Di Rosa_imp:ok 12-02-2014 11:50 Pagina 73 A. Di Rosa et al. Large Animal Review 2013; 19: 73-78 Effetto climatico sulle produzioni di capre “Camosciate delle Alpi” allevate in Calabria 73 O l A. DI ROSA1, A. PALUCCI2, A. ZUMBO1 1 Dipartimento di Morfologia, Biochimica, Fisiologia e Produzioni Animali, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Messina 2 Medico Veterinario RIASSUNTO La riduzione dell’appetito e dell’ingestione alimentare vengono osservate comunemente in capre soggette a temperature ambientali elevate, ad un elevato irraggiamento solare sia diretto che indiretto, ed elevata umidità ambientale. Secondo la teoria del riscaldamento globale, un rilevante incremento della siccità è previsto in tutto il mondo, pertanto, negli allevamenti sarebbe strategico migliorare la capacità degli animali a reagire allo stress ambientale. In quest’ottica si è intrapreso uno studio sullo stress termico su una razza selezionata di capra da latte con l’obiettivo di esaminare la relazione tra produzione di latte e alte temperature. Essendo queste, infatti, un fattore limitante nella produzione lattiero-casearia in climi caldi, la scelta di alcuni allevatori nel sud Italia, cioè quella di allevare capre di razze alpine ad elevata produzione con il metodo estensivo tradizionale, potrebbe rilevarsi un insuccesso. Pertanto è stato analizzato l’effetto dell’indice temperatura-umidità (THI) sulla produzione lattea di capre di razza Camosciata. È stato utilizzato un allevamento come studio preliminare e sono state prese in considerazione due lattazioni successive (2009-10 e 2010-11) appartenenti a 95 capre con un totale di 709 giorni di prova. È stato applicato un modello di regressione multipla includendo, come effetti fissi, il numero di capretti, l’interazione tra i giorni di lattazione * il numero di lattazioni ed il THI. Inoltre, sono state utilizzate le informazioni meteo degli stessi giorni di campionamento. Sulla base dei dati preliminari, le capre dell’azienda considerata, anche se allevate in un ambiente più caldo di quello alpino, non sembrano risentire del clima differente. Tuttavia sono necessarie ulteriori analisi per confermare tali risultati. PAROLE CHIAVE Stress termico, capra Camosciata delle Alpi, produzione. INTRODUZIONE Diversi paesi Mediterranei, tra cui Spagna, Portogallo, Francia, Italia e Grecia, sono caratterizzati, nei mesi estivi, da condizioni climatiche talora estreme. In queste condizioni, le elevate temperature, le radiazioni solari dirette e indirette, la velocità del vento e l’umidità relativa sono i fattori ambientali che determinano lo stress da caldo negli animali in produzione1,2. In tali aree, dunque, lo stress termico incide notevolmente sulle produzioni zootecniche ed in particolare sulla produzione di latte3. L’accrescimento, la produzione di latte, la riproduzione, sono tra le funzioni biologiche maggiormente soggette allo stress termico e possono pertanto essere utilizzate come indicatori di benessere. Sia lo stress termico che l’avanzamento delle fasi di lattazione concorrono a ridurre la mobilizzazione delle riserve corporee per la produzione lattea, inducendo un peggioramento sia nella quantità che nella qualità del latte prodotto4. Non va ignorato, inoltre, che l’intera produzione di latte ovino e gran parte di quello caprino è destinata alla caseificazione e, di conseguenza, si richiede latte ad alto contenu- Autore per la corrispondenza: Ambra Di Rosa ([email protected]). to di grasso e proteine per la produzione di formaggi di elevata qualità. Lo stress da caldo può influire sulla composizione del latte inducendone una riduzione sia in contenuto di grasso che di proteine, attraverso un meccanismo legato all’aumento di concentrazione di un frammento di β-caseina5. Le alte temperature ambientali, inoltre, possono portare ad uno sbilanciamento nel contenuto minerale plasmatico, dovuto principalmente alla riduzione di sodio, potassio, calcio e fosforo e all’aumento di cloruri6,7,8; ne risente, comunque, tutto lo stato di salute dell’animale, compreso, dunque, lo stato sanitario della mammella. Il manifestarsi di differenti forme mastitiche comporta un