I convertitori statici di energia sono dispositivi elettronici che permettono il trasferimento controllato di energia elettrica da una sorgente ad un carico. Esempi di impiego • alimentatori in c.c. o in c.a. I convertitori statici di energia sono dispositivi elettronici che permettono il trasferimento controllato di energia elettrica da una sorgente ad un carico. Esempi di impiego • azionamenti p per uso industriale,, domestico e trazione elettrica I convertitori statici di energia sono dispositivi elettronici che permettono il trasferimento controllato di energia elettrica da una sorgente ad un carico. Esempi di impiego • ggruppi pp statici di continuità ((UPS)) I convertitori statici di energia sono dispositivi elettronici che permettono il trasferimento controllato di energia elettrica da una sorgente ad un carico. Esempi di impiego • impianti di produzione dell’energia da fonti rinnovabili (fotovoltaici o eolici) I convertitori statici di energia sono dispositivi elettronici che permettono il trasferimento controllato di energia elettrica da una sorgente ad un carico. Esempi di impiego • Illuminazione pubblica e domestica (in particolare a LED) I convertitori statici di energia sono dispositivi elettronici che permettono il trasferimento controllato di energia elettrica da una sorgente ad un carico. Esempi di impiego • trasmissione controllata dell’energia elettrica (Smart Grid). Gli schemi circuitali impiegati per la realizzazione dei convertitori statici sono molteplici. La struttura del convertitore risulta fortemente influenzata: dal tipo di sorgente primaria di alimentazione; dalle peculiarità del carico; dalla potenza che deve essere trasferita al carico; dal tipo di semiconduttori utilizzati. I primi convertitori in grado di controllare il flusso di energia elettrica sono stati realizzati impiegando macchine elettriche rotanti. Tali convertitori (convertitori rotanti), il più noto dei quali li è il gruppo Ward-Leonard, W dL d dal d l nome dell’Ingegnere d ll’I tedesco che lo realizzò nel 1891, hanno trovato ampia diffusione in tutto il periodo che va dalla fine del diciannovesimo secolo fino ad oltre la metà del ventesimo secolo. Successivamente, i convertitori rotanti sono stati man mano sostit iti con convertitori sostituiti tit i statici t ti i che presentano, presentano rispetto a quelli q elli rotanti, indubbi vantaggi di costo, di affidabilità, di rendimento e di manutenzione. i Nei convertitori statici di potenza i semiconduttori vengono sempre p impiegati, p g , al fine di ridurre l’energia g dissipata p nel convertitore, in regime di commutazione commutazione; vengono cioè fatti funzionare come un interruttore, interruttore alternativamente chiuso (saturazione) e aperto (interdizione). Una prima suddivisione dei semiconduttori impiegati nei convertitori statici ppuò essere effettuata considerando la modalità di comando, mediante un opportuno circuito di pilotaggio del passaggio dallo stato di interdizione a quello di pilotaggio, conduzione ed del passaggio dallo stato di conduzione a quello di interdizione. interdizione Sulla base della modalità di comando, i semiconduttori di potenza possono, quindi, venire suddivisi in tre distinte famiglie: 1. componenti non controllati (diodi); 2. componenti di cui è possibile comandare solo il passaggio dallo stato di interdizione a quello di conduzione (Raddrizzatori Controllati al Silicio o Tiristori); 3. componenti di cui è possibile comandare, oltre alla chiusura, anche il passaggio dallo stato di conduzione a quello di interdizione (Transistor di Potenza BJT, MOSFET e IGBT). Caratteristica ideale Anodo Catodo Quando la tensione tra anodo e catodo diventa positiva il Diodo entra in conduzione (cioè conduce con una caduta di tensione trascurabile) La conduzione prosegue fino a quando la corrente trascurabile). anodica rimane positiva. Quando la corrente anodica si annulla (o tende a diventare negativa) il Diodo smette di condurre (stato di interdizione). Il comportamento reale del diodo si discosta da quello ideale, sia durante il funzionamento a regime permanente sia durante quello transitorio. Ia = corrente anodica Vakk = tensione tra anodo e catodo Quando il diodo è polarizzato direttamente la Vak (caduta diretta) assume un valore compreso tra t 0.6V 0 6V e qualche l h V che h dipende: di d • dal tipo di Diodo; Caratteristica statica reale • dall’intensità della corrente Ia; • dalla temperatura della giunzione. Nei convertitori a bassa tensione (fino al centinaio di V)) la caduta diretta dei Diodi non può essere trascurata e può risultare importante anche ai fini del funzionamento del convertitore. Nei convertitori a più elevata tensione, tensione invece, la caduta diretta dei Diodi risulta i t t solo l aii fini fi i del d l dimensionamento di i t Caratteristica statica reale importante termico del componente stesso mentre può, in genere, essere trascurata nell’analisi del funzionamento complessivo del circuito. Ia = corrente anodica Vak = tensione tra anodo e catodo Dualmente, D l quando d all Diodo Di d è applicata li una tensione negativa (tensione inversa) nel Diodo fluisce una piccola corrente negativa (corrente inversa). Caratteristica inversa reale Q Quando la tensione inversa diventa maggiore gg di Vb ((massima tensione inversa applicabile al Diodo o tensione di Breakdown) si ha il cosiddetto effetto Zener e la corrente aumenta improvvisamente; ciò comporta una elevata dissipazione all’interno del componente componente. Comportamento transitorio commutazione diretta: passaggio dalla situazione di non conduzione, o interdizione a quella di conduzione. interdizione, conduzione commutazione inversa: passaggio dalla situazione di conduzione a quella di interdizione. interdizione Commutazione diretta Se si applica un gradino di corrente con una elevata pendenza, Vak assume, in un intervallo di tempo tfr (tempo di recupero diretto o forward recovery time),un valore alquanto superiore alla Ed. Nei convertitori statici di potenza tale fenomeno risulta in genere trascurabile, in quanto le induttanze presenti nel circuito limitano il di/dt applicato al Diodo a valori tali da non provocare apprezzabili cadute durante la fase di commutazione diretta. Commutazione inversa Nella commutazione inversa occorre che sia trascorso un breve intervallo di tempo trr (tempo di recupero inverso o reverse recovery time) prima che il Diodo acquisti la proprietà di blocco della corrente. Ill trr dipende di d da: d • caratteristiche del Diodo; • corrente diretta prima della commutazione; • di/dt durante il transitorio; • temperatura p della g giunzione. Nella fase di discesa di ia la Vak è circa nulla mentre si presenta una Vakk<0 in corrispondenza alla salita della ia. L’oscillazione è dovuta a fenomeni di risonanza tra la capacità interna del Diodo e le induttanze presenti nel circuito. Commutazione inversa Per ricavare i valori della corrente inversa (Irm) e del tempo di recupero inverso si possono usare formule approssimate per eccesso. eccesso Tali formule sono valide solo per i Diodi veloci e sono ottenute approssimando l’andamento della corrente