Nelle sale da musica di un tempo, nei teatri, nelle chiese barocche

cultura | 15
Voce della Vallesina | 27 settembre 2015
NUOVI TEMI TRATTATI DAL FESTIVAL. SPONTINI: LETTERE, CANTATE CAMERISTICHE E UNA PARTITURA INEDITA. LA GRANDE SCUOLA NAPOLETANA
Nelle sale da musica di un tempo, nei teatri, nelle chiese barocche
7 settembre – il lied, in origine canzone popolare tedesca d’argomento
amoroso, nel 18° secolo si trasformò
in forma d’arte grazie a grandi compositori, quali Schubert, Schumann,
Brahms, Wolff, Liszt, diffondendosi
in tutta Europa con caratteristiche simili. Quando Spontini giunse in Francia era diventato un genere musicale
coltivato specialmente nei salotti
parigini. Piacque molto al nostro compositore per l’eleganza, la semplicità,
la poesia dei testi, spesso di grandi autori. Spontini conosceva bene
il francese, più del tedesco e si trovò a suo agio nel comporre numerosi
lieder. Da diverse raccolte sono state
estratte quelle presentate per il concerto ‘Note da Parigi’, ascoltato nella
fantastica cornice della Galleria Pianetti, dall’Amakheru Duo: Francesco
Santoli, tenore, Simone Di Crescenzo, pianoforte. Ad una impressione
immediata ci si accorge come il ‘700
sia ormai completamente dimenticato. Le ampie arcate sonore del canto
richiamano arie d’opera o serenate. Il
romanticismo è ormai entrato nella
musica. Ha i colori delicati dell’alba,
non ancora quelli accesi del mezzogiorno. La voce si estende con naturalezza, senza forzature. L’impostazione richiesta dalla lingua francese,
abilità a cui non molti cantanti lirici
sanno adattarsi, non crea problemi
alla voce dal timbro chiaro e squillante dell’interprete. Tra un brano e l’altro sono lette da Gabriele Marchesini
alcune lettere tratte dall’epistolario
familiare di Spontini. Sono le ultime
inviate da Parigi e parlano soprattutto delle disposizioni relative ai lasciti
in beneficenza a Maiolati. Per questi
soprattutto desiderava essere ricordato il compositore, consapevole, come
scrive in altre lettere, della caducità
degli onori. Grazie all’eccellente sodalizio instaurato fra pianista e interprete è stato dunque riportato alla
luce un repertorio che racconta quale
fosse la fruizione musicale nei salotti
nobili dell’800, dove dame in crinolina bisbigliavano sorridendo maliziose
dietro ventagli di pizzo e signori in
frac centellinavano sapientemente
bicchierini di rosolio e di assenzio .
8 settembre – Perché invocare nel
dolore o nella gioia soltanto la madre?
Perché non considerare anche quanto
sia importante il ruolo del padre nel
rapporto fra genitori e figli? Lo ‘Stabat Mater’ di Pergolesi ha suggerito
questa riflessione a Silvano Sbarbati, autore di un testo teatrale, ‘Stabat Mater, stabat Pater’, di ermetica
sinteticità. Lo presenta nel Teatro
Moriconi il gruppo Social Opera Team
delle Comunità Terapeutica Algos –
Oikos Onlus. Ai ragazzi sono affidate
poche frasi concise, frammentarie,
nemmeno molto comprensibili per la
mancanza di microfoni. Esprimono il
disagio di un difficile rapporto, di una
comunicazione impossibile causata
da voci discordanti che generano disorientamento. Nel labirinto il figlio
si smarrirà, ma continuerà comunque
a cercare d’istinto un padre. Lo raccontano i ragazzi della comunità che
l’hanno trovato in don Giuliano Fio-
FOTO BINCI
FOTO BINCI
rentini, loro ‘padre putativo’. È lui
che al termine aggiunge altre spiegazioni alla breve performance. Appaiono gioiosi i ragazzi dietro le quinte,
certo soprattutto perché hanno capito quanto contino affetto, amicizia,
solidarietà. David Uncini ha ristrutturato per la sua tromba lo ‘Stabat’
di Pergolesi, che ha schematizzato e
trasformato in un commento accorato,
nostalgico come un soul.
