Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale di pazienti con ipertrofia ventricolare sinistra idiopatica e/o stroke criptogenetico giovanile Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale BACKGROUND SCIENTIFICO: Introduzione: La malattia di Anderson-Fabry è una malattia da accumulo lisosomiale causata dal deficit totale o parziale dell’enzima lisosomiale -galattosidasi A (1-2). Tale deficit determina un progressivo accumulo di glicosfingolipidi all’interno delle cellule di vari tessuti. Gli organi maggiormente coinvolti sono il rene, il cuore, la cute, i distretti vascolari, il sistema nervoso autonomo e centrale, l’occhio e l’apparato audio-vestibolare (1-2) La malattia è trasmessa come carattere recessivo X-linked e prevede la presenza di maschi emizigoti affetti e femmine eterozigoti portatrici. In realtà negli ultimi decenni è stata dimostrata un’alta prevalenza di manifestazioni cliniche della malattia nelle donne eterozigoti a causa della inattivazione sbilanciata del cromosoma X (3). Dal 2001 l’interesse verso questa patologia è stato accentuato dalla disponibilità di una terapia specifica che consiste nell’infondere ai pazienti l’enzima lisosomiale del quale risultano deficitari (4,5). La riduzione della aspettativa di vita, in assenza di terapia enzimatica sostitutiva, è superiore ai 20 anni negli uomini ed attorno ai 15 anni nelle donne (3). Curve di sopravvivenza nella Malattia di Fabry. Maschi emizigoti (sinistra) e Donne eterozigoti (destra) Ref xxx. 1 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale L’età media al decesso è intorno ai 45 anni per gli uomini e ai 55 anni per le donne. La prima causa di morte in epoca pre-terapia enzimatica era rappresentata dal decadimento della funzione renale. Dopo l’avvento della terapia enzimatica la causa più comune di decesso è divenuta la malattia cardiaca (scompenso, aritmie). Genetica e Fisiopatologia Il gene dell’alfa-galattosidasi A è localizzato sul braccio lungo del cromosoma X (Xq22), consta di 12 Kb, contiene 6 esoni variabili in lunghezza da 92 a 291 bp, gli introni variano da 200 bp a 3.7 Kb. Ad oggi sono note circa 770 mutazioni associate alla malattia (6). Molte mutazioni determinano una attività enzimatica assente o molto ridotta e causano la malattia nella sua forma classica con coinvolgimento multiorgano; altre mutazioni, per lo più di tipo missense, determinano una riduzione moderata-grave dell’attività enzimatica ma non la totale assenza, dando luogo così a forme cliniche meno severe, con coinvolgimento soli di alcuni organi e con manifestazioni cliniche tardive. Un esempio di manifestazione clinica ridotta e tardiva in soggetti con attività enzimatica residua, è la cosiddetta “variante cardiaca” nella quale solo il cuore è coinvolto con una cardiomiopatia ipertrofica indistinguibile (in assenza di altre manifestazioni sistemiche della malattia di Fabry) dalle forme classiche sarcomeriche. Essendo una malattia a trasmissione X-linked, un padre affetto genererà 100% di figlie emizigoti e nessun figlio maschio affetto; al contrario una madre portatrice avrà il 50% di probabilità di generare figli maschi affetti, ed il 50% di probabilità di generare figlie femmine portatrici. Il figlio maschio di un maschio affetto non sarà mai affetto da malattia; la madre è portatrice obbligata di un maschio affetto (sebbene possibile, per quanto rara, la presenza di una mutazione de novo). = Malattia di Fabry Maschio Emizigote 2 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale Femmina Eterozigote Esempi di alberi genealogici classici per una patologia a trasmissione X-linked. In realtà molte donne eterozigoti presentano manifestazioni cliniche della malattia con diversi gradi di severità. Biochimica ed ultrastruttura dell’accumulo di glicosfingolipidi Il deficit dell’enzima -galattosidasi A determina l’accumulo di glicosfingolipidi con residui a-galattosil terminali all’interno di molti tessuti e fluidi corporei. I glicosfingolipidi che si accumulano nella Malattia di Fabry sono glicosfingolipidi neutri, il principale dei quali è rappresentato dalla globotriaosilceramide (Gb3). Tale sostanza è rintracciabile nei fluidi corporei, in