conseguente aumento del contenuto in cellule somatiche, i cui effetti deleteri sui processi di trasformazione sono noti. Per ridurre l’effetto negativo che lo stress termico induce sugli animali, sono state studiate e concepite diverse strutture. Tuttavia, queste non sempre sono risultate sufficienti a mitigare gli effetti delle elevate temperature e dell’umidità relativa; inoltre sono difficilmente compatibili con i particolari sistemi produttivi estensivi strettamente legati al pascolo che ancora oggi caratterizzano l’allevamento caprino. In tal caso, una soluzione tecnicamente valida per migliorare la resistenza degli animali allo stress termico può essere perseguita attraverso la selezione o l’incrocio, al fine di ottenere animali maggiormente tolleranti al caldo. Negli ovini si è ampiamente studiata la risposta allo stress termico in funzione di una serie di misurazioni individuali come la temperatura Di Rosa_imp:ok 74 12-02-2014 11:50 Pagina 74 Effetto climatico sulle produzioni di capre “Camosciate delle Alpi” allevate in Calabria rettale, la frequenza respiratoria, il volume di aria corrente e altre funzioni fisiologiche, che rappresentano meccanismi di reazione allo stress stesso9. Per i bovini da latte, è stata proposta una metodologia che prevede l’impiego delle informazioni climatiche provenienti dalle stazioni metereologiche in combinazione con gli archivi anagrafici e produttivi dei bovini, normalmente utilizzati per le valutazioni genetiche. Tale metodologia presenta un duplice vantaggio: non necessita di nessuna misurazione individuale sull’animale e l’archivio di informazioni a disposizione diventa grande tanto quanto quello utilizzato per le valutazioni genetiche nazionali. Il metodo si basa su un modello test-day con regressioni casuali sulla funzione di resistenza al caldo. La funzione di resistenza al caldo è una funzione matematica che mette in relazione l’effetto dello stress da caldo sulla produzione di latte o su altri caratteri con un indice di temperatura fisiologico. L’indice generalmente utilizzato per la valutazione dello stress termico è “l’indice temperatura-umidità”, che si basa sulla temperatura dell’aria e sull’umidità relativa. Questo può essere calcolato utilizzando la formula proposta da Kelly e Bond10. Ravagnolo e coll.11 e Ravagnolo e Misztal12 hanno con successo applicato questa nuova metodologia sulle bovine da latte e Finocchiaro e coll.13 hanno dimostrato la validità della stessa anche sulle pecore in lattazione. Recentemente numerose indagini sono state rivolte allo studio di numerosi parametri fisiologici, ematologici ed ematochimici sia nella capra che nel capretto evidenziando, in particolare, l’influenza delle stagioni14,15, dell’età e del diverso periodo produttivo16,17,18,19,20 sul metabolismo energetico di questa specie. Considerando il ruolo che la caprinicoltura può svolgere nelle aree meridionali e insulari, e ponendo una maggiore attenzione verso la produzione del latte e segnatamente sul valore dei suoi derivati, lo scopo della presente ricerca è stato quello di realizzare un’indagine sulla “Capra Camosciata delle Alpi”, al fine di approfondire la conoscenza della composizione fisico-chimica del latte e della sua attitudine alla trasformazione casearia. Tale razza, infatti, è stata oggetto di numerosi studi e programmi di selezione negli ultimi decenni, in quei territori ad essa congeniali; poco, però, si conosce circa l’adattamento ai nuovi territori (meridionali ed insulari) in cui sempre più frequentemente si sceglie l’allevamento di razze ad alta produzione come, appunto, la Camosciata delle Alpi. Si è voluto, dunque, fornire un contributo alla conoscenza delle performances di questa razza, inquadrato nell’ottica dell’adattamento all’ambiente circostante. Volendo valutare il benessere di soggetti originari delle aree settentrionali con temperature moderate anche in estate nonché la risposta all’ambiente esterno in maniera oggettiva, si è scelto un allevamento in cui tutti gli animali erano iscritti al Libro Genealogico e provenienti, nello stesso periodo, dalla medesima zona della Francia. Si è optato, nella valutazione del loro