TITOLO: Gran Canyon Avevamo organizzato le vacanze all’ultimo minuto, io nell’ultimo anno mi ero un po’ lasciata vivere immersa in una profonda depressione nel ricordo doloroso di mia madre che non c’era più. Ogni cosa mi sembrava sterile e inutile, ma quando decidemmo di andare negli Stati uniti mi sentii improvvisamente più vitale. E giorno dopo giorno il nostro viaggio era stato sempre più entusiasmante: Los Angeles con gli Universal Studios, Disneyland, e Las Vegas con i suoi spettacolari alberghi casinò superlussuosi , “guarda è proprio come nei film” ripetevo di continuo a Michele, lui annuiva sorridendo “hai proprio ragione “ rispondeva. Quella mattina partimmo presto da Las Vegas diretti verso la Death Valley, per vederla prima di raggiungere il Gran Canyon. Partimmo presto: in America le distanze attraverso i deserti sono ben più ampie di quello che sembra su una mappa stradale. Quando raggiungemmo Dante’s View capii perché si chiamava così: dall’alto si poteva osservare la valle della morte immersa in una strana bruma nonostante la temperatura di oltre 40 gradi, sotto la nebbia tanti diffusi specchi d’acqua che erano in realtà pozze di sale in una terra grigia e desertica, poteva davvero sembrare l’inferno Dantesco, uno spettacolo fantastico. Sentivo sempre più che l’america che avevo immaginato non era quella dei grattacieli e delle grandi metropoli ma era questa dei deserti e delle bellezze naturali uniche al mondo. Ripartimmo in direzione Gran Canyon dovevamo affrettarci, era bene essere fuori dalla valle prima delle ore più calde. Dopo parecchie miglia attraverso luoghi aridi e desertici finalmente vedemmo un cartello con l’indicazione “Gran Canyon” quasi sotto il Motel con la scritta “vacancy”. Ci fermammo subito e prendemmo possesso dell’enorme camera, stupendoci ancora una volta: in America anche le camere d’albergo sono esageratamente grandi. Erano le sette di sera il cielo era plumbeo con tratti di arruzzo, minacciava pioggia come tutte le sere, ma volevamo a tutti i costi dare una prima occhiata al Canyon. Così raggiungemmo il punto panoramico più vicino. Scesi dall’auto e affacciandomi guardai il canyon: le rocce di un rosa intenso alternato a strati di roccia più chiari, strati di rosa in pieno contrasto con il cielo scuro di nuvole, non avevo mai visto uno spettacolo così bello; trattenni il fiato per un istante, la tristezza che mi aveva accompagnato fino a quel momento si sciolse nelle lacrime pungenti che sgorgavano improvvisamente dai miei occhi: valeva la pena esser vissuti un altro anno per essere lì, in quel preciso momento. Stavolta non era come nei film era molto di più.