Effetto climatico sulle produzioni di capre “Camosciate

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Effetto climatico sulle produzioni
di capre “Camosciate delle Alpi”
allevate in Calabria
73
O
l
A. DI ROSA1, A. PALUCCI2, A. ZUMBO1
1
Dipartimento di Morfologia, Biochimica, Fisiologia e Produzioni Animali, Facoltà di Medicina Veterinaria,
Università degli Studi di Messina
2
Medico Veterinario
RIASSUNTO
La riduzione dell’appetito e dell’ingestione alimentare vengono osservate comunemente in capre soggette a temperature ambientali elevate, ad un elevato irraggiamento solare sia diretto che indiretto, ed elevata umidità ambientale. Secondo la teoria
del riscaldamento globale, un rilevante incremento della siccità è previsto in tutto il mondo, pertanto, negli allevamenti sarebbe strategico migliorare la capacità degli animali a reagire allo stress ambientale. In quest’ottica si è intrapreso uno studio sullo stress termico su una razza selezionata di capra da latte con l’obiettivo di esaminare la relazione tra produzione di latte e alte temperature. Essendo queste, infatti, un fattore limitante nella produzione lattiero-casearia in climi caldi, la scelta di alcuni
allevatori nel sud Italia, cioè quella di allevare capre di razze alpine ad elevata produzione con il metodo estensivo tradizionale, potrebbe rilevarsi un insuccesso. Pertanto è stato analizzato l’effetto dell’indice temperatura-umidità (THI) sulla produzione lattea di capre di razza Camosciata. È stato utilizzato un allevamento come studio preliminare e sono state prese in considerazione due lattazioni successive (2009-10 e 2010-11) appartenenti a 95 capre con un totale di 709 giorni di prova. È stato
applicato un modello di regressione multipla includendo, come effetti fissi, il numero di capretti, l’interazione tra i giorni di
lattazione * il numero di lattazioni ed il THI. Inoltre, sono state utilizzate le informazioni meteo degli stessi giorni di campionamento. Sulla base dei dati preliminari, le capre dell’azienda considerata, anche se allevate in un ambiente più caldo di quello alpino, non sembrano risentire del clima differente. Tuttavia sono necessarie ulteriori analisi per confermare tali risultati.
PAROLE CHIAVE
Stress termico, capra Camosciata delle Alpi, produzione.
INTRODUZIONE
Diversi paesi Mediterranei, tra cui Spagna, Portogallo, Francia, Italia e Grecia, sono caratterizzati, nei mesi estivi, da condizioni climatiche talora estreme. In queste condizioni, le
elevate temperature, le radiazioni solari dirette e indirette, la
velocità del vento e l’umidità relativa sono i fattori ambientali che determinano lo stress da caldo negli animali in produzione1,2. In tali aree, dunque, lo stress termico incide notevolmente sulle produzioni zootecniche ed in particolare sulla produzione di latte3.
L’accrescimento, la produzione di latte, la riproduzione, sono
tra le funzioni biologiche maggiormente soggette allo stress
termico e possono pertanto essere utilizzate come indicatori
di benessere.
Sia lo stress termico che l’avanzamento delle fasi di lattazione concorrono a ridurre la mobilizzazione delle riserve corporee per la produzione lattea, inducendo un peggioramento sia nella quantità che nella qualità del latte prodotto4.
Non va ignorato, inoltre, che l’intera produzione di latte
ovino e gran parte di quello caprino è destinata alla caseificazione e, di conseguenza, si richiede latte ad alto contenu-
Autore per la corrispondenza:
Ambra Di Rosa ([email protected]).