benessere, per l’approccio funzionale, valutando i parametri produttivi e mettendoli poi in relazione con quelli ambientali. MATERIALI E METODI Per la ricerca, sono state utilizzate 95 capre Camosciata delle Alpi, di diversa età ed ordine di parto, provenienti da un allevamento sito in provincia di Cosenza. Per ogni animale è stata allestita una scheda in cui sono stati annotati il nu- mero identificativo dell’animale ed i dati raccolti nel corso della sperimentazione. Durante la lattazione, con cadenza quindicinale, è stato effettuato il controllo individuale della quantità di latte prodotto nel corso di due mungiture giornaliere, effettuate alle ore 7:00 ed alle ore 16:00. Contemporaneamente sono stati prelevati campioni individuali di latte per la determinazione del grasso, delle proteine totali e del lattosio (MilkoScan FT2 - FOSS); è stata effettuata la conta delle cellule somatiche (CCS) (Fossomatic FC - FOSS) e determinati il pH (Orion EA 940) e l’acidità titolabile (°SH) (Soxhlet Henkel/100 ml). L’attitudine alla trasformazione casearia è stata valutata utilizzando i parametri r (tempo di coagulazione espresso in min), k20 (velocità di formazione del coagulo espressa in min) e a30 (consistenza del coagulo espressa in mm) utilizzando caglio Hansen Standard (200 ul/10 ml di latte) mediante lattodinamografo Formagraph (Foss Electric Hillerod, Denmark). Relativamente allo studio preliminare dell’effetto climatico sulla produzione, intesa come manifestazione di uno stato di benessere o malessere dell’animale, l’indagine è stata condotta su 709 controlli individuali appartenenti alle 95 capre in esame. I controlli funzionali sono stati forniti dall’Associazione Provinciale Allevatori di Cosenza. Per questo primo approccio sono state considerate due lattazioni (2009-2010 e 2010-2011). Per ogni soggetto erano disponibili le seguenti informazioni: produzione di latte giornaliera, tenore in grasso, proteine, lattosio e CCS. Il punteggio di cellule somatiche è stato trasformato con la seguente formula logaritmica Log2 (CCS/100) +3 (Ali & Shook, 1980)21 Inoltre, per ogni soggetto, sono state prese in considerazione le seguenti informazioni: data di parto, tipo di parto (singolo, o plurimo) e numero di lattazioni. Si è proceduto a calcolare i giorni di lattazione (DIM), come differenza tra la data del controllo funzionale e la data del parto; successivamente i DIM sono stati raggruppati in 8 classi, ogni classe costituita da 30 giorni. Inizialmente, sono state calcolate, per tutte le variabili, le statistiche descrittive di base e le correlazioni di Pearson22. Per stimare l’effetto degli agenti atmosferici sulle produzioni quanti-qualitative di questa razza caprina, sono state utilizzate le informazioni di temperatura e umidità relativa fornite da una stazione metereologica situata in prossimità dell’azienda oggetto di studio23. In base a queste informazioni metereologiche, è stato calcolato l’indice di temperatura umidità (THI) così come proposto da Kelly e Bond10; tale indice esprime in un unico valore la temperatura e l’umidità relativa, mettendoli in relazione. THI={T- [0.55 * (1 - RH)]*(T - 14.4)} Considerato che il THI è frequentemente usato come indicatore del grado di stress termico per gli animali, in questo caso sono stati stimati due differenti THI in funzione della temperatura (minima o massima) e in funzione dell’umidità relativa (notturna e diurna). Pertanto, il THI1, è stato calcolato tenendo in considerazione la temperatura minima fornita dalla stazione metereologica e l’umidità relativa notturna; il THI2, invece, teneva in considerazione la temperatura massima e l’umidità relativa diurna. Per stimare questo effetto è stato utilizzato un semplice modello di regressione multipla che mette in relazione l’indice THI con fattori dipendenti dall’animale. Di Rosa_imp:ok 12-02-2014 11:50 Pagina 75 A. Di Rosa et al. Large Animal Review 2013; 19: 73-78 Yijkl = µ + LSi + DIMj * NUMk + THIl + eijkl dove: Yijkl è la produzione quanti-qualitativa di latte nel giorno del controllo; µ è la media totale; LSi è l’effetto del tipo di parto (singolo o gemellare i = 1,2); DIMj * NUMk è l’interazione dell’effetto