particolare plasma ed urine. I glicosfingolipidi non catabolizzati si accumulano nei lisosomi all’interno dei diversi tipi cellulari. Al microscopio elettronico i glicosfingolipidi appaiono organizzati in strutture lamellari concentriche con alternanza di bande chiare e scure con una periodicità di 35-50 Å. Questi inclusi lisosomiali, chiamati anche corpi mielinici, in quanto ricordano la struttura a buccia di cipolla della mielina, hanno un diametro di circa 1-3µm (Vedi Figura). A B C Alla colorazione Sudan Black gli accumuli di glicosfingolipidi appaiono neri all’interno delle cellule (A). Gli stessi accumuli alla microscopia elettronica appaiono come inclusi ”a buccia di cipolla” (corpi mielinici) (B e C). Ref XXXX 3 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale Manifestazioni cliniche della malattia di Fabry Le manifestazioni cliniche della malattia di Fabry possono essere molto variabili per tempi e per modalità di comparsa, così come per gravità, anche a causa della possibilità di attività residua dell’enzima (varianti cliniche). Nella forma classica i maschi affetti mostrano solitamente tre fasi cliniche: la prima durante l’infanzia e l’adolescenza caratterizzata da mialgie, artralgie, acroparestesie, crisi febbrili, comparsa di angiocheratomi cutanei e opacità corneali; la seconda con interessamento renale (proteinuria, lipiduria, cristalli a croci di Malta del sedimento urinario all’osservazione a luce polarizzata, aumentata velocità di ultrafiltrazione glomerulare come nei pazienti affetti da nefropatia diabetica); la terza fase si caratterizza per un severo interessamento renale e il coinvolgimento dei sistemi cerebrali, vascolari e cardiaci. L’insufficienza renale allo stadio terminale è comune manifestazione nei maschi eterozigoti dalla terza alla quinta decade di vita e la morte avviene per complicanze cardiache e cerebrali in pazienti sottoposti a trapianto renale (2-3). In generale il numero di organi coinvolti cresce con l’età, sebbene sia comunque maggiore negli uomini che nelle donne. I sintomi neurologici sono i più frequenti negli uomini (84%) e compaiono attorno ai 9-10 anni. Successivamente compaiono gli angiocheratomi (nel 78% nei maschi verso i 18 anni) ed i segni e sintomi di coinvolgimento renale (l’insufficienza renale è presente nel 17% dei maschi di età superiore a 18 anni). L’età media di comparsa dei sintomi cardiaci nei maschi è di 38 anni circa. 4 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale Rene La malattia renale cronica è la forma di coinvolgimento organico predominante nella forma classica di Fabry (7). L’ampio spettro di lesioni renali rappresenta un continuum patofisiologico, con un 5 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale dall’esposizione al caldo o al freddo, dalla febbre o dallo stress. Altre manifestazioni precoci di disfunzione autonomica includono ipo/anidrosi, scarsa tolleranza all’esercizio o alle variazioni di temperatura, alterata regolazione della pressione arteriosa, ridotta reattività cerebrovascolare, del muscolo costrittore ciliare, della motilità gastrointestinale, della salivazione e della lacrimazione. Eventi tromboembolici e danni a carico del sistema nervoso centrale L’incidenza di ictus ed aneurismi cerebrali è del 40% nei maschi emizigoti, specialmente in giovane età. Tra i pazienti con ictus criptogenetici di età compresa tra i 18 e i 55 anni, senza i noti fattori di rischio per ictus come l’abuso nicotinico, la presenza di stenosi carotidee, l’obesità severa, il cardioembolismo, forame ovale pervio, coagulopatie, la malattia di Fabry risulta essere molto frequente (4%) (9); considerando che gli ictus ad eziologia non nota rappresentano il 27% del totale di eventi ischemici cerebrali, l’1-2% di questi è da attribuire alla malattia di Fabry. Il territorio maggiormente colpito da ictus è quello dell’arteria vertebro-basilare, che spesso si presenta dolicoectasica. I sintomi di un infarto in questo territorio sono rappresentati da: atassia, disartria, nausea, vertigini, nistagmo patologico. Sebbene non ci siano chiare evidenze di riduzione di incidenza di ictus con la terapia sostitutiva, numerosi studi sono indicativi di un