to di grasso e proteine per la produzione di formaggi di elevata qualità. Lo stress da caldo può influire sulla composizione del latte inducendone una riduzione sia in contenuto
di grasso che di proteine, attraverso un meccanismo legato
all’aumento di concentrazione di un frammento di β-caseina5. Le alte temperature ambientali, inoltre, possono portare ad uno sbilanciamento nel contenuto minerale plasmatico, dovuto principalmente alla riduzione di sodio, potassio,
calcio e fosforo e all’aumento di cloruri6,7,8; ne risente, comunque, tutto lo stato di salute dell’animale, compreso,
dunque, lo stato sanitario della mammella. Il manifestarsi di
differenti forme mastitiche comporta un conseguente aumento del contenuto in cellule somatiche, i cui effetti deleteri sui processi di trasformazione sono noti. Per ridurre
l’effetto negativo che lo stress termico induce sugli animali,
sono state studiate e concepite diverse strutture. Tuttavia,
queste non sempre sono risultate sufficienti a mitigare gli
effetti delle elevate temperature e dell’umidità relativa; inoltre sono difficilmente compatibili con i particolari sistemi
produttivi estensivi strettamente legati al pascolo che ancora oggi caratterizzano l’allevamento caprino. In tal caso, una
soluzione tecnicamente valida per migliorare la resistenza
degli animali allo stress termico può essere perseguita attraverso la selezione o l’incrocio, al fine di ottenere animali
maggiormente tolleranti al caldo. Negli ovini si è ampiamente studiata la risposta allo stress termico in funzione di
una serie di misurazioni individuali come la temperatura
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Effetto climatico sulle produzioni di capre “Camosciate delle Alpi” allevate in Calabria
rettale, la frequenza respiratoria, il volume di aria corrente e
altre funzioni fisiologiche, che rappresentano meccanismi di
reazione allo stress stesso9. Per i bovini da latte, è stata proposta una metodologia che prevede l’impiego delle informazioni climatiche provenienti dalle stazioni metereologiche in combinazione con gli archivi anagrafici e produttivi
dei bovini, normalmente utilizzati per le valutazioni genetiche. Tale metodologia presenta un duplice vantaggio: non
necessita di nessuna misurazione individuale sull’animale e
l’archivio di informazioni a disposizione diventa grande
tanto quanto quello utilizzato per le valutazioni genetiche
nazionali. Il metodo si basa su un modello test-day con regressioni casuali sulla funzione di resistenza al caldo. La funzione di resistenza al caldo è una funzione matematica che
mette in relazione l’effetto dello stress da caldo sulla produzione di latte o su altri caratteri con un indice di temperatura fisiologico. L’indice generalmente utilizzato per la valutazione dello stress termico è “l’indice temperatura-umidità”,
che si basa sulla temperatura dell’aria e sull’umidità relativa.
Questo può essere calcolato utilizzando la formula proposta
da Kelly e Bond10. Ravagnolo e coll.11 e Ravagnolo e Misztal12
hanno con successo applicato questa nuova metodologia
sulle bovine da latte e Finocchiaro e coll.13 hanno dimostrato la validità della stessa anche sulle pecore in lattazione. Recentemente numerose indagini sono state rivolte allo studio
di numerosi parametri fisiologici, ematologici ed ematochimici sia nella capra che nel capretto evidenziando, in particolare, l’influenza delle stagioni14,15, dell’età e del diverso periodo produttivo16,17,18,19,20 sul metabolismo energetico di
questa specie. Considerando il ruolo che la caprinicoltura
può svolgere nelle aree meridionali e insulari, e ponendo
una maggiore attenzione verso la produzione del latte e segnatamente sul valore dei suoi derivati, lo scopo della presente ricerca è stato quello di realizzare un’indagine sulla
“Capra Camosciata delle Alpi”, al fine di approfondire la conoscenza della composizione fisico-chimica del latte e della
sua attitudine alla trasformazione casearia. Tale razza, infatti, è stata oggetto di numerosi studi e programmi di selezione negli ultimi decenni, in quei territori ad essa congeniali;
poco, però, si conosce circa l’adattamento ai nuovi territori
(meridionali ed insulari) in cui sempre più frequentemente
si sceglie l’allevamento di razze ad alta produzione come,
appunto, la Camosciata delle Alpi. Si è voluto, dunque, fornire un contributo alla conoscenza delle performances di
questa razza, inquadrato nell’ottica dell’adattamento all’ambiente circostante. Volendo valutare il benessere di soggetti originari delle aree settentrionali con temperature moderate anche in estate nonché la risposta all’ambiente esterno in maniera oggettiva, si è scelto un allevamento in cui
tutti gli animali erano iscritti al Libro Genealogico e provenienti, nello stesso periodo, dalla medesima zona della Francia. Si è optato, nella valutazione del loro benessere, per l’approccio funzionale, valutando i parametri produttivi e mettendoli poi in relazione con quelli ambientali.