delle classi di DIM (j = 1 a 8) per il numero di lattazioni (k = 1,2); THIl è l’effetto del kesimo indice THI (l = 1 a 7); eijkl è l’errore. RISULTATI E DISCUSSIONE Dopo analisi accurata dei dati raccolti nel corso della sperimentazione, per tutte le variabili, sono state calcolate le medie e le deviazioni standard, sia per ogni mese di mungitura sia per l’intero periodo di prova (Tabella 1). È stata inoltre valutata la media dei parametri lattodinamografici nel corso della prova, sempre discriminando i mesi di prelievo (Tabella 2), in modo da ottenere un quadro più chiaro della potenzialità di questi animali a produrre un latte adatto alla caseificazione. Osservando le tabelle si può notare un sensibile aumento delle cellule somatiche (2416 ad aprile vs 3720 a giugno) e una riduzione della quantità di latte individualmente prodotto (da 1,66 kg ad aprile a 1,18 kg nel mese di giugno); gli standard qualitativi (grasso e proteine), invece, sono sovrapponibili a quelli tipici della razza riportati in Tabella 3 (grasso: 3,62 vs 3,40%; proteine: 3,16 vs 3,31%). Per quanto riguarda l’attitudine alla caseificazione del latte analizzato, si nota un peggioramento graduale man mano che si Tabella 1 - Valori medi della produzione e composizione del latte nei singoli mesi presi in esame. Mese di lattazione Aprile Maggio Medie Giugno PT(kg) 118,05 70,80 89,50 92,78 PI (kg) 1,66 1,00 1,18 1,28 Grasso (%) 3,80 3,33 3,81 3,62 Proteine (%) 3,36 3,20 3,01 3,16 Log CCS 2416 1409,9 3720,8 2535,6 Lattosio (%) 4,41 4,50 4,15 4,35 Caseine (%) 2,39 2,39 2,07 Urea (%) 28,51 36,92 25,57 va avanti nei mesi di lattazione, con un significativo aumento di r (9,77 ad aprile vs 11,42 min. a giugno) ed una diminuzione di a30 (da 18,59 di aprile a 16,67 mm di giugno), il tutto avvalorato dalla percentuale di caseina riscontrata, che da 2,39% nel mese di aprile, scende a 2,07% in giugno. Ciò può, senz’altro, essere considerato un indicatore dello stato di benessere degli animali. Infatti, l’improvviso arrivo del caldo nei primi giorni del mese di giugno e la conseguente riduzione delle ore di pascolamento, ha probabilmente influito negativamente sulla produzione del gregge. Questo fenomeno è da tenere presente per una corretta gestione dell’allevamento dal momento che la scelta di una razza di indubbia capacità produttiva è solo uno dei parametri fondamentali per una sana economia aziendale. In altre parole, i risultati fin qui ottenuti indicano che non è sufficiente allevare capi di alta genealogia, essendo il miglioramento direttamente proporzionale alle esigenze degli animali. Se da un lato, dunque, la percentuale in grasso e proteine del latte prelevato non ha risentito dello stress adattativo messo in atto dalle capre (e ciò a conferma della rusticità ancora intrinseca di questa specie), dall’altro la quantità e la qualità finalizzata alla caseificazione, nonché il notevole aumento delle cellule somatiche riscontrate, fanno intendere che “alta genealogia” significa “alte esigenze” gestionali e tempi di adattamento ancora difficilmente valutabili. Per quanto riguarda gli effetti del clima che si è voluto preliminarmente mettere in relazione con i parametri produttivi, in Tabella 4 sono riportate le medie, le deviazioni standard e il range (minimo- Tabella 3 - Valori medi ottenuti su un campione di 8222 soggetti di razza Camosciata delle Alpi in lattazione. Durata della lattazione: 231 d. (Dati AIA, 2010). Categoria n. Primipare 1681 346 3,44 3,32 Secondipare 2541 520 3,41 3,34 Terzipare ed oltre 4000 550 3,36 3,28 TOTALE 8222 472 3,40 3,31 Tabella 4 - Medie, deviazioni standard, valore minimo e massimo dei parametri studiati. Media±DS Range 2,27 Produzione latte individuale quotidiana media (kg) 0,94±0,38 0,20-3,00 30,70 Grasso (%) 2,98±0,77 1,2-6,7 Proteina (%) 2,60±0,71 1,0-8,6 Lattosio (%) 3,98±0,92 1,0-6,6 938,71±3206 2-29169 Temperatura massima (°C) 23,64±7,17 7,8-46,00 Umidità giornaliera (%) 54,44±12,82 12,00-98,20 CCS Tabella 2 - Medie stimate dei parametri lattodinamografici. Mese di lattazione pH °SH. r (min) k20 (min) Latte (kg) Grasso (%) Proteine (%) Variabile PT: produzione lattea quotidiana media