchiglie per praticare geostoria alla nuova maniera.
Conchiologia fossile subapennina
Le colline di Targioni e quelle di Cortesi sull’altro lato dell’Appennino, ribattezzate
subappennine, nell’opera in cui Brocchi spiega risultati e conclusioni del suo lavoro. Il
secondo volume è una monografia alla maniera di Lamarck, questa volta sulle conchiglie
di Cortesi, ma prima di lui di Stenone e Leonardo. Brocchi è tuttavia consapevole del suo
ruolo di geostorico. La sua visione delle antichità preumane è arricchita dalla conoscenza
delle faune e dei fondali marini dell’Adriatico e Mediterraneo conosciti nei lavori del primo
conchiologo marino che opera raccolte subacquee, il prete veneziano Giuseppe Olivi. Il
confronto della faune terziarie italiane con le faune viventi da un parte e con le specie di
Lamarck dall’altra, rende evidente che molte specie trovate fossili in Italia le stesse oggi
viventi in Adriatico e Mediterraneo. Le specie fossili di Parigi, invece, sono quasi
interamente scomparse. Il trasformismo di Lamarck può essere messo in crisi.
DIAPO - Bacino di Vienna: Constant Prévost
La Conchiologia fossile subapennina è ammirata a Parigi da Cuvier e di là della Manica da
Leonard Horner nell’Edinburgh Review forse proprio a causa del potenziale antilamarckiano dell’analogia specie-individuo. Nello stesso tempo un aspirante naturalista
parigino scopre che la fauna da lui raccolta nei terreni terziari del bacino di Vienna fa il pari
con quella di Brocchi. Constant Prévost sviluppa l’idea che gli strati italiani e austriaci con i
loro fosssili caratteristici e tanto più moderni di quelli di Lamarck, rappresentino un tempo
intermedio tra quello di Parigi e il mondo presente. Brongniart, che nel frattempo ha esteso
la sua attività di campo in molte altre regioni francesi, si appropria dell’idea.
DIAPO - Ritorno in Toscana (seconda parte): piacentino e balena di Cortesi
Il direttore della Sevres, dopo aver verificato coi propri occhi le realtà geologiche della
Francia, estende le sue ricerche alla regione alpina, fino alla Svizzera e poi, nel suo
secondo, grande tour geologico, all’Italia. Nelle Alpi scopre che terreni relativamente
recenti come le formazioni sommitali tra le secondarie e le terziarie, erano state sollevate
dal fondo del mare a quote altissime in cima alle montagne (i fossili erano la guida
consapevole al riconoscimento delle formazioni). Nel 1820 si spinge fin nell’Italia di
Cortesi, nel piacentino, e poi in Toscana sulle orme di Brocchi.
Volterrrano
Così come Stenone un secolo e mezzo prima, anche Brongniart è a Volterra, dove
descrive la successione locale e scopre il ripetersi di formazioni marine e continentali che
aveva trovato nei terren terziari di Francia. Evidentemente il mare aveva compiuto
numerosi ingressi e altrettant numerose ritirate nel corso del tempo.
DIAPO - Romanticismo: Battaglia di Waterloo
Abbiamo attraversato il 1815 senza ricordare che in Europa in quell’anno erano cambiati
gli equilibri. Se negli anni della guerra i geologi inglesi e quelli francesi si scambiavano
informazioni di nascosto, la pace che segue alla battaglia di Waterloo porta agli inglesi la
possibilità di viaggiare oltremanica, assieme all’indiscusso vantaggio di non avere rivali
sull’intera scena mondiale in quanto a potere economico e politico.
Caspar David Friederich, Mary Anning, ichtyosauro
Nel 1815 siamo anche in pieno periodo romantico. Possiamo ora comprendere meglio
quanto le scoperte della geologia contribuissero a nutrire il sentimento di meraviglia di
poeti e pittori. Negli anni venti, Mary Anning diviene la musa dei geologi britannici,
rifornitrice ufficiale di fossili ai quei membri della Geological Society che si dedicavano con
energia mai più eguagliata alla pratica della stratigrafia. Da Oxford Buckland e Conybeare,
da Londra Greenough e Phillips, a cui si aggiungono presto Mantell, De La Beche,
Sedgwich, Murchison e Lyell. Mary Anning porta alla luce dalle rocce calcaree di Lyme
Regis alcuni anormi animali mai visti primi. Sono rettili marini, ma le dimensioni e
l’anatomia non lasciano dubbio sul fatto che fossero creature mostruose ed ovviamente
estinte. Quelli che presto vennero battezzati ittiosauro e plesiosauro sono solo i primi di
una lunga serie di vertebrati fossili che confermavano in modo inaspettato l’idea di Cuvier:
il secondario è l’età dei rettili. La storia della vita ha una direzione che porta al mondo
come noi lo conosciamo.
