La marginalità Che cos’è la marginalità L’emarginazione sociale L’emarginazione è il processo attraverso il quale determinati individui o gruppi sono respinti ai margini della società. Ovviamente essere emarginati porta a delle conseguenze negative per l'individuo emarginato: l'esclusione da vantaggi e opportunità che la società offre (accesso al mondo del lavoro, partecipazione alla vita politica, crescita sociale, servizi…); il passaggio ad uno status inferiore (si conta meno degli altri nella società); l’essere vittima di stereotipi e pregiudizi negativi; il dover sopportare il peso dell'opinione pubblica (l’emarginato è disprezzato, criminalizzato…) Alla base dell’emarginazione c’è generalmente una diversità riconoscibile. L’emarginato esce dalla norma per qualche ragione, perché disabile, straniero, anticonformista. Tuttavia, l'emarginazione non dipende solo dalla diversità, ma ha soprattutto origini sociali: è la società che allontana il diverso, per questo si parla di emarginazione sociale, ovvero di un trattamento discriminatorio che gli individui ricevono dalla società e che appare ingiusto. Marginalità e emarginazione Bisogna innanzitutto distinguere fra marginalità (condizione in cui può trovarsi un individuo) ed emarginazione (processo che porta un individuo ad essere emarginato/emarginarsi). I marginali sono più esterni alla vita sociale rispetto agli emarginati: l'emarginato si sente ancora coinvolto e avverte il fatto di essere messo da parte come un’ingiustizia per la quale può protestare; nel marginale invece è maturato un senso di estraneità alla società per cui non avverte l’esigenza di partecipare, non cerca l’integrazione e si considera di un mondo a parte. I gruppi marginali hanno una cultura propria, cioè valori, norme, abitudini, tradizioni a sé stanti; si tratta di subculture all'interno della più ampia cultura della società, con una vita e uno sviluppo separati. Gli emarginati, invece, non hanno una cultura propria, ma condividono, più o meno integralmente, quella dominante nella società. Mentre gli emarginati hanno una posizione periferica, i marginali sono del tutto fuori dell'organizzazione sociale. Una condizione di marginalità: il barbonismo Cos è il Barbonismo? Il barbonismo è il fenomeno per cui alcuni individui vivono senza casa, senza famiglia, senza lavoro, con pochi averi essenziali, sradicati dal tessuto sociale e dalla cultura di appartenenza. È un fenomeno che si manifesta per lo più nei centri di grandi città. Quella del barbone è una condizione di marginalità e non di semplice emarginazione, perché i barboni sono completamente al di fuori del sistema sociale, si sentono estranei ad esso, non aspirano a rientrarci e vivono in un mondo proprio, separato dal mondo della gente comune. Vi sono due forme di Barbonismo. Tradizionale o classico: Nel barbonismo classico c’è una frattura netta nel rapporto con la società. Il barbone classico ha la caratteristica di essere diffidente, anche nei riguardi degli altri barboni, e considera la società pericolosa, escludendo ogni possibilità di reintegrazione in essa. Intrattiene con gli altri e con le istituzioni rapporti occasionali e sfuggenti, legati al soddisfacimento dei bisogni primari (elemosina, mensa, dormitorio), ma non è disposto a impegnarsi ulteriormente nell’allacciare relazioni. Neobarbonismo: Il neobarbonismo è un fenomeno recente. Il neobarbone ha maggiore disponibilità a confrontarsi e fidarsi degli altri e della società e non considera la sua condizione come assolutamente definitiva. Ha un rapporto ambivalente con le istituzioni, da un lato cerca di fuggire da esse, dall’ altro le ricerca, vi ripone aspirazioni e speranze. La sua esistenza è un alternarsi di vita da barbone e di vita normale o quasi. 1 Il barbone classico e quello di nuovo tipo, oltre a differenziarsi per il modo in cui vivono, presentano differenze anche rispetto al proprio passato e all’età: il barbone tradizionale ha maturato una grande delusione che investe per lo più gli affetti fondamentali, il lavoro e il valore delle istituzioni e della vita associata, mentre il neobarbone è quasi sempre un disagiato (alcolista, tossicodipendente, disoccupato, disturbato mentale) che non ha trovato risposte soddisfacenti nei servizi assistenziali; inoltre, i neobarboni sono persone di mezza età e a volte anche giovani, al contrario i barboni tradizionali sono in genere anziani. Vecchie idee sui barboni Tradizionalmente esistevano due concezioni antitetiche sul barbonismo. Da un lato c’era chi pensava che il barbone vivesse così per sua volontà e che per scelta personale avesse deciso di emarginarsi per non doversi piegare alle regole del vivere civile, oppure per comodità o per pigrizia. A tale opinione erano legati i pregiudizi alquanto negativi nei confronti dei barboni. Dall’altro lato, c’era, invece, chi pensava che il barbone fosse costretto a vivere in quel modo da condizioni oggettive (cause economiche) e da pressioni sociali (grandi trasformazioni storico-sociali, industrializzazione, urbanizzazione) e quindi, in questo secondo caso, il barbone era visto soprattutto come una vittima. Una visione abbastanza diffusa tra il XIX secolo e gli inizi del XX, specie negli ambienti lavorativi dei paesi industrialmente più avanzati, era la cosiddetta teoria dell’orda primitiva. Si pensava che all’interno delle società moderne esistesse una fascia di persone “primitive”, non pienamente civilizzate, e che queste dovessero essere coinvolte nella vita civile, più che altro impegnandole in attività produttive, mettendole a lavorare. I barboni erano, per questa concezione, elementi dell’orda primitiva che la società non era riuscita a coinvolgere. All’estremo opposto le correnti di pensiero che hanno reagito alla razionalità esasperante e disumanizzante del mondo moderno (es. decadentismo in letteratura, esistenzialismo in filosofia), hanno visto nel barbone l’emblema dell’ uomo che rifiuta l’organizzazione sociale, perché di fatto annienta la personalità dell’individuo, e che reagisce ponendosene fuori. Ma cos è realmente il Barbonismo? Oggi sia l’idea che si diventi barboni per scelta, sia l’altra, che siano determinanti i condizionamenti esterni, non sono più accettate. Appaiono semplicistiche e riduttive. L’ipotesi prevalente è che il barbonismo rappresenti il punto di arrivo di un processo, in cui fattori soggettivi e oggettivi e condizionamenti sociali interagiscono. 1) All’ inizio di tale processo c’è un trauma psicologico e sociale (perdita di persone care, perdita o cambiamenti negativi del lavoro, carcere, il ricovero in strutture manicomiali). Nel caso dei neobarboni si rintraccia perlopiù una condizione di disagio (alcoolismo, tossicodipendenza, povertà ecc..). 2) A seguito di questa prima fase abbiamo la prima fuga dalla società (abbandono della famiglia, della casa, del lavoro). Questo rappresenta un ulteriore trauma, dal momento che il soggetto si dovrà adattare ad una nuova condizione. Quando si verifica l’adattamento psicologico alla nuova condizione di marginalità sarà più difficile ritornare all’interno della società, e perciò si verificherà un ulteriore allontanamento da essa. 3) La terza fase è caratterizzata dal cosiddetto circolo di autoamplificazione dell’ uscita dalla società, che consiste nell’emarginarsi completamente con la conseguente nascita di nuovi traumi e nuovi costi psicologici. Questi circoli viziosi, innescandosi, rendono via via più difficile tornare indietro. 2