dell’intero gregge preso in esame. PI: produzione media individuale quotidiana. a30 (mm) Aprile 6,63 7,20 9,77 3,27 18,59 Maggio 6,61 7,25 9,40 4,10 14,44 Giugno 6,61 8,55 11,42 3,27 16,67 Valori medi 6,62 7,67 10,20 3,55 16,57 75 Temperatura minima (°C) 11,48±7,17 -3,2-27,00 Umidità notturna (%) 76,00±12,82 22,00-99,9 Indice temperatura umidità notturno (THI1) (°C) 12,87±4,22 5-18 Indice temperatura umidità diurno (THI2) (°C) 23,54±2,80 16-26 Di Rosa_imp:ok 76 12-02-2014 11:50 Pagina 76 Effetto climatico sulle produzioni di capre “Camosciate delle Alpi” allevate in Calabria Tabella 5 - Coefficienti di correlazione semplice di Pearson (sopra la diagonale) dei parametri studiati. In tabella sono riportati solo i valori significativi (*P≤0,001). PG (g/d) G (%) P (%) L (%) SCS PG (g/d) G (%) P (%) L (%) 1 0,29 0,12 0,16 1 0,25 0,22 1 0,29 1 SCS T min U/n T max 0,28 -0,61 0,09 -0,31 -0,17 -0,60 -0,34 0,22 -0,22 - - -0,14 -0,22 -0,08 0,36 - -0,22 0,15 -0,32 - 0,08 0,34 -0,05 -0,16 1 -0,16 -0,33 -0,51 -0,17 -0,11 1 -0,54 0,85 -0,33 0,99 0,85 1 -0,69 0,90 -0,52 -0,47 1 -0,66 0,83 0,95 1 -0,30 -0,44 1 0,85 T min U/n T max U/d THI1 (ºC) THI2 (ºC) -0,25 U/d THI1 (ºC) THI2 (ºC) 1 PG: produzione giornaliera. G: percentuale di grasso. P: percentuale di proteine. L: percentuale di lattosio. SCS: punteggio in cellule somatiche. T min: temperatura minima giornaliera. U/n: umidità notturna. T max: temperatura massima giornaliera. U/d: umidità diurna. THI1: indice di temperatura e umidità relativa, sulla base della temperatura minima e umidità notturna. THI2: indice di temperatura e umidità relativa, sulla base della temperatura massima e umidità diurna. massimo) di tutte le variabili considerate. In Tabella 5 sono riportati i coefficienti di correlazione di Pearson. È evidente che esiste una relazione tra i parametri produttivi e gli effetti climatici; in generale all’aumentare o diminuire della temperatura corrisponde una diminuzione della produzione in entrambe le circostanze. Per quanto riguarda il punteggio di cellule somatiche (SCS), sembrerebbe che all’aumentare o diminuire della temperatura e dell’umidità, ci sia un contemporaneo aumento di SCS. Questo risultato necessita di ulteriori conferme, ma è in linea con quanto ritrovato da Finocchiaro e coll.24, per ovini di razza Valle del Belice allevati in Sicilia. Per quanto concerne l’analisi della varianza, effettuata al fine di stimare l’effetto della temperatura e dell’umidità sulla produzione quanti-qualitativa di latte, tutti i fattori inclusi nel modello sono risultati sempre significativi, ad eccezione del tipo di parto. Le Figure 1 e 2 riportano l’andamento della produzione di latte quanti-qualitativa nelle due lattazioni considerate. Sembrerebbe che gli animali, nonostante quanto riportato dalle correlazioni di Pearson, non subiscano un effetto dovuto ai cambiamenti di temperatura. In ogni caso in entrambi i grafici si nota una certa diminuizione delle produzioni per valori di THI2 maggiori o minori di 21, valore inferiore al THI 23 riscontrato da Finocchiaro e coll.24,25 in pecore Valle del Belice presenti in Sicilia, e confrontabile anche con Peana, Fois e Cannas26 i quali hanno riscontrato, in pecore di razza sarda, una diminuzione nelle produzioni per THI compresi tra 22 e 25. Inoltre, le Figure 1 e 2 mostrano l’andamento dell’SCS in funzione del THI. In entrambi i casi si nota una diminuzione dell’SCS quando i valori di THI cominciano ad aumentare. Probabilmente il riscaldamento dell’aria comporta una migliore condizione igienica della mammella che, più asciutta, manifesta una conseguente migliore condizione sanitaria. Tali risultati sono, invece contrastanti rispetto a quanto indicato da Finocchiaro e coll.27 in uno studio in cui, all’aumentare del THI, aumentava anche l’SCS. Concludendo, sembrerebbe che le capre di razza Camosciata delle Alpi allevate in quest’azienda, nonostante le alte temperature che l’allevamento affron- ta durante i mesi estivi, non vadano incontro a fenomeni di stress atmosferici. In ogni caso, bisogna tenere presente che si tratta di dati ancora preliminari e che gli studi riguardanti il cambiamento climatico globale fino