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Kant: Critica della ragion pura, II. Dottrina trascendentale del metodo. L'architettonica della ragione pura
Mappa dell'Unità
Con la Dialettica trascendentale Kant era giunto alla conclusione che le idee metafisiche – e in particolare quelle di
anima, di mondo e di Dio, corrispondenti ai massimi tentativi di edificazione sistematica compiuti dalla metafisica sotto
forma di “psicologia razionale”, “cosmologia razionale” e “teologia razionale” – non possono costituire oggetto di
conoscenza, poiché per Kant non si può prescindere dall’esperienza nella conoscenza di ciò che è vero, e di queste
idee non esiste esperienza possibile. Sottoposte all’esame della critica, esse conducono, al contrario, a ogni specie di
paralogismi, antinomie e contraddizioni.
Malgrado ciò, esse “esistono”; testimoniano cioè di un’esigenza di totalità o “sistema” che è un dato naturale e
spontaneo della ragione umana. Il possesso di queste idee “regolative” o di “totalità” permette di orientare la nostra
ricerca come se la molteplicità delle conoscenze potesse essere racchiusa in un sistema. L’idea di sistema è dunque,
per Kant, un concetto razionale a priori, che non ha bisogno della critica per essere trovato. Il compito della critica è
quello di realizzare questo ideale della ragione, ma di realizzarlo mediante la scienza. La conoscenza infatti non può
fermarsi all’esperienza scientifica, ma deve raggiungere l’obbiettivo di una completa realizzazione della personalità
umana. Occorre dunque un criterio regolativo, o critico, per giungere ad una unità sistematica della conoscenza:
Per architettonica, intendo l’arte di costruire sistemi. Poiché l’unità sistematica è l’unico elemento che possa
trasformare la conoscenza comune in scienza – traendo cioè un sistema da un semplice aggregato di conoscenze –
l’architettonica è così la dottrina di ciò che è scientifico nella nostra conoscenza generale. [Kant, Critica della ragoin pura
- Cap. III L’architettonica della ragione pura, a cura di G. Colli - Milano Adelphi, 1976, p. 806]
Poiché ci siamo proposti di leggere queste pagine in una certa luce, non possiamo non notare immediatamente
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l’accentuazione della differenza che Kant pone tra “conoscenza comune” e “scienza”, come tra ciò che è disomogeneo e
ciò che è organico. Malgrado il peso che empirismo e illuminismo hanno in quegli anni, l’impronta tedesco-razionalistica,
leibniziana e metafisica, è comunque viva. Qui troviamo già i presupposti dell’idea tutta idealista di una opposizione tra
“coscienza comune” e “assoluto”.
E ancora: “ciò che è razionale – insiste Kant – è sistematico”.
Per sistema, d’altronde, io intendo l’unità di molteplici conoscenze sotto un’idea. [ Ibidem]
Questa idea riflette semplicemente il bisogno di unità che caratterizza la ragione, l’istinto umano all’incondizionato, che è
il termine con cui Kant indica quello che per gli Idealisti sarà l’Assoluto. Questa idea di unità
fa sì che ci possiamo accorgere della mancanza di una qualsiasi parte dalla conoscenza delle altre. [ Ibidem]
L’esempio che si può fare è molto semplice. Posti di fronte a uno schizzo di questo genere
tendiamo naturalmente a riconoscere in esso un’unità formale – in tedesco: Gestalt – a cui manca un elemento. Questo
schizzo non è per noi una semplice somma di tratti grafici
ma è un’idea, un’unità concettuale organica che è necessario completare – e sappiamo benissimo come: ... +
Così dunque funziona la ragione: attraverso concetti razionali a priori, indipendenti dall'esperienza, che rappresentano la
forma (Gestalt) di un tutto. E non, come sostengono gli empiristi, attraverso operazioni combinatorie (calcoli) con cui
ciascuno si fa una sua idea della realtà.
Il “tutto” non è dunque una semplice somma delle parti, ma un corpo organico in cui ogni membro contribuisce al
significato dell’insieme. Ricapitolando: il sistema (ma potremmo anche dire: la scienza) è un’unità che raccoglie una
molteplicità di conoscenze sotto un’idea. Per essere tradotta in fatti, l’idea (ovvero una scienza) ha bisogno di uno
schema, cioè di un contorno formale che stabilisca la differenza tra un “tutto” (una scienza) e un altro “tutto” (un’altra
scienza), contorno imposto a priori dalla ragione sulla base di una finalità suprema non dettata dall’esterno, cioè da
scopi pratici.