miglioramento del flusso ematico cerebrale a riposo. Diventa pertanto indispensabile introdurre dopo un ictus terapia antiaggregante con aspirina e/o clopidogrel. Per quale motivo la popolazione con Fabry sia ad aumentato rischio di ictus non è noto, sebbene alcuni autori abbiano descritto uno stato protrombotico legato alla malattia (10). La comparsa di molteplici eventi ischemici può portare a forme di demenza secondaria in alcuni casi legata anche alla diffusa leucomalacia ed all’accumulo lipidico nei neuroni dell’ippocampo o del lobo frontale; analogamente sono stati descritti anomalie del comportamento e sintomi psichiatrici. Negli ultimi anni sono state descritte forme con coinvolgimento aggressivo del SNC che simulano la sclerosi multipla. Un recente studio ha riportato un’elevata prevalenza di malattia di Fabry tra i soggetti con diagnosi di sclerosi multipla (11). Cute 6 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale 7 Le manifestazioni cutanee includono: angiocheratomi, ipo/anidrosi. Gli angiocheratomi sono delle teleangiectasie o piccoli angiomi superficiali causati dall’accumulo di glicosfingolipidi nelle cellule endoteliali e muscolari lisce dei piccoli vasi del derma. L’accumulo determina indebolimento della parete capillare con piccole ectasie nel derma o nell’epidermide. Gli angiocheratomi, si manifestano tra i 5 e i 13 anni sebbene l’accumulo inizi precocemente. Appaiono come lesioni piccole, rilevate, rosso porpora, che non diventano chiare alla compressione, con l’età tendono a crescere di numero e dimensioni, si localizzano su cosce,glutei, fianchi, dorso, pene e scroto, su mucosa orale e congiuntivale (12). Quelle di grandi dimensioni sono suscettibili alla trombosi e al sanguinamento. Nelle donne sono presenti nel 35% dei casi. Occhio A livello oculare l’accumulo di glicosfingolipidi si verifica a livello del tessuto connettivo del cristallino e della cornea e a livello delle cellule vascolari di tutti i distretti oculari, ma anche nell’epitelio congiuntivale e corneale. L’interessamento corneale è riportato nel 90% dei pazienti emizigoti; la lesione tipica è rappresentata dalla cornea verticillata, pallide strisce spiraliformi dell’epitelio corneale di colore variabile dal grigio pallido al giallo al marrone. Possono sembrare macchie senza distinzione in strisce, solitamente non danno disturbi se non una difficoltà quando si guardo in un campo di luce abbagliante. Questi pazienti hanno predisposizione a sviluppare cataratta, a causa di opacità nella capsula posteriore della lente che non compromettono la visione e non rappresentano indicazione all’estrazione del cristallino. Le lesioni congiuntivali tipiche sono gli aneurismi sacculari visibili con la lampada a fessura e che possono anche sanguinare. Anche i vasi retinici sono coinvolti con arteriole nastri o spiraliformi e dilatazione delle vene retiniche. Sono stati segnalati casi di occlusione dell’arteria centrale della retina e neuropatia ottica ischemica con perdita della vista. Infine la secrezione lacrimale può esser compromessa per l’accumulo di GL3 nella ghiandola lacrimale (13). Altri apparati I sintomi otorinolarigoiatrici comprendono: perdita progressiva dell’udito in particolare alle alte tonalità, sordità improvvisa (soprattutto asimmetrica), tinnito, vertigini con Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale nausea. Non è chiaro se le anomalie a carico dell’orecchio riconoscano una componente neurosensoriale od anche vascolare (14). I sintomi gastrointestinali comprendono: dolore addominale post-prandiale, gonfiore, diarrea, nausea o sazietà precoce. Molti maschi affetti hanno difficoltà a prendere peso. Spesso questi sintomi compaiono in adolescenza verso i 10 anni e come prima manifestazione di malattia. I disturbi gastrointestinale riconoscono una eziopatogenesi mista: vascolare e neurologica (15). L’interessamento broncopneumonico include: tosse continua esacerbata dal fumo o dalle infezioni delle prime vie, dispnea da sforzo o asma. Spesso l’intolleranza all’esercizio viene attribuita all’ipoidrosi, alla malattia polmonare o alla cardiomiopatia ma può cominciare nell’adolescenza e non è infrequente nelle donne. Infine