Comunicato stampa Jesi (AN), 30 agosto 2016 Tutta la Piazza dedicata a Federico II a Jesi, giovedì 1 settembre ore 21, sarà animata da acrobazie aeree, una statua imponente, musica e sorprese per l’inaugurazione del XVI Festival Pergolesi Spontini. Nel luogo dove è nato nel 1194 l’Imperatore svevo andrà in scena una grande macchina teatrale pronta a coinvolgere il pubblico con virtuosismi circensi, canto, recitazione, danza, musica elettroacustica, evoluzioni aeree e animazioni di luce per la prima rappresentazione assoluta dell’opera musicale “Il volo dell’aquila”, festa teatrale di Franco Dragone con musica di Fabrizio Festa. Inaugurazione a Jesi del XVI Festival Pergolesi Spontini, giovedì 1 settembre alle ore 21, con un grande spettacolo: “Il volo dell’Aquila”, festa teatrale ideata da Franco Dragone, creatore di eventi conosciuti in tutto il mondo tra cui le regie per il Cirque du Soleil, e la cerimonia di inaugurazione dei Mondiali di Calcio del Brasile del 2014. In prima rappresentazione assoluta, l’opera musicale è dedicata a Federico II di Hohenstaufen ed avrà luogo nella piazza di Jesi dove nacque il grande Imperatore svevo, il 26 dicembre del 1194. La narrazione è costruita intorno al racconto della nascita di Federico e alla figura della madre, Costanza d’Altavilla, che secondo la leggenda partorì sotto una tenda alla presenza alla presenza delle autorità civili e religiose della città, proprio in questo luogo dove a breve sorgerà un Museo dedicato all’Imperatore. Si tratta di una nuova produzione e di una nuova commissione della Fondazione Pergolesi Spontini, in collaborazione con MaterElettrica e con Scuola di Musica elettronica e applicata del Conservatorio “E.R. Duni” di Matera. In scena, su un palco ottagonale e sotto una statua alta cinque metri che riproduce la madre di Federico II, oltre 130 artisti, con voci, cori polifonici, strumenti elettronici, artisti di circo contemporaneo, giochi di luce, recitazione e danza. L’azione scenica con la musica e la direzione di Fabrizio Festa, la drammaturgia di Vincenzo De Vivo, e la regia di Gianpiero Francese propone le confessioni di un’Imperatrice, Costanza d’Altavilla, con testo del monologo a cura di Virginia Virilli, giovane scrittrice e autrice teatrale che pubblica per Feltrinelli, e testi poetici da Virgilio (Bucoliche, Egloga IV), Dante (Paradiso, canto terzo), e dallo Stabat Mater di Jacopone da Todi. Elementi scenografici e costumi sono di Benito Leonori, il video design di Luca Agnani; orchestrazione elettronica di Gianpaolo Cassano, Manuel Tricarico, Andrea Salvato, Antonio Colangelo, Fabrizio Festa. Protagonista nel ruolo di Costanza d’Altavilla è l’attrice Diletta Masetti, cantano il soprano Yuliya Poleshchuk ed il controtenore Ilham Nazarov. Suona MaterElettrica Ensemble. Il Coro Polifonico del Festival diretto da Maruska Di Giannatale è composto da 62 artisti del territorio, provenienti dal Coro Federico II di Jesi, dalla Corale San Francesco d’Assisi di Jesi, dalla Corale Santa Lucia di Jesi, dal Coro Gaspare Spontini di Maiolati Spontini e dal Coro Vox Nova di Fabriano. Danzatori Federica Posca e Giuseppe Ranieri, gli artisti di circo contemporaneo sono Davide De Bardi, Giulio Lanfranco, Alessandra Maida, Marino Mezzogiorno Brown. Nei movimenti di massa, sono impegnate oltre 60 persone formate da Franco Dragone e Giuliano Peparini nel corso di un workshop gratuito organizzato a Jesi nei giorni scorsi. Il XVI Festival Pergolesi Spontini, organizzato dalla Fondazione Pergolesi Spontini, proseguirà fino al 25 settembre nei teatri e nei luoghi d’arte di Jesi, Maiolati Spontini e altre città della provincia di Ancona, con 15 appuntamenti tra opere, concerti e spettacoli di teatro musicale. In programma, un viaggio in musica dal