Didasfera - Ambiente didattico digitale L'architettonica della ragione pura - Parte II Mappa dell'Unità Piccolo popolo – Vogliamo mettere qualche “paletto”? Ermetis – Sentiamo… Piccolo popolo – A che punto siamo del ragionamento? A che punto siamo “di Kant”, mi verrebbe da chiedere. Ermetis – E io potrei rispondere: siamo al suo “punto debole”. Dopo aver distrutto le idee della ragione, Kant riprende le macerie per tentare di ricostruire un “edificio del sapere” ideale… su base scientifica. Cioè critica. Piccolo popolo – Tu pensi che si possa parlare di un’impronta genetica culturale del pensiero tedesco, per cui anche il suo più grande capovolgitore – il “rivoluzionario copernicano” – va poi a ricadere nella metafisica come tutti? Ermetis – Quand’anche si potesse dimostrarlo, non ci aiuterebbe a capire il senso profondo del problema. Vediamo di andare “alla cosa in sé”. Senza deviare troppo dal compito presente. Mi pare che il senso di questa contraddizione… Piccolo popolo – Ci ricordi i termini precisi della contraddizione, per cortesia? Ermetis – Secondo Kant abbiamo due modi di filosofare: uno propedeutico o critico, autonomo ovvero trascendentale, e l’altro sistematico o metafisico. Tra i due non c’è alcuna relazione, perché la critica coincide con la struttura stessa della mente umana, dell’intelletto, è il nostro modo di conoscere, a priori; mentre l’idea del sistema – il bisogno di metafisica o di assoluto – non è fondata su alcun presupposto critico, ma è un modo d’essere della ragione, a priori pure esso. Malgrado ciò, è anche vero che solo la critica può delimitare le caratteristiche di un sistema davvero scientifico – tanto che nella prefazione alla seconda edizione della CRP Kant afferma che la critica è come l’abbozzo dell’intero sistema della filosofia. Piccolo popolo – Insomma: la ragione umana non può fare a meno di ideare sistemi scientifici – grandi edifici del sapere – ma l’unico modo corretto per farlo è di rispettare i principi stessi della ragione pura, cioè della critica. – Dicevi del senso di questa contraddizione… Ermetis – Se vogliamo è molto semplice: non è che l’avvisaglia del modo moderno di intendere il mondo, attraverso cioè l’eliminazione della differenza tra soggetto e oggetto. Se quello di mondo è un concetto, cioè un’idea di totalità sistematica con cui la ragione organizza la conoscenza, esso non è più estraneo alla coscienza, ma diventa un’idea a Pagina 1/5 Didasfera - Ambiente didattico digitale priori, cioè un modo di essere della coscienza stessa. Piccolo popolo – Siamo tutti idealisti? Ermetis – Questo è un modo francamente riduttivo di porre la questione. L’idealismo fu solo una delle conseguenze di questo pensiero, che tra l’altro è già presente, in nuce, in Leibniz. Che il “mondo” sia la Coscienza è, a mio parere, uno dei due modi possibili di pensare, che l’uomo ha di interpretare la propria esistenza, il proprio essere. Piccolo popolo – Cioè, ci sono due modi di pensare l’essere… Ermetis – L’essere come qualcosa che è “davanti a noi”, presente, oggettivo. Oppure come qualcosa che è “prima di noi”, trascendentale, soggettivo e storico. Piccolo popolo – E in Kant li troviamo tutti e due… Ermetis – Più il secondo che il primo. Ma continuiamo… L’idea di una filosofia della ragion pura necessita di una sistemazione architettonica, capace di rendere chiaro il fine supremo della ragione. Un’architettura, e non una tecnica: cioè un sistema e non un metodo. Eccone la traccia: È bene ricordare che proprio in queste pagine sorge quell’idea di mondo come “mondo dell’uomo” che segna la vera “rivoluzione kantiana”, ovvero la sollecitazione data alla filosofia a pensare se stessa e la propria funzione storica in un modo totalmente diverso da quello classico oggettivo. Il mondo non più inteso come “il creato attorno a noi”, ma come il nostro “essere-nel-mondo”, il modo umano di esistere. Quest’idea si articola attorno a due cardini: 1) il concetto di Pagina 2/5 Didasfera - Ambiente didattico digitale “mondo” si riferisce alle cose non in quanto “create” ma in quanto fenomeni, cioè enti accessibili tramite i sensi, conosciute per quello che esse sono per noi. Viene eliminata ogni giustificazione teologica della realtà. 2) il concetto di “mondo” è l’idea che rappresenta la nostra esigenza di raccogliere in unità, di “darci un mondo”. In altre parole: Kant non parla della “cose di natura”, ma dell’esistenza umana, della comunità storica degli esseri umani. Il mondo è un’idea con la quale raccogliamo sistematicamente in unità il senso delle cose. Lo scrive d’altronde egli stesso: L’oggetto più importante del mondo, a cui l’uomo può applicare tutti i progressi della cultura, è l’uomo stesso, perché è il fine ultimo di se stesso. Conoscerlo secondo la sua specie, cioè come essere terrestre dotato di ragione, è ciò che merita in particolare di essere chiamata conoscenza del mondo, anche se l’uomo è solo una parte del creato terrestre. (…) Una tale antropologia, considerata… in quanto conoscenza del mondo, non viene ancora detta propriamente pragmatica quando contiene una conoscenza estesa delle cose del mondo, cioè, ad