la mineralometria ossea ha dimostrato che l’osteopenia e l’osteoporosi occorrono nell’88% dei pazienti con Fabry. Recentemente è stato anche definito l’interessamento dei muscoli striati che risultano coinvolti in molti pazienti che lamentano, oltre ai dolori alle estremità anche una facile fatigabilità e crampi muscolari (16) 8 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale Cardiomiopatia nella Malattia di Fabry Il coinvolgimento cardiaco nella malattia di Fabry è un’evenienza molto frequente, riscontrabile in oltre il 60% dei maschi affetti e delle donne eterozigoti. La presenza e l’entità del danno cardiaco aumentano progressivamente con l’età (17-18). Assieme all’uremia nei pazienti con insufficienza renale cronica non sottoposti a dialisi e/o trapianto renale, il danno cardiaco rappresenta la prima causa di morte. Come ricordato in precedenza, il cuore può essere l’unico organo coinvolto nella cosiddetta “variante cardiaca” (19). Nella malattia di Fabry l’accumulo di glicosfingolipidi coinvolge tutti i tipi cellulari del cuore: miocardiociti, cellule endoteliali e muscolari lisce dell’endocardio e dei vasi epicardici ed intramiocardici, cellule del tessuto di conduzione, tessuto valvolare. Con la dizione Cardiomiopatia di Fabry si fa riferimento soprattutto al quadro di ipertrofia ventricolare sinistra, evidenziabile sia all’ECG che all’Ecocardiogramma, che caratterizza il coinvolgimento cardiaco sia nelle forme sistemiche che nelle varianti cardiache. Negli ultimi anni, è stato dimostrato che la Cardiomiopatia di Fabry rappresenta una causa frequente, ma spesso misconosciuta, di ipertrofia ventricolare sinistra “idiopatica”. 9 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale La malattia di Fabry è stata identificata nell’1-3% di casi di cardiomiopatia ipertrofica nelle maggiori casistiche europee (20). Le recenti linee guide della Società Europea di cardiologia hanno raccomandato la valutazione dell’attività enzimatica alfa galattosidasi A in tutti i soggetti maschi con cardiomiopatia ipertrofica >30 anni di età (21) Da un punto di vista clinico la cardiomiopatia ipertrofica nella malattia di Fabry presenta gli stessi sintomi e manifestazioni cliniche cardiologiche delle forme sarcomeriche. Una diagnosi differenziale può essere posta riconoscendo le manifestazioni cliniche della malattia di Fabry a carico degli altri organi ove presenti. Anche da un punto di vista strumentale la diagnosi differenziale tra forme sarcomeriche e cardiomiopatia di Fabry può essere non agevole in quanto non esistono test specifici o parametri od aspetti patognomonici del coinvolgimento cardiaco nella malattia di Fabry. Sono state evidenziate delle cosiddette “red-flags” utili nel sospettare la malattia di Fabry in presenza di una ipertrofia ventricolare sinistra idiopatica, quali ad esempio la presenza di un intervallo PQ accorciato all’ECG, la presenza di una marcata ipertrofia dei muscoli papillari sproporzionata rispetto alla ipertrofia parietale, la presenza di delayed-enhancement basale inferolaterale alla RM (22-25). Questi “markers”, unitamente ad una attenta valutazione clinica possono aumentare notevolmente la capacità del cardiologo di riconoscere la malattia di Fabry, pur restando una ampia quota di pazienti che non vengono riconosciuti al momento della esecuzione dell’ecocardiogramma o della valutazione cardiologica. 10 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale Diagnosi di malattia di Fabry La diagnosi di Malattia di Fabry si basa sulla dimostrazione di una assente o ridotta attività dell’enzima α-galattosidasi A nel plasma o nei leucociti periferici, e sulla conferma di mutazioni genetiche a carico del relativo gene (26). La determinazione dello stato di portatore non è realizzabile attraverso il dosaggio enzimatico perché in molti soggetti eterozigoti i livelli dell’enzima possono essere assolutamente normali. Pertanto tutte le donne considerate a rischio di essere portatrici del gene della malattia devono essere sottoposte a studi molecolari per individuare la mutazione genetica. Quando viene posta diagnosi, deve essere previsto un counseling genetico per informare il paziente della storia