TALIDOMIDE: GLI USI CLINICI ATTUALI E FUTURI La talidomide si sta rivelando un elemento rilevante dell’arsenale terapeutico in gravi situazioni cliniche. Anche dopo il ritiro dal commercio, l’uso di questo derivato dell’acido glutammico non è mai completamente cessato; le prime segnalazioni ufficiali di un suo nuovo impiego clinico hanno riguardato le ricerche condotte in Israele negli anni ’60 per il trattamento di alcune forme dermatologiche della lebbra. Sino ad arrivare agli anni ’90, quando il farmaco è stato utilizzato negli Stati Uniti contro le complicanze ulcerative del cavo orale nei pazienti HIV positivi. Nel 1998 l’FDA ne ha autorizzato l’uso per la terapia sintomatica di alcune complicanze dei pazienti affetti da AIDS, introducendo contestualmente l’obbligo di un sistema di Risk Management per i medici prescrittori, i farmacisti che dispensano il farmaco e i pazienti in trattamento. È un programma che permette il monitoraggio degli eventi avversi: supervisiona prescrizione, dispensazione e dosaggio del farmaco e registra nel database della ditta produttrice pazienti, medici prescrittori e farmacisti dispensatori. Ad oggi l’impiego della talidomide è autorizzato dalle Agenzie regolatorie di alcuni Stati (USA, Francia, Australia, Nuova Zelanda, Turchia, Israele) per il mieloma refrattario o recidivante, che non abbia altre opzioni terapeutiche, e per l’Eritema Nodoso Leproso, una condizione riscontrata in alcuni pazienti affetti da lebbra. La talidomide nel mieloma multiplo È ormai provata l’efficacia del farmaco contro il mieloma multiplo, una grave patologia ematologica. Ha infatti dimostrato di essere una delle prime sostanze capaci di inibire l’angiogenesi, cioè la formazione dei nuovi vasi sanguigni destinati ad alimentare il tumore. Il processo dell’angiogenesi è oggi ritenuto di cruciale importanza, potendo rappresentare uno dei meccanismi fondamentali con i quali il tumore acquisisce un vantaggio di crescita rispetto alle cellule sane. Talidomide è una di quelle molecole che possono consentire di “prendere il tumore per fame”, di non fargli arrivare né nutrimento né ossigeno, secondo la strategia terapeutica che ha reso famoso in tutto il mondo il ricercatore americano Judah Folkman. La sua azione antitumorale era stata individuata negli anni ’90 negli Stati Uniti dando ottimi risultati in pazienti ritenuti incurabili. Attualmente sono numerosi gli studi che confermano la capacità della talidomide di essere preziosa nel curare tanto i mielomi più ostici e refrattari ad altri interventi quanto quelli meno aggressivi e resistenti. La talidomide sta diventando di fatto il farmaco di prima scelta, da utilizzare prima ancora del trapianto, per eliminare quante più cellule neoplastiche possibile. E funziona in otto pazienti su dieci. La talidomide in oncologia Per il suo potenziale ruolo antiangiogenetico nel trattamento di alcuni tumori solidi, esistono evidenze di uso, senza rilevante efficacia, in glioma, melanoma, tumore della mammella, carcinoma renale, ovario e prostatico e, con migliori effetti, nel sarcoma di Kaposi AIDS-correlato. Inoltre la talidomide sembra in grado di contrastare la cachessia e di migliorare il sonno in molti pazienti neoplastici. La talidomide nell’Eritema Nodoso Leproso (ENL) Il trattamento dell’ENL, un tempo limitato all’impiego degli steroidi o della clofazimina, ha di recente trovato nelle proprietà anti-infiammatorie della talidomide un potente ausilio terapeutico. Mediante le sue proprietà immunomodulatorie, essa è infatti in grado di esercitare un efficace meccanismo di azione anti-ENL. Le evidenze di efficacia clinica nel controllo della sintomatologia dell’Eritema Nodoso Leproso sono risultate talmente convincenti che l’Organizzazione Mondiale della Sanità la considera il farmaco di scelta per tale patologia. Gli altri impieghi della talidomide Le nuove opportunità terapeutiche vedono la talidomide utilizzata anche in altre patologie, quali ulcerazioni orofaringee in corso in corso di AIDS conclamato, Lupus Eritematoso Sistemico con manifestazioni cutanee ed articolari, sarcoidosi, nevralgia post-erpetica, malattia di Jessner-Kanof ed eritema polimorfo ricorrente. Talidomide e protocolli di ricerca clinica Al momento il farmaco è inserito in più di 150 trial clinici, per lo più controllati, e non solo in settori quali l’Emato-oncologia e lo studio dei tumori solidi: la talidomide infatti è attualmente presente anche in numerosi protocolli di ricerca in Dermatologia, Pediatria oltre che in programmi di studio per malattie infiammatorie croniche e su base autoimmunitaria.