inversa con un triangolo g rettangolo g e fanno riferimento alla qquantità di carica inversa Qrr (recovery stored charge) fornita dal Diodo durante la conduzione inversa. t rr 1.4 Q rr di dt Q I 2 t rr rm rr Commutazione inversa Andamento di Qrr al variare del di/dt Andamento di Qrr al variare della temperatura di giunzione Commutazione inversa Il fenomeno della conduzione inversa può provocare ai capi di altri componenti del circuito: • sovracorrenti; • sovratensioni; • maggiore dissipazione. Si può ricorrere a Diodi veloci o Fast Recovery Diodes (trr molto piccolo) per ridurre le sovracorrenti. Svantaggio: gg la corrente inversa,, dopo p aver raggiunto gg il valore massimo Irm, ritorna a zero con pendenze elevate che, in presenza di induttanze rilevanti,, pprovocano elevate sovratensioni sugli g altri componenti. p Ulteriore soluzione: Soft Recovery Diodes che hanno un trr leggermente più lungo di quello dei Diodi a commutazione brusca, brusca presentano un ritorno a zero della corrente più dolce. Fenomeni capacitivi p Quando un Diodo si trova polarizzato inversamente presenta anche un comportamento p capacitivo. p La capacità complessiva tra anodo e catodo non dipende dalla temperatura di g giunzione e ppuò essere determinata come segue: g C d Cc C (1 V V 0 r n ) 0 Vr è la tensione inversa applicata al Diodo; Cc è la capacità dovuta al contenitore; C0 è la capacità di giunzione quando Vr = 0; V0 è la tensione di contatto di giunzione (circa 0.6 V); n è un esponente compreso tra 1/3 e 1/2. 1/2 Fenomeni capacitivi p Considerando che il valore della capacità Cc è in genere molto più piccolo di quello della capacità totale e che, quando la tensione inversa è sufficientemente elevata, il termine Vr /V0 >>1 si ha: C d Cc C (1 V V 0 r n ) 0 C d K (V r ) n La presenza di una capacità tra anodo e catodo del Diodo è solitamente trascurabile,, tranne che in applicazioni pp pparticolari come ad esempio p nei circuiti ad elevata frequenza o quando siano presenti Diodi di grossa dimensione soggetti gg a repentine p variazioni della tensione inversa. Basati su una giunzione metallo-semiconduttore. Tale tipo di giunzione non permette il trasferimento di portatori minoritari dal semiconduttore al metallo; la conduzione di corrente avviene solo per mezzo dei portatori maggioritari. maggioritari I Diodi od Sc Schottky ott y p presentano ese ta o i segue seguenti t va vantaggi: tagg : assenza di fenomeni dovuti alla ricombinazione di portatori, con conseguente aumento della velocità di commutazione; minore caduta diretta (in genere dell’ordine di un 1/3, ¼ di un Diodo a giunzione). Svantaggi: corrente inversa e la capacità sono in genere alquanto più elevate; bassa tensione di blocco inversa (150-200 V). Li i Limitato impiegato i i neii convertitori i i statici. i i Alcuni Diodi sono in grado di poter funzionare in maniera continuativa con una tensione inversa uguale o leggermente maggiore alla loro tensione di blocco inverso. Tale fenomeno viene utilizzato nei Diodi Zener, la cui caratteristica di impiego è proprio quella di poter mantenere la tensione i inversa add un valore l circa i costante. La caratteristica diretta di un Diodo Zener è, invece, del tutto analoga a quella ll di un Diodo Di d normale. l Portate in tensione e in corrente • massimo picco ripetitivo di tensione inversa sopportabile dal diodo (VRRM). • massimo picco non ripetitivo di tensione inversa (VRSM); • valore efficace di tensione inversa sopportabile durante il funzionamento come raddrizzatore monofase ((VRRMS); • valore di corrente continuativa sopportabile (IAV); • valore efficace di corrente sopportabile in varie situazioni operative ( RMS); (I ) • valore di picco di corrente non ripetitivo (IFSM); • massima temperatura di lavoro della giunzione (θj); • resistenza termica tra giunzione e contenitore (Rjc); • ppotenza dissipata p in varie situazioni operative. p Dati relativi alla caratteristica statica • curve c r e Ia-V Vak per differenti valori alori della temperatura temperat ra di giunzione gi n ione θj; • curve IR-VR per differenti valori della temperatura di giunzione θj. Dati relativi al comportamento transitorio • resistenza termica transitoria r (t) per valutare il comportamento termico; • l’area quadratica di corrente sopportabile (i2t) nel caso di sovraccarichi di breve durata; • andamento della capacità complessiva tra anodo e catodo; • tempo di recupero inverso (trr ) e/o carica inversa (Qrr.). In generale, i semiconduttori sono molto sensibili ad una temperatura interna troppo elevata. elevata Pertanto è necessario effettuare un calcolo abbastanza preciso delle perdite al fine di poter dimensionare il dispositivo di dissipazione atto allo smaltimento del calore in modo da garantire che la temperatura di giunzione non superii quella ll prevista i t per il componente t edd evitare it l rottura la tt del componente stesso. La trattazione che verrà effettuata sui diodi è valida per tutti i semiconduttori di potenza. Le perdite che si localizzano in un componente funzionante in regime di commutazione possono essere suddivise in: • perdite nello stato di conduzione dovute alla caduta di tensione diretta; • perdite dovute alla corrente che attraversa il componente durante la fase di interdizione; • perdite dovute alle commutazioni dallo stato di interdizione a quello di conduzione e viceversa; • perdite dovute al pilotaggio (per i dispositivi controllati). Per i Diodi il dimensionamento termico può essere effettuato prendendo in considerazione solo le perdite dovute alla caduta di tensione durante il funzionamento in conduzione. A causa dell’andamento non lineare della caratteristica diretta, diretta la determinazione esatta di tali perdite risulta alquanto complessa. Limitandosi ad un calcolo di prima approssimazione, indicato con T il periodo di ripetizione della corrente anodica, anodica la potenza dissipata sul Diodo risulta: P d 1 T T 0 1 ( t ) ( t ) dt vak ia T E R i T 0 d d a 2 (t ) i a (t )dt E d I a Rd I aeff con I a valore medio della corrente anodica e I aeff il relativo valore efficace. Il dispositivo di dissipazione può essere realizzato con varie tecniche di raffreddamento: • in aria libera nei convertitori di piccola potenza (qualche kW); • in aria forzata per potenze maggiori, al fine di ridurre le dimensioni dei dissipatori; • raffreddamento mediante liquido (acqua o olio) per applicazioni di media e elevata potenza. Uno dei principali pregi del raffreddamento a liquido consiste, oltre che nella riduzione dello spazio richiesto per il raffreddamento, nella possibilità di convogliare l’aria lontano dall’apparecchiatura elettronica, evitando accumuli di sporcizia all’interno di quest’ultima. Il dispositivo di dissipazione può essere realizzato con varie tecniche di raffreddamento: • in aria libera nei convertitori di piccola potenza (qualche kW); • in aria forzata per potenze maggiori, al fine di ridurre le dimensioni dei dissipatori; • raffreddamento mediante liquido (acqua o olio) per applicazioni di media e elevata potenza. L’impiego dell’acqua consente un buono scambio termico ma presenta una rigidità