MATERIALI E METODI
Per la ricerca, sono state utilizzate 95 capre Camosciata delle Alpi, di diversa età ed ordine di parto, provenienti da un
allevamento sito in provincia di Cosenza. Per ogni animale
è stata allestita una scheda in cui sono stati annotati il nu-
mero identificativo dell’animale ed i dati raccolti nel corso
della sperimentazione. Durante la lattazione, con cadenza
quindicinale, è stato effettuato il controllo individuale della quantità di latte prodotto nel corso di due mungiture
giornaliere, effettuate alle ore 7:00 ed alle ore 16:00. Contemporaneamente sono stati prelevati campioni individuali di latte per la determinazione del grasso, delle proteine
totali e del lattosio (MilkoScan FT2 - FOSS); è stata effettuata la conta delle cellule somatiche (CCS) (Fossomatic
FC - FOSS) e determinati il pH (Orion EA 940) e l’acidità
titolabile (°SH) (Soxhlet Henkel/100 ml). L’attitudine alla
trasformazione casearia è stata valutata utilizzando i parametri r (tempo di coagulazione espresso in min), k20 (velocità di formazione del coagulo espressa in min) e a30 (consistenza del coagulo espressa in mm) utilizzando caglio
Hansen Standard (200 ul/10 ml di latte) mediante lattodinamografo Formagraph (Foss Electric Hillerod, Denmark).
Relativamente allo studio preliminare dell’effetto climatico
sulla produzione, intesa come manifestazione di uno stato
di benessere o malessere dell’animale, l’indagine è stata
condotta su 709 controlli individuali appartenenti alle 95
capre in esame. I controlli funzionali sono stati forniti dall’Associazione Provinciale Allevatori di Cosenza. Per questo
primo approccio sono state considerate due lattazioni
(2009-2010 e 2010-2011). Per ogni soggetto erano disponibili le seguenti informazioni: produzione di latte giornaliera, tenore in grasso, proteine, lattosio e CCS. Il punteggio di
cellule somatiche è stato trasformato con la seguente formula logaritmica
Log2 (CCS/100) +3 (Ali & Shook, 1980)21
Inoltre, per ogni soggetto, sono state prese in considerazione
le seguenti informazioni: data di parto, tipo di parto (singolo, o plurimo) e numero di lattazioni. Si è proceduto a calcolare i giorni di lattazione (DIM), come differenza tra la data
del controllo funzionale e la data del parto; successivamente
i DIM sono stati raggruppati in 8 classi, ogni classe costituita da 30 giorni. Inizialmente, sono state calcolate, per tutte le
variabili, le statistiche descrittive di base e le correlazioni di
Pearson22. Per stimare l’effetto degli agenti atmosferici sulle
produzioni quanti-qualitative di questa razza caprina, sono
state utilizzate le informazioni di temperatura e umidità relativa fornite da una stazione metereologica situata in prossimità dell’azienda oggetto di studio23. In base a queste informazioni metereologiche, è stato calcolato l’indice di temperatura umidità (THI) così come proposto da Kelly e Bond10;
tale indice esprime in un unico valore la temperatura e l’umidità relativa, mettendoli in relazione.
THI={T- [0.55 * (1 - RH)]*(T - 14.4)}
Considerato che il THI è frequentemente usato come indicatore del grado di stress termico per gli animali, in questo caso sono stati stimati due differenti THI in funzione della
temperatura (minima o massima) e in funzione dell’umidità
relativa (notturna e diurna). Pertanto, il THI1, è stato calcolato tenendo in considerazione la temperatura minima fornita dalla stazione metereologica e l’umidità relativa notturna; il THI2, invece, teneva in considerazione la temperatura
massima e l’umidità relativa diurna. Per stimare questo effetto è stato utilizzato un semplice modello di regressione multipla che mette in relazione l’indice THI con fattori dipendenti dall’animale.
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Yijkl = µ + LSi + DIMj * NUMk + THIl + eijkl
dove:
Yijkl è la produzione quanti-qualitativa di latte nel giorno del
controllo;
µ è la media totale;
LSi è l’effetto del tipo di parto (singolo o gemellare i = 1,2);
DIMj * NUMk è l’interazione dell’effetto delle classi di DIM
(j = 1 a 8) per il numero di lattazioni (k = 1,2);
THIl è l’effetto del kesimo indice THI (l = 1 a 7);
eijkl è l’errore.
