Le terapie per le ulcere cutanee degli arti inferiori Ulcere cutanee agli arti inferiori: un problema che affligge quasi due milioni italiani, essenzialmente donne e che, data la cronicità con cui spesso si manifestano, sono difficili da trattare e rappresentano una spesa notevole dal punto di vista sociale, della sanitario, e umano: sono molto dolorose. Uno dei grandi impegni a cui si è votata l’AIUC (Associazione Italiana Ulcere Cutanee) è proprio quello della prevenzione e della diagnosi precoce attraverso un’informazione capillare sulla patologia da rivolgere sia ai cittadini che ai medici di base. Il tutto senza prescindere dalla creazione di centri specialistici di Vulnologia (dal latino vulnus, ferita) dove il paziente può ricevere il dovuto apporto multidisciplinare per le cure adeguate all’ulcera e alle sue complicanze. Tale patologia coinvolge infatti diverse figure professionali: dal dermatologo al chirurgo vascolare, dal diabetologo all’ortopedico fino anche al fisioterapista e all’infermiere specializzato. Dunque una cura difficile quella dell’ulcera cutanea, ma non per questo impossibile. Ci spiega dettagliatamente il dottor Giuseppe Nebbioso specialista ambulatoriale e chirurgo della Asl Napoli I Centro. "Le ulcere cutanee agli arti inferiori, nel 95% dei casi dipendono da problemi vascolari. Tra queste, il maggior numero è causato da problemi di natura venosa (come l’insufficienza venosa cronica) il restante da disturbi di natura arteriosa, se non addirittura di ambedue le cause insieme. Da non dimenticare poi il problema del piede diabetico che comporta il numero più alto di esiti gravi con amputazioni. E’ chiaro dunque che la terapia va fatta in base a quella che è la diagnosi specifica e vanno valutate tutte le complicanze: la più frequente è purtroppo l’infezione. Il trattamento convenzionale nelle ulcere cutanee consiste essenzialmente nell’eliminazione del tessuto necrotico e nella cura topica volta alla guarigione della ferita, in combinazione con le terapie tipiche della patologia originaria". In particolare come si cura l’ulcera venosa visto che è anche la più comune? "Anche qui, come dicevamo, dopo l’accurata valutazione diagnostica e dell’entità della lesione si procede col tentativo di tenere sotto controllo le infezioni, si elimina il tessuto necrotico e si utilizzano bendaggi compressivi e tecnologie innovative. Ma in questo caso specifico, la terapia compressiva è particolarmente importante, anzi possiamo dire che è la base del trattamento che si avvale anche di altri strumenti: come le cosiddette medicazioni avanzate. Esistono diverse tecniche di compressione a seconda dei casi e della necessità che vanno valutate dal medico specialista in base ad alcuni fattori: lo stato e l’entità dell’ulcera, dell’edema correlato, dall’anamnesi del paziente ecc. Ogni bendaggio esercita una pressione che ha lo scopo di ridurre la stasi venosa negli arti ed aumentare la velocità del flusso a livello venoso. In alcuni casi gravi si deve ricorrere anche all’intervento chirurgico, ma essenzialmente se la semplice medicazione ed il bendaggio compressivo non basta si possono usare prodotti bioattivi a base di collagene e acido ialuronico, capaci di stimolare il tessuto verso la guarigione". E per le ulcere di natura arteriosa dal punto di vista della patologia cosa cambia? E dunque della terapia? "Quando si ha un’insufficienza venosa il sangue non riesce a risalire verso il cuore e ristagna verso il basso, quindi negli arti, provocando gonfiore, infiammazione, sensazione di gambe pesanti e così via. Un "Quando si ha un’insufficienza venosa il sangue non riesce a risalire verso il cuore e ristagna verso il basso, quindi negli arti, provocando gonfiore, infiammazione, sensazione di gambe pesanti e così via. Un bendaggio aiuta a stimolare il fisiologico flusso sanguigno (una sorta di massaggio, ndr) e dunque a curare la causa della lesione oltre che la lesione stessa. Per assurdo se tutte le signore (ma anche gli uomini) alla presenza di capillari o varici usassero calze elastiche graduate, si potrebbero evitare la maggior parte delle ulcere cutanee che vediamo ogni giorno. Dico per assurdo, perché si tratta di una prevenzione tanto semplice quanto efficace che purtroppo non si applica per mancanza delle adeguate informazioni. Per ciò che riguarda invece le ulcere di natura arteriosa, nella maggior parte dei casi hanno origine da uno scarso afflusso sanguigno dovuto a placche ed ostruzioni. Più frequente è il ricorso alla chirurgia, ai by­ pass o a tecniche endovascolari come le angioplastiche, può esserci necessità di una cura farmacologica specifica ed il bendaggio diventa una controindicazione perché non facilità il giusto afflusso di sangue. Ecco perché è importante sempre una dettagliata diagnosi". Diverse sono le tecniche utili per contrastare le infezioni ed eliminare i tessuti necrotici anche a livello chirurgico, come l’idrobisturi (il bisturi ad acqua). Buoni risultati si hanno anche con strumentazioni a "pressione negativa" e l’"ossigenoterapia iperbarica". Ma le medicazioni vere e proprie? Quelle definite avanzate? "Abbiamo schiume di poliuretano, molto assorbenti in caso di essudati moderati, alginati, che vanno utilizzati nelle lesioni essudanti e infette (contrastano anche le infezioni) e le medicazioni bioattive a base di acido ialuronico o collagene..." E queste medicazioni chi le applica? "Dipende molto dalla situazione. Nei casi più importanti, soprattutto se si abbinano all’elastocompressione vanno applicate da personale specializzato. Laddove possibile spieghiamo invece ai pazienti o ai familiari caregiver come fare in ambiente domestico dove molto semplice e utile è la tecnica delle calze sovrapposte che garantisce di raggiungere una compressione adeguata alla caviglia". Ed i costi di tali medicazioni avanzate fatte di materiali innovativi? Chi li paga? "Dipende dalla Regione di appartenenza: in Campania tali medicazioni non sono rimborsate dal servizio sanitario nazionale e dunque per l’utilizzo domestico, gravano totalmente sul paziente. Sono piuttosto costose, ma è stato dimostrato comunque che hanno un ottimo rapporto costo­beneficio: si guarisce prima, si fanno meno medicazioni e nel complesso le spese totali diventano inferiori a quelle di medicamenti più tradizionali. Se invece tali medicazioni si fanno in una struttura pubblica, i costi sono addebitati al SSN, almeno per ora". 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