dielettrica insufficiente per garantire un adeguato isolamento elettrico tra i vari componenti. Per contro, l’olio presenta una buona rigidità dielettrica ma consente uno scambio termico nettamente inferiore. Una volta determinata la potenza dissipata nel componente e scelto il di dispositivo iti di dissipazione, di i i è possibile ibil ricavare i il valore l d ll della temperatura all’interno del semiconduttore considerando due distinte situazioni: • funzionamento a regime permanente; • funzionamento transitorio, dovuto ad un sovraccarico di breve durata. durata Funzionamento a regime permanente La determinazione della temperatura interna durante il funzionamento a regime permanente richiede la conoscenza delle potenza dissipata, della temperatura ambiente e delle seguenti tre resistenze termiche: • Rθjc tra la giunzione e il contenitore; • Rθcd tra il contenitore e il dissipatore; • Rθda tra il dissipatore e l’ambiente esterno (aria o liquido di raffreddamento). Rθjc dipende dal componente. Rθcd dipende dalle modalità di fissaggio del componente all’elemento di dissipazione. Rθda dipende dal tipo di dissipatore e dalla modalità di raffreddamento. Funzionamento a regime permanente Resistenza termica al variare della potenza dissipata. Resistenza termica al variare della velocità dell’aria. Funzionamento a regime permanente Note le resistenze termiche e la potenza dissipata Pd, la temperatura di giunzione può essere ottenuta dalla seguente relazione: R P j a t d dove θa è la temperatura ambiente e Rθt = Rθjc + Rθcd + Rθda è la resistenza termica tra giunzione e ambiente. Da questa relazione è possibile ricavare l’analogia con un circuito elettrico. Funzionamento in transitorio Nel caso di sovraccarichi di breve durata bisogna prendere in considerazione anche le capacità termiche dei vari elementi. Il circuito equivalente con capacità concentrate è valido solo per fenomeni di durata relativamente elevata (qualche s). Per fenomeni di durata inferiore è necessario ricorrere ad una suddivisione più fitta delle capacità ottenendo uno schema composto da 6 /7 celle RC. Funzionamento in transitorio Molto spesso il costruttore fornisce una resistenza termica transitoria. dipendenza solo dal componente (1) contenitore a temperatura costante; (2) ventilazione forzata v = 3 m/s; (3) dissipazione in aria libera. Funzionamento in transitorio Nota la resistenza transitoria, si può immediatamente ricavare la temperatura di giunzione dovuta ad un sovraccarico di breve durata: s p ( P s P p ) r (T s ) dove Ts è la durata del sovraccarico,, θs la temperatura di giunzione alla fine del sovraccarico, θp la temperatura p a cui si trovava la ggiunzione pprima del sovraccarico,, Ps la potenza dissipata durante il sovraccarico, Pp la ppotenza dissipata p pprima del sovraccarico. I componenti a semiconduttore sono molto sensibili sia a sovracorrenti che a sovratensioni;; è dunque q necessario pprovvedere ad adeguati g sistemi di protezione, che devono tenere conto non solo del singolo componente ma dell’intero circuito di potenza. p Esempio: una brusca interruzione di corrente può provocare sovratensioni a causa delle induttanze ppresenti nel circuito. Non è possibile effettuare a livello di componente un esame adeguato dei sistemi di protezione; pertanto la trattazione che sarà effettuata nel seguito è pertanto solo indicativa di alcuni accorgimenti locali. Le principali cause di sovracorrenti in un componente sono: • sovraccarichi i hi o cortocircuiti t i iti che h sii verificano ifi nell carico; i • mal funzionamenti o cortocircuiti all’interno del convertitore stesso. Per non danneggiare il componente si ricorre a : 1. protezioni passive (fusibili o interruttori); 2 protezioni 2. i i attive i (intervento (i sull pilotaggio il i di componentii controllati). ll i) L’efficienza della protezione dipende dal di/dt. Quando è troppo elevato l’unica protezione passiva efficace è costituita dai fusibili extra rapidi. Affinché l’intervento del fusibile garantisca la protezione del componente, occorre che questo abbia interrotto completamente la corrente prima che la sua area quadratica (i2t) abbia raggiunto il valore limite ammissibile per il componente. Le principali cause di sovracorrenti in un componente sono: • sovraccarichi i hi o cortocircuiti t i iti che h sii verificano ifi nell carico; i • mal funzionamenti o cortocircuiti all’interno del convertitore stesso. Per non danneggiare il componente si ricorre a : 1. protezioni passive (fusibili o interruttori); 2 protezioni 2. i i attive i (intervento (i sull pilotaggio il i di componentii controllati). ll i) L’efficienza della protezione dipende dal di/dt. Quando è modesto (induttanze del circuito di valore elevato) anche un interruttore extra rapido con circuito di sgancio magnetico (interruttore magneto termico a semiconduttore) è sufficiente. La caratteristica da considerare è la resistenza termica transitoria. Le sovratensioni che possono verificarsi su un componente quando si trova interdetto possono essere dovute a varie cause quali: • sovratensioni presenti sulla alimentazione; • sovratensioni sulla linea di uscita (ad esempio dovute alla disinserzione di un carico i induttivo); i d i ) • commutazione o rottura di un altro componente del circuito. N i componenti Nei ti controllati, t ll ti sii possono avere sovratensioni t i i anche h all’atto ll’ tt dello spegnimento del componente stesso. Il sistema it di protezione t i contro t le l sovratensioni t i i dovute d t alla ll alimentazione li t i o al carico è effettuato in maniera globale per l’intero circuito di conversione, invece la protezione contro sovratensioni dovute a cause interne viene realizzata singolarmente per ogni componente. Quest’ultima si basa sull’inserzione sull inserzione di un circuito RC serie o di un soppressore di sovratensioni. sovratensioni Circuito RC Il dimensionamento del circuito RC deve tenere conto di: • ampiezza della sovratensione; • durata d t della d ll sovratensione; t i • impedenza tra sorgente della sovratensione ed il componente. Circuito RC Se per un intervallo di tempo di durata pari a Ts, si ha una sovratensione che porta la tensione vi di ingresso da V0 a V0+Vs, in assenza del circuito RC tale sovratensione si ripercuoterebbe tutta ai capi del Diodo. condizioni iniziali Circuito RC Derivando la seconda e sostituendo in essa il valore di di/dt fornito dalla prima, si ricava: S tit d alla Sostituendo ll variabile i bil i con i = Cdv Cd c/dt sii ha: h i cui autovalori sono: Circuito RC Scegliendo il valore di R leggermente minore del valore critico Rc =2√L/C in modo che il comportamento p del circuito LRC risulti di tipo p oscillatorio fortemente smorzato, si ha che l’andamento della tensione vc nell’intervallo ((0,, Ts) risulta: I valori dei coefficienti A1 e B1 possono essere ricavati imponendo le condizioni iniziali: vc(0) = V0 , i(0) = 0; si ha dunque: A1= -Vs e B1= αVs/ω Circuito RC Sostituendo i valori di A1 e B1 la tensione inversa applicata al Diodo assume l’espressione: La massima sovratensione applicata al Di d è di poco superiore Diodo i a Vd1-V V0 cioè i èa Tale