RISULTATI E DISCUSSIONE
Dopo analisi accurata dei dati raccolti nel corso della sperimentazione, per tutte le variabili, sono state calcolate le medie e le deviazioni standard, sia per ogni mese di mungitura
sia per l’intero periodo di prova (Tabella 1). È stata inoltre
valutata la media dei parametri lattodinamografici nel corso
della prova, sempre discriminando i mesi di prelievo (Tabella 2), in modo da ottenere un quadro più chiaro della potenzialità di questi animali a produrre un latte adatto alla caseificazione. Osservando le tabelle si può notare un sensibile
aumento delle cellule somatiche (2416 ad aprile vs 3720 a
giugno) e una riduzione della quantità di latte individualmente prodotto (da 1,66 kg ad aprile a 1,18 kg nel mese di
giugno); gli standard qualitativi (grasso e proteine), invece,
sono sovrapponibili a quelli tipici della razza riportati in Tabella 3 (grasso: 3,62 vs 3,40%; proteine: 3,16 vs 3,31%). Per
quanto riguarda l’attitudine alla caseificazione del latte analizzato, si nota un peggioramento graduale man mano che si
Tabella 1 - Valori medi della produzione e composizione del latte
nei singoli mesi presi in esame.
Mese di lattazione
Aprile
Maggio
Medie
Giugno
PT(kg)
118,05
70,80
89,50
92,78
PI (kg)
1,66
1,00
1,18
1,28
Grasso (%)
3,80
3,33
3,81
3,62
Proteine (%)
3,36
3,20
3,01
3,16
Log CCS
2416
1409,9
3720,8
2535,6
Lattosio (%)
4,41
4,50
4,15
4,35
Caseine (%)
2,39
2,39
2,07
Urea (%)
28,51
36,92
25,57
va avanti nei mesi di lattazione, con un significativo aumento di r (9,77 ad aprile vs 11,42 min. a giugno) ed una diminuzione di a30 (da 18,59 di aprile a 16,67 mm di giugno), il
tutto avvalorato dalla percentuale di caseina riscontrata, che
da 2,39% nel mese di aprile, scende a 2,07% in giugno. Ciò
può, senz’altro, essere considerato un indicatore dello stato
di benessere degli animali. Infatti, l’improvviso arrivo del
caldo nei primi giorni del mese di giugno e la conseguente riduzione delle ore di pascolamento, ha probabilmente influito negativamente sulla produzione del gregge. Questo fenomeno è da tenere presente per una corretta gestione dell’allevamento dal momento che la scelta di una razza di indubbia capacità produttiva è solo uno dei parametri fondamentali per una sana economia aziendale. In altre parole, i risultati fin qui ottenuti indicano che non è sufficiente allevare
capi di alta genealogia, essendo il miglioramento direttamente proporzionale alle esigenze degli animali. Se da un lato, dunque, la percentuale in grasso e proteine del latte prelevato non ha risentito dello stress adattativo messo in atto
dalle capre (e ciò a conferma della rusticità ancora intrinseca di questa specie), dall’altro la quantità e la qualità finalizzata alla caseificazione, nonché il notevole aumento delle cellule somatiche riscontrate, fanno intendere che “alta genealogia” significa “alte esigenze” gestionali e tempi di adattamento ancora difficilmente valutabili. Per quanto riguarda
gli effetti del clima che si è voluto preliminarmente mettere
in relazione con i parametri produttivi, in Tabella 4 sono riportate le medie, le deviazioni standard e il range (minimo-
Tabella 3 - Valori medi ottenuti su un campione di 8222 soggetti
di razza Camosciata delle Alpi in lattazione. Durata della lattazione:
231 d. (Dati AIA, 2010).
Categoria
n.
Primipare
1681
346
3,44
3,32
Secondipare
2541
520
3,41
3,34
Terzipare ed oltre
4000
550
3,36
3,28
TOTALE
8222
472
3,40
3,31
Tabella 4 - Medie, deviazioni standard, valore minimo e massimo
dei parametri studiati.
