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PARCHI DEL WEST 2
RENZO ANGELINI
PARCHI NAZIONALI 2
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I GRANDI
PARCHI
NAZIONALI
DEL WEST
Dop aver ammirato la spettacolarità dei Parchi
Nazionali dello Utah, trattati nel numero precedente,
il viaggio prosegue in Arizona e Colorado.
Renzo Angelini
le truppe americane, guidate dal colonnello Kid
Carson, entrarono nel Canyon e distrussero i villaggi
ed i loro raccolti tra i quali un frutteto di pesche,
orgoglio dei Navajo. I superstiti vennero confinati
in una riserva situata ad oltre 500 km di distanza,
in New Messico, dove restarono per cinque anni.
Nel 1868, con la firma del trattato con il governo
americano, venne assegnato loro un territorio tra
Arizona e New Messico che comprendeva il Canyon
de Chelly e che oggi costituisce la Nazione Navajo.
Il Canyon si trova ad una altitudine di 1600 metri
s.l.m., è scavato nella roccia di arenaria, con pareti
verticali alte 300 metri ed è attraversato dal fiume
Wiskey Creek.
CANYON DE CHELLY NATIONAL PARK
Area naturale protetta che si trova nella parte nordoccidentale dell’ Arizona, nella contea di Apache.
Ampia 340 kmq è diventato Monumento Nazionale
degli Stati Uniti nel 1931 ed è interamente all’ interno
della Riserva indiana Navajo. I reperti archeologici
testimoniano la presenza dell’ uomo dal 2500 a.C.
ad opera di gruppi nomadi che sfruttavano le grotte
naturali, di cui la zona è ricca, come rifugi per
incursioni di caccia o per la raccolta di cibo. In seguito
si insediarono stabilmente praticando l’ agricoltura.
Dal 750 d. C. arrivarono gli Anasazi le cui abitazioni
vengono costruite in muratura addossate le une alle
altre e prendono il nome di pueblo. La maggior
parte dei villaggi sono eretti ai piedi di scogliere a
strapiombo: si coltivano cereali e si usano l’ arco
e le frecce per la caccia, ed inizia la produzione di
ceramiche. Alla fine del 1300 gli Anasazi lasciarono
la zona, probabilmente per una grande siccità che
aveva compromesso i raccolti, o forse per contrasto
con le popolazioni vicine. Nei secoli successivi gli
Hopi utilizzarono il Canyon per la coltivazione dei
cereali o per la caccia. Nel 1700 venne occupato
stabilmente dai Navajo che ne fecero anche la base
per le loro razzie ai danni degli altri pueblo e dei
coloni spagnoli stanziati nella valle del Rio Grande,
nel New Messico settentrionale. Le scorribande dei
Navajo terminarono nel gennaio del 1864 quando
White House (casa bianca): rovine di un insediamento abitativo realizzato dagli Anasazi, nell’era del Pueblo, composto da due
parti; una ai piedi della falesia e l’ altra sopra una grande insenatura naturale nella roccia.
Spider Rock, la doppia torre di arenaria alta 240 metri
che si erge alla congiunzione tra il Canyon de Chelly ed il
Monument Canyon.
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Pittogrammi nelle rocce.
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Il Canyon de Chelly visto dal plateau, con le caratteristiche
pareti verticali alte 300 metri ed il fiume Wiskey Creck.
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Hogan era la tradizionale abitazione degli indiani Navajo.
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Abitazione degli attuali Navajo.
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Antelope Ruins sono le rovine di un Pueblo Anasazi e prendono
il nome da alcuni pittogrammi disegnati sulla roccia che
rappresentano antilopi e scene di caccia.
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Colorado Plateau e la grande faglia del Grand Canyon vista da lontano.
GRAND CANYON NATIONAL PARK
E’ una immensa gola creata dal fiume Colorado nell’
Arizona nord-occidentale. Lungo 446 km, profondo
1600 metri e con una larghezza che può raggiungere
i 27 km, è il più spettacolare tra i fenomeni naturali
che si possono osservare nei deserti di tutto il mondo.
E’ il prodotto di dieci milioni di anni di erosione del
fiume Colorado, che lo attraversa, erodendo la roccia
con una velocità incredibile, sprofondando sempre
di più all’ interno di essa. Questa azione erosiva fu
facilitata dalle particelle solide messe in moto dal
grande volume d’ acqua, che agirono come uno
scalpello sul letto del fiume: le rocce più dure vengono
erose più lentamente ma quelle più tenere, come l’
arenaria, vengono rapidamente intagliate con la
formazione di precipizi verticali. Diecimila anni fa,
alla fine dell’ ultima glaciazione, i torrenti di acqua
di fusione carichi di enormi quantità di pietrisco
contribuirono in modo determinante ad intagliare
il Grand Canyon. Anche i canyon periferici, in cui
scorrono gli affluenti del Colorado, sono immensi ed
è solo la presenza del canyon principale ad oscurare
la loro fama. La straordinaria profondità del taglio di
roccia mette allo scoperto l’ incredibile successione
di formazioni geologiche: rocce scistose, calcari,
arenarie e graniti si susseguono dalle profondità
alle cime. Le pareti del Canyon sono pressochè
completamente verticali, presso il fondo, mentre più
in alto l’ erosione del vento ha in parte mascherato l’
antica azione del fiume e dei detriti da esso trascinati.