naturale della malattia, della sua trasmissibilità, del trattamento e della necessità di estendere l’indagine molecolare e genetica agli altri membri familiari. La diagnosi può essere posta in epoca prenatale con la dimostrazione del cariotipo XY e il deficit enzimatico negli amniociti in coltura o nei villi corionici. La diagnosi, in assenza di altri componenti della famiglia affetti, è spesso tardiva e giunge quando la malattia è già molto avanzata. In particolare la maggior parte dei pazienti affetti e delle donne portatrici ricevono spesso molteplici diagnosi errate, prima della corretta identificazione della malattia (Vedi Figura e Tabella). L’aspetto fondamentale per la diagnosi risulta però sempre l’inquadramento clinico da parte del medico che si trova a valutare in età pediatrica ed adulta i sintomi riferiti dai pazienti. La conoscenza della Malattia di Fabry e dei suoi sintomi, a livello dei diversi 11 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale sistemi ed organi è fondamentale per poter effettuare una diagnosi corretta e precoce, soprattutto adesso che è disponibile una cura specifica ed efficace come la terapia enzimatica sostitutiva. I pediatri e i medici di famiglia, ma anche gli specialisti devono porre attenzione agli episodi di dolore acuto accompagnati da febbre e non responsivi ai comuni analgesici, al dolore cronico agli arti, all’intolleranza al freddo o alle alte temperature o all’esercizio, disturbi gastrointestinali (diarrea, vomito, nausea e dolore 12 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale della malattia di Fabry in una ampia popolazione non selezionata di soggetti con ipertrofia ventricolare sinistra non altrimenti spiegata. Il progetto si propone inoltre di valutare la sensibilità e la specificità nel diagnosticare la malattia di Fabry di un nuovo score diagnostico (test dei 60 secondi) che comprende dati anamestici e parametri clinico-strumentali. EVENTUALI RISULTATI PRELIMINARI Dall’inizio del 2016 abbiamo iniziato a testare la fattibilità e la efficienza della valutazione della attività enzimatica di goccia di sangue su carta assorbente (DBS=Dried-BloodSpots) presso il laboratorio del CNR-IBIM di Palermo diretto dal Prof. Giovanni Duro (27). Sono stati pertanto inviati a scopo diagnostico 20 test DBS prelevati in soggetti con sospetto clinico-strumentale di malattia di Fabry. Dal feedback ricevuto dal Laboratorio di Palermo è risultato che in tutti i casi il campione è stato prelevato ed inviato correttamente ed è risultato perfettamente analizzabile, con referto ufficiale pervenuto al nostro Ospedale (Referente Dott. Maurizio Pieroni) nell’arco di circa 7 giorni (range 5-10 giorni). Non sono ad oggi state eseguite diagnosi certe sebbene in un paziente con minor stroke ed ipertrofia ventricolare sinistra sia stata identificata una variante genetica sospetta ma non ancora ritenuta con certezza patogenetica. Un unico studio di questo tipo eseguito fino ad oggi da un gruppo di ricerca portoghese (28) ha riscontrato una prevalenza del 2.1% (1/47) identificando una paziente con ipertrofia ventricolare sinistra, recente diagnosi di ipertensione e recente stroke del troncoencefalo. In seguito, interrogata specificamente, la paziente ha riferito di aver sofferto di dolori alle estremità in età giovanile, disturbi gastrointestinali. Non presentava angiocheratomi, ma l’ECG mostrava alti voltaggi del QRS, marcate anomalie della ripolarizzazione ventricolare e gli esami ematochimici hanno poi evidenziato una microalbuminuria. 13 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale DESCRIZIONE DEL PROGETTO: DURATA Il progetto si articolerà inizialmente nell’arco di un anno eventualmente estendibile a due o tre anni sulla base dei risultati ottenuti nel primo anno. METODOLOGIE ADOTTATE: Popolazione studiata: Verranno arruolati pazienti di età >18 anni, di sesso maschile e femminile. Criteri di inclusione: • Pazienti con ipertrofia ventricolare sinistra idiopatica definita dalla presenza di ipertrofia ventricolare sinistra in assenza di altre cause (ipertensione arteriosa non controllata dalla terapia, valvulopatia aortica moderata). Criteri di esclusione: • Pazienti nei quali