sovratensione è alquanto minore di Vs e tanto più piccola quanto minore è il rapporto Ts/T. Tensione inversa del diodo durante un transitorio Circuito con soppressori (Varistor) La protezione contro sovratensioni può essere effettuata anche impiegando p g dei Varistor collegati g in parallelo al componente. Sono realizzati con semiconduttori ossido metallico. Il comportamento di un Varistor corrisponde a quello di due Diodi Zener posti in serie con polarità opposta; la tensione di soglia è più elevata di quella di un Diodo Zener ((varie centinaia di V). q ) Per proteggere il componente si deve avere |Vs |<VRRM L caratteristiche Le tt i ti h reali li dei d i componenti ti non sono uguali. li Le correnti che attraversano due Diodi in parallelo possono essere molto diverse tra loro. Per ridurre tale differenza di correnti ad un valore accettabile,, è necessario montare, in serie ad ogni Diodo, una resistenza di valore tale che la caduta di tensione sulla resistenza sia un pò maggiore della possibile differenza tra le cadute ai capi dei due Diodi. Quando due o più Diodi vengono montati in serie, la ripartizione delle tensioni inverse può risultare alquanto diversa su ciascun Diodo, a causa della diversità delle caratteristiche inverse. Per migliorare la ripartizione delle tensioni occorre montare in parallelo a ciascun Diodo una resistenza di valore adeguato in modo che in ciascuna di esse fluisca una corrente un pò maggiore della possibile differenza tra le correnti inverse che, a parità di tensione, fluiscono nei due Diodi. L’accorgimento descritto assicura una migliore ripartizione delle tensioni inverse a regime permanente; per avere una buona ripartizione anche durante i transitori occorre aggiungere, in parallelo a ciascun Diodo, una capacità che, nel caso di due Diodi, deve essere di valore maggiore della possibile differenza tra le capacità inverse dei singoli Diodi. Il comportamento ideale di un Transistor (per il quale si impiegherà in seguito il simbolo del BJT), BJT) funzionante in regime di commutazione può essere assimilato a quello un i interruttore (i (interruttore statico) i ) di cuii è possibile ibil comandare, agendo sulla corrente di base (corrente di pilotaggio), sia l’apertura che la chiusura. Diversamente da un interruttore elettromeccanico, però, la corrente puòò circolare i l nell Transistor T i t solo l in i una direzione (cioè dal collettore all’emettitore). BJT di tipo p NPN Il comportamento reale del BJT si discosta da quello ideale, sia durante il funzionamento a regime permanente sia durante quello transitorio. Le principali cause di scostamento dal comportamento ideale sono dovute: • alla caduta diretta,, qquando il Transistor si trova in saturazione;; • ai fenomeni connessi alle commutazioni. Quando invece il Transistor è interdetto, purché la tensione applicata sia minore di qquella di blocco, la corrente che lo attraversa risulta sempre p del tutto trascurabile al fine della valutazione sia del comportamento globale del circuito sia delle perdite nel componente. La tensione Vce che si presenta tra collettore ed emettitore quando il transistor lavora in regime di saturazione dipende da: • tipo di Transistor; • temperatura di giunzione; • corrente Ic di collettore; • corrente Ib di pilotaggio. Per una assegnata corrente di base, al crescere della corrente di collettore l’andamento della caduta diretta presenta inizialmente una pendenza abbastanza modesta che successivamente aumenta in maniera quasi i improvvisa i (uscita ( i dalla d ll zona di saturazione). i ) C Commutazione t i dallo d ll stato t t di interdizione i t di i a quello ll di saturazione t i Applicando alla base di un transistor in interdizione un gradino di corrente inizialmente, nell’intervallo di tempo td (delay time), questo continua a rimanere interdetto. In seguito la corrente di collettore inizia a crescere fino a raggiungere il valore di regime corrispondente alla situazione di saturazione. Tale comportamento è caratterizzato dal tempo di salita tr (tempo di salita o rise time) solitamente maggiore di td. Tempo di commutazione ton = td + tr . C Commutazione t i dallo d ll stato t t di interdizione i t di i a quello ll di saturazione t i Durante tr la Vce può assumere anche valori elevati e ciò causa una consistente dissipazione p di ppotenza sul transistor specie p qquando la frequenza di commutazione è elevata (decine di kHz). L’inserzione di un’induttanza collegata g in serie al collettore riduce la pendenza con la quale aumenta la corrente di collettore riducendo così le perdite dovute alla commutazione. p Commutazione dallo stato di saturazione a quello di interdizione Quando un transistor in saturazione viene portato in interdizione, la ic in un primo intervallo di tempo di durata ts (storage time), permane al valore precedente. In seguito la ic inizia a diminuire con pendenza praticamente costante. Questo comportamento viene caratterizzato dal tempo tf (tempo di discesa o fall time). Anche c e ts e tf ddipendono pe do o da dal ttipo po ddi transistor, dalla temperatura e dalle caratteristiche del circuito di pilotaggio. p gg Commutazione dallo stato di saturazione a quello di interdizione Durante la fase di diminuzione della corrente la tensione presente tra collettore ed emettitore è diversa da zero, ciò potrebbe causare elevate dissipazioni di potenza le quali possono essere ridotte con l’inserimento di una capacità collegata tra il collettore e l’emettitore del transistor. Nei convertitori alimentati con tensioni di ampiezza modesta, i fenomeni connessi alle capacità p ppresenti nelle due ggiunzioni del Transistor sono in genere trascurabili. Nei convertitori,, con elevate tensioni di alimentazione,, la capacità p presente sulla giunzione base-collettore può produrre correnti di collettore con andamento impulsivo p che raggiungere gg g intensità non trascurabili. Tale fenomeno può essere descritto sostituendo alla capacità distribuita nella giunzione una capacità concentrata (Cbc = K/√Vcb) connessa tra la base e il collettore del Transistor. In presenza di un elevato dvce/dt il condensatore Cbc è percorso da una corrente pari a Cbc di/dt che viene iniettata in base e, quindi amplificata producendo una ic elevata. Per ridurre l’entità della corrente iniettata in base si inserisce una resistenza Rbe tra la base e l’emettitore. Un ulteriore miglioramento può essere ottenuto polarizzando negativamente la base del transistor con una tensione dell’ordine di qualche volt. La presenza di Cbc presenta anche l’inconveniente di ridurre la velocità di discesa della tensione vce quando inizia il pilotaggio del Transistor, in quanto sottrae corrente al pilotaggio. Tale inconveniente può venire ridotto applicando, durante la commutazione, una corrente di pilotaggio maggiore di quella necessaria a regime permanente. Nel funzionamento a regime permanente la zona di impiego di un Transistor è definita come area di sicurezza (Safe Operating ARea, SOAR). Definisce la zona dove il BJT può lavorare in maniera continuativa. In un diagramma Ic-Vce tale area è limitata da quattro curve: • massima corrente