XII secolo ai giorni nostri attraverso l’albero genealogico di Federico II di Hohenstaufen, imperatore del Sacro Romano Impero e re di Sicilia. Una festa teatrale di FRANCO DRAGONE Nell’immaginario di un uomo nato nel sud dell’Italia Federico II ha un posto particolare. I suoi castelli non sono lontano da Cairano, il mio paese natale, e le tradizioni popolari che ho conosciuto da bambino si rifanno a lui nelle storie e nelle canzoni d’origine più antica: re, imperatore, sapiente, poliglotta, mago, anticristo, campione nella caccia al falcone, poeta innamorato delle donne cristiane e saracene. Quando William Graziosi mi ha parlato del legame profondo tra Federico e Jesi, del museo che verrà aperto tra breve sulla piazza dove l’Imperatore è nato, del Pergolesi Spontini Festival a lui dedicato, mi sono sentito coinvolto in modo spontaneo nell’omaggio allo Stupor mundi, la meraviglia del mondo. Il volo dell’Aquila non è una rievocazione storica, è una festa teatrale, che attraverso la memoria di uno splendido passato, parla il linguaggio del nostro tempo: la voce, la musica elettroacustica, la luce, i linguaggi del corpo – recitazione, danza, virtuosismo circense – sono quelli della nostra epoca. I contenuti, invece, vengono da lontano: la poesia di Virgilio, di Dante e di Jacopone, il ricordo di una donna, l’Imperatrice Costanza, che nella piazza di Jesi diede alla luce Federico, l’orgoglio della Città regia fedele all’Impero anche se apparteneva agli stati del Papa. Nasce da qui un progetto più vasto, pensato per i tanti luoghi legati all’Imperatore: piazze e castelli, cattedrali e città murate nel sud dell’Italia. Ma per Federico occorre guardare lontano, a nord verso la Germania, a sud verso Cipro e Gerusalemme. La musica di FABRIZIO FESTA Quando sono stato invitato a comporre e realizzare la partitura per Il Volo dell’Aquila, ho immediatamente sentito che non doveva trattarsi di musica descrittiva, didascalica, quasi si dovesse trattare di una sorta di colonna sonora. Simile, cioè, nella tipologia e nelle sonorità a quel medievalismo cine-televisivo, che oggi va tanto di moda. E non per una forma di snobismo. Al contrario, le applicazioni musicali sono la linfa stessa della musica fin dai suoi primi passi. In questo caso, però, è prevalso il convincimento che la forza della musica sia proprio quella di essere contemporanea a prescindere da qualsiasi altra considerazione e che il suo essere nel presente – autonoma, suggestiva, emozionante – sia la ragione stessa del suo permanere al centro di tutte le culture del pianeta. Una contemporaneità irrobustita dal potersi confrontare con l’energia dell’ecloga virgiliana, con i versi di Dante e Jacopone da Todi, tutti testi che già di per sé godono di una loro autonomia, e in certo senso sono sia dentro, sia al di fuori della storia. Peraltro, sono già molte le esperienze, teatrali e concertistiche, nelle quali ho potuto sperimentare proprio l’intrecciarsi di strumentazione digitale, elettroacustica, acustica e voci. Esperienze che mi hanno permesso di approfondire e calibrare quell’estensione dei timbri, che dall’invenzione del theremin ad oggi ha così ampliato le possibilità tanto del compositore quanto dell’interprete. Oggi possiamo peraltro lavorare in maniera tecnicamente efficace anche sulla distribuzione spaziale delle sorgenti sonore e sull’utilizzo controllato di tutti quei fenomeni, che caratterizzano la propagazione del suono. Di conseguenza, proprio le potenzialità messe a nostra disposizione dal digitale e dall’elettroacustica ci permettono di immaginare non solo la partitura in senso stretto, ma anche la sua performabilità negli spazi. Una partitura, adeguata alla piazza, in cui prenderà vita, e ai protagonisti di cui Il Volo dell’Aquila parla.