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Nessuno – pertanto – tenterà mai di costruire una scienza senza fondarsi su un’idea. [ Ibidem]
C’è dunque un’idea che la ragione persegue, per realizzare la quale adotta uno schema, dà cioè un’architettura alle sue
conoscenze. Questo schema non rappresenterà mai l’idea nella sua perfezione, perché c’è sempre differenza tra gli
scopi di un singolo pensatore e l’interesse universale dell’umanità (della ragione).
Sembra che i sistemi, come i vermi, si formino per generatio aequivoca – dapprima imperfettamente, e col tempo
compiutamente – dalla semplice confluenza di concetti raccolti insieme. Eppure tutti questi sistemi hanno il loro schema
– il germe originario – nella ragione, che semplicemente si sviluppa. [Ibidem]
E questo non avviene solo per le singole scienze, ma per tutto il sistema della conoscenza umana.
Kant delinea, a questo riguardo, una “tavola” delle conoscenze. La prima partizione è tra conoscenze storiche e
conoscenze razionali. Una conoscenza è storica quando deriva da dati esterni, quando cioè noi non siamo
soggettivamente responsabili di ciò di cui veniamo a conoscenza. La conoscenze razionali sorgono, come dice il
termine stesso, dalla ragione e non dai fatti. Esse derivano o da concetti – come la filosofia – o dalla costruzione dei
concetti – come la matematica. Pertanto, ricollegandoci all’arte di costruire sistemi (architettonica)
la filosofia è una semplice idea di una scienza possibile, mai data in concreto, alla quale tuttavia cerchiamo di
avvicinarci per molte strade, sintanto che non venga scoperto l’unico sentiero, quasi cancellato dalla sensibilità, e
sintanto che non ci riesca, per quanto è concesso agli uomini, di rendere la copia – sinora difettosa – uguale al modello.
[Ibidem]
Da chi possiamo imparare la filosofia, se le cose stanno così? Al massimo si può imparare a filosofare, seguendo il lume
della ragione critica.
Così come esiste una “filosofia ideale”, altrettanto si può dire per il filosofo: come modello ideale, esso rappresenta il
legislatore della ragione umana. Costui si differenzia dal matematico e dallo scienziato perché guida la conoscenza
verso il suo scopo supremo, che è la morale.
La legislazione della ragione umana (filosofia), orbene, ha due oggetti, natura e libertà (…) La filosofia della natura si
riferisce a tutto ciò che è; la filosofia dei costumi si riferisce soltanto a ciò che deve essere. [Ibidem]
I due sistemi filosofici che derivano da questi due oggetti si devono unire in un unico sistema. Inoltre, ogni filosofia, o
deriva le sue conoscenze dalla ragione pura, o da principi empirici. A sua volta, la filosofia della ragione pura o è
propedeutica (e prende il nome di critica), oppure è il sistema dell’intera conoscenza, e si chiama metafisica.
Quest’ultimo nome, tuttavia, può altresì essere dato all’intera filosofia pura, compresa la critica, in mo-do da raccogliere
assieme tanto l’indagine di tutto ciò che può essere conosciuto a priori, quanto anche l’esposizione di ciò che costituisce
un sistema delle conoscenze filosofiche pure di questa specie, distin-guendosi invece da ogni uso empirico, e del pari
da ogni uso matematico, della ragione. [Ibidem]
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Mappa concettuale sulla Critica della ragion pura [clicca sull'immagine] discutetene
Vai alle verifiche Kant risolve costantemente i problemi che sorgono in merito all’”incondizionato” – quello che gli
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Idealisti chiameranno Assoluto - attribuendo la sua esistenza alla pura e semplice facoltà ideativa della ragione. Esso
non è conoscibile, e quindi è “come se” per noi non esistesse. Tuttavia possiamo comportarci verso di esso come se
esistesse. Tutto ciò che è assoluto diventa quindi un’idea-guida che può orientarci nella costruzione di un qualsivoglia
sistema. Questo vale per il “sistema delle scienze”, che per il giudizio estetico e quindi per il “sistema della natura”
Perché ognuno di noi ha "la propria" idea di libertà, o di Dio? Se è un'idea, non dovrebbe essere uguale per tutti? E
perché invece l'idea di matematica è, più o meno, la stessa per tutti? Che cosa vuol dire, in sostanza, "condividere"
un'idea? Per accedere agli esercizi, crea il tuo account su Didaspace, fai il login e seleziona, in ordine: piano scuola
digitale Storia delle idee Conversazione sulla libertà. Prima giornata
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In questa unità
Testo: Storia delle idee
Autore: Maurizio Châtel
Curatore: Maurizio Châtel
Metaredazione: Erica Pellizzoni
Editore: BBN
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