I PROGRAMMI DIDATTICI SANGUE, CUORE E CIRCOLAZIONE I percorsi di biologia e la complessità degli argomenti: le affermazioni comuni, le cosmologie dei bambini, la scoperta dei significati e delle funzioni degli organi del corpo umano. Perché e come discutere su questi argomenti con gli allievi della scuola elementare. Da un punto di vista didattico, la progettazione e la sperimentazione in classe di alcuni importanti «percorsi» di biologia hanno confermato ancora una volta che è determinante affinché ragazzi capiscano, affrontare esplicitamente la complessità dei vari argomenti, senza eluderla ma trovando modi opportuni per superarla Il funzionamento del “corpo umano” è particolarmente difficile da capire e il suo «studio» viene affrontato più volte, con diversi approfondimenti a vari livelli dì scolarità, anche nella scuola dell’infanzia. Ma questi, «studio», talvolta, si permette di non tener conto di tutte le implicazioni relative alla conoscenza di sé, veicolate dal linguaggio adulto e dalla esperienza di vita, che costituiscono l’enorme patrimonio accumulato fin dalla nascita in ogni bambino. Parole, sensazioni indicibili del proprio funzionamento interno, dei proprio star bene o del proprio star male... ricordi di altri star male, paure, cure e medicine, espressioni preoccupate degli adulti… hanno già costruito nel bambino in età scolare una confusa ma radicata immagine del sé. Ma di tutto questo, in classe, di solito non si parla. Piuttosto, dopo aver avviato il discorso in modo motivante si comincia a pilotare rapidamente i ragazzi sugli obiettivi da raggiungere. Questo spesso significa non ascoltare quello che veramente i ragazzi dicono, o le loro domande. PROBLEMIZZARE AFFERMAZIONI CORRENTI Per esemplificare alcune delle più importanti difficoltà cognitive che emergono dalle discussioni e confutazioni dei ragazzi, riportiamo alcuni spunti che riguardano la concettualizzazione apparentemente contraddittoria del «sangue come organo» e del sangue come mezzo di trasporto» per varie sostanze. La «natura» del sangue è un reale problema, e non solo per i ragazzi: vediamo come alcune affermazioni correnti possono essere problematizzate in classe, nel tentativo di coordinare informazioni diverse secondo una logica coerente. Dal linguaggio comune, dai libri dì testo, dalle informazioni dei media… si evince che: - Il sangue «c’è,., come ci sono i reni e il fegato. - Il sangue «fa parte» dell’apparato circolatorio. - - L’apparato circolatorio «è costituito da una rete di tubi chiamati vene, capillari, arterie. - L’appetito circolatorio «è un sisterni chiuso». - Il sangue «circola nel corpo spinto dal cuore. -Il sangue «si trasforma, da da sangue arterioso a sangue venoso. - il cibo «va» nel sangue (attraverso i capillari dei villi intestinali). Il sangue «va a nutrire» tutto il corpo. Su queste basi di conoscenza approssimata e ambigua i ragazzi discutono, fanno osservazioni confrontandoli con la propria esperienza. si pongono domande, traggono conclusioni. Per esempio: - Se il sangue è sempre lo stesso, e va nutrire tutto il corpo, sì può disperdere, e alla fine non ne abbiamo più. Se invece si può disperdere, ma il cibo si trasforma in sangue, alla fine ce ne è sempre. - Sono d’accordo: noi non possiamo avere lo stesso sangue, e se noi mangiamo se ne fa sempre di più, e alla fine magari scoppiamo. - Anche io sono d’accordo: il cibo si trasforma in sangue, e allora se il sangue si disperde se ne fa - sempre di nuovo. - Il cibo passa nei capillari: allora dopo, che si trasforma in sangue. - Ma come fa l’intestino a mandare i] cibo al capillare? Il capillare serve per portare il sangue a tutto il corpo, e quello invece è cibo. Come fa il cibo ad andare nel capillare se nel capillare ci sta il sangue? - Ma se il cibo passa dall’intestino al sangue, come mai il sangue non passa lui nell’intestino? - Corno fa il sangue a nutrire tutto il corpo, se sta racchiuso nelle vene e nei capillari? - Come fa il sangue a cambiare e a diventare venoso senza uscire dai Capii ari? - Ma come, potrebbe fare il sangue a tornare nelle vene se esce dai capillari? COSMOLOGIE