Media±DS
Range
2,27
Produzione latte individuale
quotidiana media (kg)
0,94±0,38
0,20-3,00
30,70
Grasso (%)
2,98±0,77
1,2-6,7
Proteina (%)
2,60±0,71
1,0-8,6
Lattosio (%)
3,98±0,92
1,0-6,6
938,71±3206
2-29169
Temperatura massima (°C)
23,64±7,17
7,8-46,00
Umidità giornaliera (%)
54,44±12,82
12,00-98,20
CCS
Tabella 2 - Medie stimate dei parametri lattodinamografici.
Mese
di lattazione
pH
°SH.
r
(min)
k20
(min)
Latte (kg) Grasso (%) Proteine (%)
Variabile
PT: produzione lattea quotidiana media dell’intero gregge preso in esame.
PI: produzione media individuale quotidiana.
a30
(mm)
Aprile
6,63
7,20
9,77
3,27
18,59
Maggio
6,61
7,25
9,40
4,10
14,44
Giugno
6,61
8,55
11,42
3,27
16,67
Valori medi
6,62
7,67
10,20
3,55
16,57
75
Temperatura minima (°C)
11,48±7,17
-3,2-27,00
Umidità notturna (%)
76,00±12,82
22,00-99,9
Indice temperatura umidità
notturno (THI1) (°C)
12,87±4,22
5-18
Indice temperatura umidità
diurno (THI2) (°C)
23,54±2,80
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Tabella 5 - Coefficienti di correlazione semplice di Pearson (sopra la diagonale) dei parametri studiati. In tabella sono riportati solo i valori
significativi (*P≤0,001).
PG (g/d)
G (%)
P (%)
L (%)
SCS
PG
(g/d)
G
(%)
P
(%)
L
(%)
1
0,29
0,12
0,16
1
0,25
0,22
1
0,29
1
SCS
T
min
U/n
T
max
0,28
-0,61
0,09
-0,31
-0,17
-0,60
-0,34
0,22
-0,22
-
-
-0,14
-0,22
-0,08
0,36
-
-0,22
0,15
-0,32
-
0,08
0,34
-0,05
-0,16
1
-0,16
-0,33
-0,51
-0,17
-0,11
1
-0,54
0,85
-0,33
0,99
0,85
1
-0,69
0,90
-0,52
-0,47
1
-0,66
0,83
0,95
1
-0,30
-0,44
1
0,85
T min
U/n
T max
U/d
THI1
(ºC)
THI2
(ºC)
-0,25
U/d
THI1 (ºC)
THI2 (ºC)
1
PG: produzione giornaliera. G: percentuale di grasso. P: percentuale di proteine. L: percentuale di lattosio. SCS: punteggio in cellule somatiche.
T min: temperatura minima giornaliera. U/n: umidità notturna. T max: temperatura massima giornaliera. U/d: umidità diurna.
THI1: indice di temperatura e umidità relativa, sulla base della temperatura minima e umidità notturna.
THI2: indice di temperatura e umidità relativa, sulla base della temperatura massima e umidità diurna.
massimo) di tutte le variabili considerate. In Tabella 5 sono
riportati i coefficienti di correlazione di Pearson. È evidente
che esiste una relazione tra i parametri produttivi e gli effetti climatici; in generale all’aumentare o diminuire della temperatura corrisponde una diminuzione della produzione in
entrambe le circostanze. Per quanto riguarda il punteggio di
cellule somatiche (SCS), sembrerebbe che all’aumentare o
diminuire della temperatura e dell’umidità, ci sia un contemporaneo aumento di SCS. Questo risultato necessita di
ulteriori conferme, ma è in linea con quanto ritrovato da Finocchiaro e coll.24, per ovini di razza Valle del Belice allevati
in Sicilia. Per quanto concerne l’analisi della varianza, effettuata al fine di stimare l’effetto della temperatura e dell’umidità sulla produzione quanti-qualitativa di latte, tutti i fattori inclusi nel modello sono risultati sempre significativi, ad
eccezione del tipo di parto. Le Figure 1 e 2 riportano l’andamento della produzione di latte quanti-qualitativa nelle due
lattazioni considerate. Sembrerebbe che gli animali, nonostante quanto riportato dalle correlazioni di Pearson, non subiscano un effetto dovuto ai cambiamenti di temperatura. In
ogni caso in entrambi i grafici si nota una certa diminuizione delle produzioni per valori di THI2 maggiori o minori di
21, valore inferiore al THI 23 riscontrato da Finocchiaro e
coll.24,25 in pecore Valle del Belice presenti in Sicilia, e confrontabile anche con Peana, Fois e Cannas26 i quali hanno riscontrato, in pecore di razza sarda, una diminuzione nelle
produzioni per THI compresi tra 22 e 25. Inoltre, le Figure 1
e 2 mostrano l’andamento dell’SCS in funzione del THI. In
entrambi i casi si nota una diminuzione dell’SCS quando i
valori di THI cominciano ad aumentare. Probabilmente il riscaldamento dell’aria comporta una migliore condizione