la malattia di Fabry sia già stata esclusa mediante analisi enzimatiche e genetiche. • Pazienti con diagnosi di cardiomiopatia ipertrofica clinica e con trasmissione genetica padre-figlio maschio. Dimensione del campione In considerazione della rarità della patologia e dei dati attualmente presenti in letteratura, ci proponiamo di arruolare nell’arco di 12 mesi circa 250 soggetti con ipertrofia ventricolare sinistra idiopatica, per poter ottenere dati scientificamente e statisticamente significativi. Valutazione ecocardiografica Tutti i soggetti verranno sottoposti ad esame ecocardiografico completo, comprensivo di analisi al Doppler tissutale dei parametri di funzione sistolica e diastolica del ventricolo sinistro. Le dimensioni e gli spessori verranno misurati secondo le raccomandazioni della American Society of Echocardiography (29). In particolare sarà misurato lo spessore massimo parietale inteso come il massimo spessore misurabile in mono- o bidimensionale in qualunque segmento e proiezione del ventricolo sinistro. Saranno inoltre valutati in particolare lo spessore e funzione del ventricolo destro nonché la volumetria atriale e la funzione diastolica del ventricolo sinistro. Verrà utilizzata la seguente definizione di “Ipertrofia ventricolare sinistra: spessore 14 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale parietale massimo misurato >12 mm o massa ventricolare sinistra indicizzata (massa/BSA) > 96g/m2 (uomini) e >96 g/m2 (donne). La presenza di stenosi aortica significativa verrà valutata mediante analisi color-Doppler applicando i criteri attuali per la valutazione della stenosi valvolare aortica. Verrà inoltre valutata la eventuale presenza di gradiente dinamico al tratto di efflusso ventricolare sinistro a riposo e dopo manovra di Valsalva. L’analisi al Doppler tissutale sarà eseguita come descritto in precedenza (24). Valutazione dell’attività enzimatica ed analisi genetica su goccia di sangue (DBS). In tutti i pazienti arruolati verrà eseguito un prelievo di goccia di sangue su carta bibula mediante apposite strisce fornite gratuitamente dal laboratorio CNR di Palermo. Una volta raccolta la goccia di sangue e fatta essiccare a temperatura ambiente per alcune ore, le strisce cartacee così raccolte e riportanti gli estremi identificativi del paziente, verranno inviate per posta in apposite buste al Laboratorio che provvederà all’analisi enzimatica e/o genetica. La valutazione della attività enzimatica e la analisi genetica mirata ad identificare mutazioni del gene GLA sono da considerarsi a tutti gli effetti indagini diagnostiche miranti a definire la natura dell’ipertrofia ventricolare sinistra. Verrà comunque raccolto consenso informato del paziente in merito alla eventuale analisi genetica sul sangue raccolto. DBS (Dried Blood Spot) Test dei 60 secondi Il “test dei 60 secondi” è uno score elaborato dal nostro centro per valutare rapidamente se un paziente con ipertrofia del ventricolo sinistro idiopatica possa essere affetto da 15 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale malattia di Fabry. Si tratta di un punteggio che potrebbe aiutare ad identificare a priori, sulla base delle caratteristiche clinico-anamnestiche, i pazienti con ipertrofia ventricolare sinistra ad alta probabilità di essere affetti da malattia di Fabry. Il test prende il nome dal tempo necessario per eseguirlo, ossia circa 1 minuto (Vedi Allegato 1) Prevede sei punti che richiedono una valutazione di circa 10” ciascuno e così definiti: 1) Valutare se l’ECG presenta aspetti tipici della malattia di Fabry (Intervallo PQ breve, bradicardia, alterazioni marcate della ripolarizzazione quali onde T negative associate ad elevati voltaggi del QRS) 2) Guardare se il paziente presenta angiocheratomi nelle sedi tipiche (glutei, regione inguino-scrotale, regione peri-ombelicale). 