continuativa sopportabile (IcM M); • massima tensione Vce sopportabile; Pd/Vce; Andamento tipico della • massima potenza dissipabile Ic=P SOAR (log-log) • breakdown secondario. • La massima corrente continuativa sopportabile è un valore indipendente dalla tensione Vce. Essa è definita sulla base della massima densità di corrente continuativa ti ti sopportabile t bil dagli d li elementi l ti che h compongono l’assemblaggio l’ bl i del d l Transistor. • La massima tensione collettore-emettitore sopportabile dipende dalle modalità di pilotaggio; nel definire la SOAR normalmente si fa riferimento alla Vceo cioè alla massima tensione sopportabile pp con il circuito di base aperto p ((corrente di base nulla). • La curva di massima potenza dissipabile dipende dal dimensionamento del circuito di raffreddamento e ha un andamento lineare. Per temperature del contenitore più elevate la potenza dissipabile diminuisce in maniera lineare fino ad annullarsi in corrispondenza i d alla ll massima i temperatura t t ammissibile i ibil per la l giunzione i i (θmax). ) • Il breakdown secondario è un fenomeno di degrado termico che si verifica a causa del gradiente di tensione lungo la base, base in cui alcuni punti della giunzione collettore-base raggiungono un valore termico instabile. Funzionamento impulsivo Più importante visto che i semiconduttori vengono utilizzati in regime di commutazione. La corrente massima in regime impulsivo è maggiore di quella continuativa. Le limitazioni dovute alla potenza massima dissipabile e al breakdown secondario diventano d ve ta o ta tanto to meno e o restrittive est tt ve qua quanto to minore è la durata dell’impulso scomparire per impulsi molto brevi. Confronto tra SOAR in regime continuativo ti ti (li (linea continua) ti ) ed d in i regime impulsivo (linee tratteggiate). fino Durante la fase di apertura per ridurre i tempi di commutazione la base del Transistor viene spesso polarizzata inversamente. In tale condizione operativa, operativa occorre fare riferimento alla SOAR inversa o RBSOAR. L’area a ea d di ssicurezza cu e a inversa ve sa ssi riduce duce aall’aumentare au e ta e de dellaa co corrente e te inversa ve sa app applicata cata alla base del Transistor. Nelle applicazioni che richiedono elevate correnti di collettore,, pper ridurre la corrente di pilotaggio, si ricorre all’impiego di più Transistor in configurazione g Darlington. g Le resistenze tra base ed emettitore servono per ridurre gli effetti dovuti alla corrente di dispersione dei due Transistor. La tensione di saturazione di T2 è Vce2 = Vbe2 + Vce1 In fase di apertura il tempo complessivo di accumulo risulta pari alla somma d i tempii ddeii due dei d Transistor. T i Per P ridurre id i tempii di apertura sii inserisce i i un diodo tra la base di T2 e quella di T1. S Sono iin genere iintegrati t ti in i un’unica ’ i pasticca ti di silicio. ili i I principali dati forniti dal costruttore possono essere suddivisi in due gruppi: • dati relativi al comportamento statico; • dati relativi al comportamento transitorio. Comportamento statico • la massima tensione applicabile tra collettore e base (Vcbo); • la massima tensione inversa tra base ed emettitore (Vebo); • la tensione di saturazione base-emettitore (Vbe sat); • la tensione di saturazione collettore-emettitore collettore emettitore (Vce sat); • il rapporto minimo tra le correnti di collettore e di base; • ll’andamento andamento della SOAR in funzionamento continuativo e impulsivo; • la corrente di breakdown secondario (Is/b). Comportamento transitorio Per quanto riguarda il comportamento transitorio, vengono in genere forniti: • i tempi di commutazione td, tr, ts e tf , in corrispondenza a varie condizioni operative; • il valore della capacità Cbc, in corrispondenza a vari valori della tensione Vce ; • la resistenza termica transitoria. Alcune volte viene anche riportato l’andamento della SOAR inversa. Il circuito di pilotaggio di un Transistor di potenza deve provvedere a: 1. fornire una corrente di pilotaggio sufficiente a mantenere il transistor in saturazione, quando questo deve essere chiuso; 2. assicurare una buona commutazione del transistor. Per soddisfare 1. il dispositivo di pilotaggio deve fornire una corrente l leggermente t superiore i a quella ll di saturazione t i d l Transistor. del T it Per soddisfare 2. si deve imporre che il tempo di salita della corrente di pilotaggio sia inferiore al tempo di ritardo del Transistor. Transistor Per ridurre l’influenza della capacità Cbc la corrente di pilotaggio durante la commutazione deve essere più elevata di quella a regime permanente. permanente Per una buona apertura del Transistor si applica una lieve f.e.m. inversa con una bassa impedenza serie. serie Quando si desidera che il Transistor di potenza (TP) entri in conduzione, il segnale vi di ingresso viene portato alto in modo tale da portare in conduzione i Transistor T4, T3 e T1 ed in interdizione il Transistor T2. Il ramo, composto da R2 e C2 serve per fornire una sovracorrente di pilotaggio durante la chiusura di TP. Se si desidera che il transistor di potenza venga spento, il segnale di ingresso viene portato basso, in modo tale da portare in conduzione il Transistor T2 ed in interdizione i Transistor T1, T3 e T4. Per diminuire la durata dei tempi di apertura si evita che, che durante la fase di conduzione, il Transistor di potenza possa trovarsi in una situazione di saturazione molto spinta in modo che possa condurre in regime quasi lineare e velocizzare la sua apertura. Per contro, contro la caduta di tensione e le perdite di conduzione risultano un pò più elevate di quelle corrispondenti al funzionamento in saturazione. In molti convertitori gli emettitori dei diversi Transistor di potenza non si trovano tutti allo stesso ppotenziale. E’ necessario disaccoppiare pp galvanicamente i circuiti di pilotaggio di almeno una parte dei Transistor dal circuito di controllo dell’intero convertitore. Il disaccoppiamento può essere ottenuto impiegando un trasformatore o un accoppiatore pp ottico. Quando si impiega un trasformatore, questo può essere utilizzato per trasferire tutta la potenza necessaria per il pilotaggio del Transistor oppure solo a livello di segnale. Quando, invece, si impiega un accoppiatore ottico, questo può, ovviamente, essere utilizzato solo a livello di segnale. Occorre inserire un circuito di alimentazione per fornire le tensioni di alimentazione dei circuiti di pilotaggio disaccoppiate tra loro. Protezioni contro sovracorrenti Per rilevare la necessità di intervento della protezione contro le sovracorrenti si p possono impiegare p g varie tecniche. Quella più diretta è basata sulla misura della corrente di collettore o di emettitore del Transistor. Un’altra tecnica, notevolmente semplice, è di tipo indiretto e si basa sulla determinazione dell’uscita del Transistor dalla saturazione: tale determinazione viene effettuata mediante il confronto tra la tensione Vce ed una tensione leggermente superiore a quella di saturazione. Entrambe le tecniche descritte sono in grado di assicurare una efficace protezione del transistor quando le