ad oggi28,29 sono risultati essere contrastanti sulle caratteristiche produttive degli animali in produzione zootecnica. Dunque ulteriori studi si rendono necessari per potere confermare quanto fin qui riscontrato. Anche i suddetti risultati necessitano di ulteriore approfondimento, attualmente in corso. RINGRAZIAMENTI Il presente studio è stato eseguito grazie ai fondi PRA 2006 Resp.Sci. Prof. A. Zumbo. ❚ Climatic effect on milk production of Camosciata goats reared in Calabria SUMMARY High ambient temperatures, high direct and indirect solar radiation and humidity are environmental stress factors that impose strains on animals. Goats with production demands are vulnerable to heat stress in spite of their high heat tolerance. Depression of feed intake and reduction of milk production are commonly observed in heat-stressed goats. According to the theory of global warming, a relevant increase of drought is expected across the world, even though the effects will not be adverse in all regions. Regarding livestock systems, it is a strategic necessity to improve the ability of animals to cope with environmental stress by management and selection. A study on heat stress in a selected breed of dairy goats was undertaken to examine the relationship between milk production and heat stress. In hot climates, heat stress is a limiting factor in dairy production, impairing growth, milk production and reproduction. Therefore, the choice of some breeders in Southern Italy to breed high yielding Alpi- Di Rosa_imp:ok 12-02-2014 11:50 Pagina 77 A. Di Rosa et al. Large Animal Review 2013; 19: 73-78 77 THI1: indice di temperatura e umidità relativa, sulla base della temperatura minima e umidità notturna; LS means: medie dei minimi quadrati; SCS: punteggio in cellule somatiche. Figura 1 - Andamento delle produzioni quanti-qualitativa, aggiustato per gli effetti fissi: tipo di parto, classi di giorni di lattazione, ordine di parto e THI1. THI2: indice di temperatura e umidità relativa, sulla base della temperatura massima e umidità diurna; LS means: medie dei minimi quadrati; SCS: punteggio in cellule somatiche. Figura 2 - Andamento delle produzioni quanti-qualitativa, aggiustato per gli effetti fissi: tipo di parto, classi di giorni di lattazione, ordine di parto e THI2. Di Rosa_imp:ok 78 12-02-2014 11:50 Pagina 78 Effetto climatico sulle produzioni di capre “Camosciate delle Alpi” allevate in Calabria ne goats with traditional Mediterranean extensive methods, might prove unsuccessful. The effect of the TemperatureHumidity Index (THI) on Camosciata goat milk production was investigated. One Camosciata goat flock was used for preliminary study. Two subsequent lactation periods (20092010 and 2010-2011) of 95 goats were studied over 709 test days in total. The fat and protein contents of the daily milk output were used as production data. A multiple regression model was applied, including as fixed effects the litter size, days in milk*lactation interaction and the THI. Weather information from the test-days was used. Preliminary results reveal no effects of the THI on production traits. All models used were significant. The goats of this farm, even though they are reared in a hot environment, do not seem to be affected. However, further research is needed to confirm these results. KEY WORDS Heat stress, Camosciata goat, productive traits. Bibliografia 1. Silanikove N. (2000) Effects of heat stress on the welfare of extensively managed domestic ruminants. Livest. Prod. Sci. 67:1-18. 2. Finch V.A. (1984) Heat as a stress factor in herbivores under tropical conditions. In: Herbivore Nutrition in the Subtropics and Tropics, Ed. Gilchrist, F.M.C. and Mackie, R.I., 89-105, The Science Press, Graighall, South Africa. 3. Johnson H.D., Ragsdale A.C., Berry I.L., Shanklin M.D. (1962) Effect of various temperature-humidity combinations on milk production of Holstein cattle. MO. Agric. exp. Sta. Res. Bulletin No. 791. 4. Sevi A., Caroprese M. (2012) Impact of heat stress on milk production, immunity and udder health in sheep: A critical review. Small Ruminant Res. 107:1-7. 5. 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