3) Chiedere al paziente se lui o qualcuno in famiglia ha avuto eventi cerebrovascolari, soprattutto se in età non avanzata 4) Chiedere al paziente se lui o qualcuno in famiglia ha avuto problemi renali e/o è dovuto ricorrere alla dialisi 5) Chiedere al paziente se suda normalmente e se ha una normale tolleranza a caldo e freddo o se ha febbri ricorrenti 6) Chiedere al paziente se ha mai sofferto, soprattutto da piccolo e da giovane, di dolori intensi alle mai ed ai piedi, in particolare esacerbati da caldo e freddo. Lo studio consentirà una validazione clinica del test potendolo applicare ad una ampia casistica di pazienti con ipertrofia ventricolare sinistra. I risultati saranno raccolti in forma cartacea con semplice indicazione SI/NO per ciascun punto ed una breve annotazione del medico che raccoglie il questionario. Successivamente al termine dl progetto verrà analizzato da un punti di vista statistico per valutare le differenze tra i pazienti con diagnosi di malattia di Fabry e non e per definire quale voce tra le sei, presenta un peso maggiore per aumentare sensibilità e specificità del questionario. Follow-up e presa in carico dei pazienti con diagnosi di Malattia di Fabry I pazienti ai quali sarà diagnosticata la malattia di Fabry nell’ambito del presente progetto saranno riferiti all’Ambulatorio Cardiomiopatie di questo Ospedale e verranno inseriti nel percorso diagnostico –terapeutico della malattia di Fabry definito a livello Regionale (30). Sarà inoltre eseguita valutazione enzimatica e genetica, nonché clinicostrumentale di tutti i familiari potenzialmente affetti che ne faranno richiesta. Si precisa che la valutazione dei familiari potenzialmente affetti avverrà con esenzione codice R99 e quindi senza alcuna spesa per i pazienti coinvolti né per la struttura Ospedaliera. 16 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale PERSONALE PARTECIPANTE ALLA RICERCA E MANSIONI SVOLTE NEL PROGETTO: Personale strutturato (specificare per ogni soggetto cognome, nome, qualifica aziendale, numero di ore extralavorative dedicate al progetto) 1) Dott. Maurizio Pieroni, dirigente medico cardiologo presso il Dipartimento Cardiovascolare dell’Ospedale di Arezzo. Responsabile scientifico dello studio. Ore extralavorative dedicate al progetto: 300 ore/anno Mansioni svolte: • Supervisione generale dello studio. • Responsabile del trattamento dei dati raccolti nel consenso informato. • Gestione della comunicazione esito dell’esame enzimatico /genetico • Identificazione mediante valutazione clinico–ecocardiografica dei pazienti da arruolare. • Analisi dei dati raccolti ed eventuale redazione di lavori scientifici relativi al progetto. 2) Dott.ssa Alessandra Sabini, dirigente medico cardiologo presso il Dipartimento Cardiovascolare dell’Ospedale di Arezzo. Ore extralavorative dedicate al progetto: 100 ore/anno Mansioni svolte: • Identificazione mediante valutazione clinico–ecocardiografica dei pazienti da arruolare. • Analisi dei dati raccolti ed eventuale redazione di lavori scientifici relativi al progetto. 3) Dott. Massimo Felici, dirigente medico cardiologo presso il Dipartimento Cardiovascolare dell’Ospedale di Arezzo. Ore extralavorative dedicate al progetto: 100 ore/anno Mansioni svolte: • Identificazione mediante valutazione clinico–ecocardiografica dei pazienti da arruolare. • Analisi dei dati raccolti ed eventuale redazione di lavori scientifici relativi al progetto. 17 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale 4) Dott. Marco Chioccioli, dirigente medico cardiologo presso il Dipartimento Cardiovascolare dell’Ospedale di Arezzo. Ore extralavorative dedicate al progetto: 100 ore/anno Mansioni svolte: • Identificazione mediante valutazione clinico–ecocardiografica dei pazienti da arruolare. • Analisi dei dati raccolti ed eventuale redazione di lavori scientifici relativi al progetto. 5) Dott.ssa Bendetta Calchetti, dirigente medico neurologo presso il Dipartimento Cardiovascolare dell’Ospedale di Arezzo. Ore extralavorative dedicate al progetto: 100 ore/anno Mansioni svolte: • Identificazione dei pazienti con stroke criptogenetico giovanile (18-50 anni) da riferire per valutazione ecocardiografica. • Analisi dei dati raccolti ed eventuale redazione di lavori scientifici relativi al progetto. POTENZIALI RICADUTE CLINICHE E SCIENTIFICHE Il progetto potrà avere rilevanti implicazioni cliniche e scientifiche. Dal punto di vista clinico il progetto permetterà innanzitutto di identificare la malattia di Fabry in soggetti ancora non diagnosticati con due conseguenze