induttanze presenti nel circuito sono tali da garantire che la corrente di collettore non possa variare in maniera troppo rapida. Protezioni contro sovratensioni Per proteggere un Transistor contro le sovratensioni si inserisce un circuito costituito da un Diodo, Diodo un condensatore ed una resistenza, atto ad evitare ll’insorgere insorgere di una elevata corrente durante la fase di chiusura del Transistor. L’inserzione di un condensatore consente anche di ridurre le perdite localizzate nel Transistor durante la fase di apertura. In molte applicazioni, il valore di capacità scelto sulla base di quest’ultima esigenza risulta sufficiente anche per proteggere il Transistor da sovratensioni. Un altro accorgimento, necessario in presenza di carichi induttivi, consiste nell’inserzione di un Diodo di libera circolazione tra emettitore e collettore, atto a creare una via di passaggio della corrente quando il Transistor viene interdetto. Montaggio gg in pparallelo Il montaggio di più Transistor in serie è estremamente raro, mentre il montaggio in parallelo è più frequente. Durante la conduzione, la ripartizione delle correnti può non risultare uniforme a causa dei diversi valori del guadagno in corrente (hfe) e delle tensioni di saturazione (Vbe sat e Vce sat). Un miglioramento nella ripartizione delle correnti durante la conduzione può essere ottenuta inserendo, in serie all’emettitore o alla base di ciascun Transistor, una resistenza di valore opportuno. Le principali cause di non uniforme ripartizione della corrente durante le commutazioni sono costituite da diversi valori dei parametri dinamici dei Transistor e da diversi valori delle induttanze dei collegamenti. Un accorgimento è quello di scegliere una struttura geometrica del circuito più simmetrica possibile e di adottare un circuito di pilotaggio tale da ridurre i tempi di commutazione. Caratteristiche statiche di un MOSFET Simbolo grafico del MOSFET Circuito semplificato di un MOSFET Vantaggi • Tempi di commutazione (e quindi perdite) notevolmente più piccoli; p p ; • corrente di pilotaggio a regime estremamente ridotta;; • non presentano fenomeni di breakdown secondario; • collegamento in parallelo senza particolari accorgimenti. Svantaggi • Caduta di tensione diretta maggiore; • per ridurre i tempi di commutazione (dipendenti dalla presenza di CGD) è necessario che il circuito di pilotaggio presenti una piccola impedenza serie; • non sopporta sovratensioni anche di breve durata; • limiti sulla massima tensione sopportabile tra Gate e Source; • impiegati per tensioni fino a qualche centinaio di Volt. IGBT (Insulated Gate Bipolar Transistor ) Componenti che sfruttino i vantaggi delle tecnologie bipolare e ad effetto di campo integrando BJT e MOSFET. Tale architettura conferisce al dispositivo la caratteristica di alta impedenza di i ingresso, ti i del tipica d l MOSFET, MOSFET e una capacità ità di conduzione d i d ll corrente della t simile i il a quella di un BJT. IGBT (Insulated Gate Bipolar Transistor ) Il funzionamento di un IGBT può essere spiegato p g sulla base di un circuito equivalente: q applicando al gate una tensione positiva rispetto p all’emettitore,, il MOSFET di ingresso entra in conduzione, polarizzando direttamente la ggiunzione base-emettitore del BJT Q1. La sua accensione provoca la modulazione della conducibilità della regione n-, il cui è effetto è stato schematizzato con la resistenza Rdrift. La riduzione a zero della tensione vge g determina lo spegnimento del componente. IGBT (Insulated Gate Bipolar Transistor ) Il BJT parassita Q2 forma con Q1 una struttura a controreazione, che potrebbe causare una conduzione non controllata dell’IGBT. Ciò viene evitatato riducendo la resistività, mediante un forte drogaggio della zona di strato p al di sotto. In fase di spegnimento del dispositivo, a causa della elevata Cgc ed in corrispondenza a consistenti valori di dvce/dt, si potrebbero verificare fenomeni di riaccensione. Per evitare tale inconveniente, lo spegnimento del componente deve avvenire applicando una tensione vge negativa. V t i Vantaggi Le principali caratteristiche che rendono vantaggioso l’impiego degli IGBT sono le seguenti: • pilotaggio simile a quello di un MOSFET (con assorbimento di corrente solo durante le commutazioni); • tempi di commutazione molto contenuti rispetto a quelli di un BJT di uguale portata (in genere inferiori al ms); • tensioni massime sopportabili molto maggiori di quelle applicabili ad un MOSFET, senza pesante degrado delle prestazioni; • minori problemi, rispetto ad un BJT, per soddisfare i requisiti connessi alla SOAR inversa. Caratteristiche IGBT Gli andamenti delle caratteristiche di uscita di un IGBT sono molto simili a quelle di un Transistor bipolare, q p , ppur ppresentando una uscita dalla saturazione molto più marcata. Comportamento ideale Gli SCR (Silicon Controlled Rectifier) o Tiristori rappresentano il componente fondamentale per i convertitori di più alta potenza e per molti dei convertitori alimentati in corrente alternata. Idealmente possono essere considerati come degli interruttori che possono condurre in un’unica direzione e di cui è possibile comandare solo la chiusura. L’apertura è invece determinata solo dal circuito di potenza al quale è connesso. Caratteristiche statiche Ih Vd Vak = tensione applicata fra anodo e catodo Vak = tensione di picco diretta Ia = corrente che fluisce nel componente Ig = corrente applicata pp all’elettrodo di controllo Ih = corrente di tenuta (hold) Meccanismi di innesco Ic1 = hfe1Ib1 + Iceo1 dove Iceo1 = (1 + hfe1) Icbo1 Ic2 = hfe2Ib2 + Iceo2 dove d Iceo2 = (1 + hfe2) Icbo2 Tenendo conto che Ib1 = Ic2 Ib2 = Ic1 + Ig Ia = Ic1+Ic2 Meccanismi di innesco Ic1 Anello a reazione positiva con guadagno hffe1hffe2 Meccanismi di innesco hfe varia con la corrente di emettitore, quindi se Ig = 0 e la tensione Vak < Vd, la condizione di guadagno d’anello minore dell’unità è verificata e pertanto la corrente anodica Ia è molto piccola. Ia = [(1 + hfe2) Iceo1 + (1 + hfe1) (Iceo2 + hfe2 Ig)]/(1- hfe1hfe2) Meccanismi di innesco Se, con Vak < Vd, sii applica S li una Ig >0 le l correnti ti di emettitore, ttit e di conseguenza anche il guadagno di anello aumentano. Se la corrente di pilotaggio raggiunge raggi nge unn valore alore tale per cui c i hfe1·hhfe2 > 1, 1 il funzionamento del Tiristore diventa instabile ed Ia dipende solo dal circuito esterno Una volta terminato ll’innesco esterno. innesco, se la corrente anodica rimane maggiore di Ih, il valore del guadagno d’anello si mantiene maggiore dell unità. dell’unità Meccanismi di innesco Il meccanismo di innesco descritto giustifica anche l’innesco dovuto ad una t i tensione anodica di maggiore i della d ll massima i tensione t i di picco i diretta di tt Vd: all’aumentare della tensione aumentano le correnti di dispersione, quindi i valori dei guadagni in corrente corrente. Meccanismi di innesco L innesco può avvenire anche se, senza raggiungere il valore Vd, la tensione L’innesco anodica sale con un dv/dt elevato. Il rapido p incremento della tensione pproduce,, a causa delle capacità p ppresenti tra