La parola “colorado” significa rosso in lingua
spagnola. Il fiume oggi appare verdastro ma, in
effetti, i primi esploratori spagnoli che lo percorsero
lo chiamarono così con ragione, impressionati
dalla grande quantità di limo rossastro che veniva
trasportato dalle acque. La costruzione della diga di
Glen Canyon ha completamente bloccato il flusso
di limo e oggi le acque appaiono verdastre. Questo
colore lo troviamo ancora negli affluenti del fiume
Colorado. La grandezza e la maestosità del paesaggio,
essenzialmente minerale, aspro, duro e disumano,
che sembra uscito da qualche visione apocalittica,
potenziato dal sole a picco che accentua la severità
della morfologia naturale, fanno si che questo possa
apparire dolce, riposante e calmo allo sguardo. In
questo ambiente l’ uomo può sentirsi schiacciato
dalla massa delle rocce, ma anche rassicurato e
confortato. Il grande squarcio ci dà una delle più belle
lezioni di geologia, ci consente di capire la durata
e la portato dei fenomeni morfologici, ci mette alla
Vista della grande faglia del Grand Canyon e del fiume Colorado sullo sfondo. Il fiume dopo un percorso di 2600 km, attraverso
otto stati nordamericani e due messicani, sfocia nel Golfo di California. Noto per le piene periodiche, incise nel tempo sulla
costituzione arenacea dell’ altopiano provocando una profonda erosione in direzione verticale con l’ escavazione di grandi gole
come il Grand Canyon.
presenza dei principali avvenimenti della storia della
Terra. Il Grand Canyon fu precocemente abitato
dagli indiani Hopi, che vi formarono vere e proprie
comunità con riti e costumi originali. Nel XV secolo,
i conquistadores spagnoli scoprirono la regione che
fu poi percorsa dalle missioni evangeliche. Solo
nel 1869, però, una spedizione scientifica guidata
dal maggiore John Wesley Powell esplorò il canyon
scendendo il corso del fiume in barca. Fu il primo
a dimostrare, contrariamente a quanto si credeva
allora, che il rilievo è interamente dovuto all’
erosione del fiume e all’ incisione delle gole: le rocce
su entrambi i lati della valle appartengono a un corso
continuo e la loro separazione non è il risultato di
alcun cataclisma.
Foto accanto: gli affluenti del fiume Colorado mantengono
la colorazione rossa dovuta all’ enorme quantità di limo
rossastro trasportato dalle acque.
Foto sotto: a nord-est del Grand Canyon torna a dominare
il deserto. E’ la terra degli altopiani ricoperti da enormi
massi di roccia, un paesaggio tipico della Monument Valley
e dei canyon a labirinto dell’ Utah meridionale. Qui nella
Canyonlands, il clima è estremo: le temperature possono
scendere a -34°C in inverno e risalire a +43°C in estate, con
escursioni termiche durante la giornata di ben 40°C: alla
scarsità di vegetazione fa però riscontro una straordinaria
varietà di forme e colorazioni delle rocce.
Il Colorado si è incassato nel Quaternario, mettendo in luce la sedimentazione della roccia. Calcari marini e arenarie continentali formano l’
altopiano, mentre sui versanti appaiono arenarie rosse e falde argillose.
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Una veduta del Grand Canyon del fiume Colorado in Arizona.
Profondo fino a 1600 metri, largo alla sommità da 7 a 30 km
e lungo quasi 350 km, è uno spettacolare fenomeno geologico
considerato una delle meraviglie naturali del mondo. Il
Colorado che lo ha originato, raccoglie le acque di numerosi
affluenti che scendono dalle cime innevate delle montagne
dello Utah e del Colorado.
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Aspetto fantastico del paesaggio caratterizzato
da una boscaglia di yucca, che si riconosce da
un ciuffo apicale di foglie strette e acuminate.