igienica della mammella che, più asciutta, manifesta una
conseguente migliore condizione sanitaria. Tali risultati sono, invece contrastanti rispetto a quanto indicato da Finocchiaro e coll.27 in uno studio in cui, all’aumentare del THI,
aumentava anche l’SCS. Concludendo, sembrerebbe che le
capre di razza Camosciata delle Alpi allevate in quest’azienda, nonostante le alte temperature che l’allevamento affron-
ta durante i mesi estivi, non vadano incontro a fenomeni di
stress atmosferici. In ogni caso, bisogna tenere presente che
si tratta di dati ancora preliminari e che gli studi riguardanti
il cambiamento climatico globale fino ad oggi28,29 sono risultati essere contrastanti sulle caratteristiche produttive degli
animali in produzione zootecnica. Dunque ulteriori studi si
rendono necessari per potere confermare quanto fin qui riscontrato. Anche i suddetti risultati necessitano di ulteriore
approfondimento, attualmente in corso.
RINGRAZIAMENTI
Il presente studio è stato eseguito grazie ai fondi PRA 2006 Resp.Sci. Prof. A. Zumbo.
❚ Climatic effect on milk production of
Camosciata goats reared in Calabria
SUMMARY
High ambient temperatures, high direct and indirect solar
radiation and humidity are environmental stress factors that
impose strains on animals. Goats with production demands
are vulnerable to heat stress in spite of their high heat tolerance. Depression of feed intake and reduction of milk production are commonly observed in heat-stressed goats. According to the theory of global warming, a relevant increase
of drought is expected across the world, even though the effects will not be adverse in all regions. Regarding livestock systems, it is a strategic necessity to improve the ability of animals to cope with environmental stress by management and
selection. A study on heat stress in a selected breed of dairy
goats was undertaken to examine the relationship between
milk production and heat stress. In hot climates, heat stress
is a limiting factor in dairy production, impairing growth,
milk production and reproduction. Therefore, the choice of
some breeders in Southern Italy to breed high yielding Alpi-
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THI1: indice di temperatura e umidità relativa, sulla base della temperatura minima e umidità notturna;
LS means: medie dei minimi quadrati; SCS: punteggio in cellule somatiche.
Figura 1 - Andamento delle produzioni quanti-qualitativa, aggiustato per gli effetti fissi: tipo di parto, classi di giorni di lattazione, ordine di
parto e THI1.
THI2: indice di temperatura e umidità relativa, sulla base della temperatura massima e umidità diurna;
LS means: medie dei minimi quadrati; SCS: punteggio in cellule somatiche.
Figura 2 - Andamento delle produzioni quanti-qualitativa, aggiustato per gli effetti fissi: tipo di parto, classi di giorni di lattazione, ordine di
parto e THI2.
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ne goats with traditional Mediterranean extensive methods,
might prove unsuccessful. The effect of the TemperatureHumidity Index (THI) on Camosciata goat milk production
was investigated. One Camosciata goat flock was used for
preliminary study. Two subsequent lactation periods (20092010 and 2010-2011) of 95 goats were studied over 709 test
days in total. The fat and protein contents of the daily milk
output were used as production data. A multiple regression
model was applied, including as fixed effects the litter size,
days in milk*lactation interaction and the THI. Weather
information from the test-days was used. Preliminary results
reveal no effects of the THI on production traits. All models
used were significant. The goats of this farm, even though
they are reared in a hot environment, do not seem to be affected. However, further research is needed to confirm these
results.
KEY WORDS
Heat stress, Camosciata goat, productive traits.
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