i vari strati del semiconduttore, delle correnti transitorie nei due Transistor che ppossono pportare il pprodotto hfe1·hfe2 ad un valore maggiore gg dell’unità. Caratteristica dell’elettrodo di controllo L’area di possibile accensione presenta punti molto prossimi alla curva di massima potenza dissipabile in regime continuativo. Risulta quindi difficile, se si desidera mantenere applicato il pilotaggio per lunghi intervalli di tempo, scegliere la caratteristica del circuito di pilotaggio in modo tale da garantire l’accensione del Tiristore in qualunque condizione operativa evitando di superare la massima potenza continuativa dissipabile. In molte applicazioni è conveniente, per migliorare la commutazione, che la corrente di pilotaggio sia alquanto maggiore di quella di sicura accensione. Caratteristica dell’elettrodo di controllo La minima Vg di sicura accensione risulta praticamente indipendente dal valore della temperatura di giunzione. La minima Ig di sicura accensione presenta una cospicua dipendenza dal valore della temperatura. Il valore della max Vg che garantisce la non accensione del Tiristore è molto piccolo, quindi il circuito di pilotaggio deve essere progettato con particolare cura al fine di evitare l’insorgere di disturbi che potrebbero portare ad accensioni indesiderate del Tiristore. Caratteristica dell’elettrodo di controllo Nei circuiti in cui si è sicuri che, nell’istante in cui si inizia il pilotaggio, la Vak sia positiva e che, in tutto l’intervallo di tempo durante il quale si desidera che il Tiristore sia chiuso, l Ia > Ih, è sufficiente la ffi i t impiegare, i i per il pilotaggio, un impulso di corrente di durata pari a 6 - 8 s. s In questo caso, caso quindi, quindi la potenza di pilotaggio che occorre prendere in considerazione è q quella di p picco sopportabile pp dalla giunzione. Altrimenti si deve ricorrere ad un treno di impulsi con = 0.1-0.3. Caratteristica dell’elettrodo di controllo Noto il rapporto γ, è possibile fissare i valori di eg ed Rg in modo tale che la caratteristica del circuito di pilotaggio non superi la curva della massima potenza t di i bil e sia dissipabile i abbastanza bb t lontana dall’area di possibile accensione accensione. Nel caso di Tiristori di grossa taglia la corrente che deve essere applicata all’elettrodo di controllo può risultare elevata. Si adotta una configurazione in cui la corrente di pilotaggio del Tiristore RC1 è fornita da un altro Tiristore, RC2 di t li ridotta taglia id tt e che h richiede i hi d una piccola i l corrente di pilotaggio (Amplifying Gate). Comportamento transitorio Durante la fase di innesco, l’intensità di corrente presenta un ritardo iniziale di durata pari a td (tempo di ritardo), simile a quello di un transistor e dipendente dalle caratteristiche dell’impulso di accensione. Durante la fase di salita della corrente, la tensione anodica diminuisce lentamente. Pertanto, durante la commutazione si verifica una dissipazione di energia che risulta tanto maggiore quanto più elevato è il di/dt. Comportamento transitorio Il passaggio dallo stato di conduzione a quello di interdizione (spegnimento) non può essere controllato agendo sull’elettrodo di controllo ma dipende solo dal circuito anodico e richiede un tempo ts di spegnimento. I Tiristori possono essere suddivisi in due distinte famiglie: • Tiristori lenti (o per commutazione da rete) che presentano un tempo di spegnimento compreso tra alcune decine di s (per i Tiristori di piccolissima potenza) a svariate centinaia di s; • Tiristori veloci (o per commutazione forzata) che presentano tempi di spegnimento ridotti. Il tempo di spegnimento aumenta all’aumentare della temperatura e della corrente anodica mentre diminuisce all’aumentare della velocità di discesa della corrente, della tensione inversa applicata tra anodo e catodo e della polarizzazione inversa dell’elettrodo di controllo. Comportamento transitorio A seconda della velocità di discesa della corrente anodica e del valore l d ll tensione della i i inversa applicata li all Tiristore ii sii possono individuare tre diverse modalità di spegnimento: • statico; • quasi statico; • forzato. Spegnimento statico Lo spegnimento statico è lo spegnimento tipico dei circuiti in cui la corrente presenta un andamento decrescente in maniera esponenziale ed è caratterizzato da una lenta discesa della corrente all di sotto della d ll corrente di tenuta, senza che h il Tiristore Ti i risulti i l i maii contropolarizzato. Tra i vari tipi di spegnimento, questo è quello che presenta il tempo di spegnimento più lungo. Per contro, le perdite di commutazione dovute allo spegnimento sono del tutto trascurabili. Spegnimento quasi statico Lo spegnimento quasi statico è caratterizzato da una diminuzione non eccessivamente veloce della corrente anodica e/o da una controtensione modesta o comunque con un dv/dt limitato. L maggiore La i velocità l i à di discesa di d ll corrente e l’eventuale della l’ l applicazione di una controtensione riducono in maniera consistente la durata del tempo di spegnimento, rispetto a quella della modalità precedente. Anche in questo tipo di spegnimento, l’assenza di una contropolarizzazione riduce a valori praticamente trascurabili le perdite localizzate nel semiconduttore durante lo spegnimento. Spegnimento forzato Lo spegnimento L i t forzato f t è caratterizzato tt i t dalla d ll applicazione li i di una controtensione con un dv/dt elevato che viene normalmente ottenuta chi dendo in parallelo al Tiristore unn generatore con una chiudendo na bassa impedenza impeden a interna. Questo tipo di spegnimento permette di minimizzare la durata del tempo di spegnimento, spegnimento ma presenta ll’inconveniente inconveniente di provocare delle perdite consistenti nel semiconduttore. trr=t2+t3 di dt t 0 vC (0) LS Per realizzare un interruttore bidirezionale si possono impiegare due Tiristori collegati in antiparallelo. Quando i valori della tensione e ll’intensità intensità della corrente in gioco sono modesti (800-1000V, (800 1000V 40-50A) 40 50A) i due Tiristori possono essere sostituiti da un unico componente cchiamato a ato Triac. ac. Tale a e co componente po e te p presenta ese ta i va vantaggi tagg ssiaa d di esse esseree integrato in una unica pasticca di silicio sia di avere un unico elettrodo di controllo. Un Triac viene distinto a seconda dei quadranti necessari per l’accensione: • a due quadranti, se l’impulso di pilotaggio deve avere lo stesso segno della corrente anodica; • a tre quadranti, quadranti per la conduzione sia di corrente anodica positiva sia di corrente negativa con un’unica polarità del pilotaggio; • a quatt quattro o quad quadranti, a t , se u un impulso pu so d di p pilotaggio otagg o d di po polarità a tà qua qualsiasi s as permette di ottenere una conduzione in entrambi i versi. Nei convertitori alimentati in corrente continua che impiegano uno spegnimento quasi statico, in antiparallelo al Tiristore viene posto un Diodo che evita l’insorgere di una tensione inversa sul Tiristore. Pertanto i Tiristori adatti allo spegnimento quasi statico non devono sopportare una tensione inversa