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ricchi di silice provenienti dalle ceneri acide dei
vulcani. La silice penetrò nelle fibre del legno e,
in periodi più aridi, l’ acqua evaporò lasciando
la silice cristallizzarsi all’ interno dei tronchi e
dei rami degli alberi ed assumere, in presenza di
ossidi di ferro e di manganese, varie gradazioni
dal rosso al giallo. La successiva erosione da parte
della pioggia e del vento ha consentito la completa
asportazione delle arenarie che avvolgevano
i tronchi, riportando così alla luce gli alberi
fossilizzati. Particolarmente suggestive sono la
Jasper Forest, valle ricoperta di tronchi fossilizzati
di gingkobiloba, e la Blu Mesa.
PETRIFIED FOREST NATIONAL PARK
Situato nella parte orientale dello stato dell’
Arizona, il parco si estende su un altopiano e
costituisce l’ elemento più colorato del Painted
Desert ( deserto dipinto ) così chiamato per le varie
colorazioni delle arenarie che formano il paesaggio.
Circa 200 milioni di anni fa, questo altopiano era
percorso da numerosi corsi d’ acqua ed il clima
favorevole unito ad una forte umidità agevolarono
una vegetazione prevalentemente composta da
felci e conifere. In questo ambiente molto umido,
gli alberi giganteschi, quando cadevano, venivano
inghiottiti da fanghi alimentati da corsi d’ acqua
Vista panoramica della Valle di Blue Mesa, disseminata di formazioni a cupola, striate da mille rivoletti dì acqua,
sono resti di una sedimentazione che un tempo ha seppellito una vegetazione lussureggiante. Argille, arenarie e ceneri
vulcaniche, tinteggiate dai sali minerali, furono portate alla luce grazie all’ azione degli agenti atmosferici.
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Painted Desert.
L’ acqua carica di silice è penetrata all’ interno di un tronco e l’ evaporazione ha provocato la cristallizzazione del minerale contenuto nel legno: bianca
o grigia, la silice è colorata di giallo e arancione dagli ossidi di ferro, di azzurro o di nero dagli ossidi di manganese.
Tronchi pietrificati di conifere nella Jasper Forest.
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MESA VERDE NATIONAL PARK
Parco nazionale dal 1906, il secondo ad essere
istituito dopo Yellowstone, e Patrimonio dell’
Umanità dell’ Unesco dal 1978, è situato nel sudovest del Colorado nella contea di Montezuma.
Il parco si eleva da 1860 a 2560 metri s.l.m. e
copre una superficie di 211 kmq. Comprende un’
area in cui sono presenti numerosi insediamenti
degli antichi Anasazi, che costruirono villaggi all’
interno delle rientranze della roccia, denominati
“cliff dwellings”, il più noto dei quali è Cliff
Palace. Gli insediamenti più antichi risalgono a
800 anni fa e degli Anasazi non si conoscono le
origini, ma vivevano in abitazioni a pozzo formanti
piccoli villaggi. Nell’ arco di 500 anni affinarono
le loro abilità costruttive realizzando grandi
insediamenti con edifici su più livelli costruiti in
fango e pietre, chiamati pueblo, dove sono presenti
edifici ad uso abitativo e magazzini ed anche
costruzioni comunitarie ad uso cerimoniale dette
kivas. I reperti archeologici consentono di avere
un’ idea abbastanza chiara sul loro stile di vita e
Abitazioni trogloditiche a Cliff Palace. Sono case a vari piani chiamate Pueblo e
testimoniano la vita sedentaria di antichi indiani nomadi venuti dalle valli per cercarvi
rifugio. Verso il VI secolo vi si stabilirono e dissodarono le foreste per coltivare la terra.
L’ abbandono avvenne per cause ignote, probabilmente per la siccità.
sulla loro cultura. Essi raggiunsero notevole abilità
nel realizzare manufatti in terracotta ed anche
canestri intrecciati con fibre vegetali. Si ritiene
che queste attività artigianali fossero praticate,
soprattutto dalle donne, che si tramandavano
le conoscenze tecniche di madre in figlia. Gli
Anasazi praticavano l’ agricoltura coltivando
prevalentemente mais e legumi. L’ abbandono di
questi insediamenti non è stato ancora chiarito: tra
le ipotesi la scarsità di risorse tali da impedire la
sopravvivenza in quei luoghi, dovute a mutamenti
del clima, oppure il verificarsi di forti tensioni a
livello sociale. Dopo l’ abbandono dei loro abitanti
originari i villaggi costruiti nella roccia caddero
in uno stato di abbandono e furono riscoperti nel
XVI secolo dalle popolazioni Navajo.
Particolare di un pueblo.
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La Mesa Verde è un vasto altopiano di rocce arenarie dove,
nelle pareti dei canyon, si trovano molti ripari nelle rocce.
Sono stati scavati dall’ azione combinata del vento e delle
acque. La forza dell’ erosione ha consentito, nel corso degli
anni, di modellare l’ arenaria.
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