PRINCIPI DI FARMACOTERAPIA ONCOLOGICA Laura Marconato, DVM, Dipl ECVIM-CA (Oncology) [email protected] Per ottenere massima attività antitumorale, è necessario utilizzare più farmaci in strategie combinate (somministrazione di più chemioterapici contemporaneamente) o sequenziali (somministrazione alternata di diversi agenti). È ormai ampiamente documentato che tumori avanzati non possono essere curati con agenti chemioterapici singoli. Infatti, anche se inizialmente chemiosensibili, l’eterogeneità molecolare dei tumori garantisce proliferazione secondaria di cellule chemioresistenti. La combinazione di chemioterapici è pertanto più efficace. Alcuni tra i principali principi guida formulati per combinare tra loro diversi chemioterapici sono: 1. Includere chemioterapici di provata efficacia sul tumore. 2. Includere chemioterapici che agiscano con diversi meccanismi, per ottenere effetto additivo o sinergico e prevenire reattività crociata. 3. Includere chemioterapici che abbiano differente tossicità dose-limitante, per poter utilizzare per ogni farmaco la piena dose terapeutica senza produrre danno cumulativo a carico di un singolo organo. Intensità di dose, densità di dose Per intensità di dose ci si riferisce alla quantità di farmaco somministrato in un lasso di tempo definito. L’approccio dose-intenso si prefigge di somministrare il chemioterapico alla dose massima tollerata, innalzando la dose per ciclo senza aumentare l’intervallo inter-somministrazione (dose escalation), oppure abbreviando l’intervallo inter-somministrazione (densità di dose), oppure combinando queste due strategie. Il razionale di intensità di dose si basa sul credo che alcuni agenti chemioterapici hanno una curva dose-risposta ripida, ovvero che all’aumentare della dose somministrata si osserva anche una maggiore risposta antitumorale. Questo concetto può essere applicato a tumori chemiosensibili che esibiscono elevata frazione di accrescimento, come ad esempio linfomi e leucemie durante le fasi iniziali di crescita, ma non a tumori solidi, tipicamente eterogenei e con bassa percentuale di cellule in attività proliferante. Il limite maggiore di regimi dose-intensi è rappresentato da tossicità a carico di tessuti sani rapidamente proliferanti, come midollo osseo e tratto gastroenterico. Per densità di dose s’intende la quantità di chemioterapico somministrata in un lasso di tempo variabile, e si basa sulla somministrazione di farmaci ad intervalli ravvicinati. Scopo dei regimi dose-densi è di somministrare farmaci il più frequentemente possibile, per distruggere malattia minima residua ed evitare l’emergenza di cloni chemioresistenti. Terapia multimodale L’approccio terapeutico moderno al cancro prevede spesso trattamenti multimodali, in altre parole chirurgia e radioterapia per il controllo locale, e chemioterapia per il trattamento di malattia metastatica. I cosiddetti protocolli di associazione combinano diverse strategie terapeutiche nel tentativo di ottenere sinergie ed effetti di potenziamento, per migliorare in ultimo la prognosi dei pazienti oncologici. Nel tempo sono state proposte molteplici associazioni, sia per quanto riguarda la strategia terapeutica (combinazioni tra chirurgia, radioterapia, chemioterapia), sia la cronologia di applicazione (trattamento neoadiuvante o adiuvante). Scopi principali di chemioterapia neoadiuvante sono: ridurre le dimensioni del tumore primitivo, per renderlo aggredibile alla chirurgia, e bersagliare foci micrometastatici sistemici clinicamente occulti, tipicamente molto sensibili all’azione farmacologica. È anche possibile individuare i pazienti che rispondono al trattamento e che possono essere sottoposti a chemioterapia adiuvante in seguito ad asportazione chirurgica del tumore, utilizzando il tumore come marker biologico di risposta a farmaco somministrato. Una scarsa risposta a chemioterapia identifica invece quei pazienti per i quali è necessario valutare seriamente approcci terapeutici alternativi. Dopo asportazione chirurgica di un tumore, il volume che resta (malattia minima residua, sia locale sia sistemica) può essere bersagliato con chemioterapia adiuvante. Le cellule residue presentano, infatti, elevata frazione di accrescimento e sono pertanto sensibili al trattamento chemioterapico, che sarebbe così in grado di eliminare micrometastasi clinicamente occulte. Non devono inoltre essere affrontati i problemi tipici di tumor burden elevato, tra cui ridotto apporto vascolare, ipossia, eterogeneità neoplastica, emergenza di cloni chemioresistenti. L’associazione terapeutica radioterapia locale- chemioterapia sistemica è volta ad ottenere maggiore attività antitumorale (ampliare indice terapeutico), sia su tumore primitivo, sia su micrometastasi sistemiche. Infatti, sebbene il controllo loco-regionale del tumore sia della massima importanza per prolungare intervallo libero, la presenza di micrometastasi compromette la riuscita del trattamento chirurgico/ radioterapico. Combinando le due modalità, si bersagliano volumi neoplastici differenti e si diminuisce la dose sia di chemioterapia sia di radioterapia, riducendo notevolmente la tossicità secondaria a ciascun trattamento. Referenze bibliografiche selezionate: The Chemotherapy Source Book, 3rd edition (2001): by Michael C., Md. Perry (Editor). By Lippincott Williams & Wilkins Publishers Cancer Chemotherapy and Biotherapy: Principles and Practice, 2nd edition (1996): by Bruce A. Chabner, Dan L. Longo (Editors). By Lippincott Williams & Wilkins Publishers The Basic Science of Oncology, 4th edition (2005): by Ian F Tannock, Richard P. Hill, Robert G. Bristow, Lea Harrington (Editors) U.S.A: McGraw Hill. The Biology of Cancer (2006): by Robert A Weinberg (Editor). By CRC Press Taylor & Francis Group