fondamentali: 1) La diagnosi nei pazienti arruolati nello studio permetterà la diagnosi in altri familiari attraverso la stesura dell’albero genealogico ed i conseguenti accertamenti di tipo enzimatico-genetico. In particolare, per quanto evidenziato in precedenza in merito alla risposta alla terapia enzimatica (tanto più efficace quanto più precocemente somministrata), risulterà particolarmente importante la diagnosi precoce nei soggetti più giovani che non presentino ancora manifestazioni clinico-strumentali-laboratoristiche della malattia. In tali soggetti l’inizio della terapia enzimatica sostitutiva permetterà di prevenire il danno d’organo e le manifestazioni cliniche della malattia con un notevole impatto socio-sanitario legato alla riduzione della mortalità e morbilità in questi soggetti. 2) La diagnosi nei pazienti arruolati nello studio permetterà di iniziare un trattamento specifico quale la terapia enzimatica, e di ottimizzare le terapie convenzionali necessarie a limitare il danno d’organo cardiaco, renale e 18 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale cerebrovascolare. Tali interventi terapeutici consentiranno, come dimostrato in letteratura (31) di ridurre le complicanze cerebrovascolari e la velocità di progressione della malattia cardiaca e renale, in modo più o meno importante a seconda del quadro clinico-strumentale di partenza. La diagnosi di malattia di Fabry in questi soggetti consentirà inoltre di porre fine, in molti casi, ad una dispendiosa serie di accertamenti diagnostici e valutazioni specialistiche relativamente a manifestazioni cliniche della malattia di Fabry non ancora riconosciuta e pertanto attribuite erroneamente ad altre patologie. Da un punto di vista scientifico il progetto si propone di valutare per la prima volta la prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione non selezionata di soggetti con ipertrofia ventricolare sinistra non altrimenti spiegata. Questo dato potrebbe avere un notevole impatto sugli attuali algoritmi diagnostici nel soggetto con ipertrofia ventricolare sinistra idiopatica e soprattutto rappresentare il punto di partenza per screening più ampi al fine di ridurre il ritardo diagnostico nei pazienti affetti da questa malattia. 19 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale Allegato 1 TEST DEI 60 SECONDI 1) L’ECG presenta aspetti tipici della malattia di Fabry? SI☐ NO☐ ______________________________________________________ ______________________________________________________ ________________________________________________ 2) Il paziente presenta angiocheratomi? SI☐ NO☐ ______________________________________________________ __________________________________________________ 3) Il paziente o qualcuno in famiglia ha avuto eventi SI☐ NO☐ cerebrovascolari? ______________________________________________________ __________________________________________________ 4) Il paziente o qualcuno in famiglia ha avuto problemi renali SI☐ NO☐ e/o è dovuto ricorrere alla dialisi ______________________________________________________ __________________________________________________ 5) Suda normalmente ed ha una normale tolleranza a caldo e SI☐ NO☐ freddo? Ha febbri ricorrenti ? ______________________________________________________ __________________________________________________ 6) Ha mai sofferto, soprattutto da piccolo e da giovane, di dolori SI☐ NO☐ intensi a mani e/o piedi, in particolare esacerbati da caldo e/o freddo. ______________________________________________________ __________________________________________________ 20 Studio della prevalenza della malattia di Fabry in una popolazione ambulatoriale BIBLIOGRAFIA 1. Desnick RJ, Ioannou YA, Eng CM. Alpha-galactosidase A deficiency: Fabry disease. In: Scriver CR, Beaudet AL, Sly WS, Valle D, Kinzler KE, Vogelstein B, eds. The Metabolic and Molecular Bases of Inherited Diseases. 8 ed. New York, NY: McGraw-Hill; 2001:3733–3774. 2. Spada M, Pagliardini S, Yasuda M, Tukel T, Thiagarajan G, Sakuraba H, Ponzone A, Desnick RJ. High incidence of later-onset fabry disease revealed by newborn screening. Am J Hum Genet. 2006;79:31–40. 3. 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