9 settembre – La scuola musicale napoletana non sarebbe nata o per lo
meno non avrebbe avuto in Europa la
stessa autorevolezza senza Alessandro
Scarlatti, grande innovatore, genio
fertilissimo. Nella sua numerosa famiglia due figli – il sesto, Domenico,
e Pietro Filippo – furono anch’essi
musicisti, come pure due fratelli di
Alessandro, Francesco Antonio e Tommaso, nonché Giuseppe, figlio di uno
di questi. Fu una vera, solida dinastia
che dominò il mondo musicale per oltre un secolo. Dallo sterminato repertorio di Alessandro, Domenico e Pier
Filippo Scarlatti sono state selezionate alcune composizioni per il concerto
d’organo di Andrea Coen, ‘Di padre
in figlio’, presentato nella chiesa di
S. Stefano a Maiolati e adatte a mostrare anche la diversità di carattere
dei tre compositori. Ai ramificati arabeschi della Toccata VIII di Alessandro
Scarlatti descritti con prorompente
fantasia del musicista si contrappone
la pensosa razionalità di tre Sonate
di Domenico; a queste l’estrosa eleganza del Capriccio di Pier Filippo. Bis
fuori programma è l’Offertorio, di gusto più teatrale che sacro, del gesuita
Domenico Zipoli. L’organo Callido ha
esaltato lo splendore delle partiture e
i pregi dell’interpretazione.
10 settembre – Andrea Coen è di
nuovo nel Teatro Comunale di Montecarotto nel concerto per cembalo
‘Tastiera napoletana’. Da ascoltare,
oltre a Pergolesi, Alessandro e Domenico Scarlatti, altri compositori
meno noti, alcuni dei quali antecedenti alla vera e propria ‘scuola napoletana’: Antonio Valente che, pure
cieco dalla nascita, divenne organista
e compositore; Ascanio Mayone e Carlo Gesualdo che fu amico del Tasso di
cui musicò alcune liriche ed ebbe tormentate esperienze di vita; Gregorio
Strozzi, già prossimo alle galanterie
del rococò; Francesco Geminiani e
Pietro Domenico Paradisi, londinese
d’adozione. A loro molto deve la diffusione in Europa della nostra fiorente
scuola musicale. Andrea Coen conosce
bene il teatro di Montecarotto dove
ha anche effettuato nel 2009 alcune
incisioni. Difficile decidere se la sua
abilità di interprete sia più eccellente
come organista o come clavicembalista o come fortepianista. Ulteriore
prova di bravura nel bis: la Sonata 132
di Domenico Scarlatti, questa volta
spericolatissimo.
11 settembre – Attesa per l’evento
‘clou’ del Festival: la prima esecuzione assoluta dell’aria ‘Cari figli, alme
innocenti’ di Spontini, di recente acquistata, dietro segnalazione della
musicologa Elisa Morelli, dal comune di Maiolati Spontini. La partitura
è esposta nel foyer. Non presenta,
come quelle di Mozart, cancellature
o ripensamenti. La scrittura, nitidissima, segnala la chiarezza e l’ordine
mentale del compositore. Nella revisione critica Federico Agostinelli
ha supposto che si tratti di un’aria
da eseguire nel contesto di un’opera lirica, in sostituzione di un’altra o
per valorizzare un ruolo. L’interpretazione, che attiene ad un’eleganza
neoclassica, è del mezzosoprano Antonella Colaianni. Si può a margine
annotare che il testo non tiene conto
di quanto racconta Omero, secondo
il quale Andromaca ebbe soltanto un
figlio, Astianatte, precipitato da Pirro dalle mura della città o, secondo
altre fonti, salvato e destinato a fondare un’altra Troia. Ma tant’è: i poeti
possono concedersi qualche licenza
letteraria. Altro comunque riserva
il concerto. La Sinfonia n° 6 di F.J.