DIAPO - Ritorno in Toscana (Terza parte): Buckland
Nel 1816 Buckland e Conybeare compiono il loro pellegrinaggio geologico, alla maniera di
Brongniart prima di loro, e visitano l’Italia di Brocchi, con cui corrispondono.
Charles Lyell
Scrive nel 1826 lo scozzese Charles Lyell “ Perché date la ricchezza e le attività
commerciali a scala globale, il Regno Unito aveva “musei così decisamente inferiori non
solo a quelli della Francia, ma anche di vari stati minori di Italia e Germania?” (il
riferimento è chiaramente ai musei di Firenze e di Milano). Lyell è un geologo con un
ambizione simile a quella di Cuvier e un’abilità argomentativa che gli deriva dal suo
mestiere di avvocato. La sua conoscenza delle problematiche geologiche spazia dai
graniti che sembrano la base di tutte le successioni sedimentarie, ai basalti delle regioni
vulcaniche, alle diverse associazioni di fossili che caratterizzano le formazioni rocciose,
dai rettili del secondario, ai molluschi del terziario, ai vertebrati scomparsi durante quella
che Cuvier chiama l’ultima rivoluzione del globo. Legge la storia della geologia di Brocchi,
ma soprattutto studia la sua analogia tra specie e individui. Nel 1828 parte alla volta del
suo viaggio del Beagle. Percorre la regione dei vulcani riscoperta dal connazionale e
amico George Scrope. In Toscana è sui terreni terziari di Stenone e Brocchi, ma meta
finale del viaggio sono le regioni vulcaniche del sud dell’Italia, dove sono tuttora attivi i
vulcani. Questi gli renderanno conto della potenza delle cause attuali. In Campania prima
e sulle pendici dell’Etna poi, dove cerca ragione della sua idea che le catene montuose
nascano per la progressiva e incessante spinta dal basso delle masse fuse.
DIAPO - Rinascita della geoteoria: Principles, caricatura di De la beche
Nel 1830 pubblica il primo volume dei tre che costituiscono i Princìpi della Geologia.
Riattualizzando la teoria di Hutton, Lyell concepisce una storia ciclica della terra che
estende alla storia della vita, in singolare controtendenza rispetto a tutti gli altri geologi
europei. Favorisce l’dea che siano le variazioni ambientali a posrtare all’estinzione delle
specie, non un meccanismo innato come credeva Brocchi, anche se dell’italiano mantiene
il metodo delle percentuali di faune viventi in mezzo alle fossili come criterio efficace per
datare le successioni terziarie, certo che presto si disporrà delle conoscenze sufficienti per
fare altrettanto con le faune più antiche.
Record geologico vs time
Unico discepolo di Lyell, almeno per la teoria sulla genesi dei continenti e delle catene
montuose, è il giovane Charles Darwin, che in età adulta lo segue sul fronte
dell’inadeguatezza del record fossile a dirimere la questione della storia della vita.
DIAPO - Epilogo 1: John Phillips (1840)
John Phillips pubblica nel 1840 la sintesi delle conoscenze sulla storia della terra come
desunta dalla stratigrafia e dal contenuto paleontologico. La storia conosciuta è suddivisa
in Paleozoico (età dei rettili, grazie al lavoro di Louis Agassiz), Mesozoico (età dei rettili,
grazie al lavoro di Cuvier e Mantell), Cenozoico (età dei mammiferi, di nuovo Cuvier ha
aperto la strada). Non solo, in un diagramma mostra in ordinata la possibile durata relativa
dei tempi, dove il Paleozoico fa la parte da leone. In ascissa la diversità, ossia la stima
delle specie conosciute, mostrando il progressivo aumento di specie avvicinandosi ai
tempi moderni (sono mostrate le due principali estinzioni di massa, ma Phillips non ne
commenta il significato!). E’ l’ennesima confutazione dell’idea di una storia ciclica della vita
(Lyell) in favore della direzionalità: da più semplice a più complesso, dall’antico al
moderno.
DIAPO - Epilogo 2: Holmes (1911)
Le datazioni giungono 100 anni dopo Brocchi, per opera dell’inglese Arthur Holmes,
appassionato conoscitore della storia della terra e fisico sperimentale, che non senza
difficoltà giunse a dimostrare con datazioni assolute tramite isotopi radioattivi, l’immensa
età delle rocce paleozoiche, con stime poco discoste dai valori che assegniamo loro oggi.
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