Osservazioni come queste permettono di gettare uno sguardo sulle dinamiche attraverso cui «cosmologie» complesse sono costruite dal pensiero dei ragazzi per appagare un loro bisogno di conoscenza davanti a frammenti di informazione e di esperienza. Si deve però prendere atto anche della difficoltà di costruire conoscenza sensata mettendo insieme le frasi (non sempre coerenti) imparate nell’ora di scienze o dalla televisione. Per superare queste difficoltà bisogna fin dall’inizio provare a porsi il problema del «metabolismo» del sangue: di come e dove si formano la parte «fluida e quella «corpuscolata,. (globuli bianchi e tossi, piastrine). I ragazzi rimangono curiosamente perplessi ai pensiero di un sangue che continuamente si forma (in posti ben diversi dal sistema circolatorio) e si consuma (per processi assai diversi dalla circolazione). Anche la pelle gli altri organi si formano e si consumano, nuove cellule e nuove sostanze continuamente si sostituiscono in una struttura che permane. (Del resto, sull’idea di continuo «consumo», materiale ed energetico, del corpo può essere basata la sua continua necessità di respirare e nutrirsi). Ma almeno gli organi hanno una forma che si conserva: forse l’aspetto «fluido» del sangue rende difficile il fatto di considerano come un vero organo. Nel corpo c’è sempre, più o meno, la stessa quantità di sangue intorno ai quattro-cinque litri: in esso si possono riconoscere «globuli» in tutti gli stadi di invecchiamento. (Ma come fa ad essercene sempre uguale? ecco le domande che costringono ad ipotizzare, per il sangue, ma anche per tutti gli altri funzionamenti del corpo, l’esistenza di importanti sistemi di controllo!) «È come» una popolazione «stazionaria», per esempio, in cui i giovani che nascono via via sostituiscono i vecchi che muoiono, e invecchiano gradualmente a loro volta; in cui il rapporto tra neonati, giovani e vecchi resta sempre uguale nel tempo. — I PASSAGGI SELETTIVI Sulla necessità e sui modi di concettualizzare i «passaggi selettivi» delle sostanze «buone» e «cattive.,, e gli «scambi» respiratori, abbiano già parlato in articoli precedenti: è importante però, parlando del passaggio di particelle alimentari dall’intestino al sangue, dare un “verso” alle aperture invisibili dei diversi sistemi filtranti, per ovviare alle non poche osservazioni dei ragazzi sulla possibilità di ritorno indietro per le varie particelle di sostanza, sulla possibilità del sangue di entrare a sua volta nell’intestino. Il sangue deve quindi poter essere visto sia come «Sistema chiuso, che come «sistema relativamente aperto», come “flusso” di una sostanza in equilibrio stazionario (la corrente sanguigna) attraversato a sua volta da un «flusso» di ossigeno e di sostanze nutritive, che vi entrano ed escono in luoghi e con controlli opportuni. Concetti di flusso, di equilibrio stazionario, di rottura di equilibrio, di controllo con retroazione si possono affrontare, se se ne vede il bisogno, anche con esempi banali. Si può anche non farlo, ma bisogna sapere bene che se non si offrono esempi facili che aiutano a rappresentare situazioni difficili, e modelli di spiegazione plausibili, i ragazzi sono cognitivamente costretti ad inventarne di propri; e non c’è da stupirsi se questi non concordano con quelli della «vera» scienza. ESSERE E TRASFORMARSI I problemi che sembrano più opportuni sono ancora una volta, quelli della relazione tra tutto e parti, e e quelli della relazione tra tutto e parti, e quelli di trasformazione: problemi estremamente profondi e radicati nella fondamentale esperienza di conservazione della natura, della sostanza e del nome della cose. Il sangue resta sangue anche se trasporta particelle di cibo, come un fiume resta fiume anche percorso da zattere e imbarcazioni: le sostanze nutritive restano sostanze nutritive, sia nell’intestino sia trasportate dal sangue; ma in ambedue i posti (a seconda del tempo trascorso dopo il pasto) possono essere più o meno concentrate. Bisogna però intendersi ulteriormente sui significati di “essere” e “trasformarsi”, perché affermazioni come queste possono generare molti equivoci . Dunque, le particelle di cibo, che non sono sangue (che non hanno “natura” di sangue), entrano nella corrente sanguigna, ne sono trasportate ma non trasformano il sangue (non ne cambiano la “natura”). L’ossigeno e l’anidride carbonica sono anch’essi trasportati dal flusso del sangue ma “legati” ai globuli rossi, suoi componenti strutturali. Un globulo rosso legato all’ossigeno “è diverso” da un globulo rosso legato all’anidride carbonica: la sostanza a cui il globulo è legato ne modifica profondamente struttura e funzione. Nei polmoni avviene la “trasformazione” dei globuli legati all’anidride carbonica in globuli legati all’ossigeno; nelle varie parti del corpo tra cellula e cellula, avviene il contrario. (E’ questa diversità di legame che caratterizza rispettivamente il sangue “arterioso” – ricco di globuli con ossigeno- e sangue “venoso” – ricco di globuli con anidride carbonica). (E non è vero che il sangue arterioso è quello che scorre nelle arterie, perché nella circolazione polmonare…). Bisogna allora interpretare la “trasformazione” del sangue arterioso in sangue venoso attraverso la trasformazione che avviene a livello delle componenti strutturali specifiche, i globuli rossi: mentre la presenza maggiore o minore di sostanze nutritizie (o dei loro sottoprodotti-rifiuti immessi nel matabolismo cellualare) non ne modifica la “natura”. Ma questi battiti del cuore ci vorranno perché tutto il sangue venoso si trasforma in arterioso? Questo è un altro problema che tormenta i ragazzi, spesso costretti dalla mancanza informazione ad immaginare un sangue che per ogni battito del cuore viene spinto via a fare un completo giro del corpo. Il sangue gira lentamente ogni battito lo spinge un pochino: e basta pensare a quanto ne può entrare nella metà di un cuore grosso come un pugno per immaginare più realisticamente il suo scorrere. UN SISTEMA DOPPIAMENTE APERTO Gli alimenti ingeriti, invece subiscono nel corpo delle vere trasformazioni, a due livelli diversi. Una trasformazione-rottura avviene con la digestione di un cibo che si spappola e si divide in particelle piccolissime, in molecole elementari che entrano in circolo col sangue; una più profonda trasformazione delle stesse molecole, con il contributo determinante dell’ossigeno portato dai globuli rossi, avviene nelle singole cellule, dove le diverse “sostanze” molecolari si combinano e si riorganizzano per “formarne” di nuove. In questo processo si libera “energia”: ciò consente i movimenti interni del corpo, come il battito del cuore o le contrazioni intestinali; i movimenti esterni, come il correre e il camminare; e consente di conservare una temperatura più alta di quella dell’ambiente intorno. Questo processo porta alla formazione di rifiuti azotati che tornano in circolazione: dal sangue saranno eliminati in seguito, attraverso la funzione renale. L’intero organismo può dunque essere visto come un sistema doppiamente aperto verso l’esterno, mantenuto attivo (e vivo) dalla trasformazione al suo interno delle sostanze che vi entrano e da quelle, diverse, che successivamente ne escono. Cibo e aria entrano nel corpo come un flusso di sostanza che di energia potenzialmente utilizzabili: attraversandolo vengono via via “utilizzate”, cioè trasformata, e ne escono in forma non più utilizzabile – meccanicamente e chimicamente – mentre tutto l’organismo vive e si trasforma, sostenuto da questo flusso, guidato dalla sua regolazione interna. Ancora, concetti di flusso, di equilibrio tra flussi in entrata e in uscita, si dimostrano preziosi per interpretare una dinamica vitale. Ed in questa concettualizzazione “l’energia” assume finalmente un ruolo interpretativo denso di significato. Alcuni penseranno che discutere con i ragazzi di problemi di questo tipo “è troppo difficile”: la nostra esperienza ci porta a incoraggiare gli insegnanti a provare a farlo, senza troppa paura. Può essere che anche altri trovino, con sorpresa, che i ragazzi capiscono anche cose difficili, purchè sostenute da una impostazione coerente. E purché, naturalmente, chi insegna abbia la pazienza, e il piacere, di provare a pensare loro.