Haydn è da alcuni riguardata, certo
non conformemente alle intenzioni
dell’autore, come un ‘poema sinfonico ante litteram’ poiché descrive le
ore del giorno scandite in ‘Mattino,
Pomeriggio e Sera’. Nell’interpretazione dello stesso mezzosoprano è
ascoltata poi l’aria ‘Solo un pianto
con te versare’ dalla ‘Medea’ di Cherubini. Il confronto con la Callas non
ha affatto impensierito Antonella Colaianni. Senza ombre la prestazione
dei ‘Virtuosi Italiani’, sempre ammirevoli per proprietà e correttezza
stilistica.
12 settembre – Tra le novità del Festival di quest’anno vi è una riduzione d’epoca per quartetto d’archi
della Sinfonia della ‘Vestale’. Una
rarità che spiega come il grande
successo dell’opera richiedesse di
questa trascrizioni adatte a far conoscere il melodramma anche in ambienti più ridotti di quelli dei grandi
teatri. I Virtuosi Italiani hanno recuperato la partitura per presentarla
nel Teatro ‘P. Ferrari’ di S. Marcello.
Ne hanno offerto una lettura di intenso afflato lirico, tanto applaudita
da essere alla fine replicata. Ancora
in programma la Sonata a quattro
n° 1 di Rossini che la compose ‘per
gioco’ a soli dodici anni, esaltata in
questa occasione da un organico raddoppiato. Incastonata nel concerto
un’altra perla: il Quintetto per archi
e clarinetto di C.M. Weber, primo
esponente del romanticismo musicale tedesco. Vita breve, ma intensa
e una produzione priva di influenze
italiane. Ebbe una predilezione per
il clarinetto che valorizzò in diverse
composizioni dedicate ad un virtuoso
dello strumento, H.J. Baermann, per
il quale scrisse anche questo quintetto costellato di arditezze da brividi.
Un esecutore d’eccezione: Giampiero Sobrino. Gli applausi l’hanno fermato solo il tempo di concedere un
bis (ancora Weber), poi è scomparso.
Chi l’ha visto? Non qualcuno del pubblico, rimasto beatamente in teatro
per ascoltare l’elegiaca Serenata op.
22 di A. Dvorăk che ha concluso in
bellezza la serata.
13 settembre – Solenne celebrazione
liturgica in duomo con l’esecuzione
della Messa in do min. di Francesco
Durante accostata ad altre composizioni di W. F. Bach e di altri due
musicisti appartenenti alla scuola
napoletana, David Perez e Leonardo
Leo. Musica composta nel tempo in
cui la cattedrale fu edificata, per di
più dove Pergolesi fu battezzato ed
eseguita secondo la prassi di allora
con coro, solisti ed orchestra collocati dietro l’altare. È il magnifico
Ghislieri Choir & Consort, diretto dal
M° Giulio Prandi. Non si può chiedere di più, di meglio, di più appropriato ad un recupero filologico. Quanto
visto e ascoltato ha dato prova che
nessuna arte come la musica può
avvicinare a Dio e rendere sublime
la preghiera. Parole toccanti sono
state pronunciate nella preghiera dei
fedeli dallo stesso direttore artistico
del Festival, Giovanni Oliva. Hanno
ricordato Pergolesi, Spontini, Francesco Degrada, Valeria Moriconi, Virna
Lisi, il segno che essi hanno lasciato
nell’arte e nella cultura, la loro inestimabile eredità.
Impossibile ancora chiudere il sipario
sui numerosi eventi del Festival. Ne
riparleremo.
Fotoservizio
Augusta Franco Cardinali
Nella prima foto il duo Francesco
Santoli, tenore, Simone Di Crescenzo, pianoforte; nella seconda
il gruppo Social Opera Team; nella
terza Andrea Coen al Teatro Comunale di Montecarotto; nella quarta
la partitura di Spontini; nella quinta I Virtuosi Italiani al Teatro di San
Marcello; nella sesta il Ghislieri
Choir & Consort.