esempio, degli animali, delle piante e dei minerali nei diversi paesi e climi, ma quando contiene una conoscenza dell’uomo in quanto cittadino del mondo. [Kant, Antologia, redatta con intento pragmatico - In: Heidegger, Dell’essenza del fondamento, Milano Adelphi, 1987, p. 109] Tanto vale allora concludere con le parole stesse di Kant: Tanto la metafisica della natura quanto la metafisica dei costumi – e soprattutto la critica preparatoria (propedeutica) – è da sottolineare questa funzione propedeutica generale affidata alla critica, che con gli idealisti diventerà la giustificazione per fare dell’Io il fondamento di tutta la metafisica, sia teoretica che pratica, cioè morale di una ragione che si avventura sulle proprie ali – costituiscono da sole, propriamente, tutto ciò che possiamo chiamare filosofia in senso autentico. La filosofia riferisce tutto alla saggezza, ma attraverso la via della scienza: è questa l’unica strada, che, una volta aperta, non verrà mai più cancellata, e non permetterà smarrimenti. La matematica, la scienza naturale, e persino la conoscenza empirica dell’uomo, possiedono un alto valore come mezzi, in massima parte per fini contingenti, ma in conclusione altresì per fini necessari ed essenziali dell’umanità: in tal caso, però, questi più alti fini potranno essere raggiunti solo attraverso una conoscenza razionale, fondata su semplici concetti, la quale, comunque sia chiamata, non è propriamen-te altro se non metafisica. Proprio per questo, la metafisica costituisce altresì il compimento di ogni cultura della ragione umana, compimento che è indispensabile, quand’anche si metta da parte l’influsso della metafisica, come scienza, rispetto a certi fini determinati. In effetti, la metafisica considera la ragione nei suoi elementi e nelle sue massime supreme; su tutto ciò deve fondarsi la possibilità stessa di alcune scienze, e l’uso di tutte quante. Il fatto che la metafisica, in quanto semplice speculazione, serva più a tener lon-tani gli errori, che ad estendere la conoscenza, non pregiudica affatto il suo valore, ma le conferisce piuttosto dignità ed autorità, attribuendo ad essa il censorato, che assicura l’ordine e la concordia generali, anzi il benessere della comunità degli scienziati, e impedisce che i lavori coraggiosi e fecondi di questa comunità si allontanino dallo scopo principale, cioè dalla felicità universale. [Ibidem] Piccolo popolo – È davvero interessante scoprire queste cose, capire come il pensiero sia un cammino che non si ferma mai, un sistema di sentieri che si intersecano, per cui quello che sembra la fatica (o la mania) solitaria di un uomo, costituisce invece la continuazione di un processo chissà quanto antico e lontano. -Tu hai un gusto particolare per queste cose, però. È come se per te un pensiero avesse più valore se non è unico, originale, ma se è debitore di qualcun altro. Credi fermamente che “nulla è nuovo sotto il sole”, e non solo: ti ci entusiasmi. Non puoi sopportare l’invenzione, la trasgressione, vuoi una filosofia tirata dai fili di un burattinaio, ci vuoi tutti nelle mani di qualcun altro. Ermetis – Non so se la cosa mi entusiasma, come dici tu. Forse mi commuove scoprire la vera radice della libertà, per tornare da dove eravamo partiti. Non puoi negare che ciascuno impara a pensare prendendo spunto dal mondo che trova intorno a sé; siamo dei Robinson: riusciamo a fare tesoro di quello che abbiamo “a portata di mano”, anche se sono i resti di un naufragio, roba che agli altri non serve più. Analizza con serenità le cose: non c’è una parola tra quelle Pagina 3/5 Didasfera - Ambiente didattico digitale che usiamo che non ci venga dalla lingua che ci siamo trovati a usare. Una lingua molto più antica di noi. Eppure siamo liberi, e la nostra libertà ha una forza sconvolgente: prendiamo una zattera e ne facciamo un tetto; intrecciamo un po’ di paglia e ne facciamo un cappello. Per non parlare poi delle pietre che abbiamo trasformato in dei. Capisci, vero? Un pensiero non è libero perché è nuovo, o diverso, o chissà quanto originale; un pensiero è libero perché ricostruisce. © Avventure di Robinson Crusoe Il mondo è in continua ristrutturazione, e dalle demolizioni prendiamo i materiali per rifare, ricostruire, migliorare, per rifarci la casa. Una casa più adatta alle nuove esigenze, che non è più quella in cui siamo nati ma che senza di essa non avremmo di che lavorare. Il mondo di Kant non era quello degli idealisti; essi demolirono una parte di quell’edificio perché ci si sentivano stretti. Furono liberi di farlo, e nel farlo furono liberi. La libertà non viene dal nulla, ma dalle catene che il nostro destino ci ha buttato addosso e che con la nostra iniziativa abbiamo trasformato in strumenti di realizzazione. Chi rifiuta le sue catene è perché non le vuole vedere, e qualunque cosa faccia se le porterà sempre dietro andando fin dove esse gli permetteranno, cioè da nessuna parte. Pagina 4/5 Didasfera - Ambiente didattico digitale In questa unità Testo: Storia delle idee Autore: Maurizio Châtel Curatore: Maurizio Châtel Metaredazione: Erica Pellizzoni Editore: BBN Pagina 5/5