dello stesso ordine di grandezza di quella diretta e possono presentare una caratteristica di interdizione fortemente asimmetrica. Molti di essi comprendono il Diodo in antiparallelo già integrato nella stessa pasticca di silicio. Comportamento statico • Massimo picco ripetitivo di tensione inversa sopportabile (VRRM); • massimo picco non ripetitivo di tensione inversa (VRSM); • massimo valore di tensione diretta (VDRM) per il quale, in assenza di pilotaggio, è garantita la non accensione del Tiristore;; g • il valore di corrente continuativa sopportabile (IAV); • il valore efficace di corrente sopportabile in varie situazioni operative (IRMS); • il valore di picco non ripetitivo (IFSM); • la potenza dissipata in varie situazioni operative; • la l caduta d diretta di Vak in i funzione f i della d ll corrente anodica; di • la corrente inversa corrispondente alla massima tensione inversa applicabile; • le caratteristiche dell dell’elettrodo elettrodo di controllo (area in cui è compresa la caratteristica, caratteristica area di possibile accensione); p a cui il semiconduttore ppuò lavorare;; • la massima temperatura • la resistenza termica tra semiconduttore e contenitore (Rθjc). Comportamento transitorio • i valori dei tempi relativi alla accensione; • il valore del massimo di/dt sopportabile durante l’accensione; • il valore del massimo dv/dt, per il quale è garantita la non accensione; • il valore del tempo di spegnimento (ts), con una o più modalità di spegnimento; • l’andamento della capacità tra anodo e catodo, al variare della tensione applicata; • il valore del tempo di recupero o quello della carica inversa; • la resistenza termica transitoria tra giunzione e contenitore rθ(t); • l’area quadratica (i2t) di corrente sopportabile in caso di sovraccarico; Le specifiche variano a seconda del di/dt all’accensione. In caso di basso di/dt, nessun accorgimento particolare va considerato. considerato Quando il di/dt raggiunge valori elevati è conveniente che ll’ampiezza ampiezza dell dell’impulso impulso di corrente di pilotaggio sia la più elevata possibile. È necessario che il tr della corrente abbia una durata du ata inferiore e o e aal td de del Tiristore. sto e. Quando è necessario disaccoppiare ggalvanicamente il circuito di controllo da quello di potenza si inserisce un trasformatore che trasferisce tutta la ppotenza necessaria pper il pilotaggio. Protezioni contro eccessivi di/dt All’atto dell’accensione la Ia applicata al Tiristore deve salire con un di/dt minore del di/dt max. sopportabile pp dal componente; p ; risulta,, ppertanto,, necessario aggiungere induttanze addizionali, tali da portare il di/dt a valori accettabili. L’inserimento di una induttanza produce una dissipazione di energia all’atto della apertura p del Tiristore stesso e richiede un accurato esame delle sovratensioni che possono verificarsi in questa situazione operativa. In molti convertitori, per limitare la quantità di energia magnetica immagazzinata dall’induttanza, si fa ricorso ad induttanze saturabili, che limitano il valore del di/dt solo per un breve intervallo di tempo, sufficiente al diffondersi dell’innesco su tutto il Tiristore. Protezioni contro eccessivi dv/dt Se il valore del dv/dt (che può portare in conduzione il Tiristore, anche in assenza di impulso di pilotaggio) applicato ad un Tiristore può risultare maggiore di quello sopportabile, diventa necessario impiegare un opportuno circuito atto a ridurre la pendenza della tensione anodica. Il circuito impiegato è analogo a quello già illustrato per proteggere i Diodi da sovratensioni. Protezioni contro eccessivi dv/dt Per ricavare il valore della max. tensione di picco Vap e del max. dv/dt si può ricorrere ad andamenti grafici anziché espressioni analitiche. Vap dipende solo da , mentre il dv/dt è proporzionale a Eg ed n. Si sceglie in base a Vap e ppoi il valore di n che soddisfa il dv/dt. Protezioni contro eccessivi dv/dt In molte applicazioni, il valore della resistenza R risulta molto piccolo e tale da produrre, durante la successiva accensione del Tiristore, una corrente troppo elevata. Si ricorrere ad un circuito in cui sono stati introdotti un Diodo ed una ulteriore resistenza. IIn questo t modo d la l resistenza it posta t in i serie i all condensatore d t d durante t la l fase f di salita della tensione è pari al parallelo tra R1 e R2, mentre risulta pari ad R2 quando q ando il Tiristore viene iene chiuso. chi so Sovracorrenti e sovratensioni I problemi connessi alla protezione locale dei Tiristori contro sovracorrenti sono del tutto analoghi a quelli dei Diodi. Molto spesso, specialmente nei convertitori alimentati in corrente continua, i i Tiristori i i i sono impiegati i i i come interruttori i i statici i i con un apposito circuito che provvede al loro spegnimento. In questo caso è, quindi, i di possibile ibil impiegare i i anche h protezioni i i locali l li di tipo i attivo. i Occorre rilevare che le protezioni attive dei Tiristori hanno un tempo di i t intervento t più iù lungo l rispetto i tt a quelle ll dei d i Transistor. T it Anche per le sovratensioni le protezioni locali sono realizzate con circuiti RC o con soppressorii di sovratensione. t i Molto spesso il circuito RC impiegato per limitare il dv/dt è sufficiente anche per proteggere il Tiristore da sovratensioni. sovratensioni Montaggi in serie e in parallelo Occorre considerare • differenze tra le caratteristiche statiche dei vari componenti • differenze tra le caratteristiche dinamiche (tON, trr e IrM ). Nel caso di montaggio in parallelo, la differenza tra i tempi di accensione può produrre un incremento del valore del di/dt di uno dei componenti, mentre può provocare valori transitori della tensione diretta più elevati di quello massimo sopportabile dal componente, nel caso di montaggio in serie. Le differenze tra i tempi di recupero richiedono particolari accorgimenti quando lo spegnimento viene effettuato in maniera forzata. Attualmente, piuttosto che utilizzare montaggi in serie o in parallelo si preferisce ricorrere ad apposite strutture di conversione, ad esempio convertitori con struttura a più livelli. Componenti derivati dai tiristori Lo spegnimento dei Tiristori rappresenta il principale problema connesso al loro impiego. L’ampia diffusione dei Tiristori ha portato a cercare di superare tale problema mediante lo sviluppo di componenti che possono essere spenti agendo opportunamente sull’elettrodo di controllo. I primi componenti con tale caratteristica sono stati i GTO (Gate Turn-Off Thyristors) che hanno ottenuto un successo industriale inferiore alle attese per il contemporaneo incremento delle portate dei BJT e, successivamente degli IGBT. L’interesse per i Tiristori e per i componenti da essi derivati si è spostato per tensioni e potenze sempre più elevate. Attualmente l’intersse è rivolto solo a GTO, GCT (Gate Controlled turn-off Th Thyristors) ) edd i Tiristori Ti i i con gate isolato. i l Struttura dei GTO La struttura di un GTO può essere approssimata come costituita da un elevato numero di Tiristori elementari posti in parallelo tra loro. Il circuito equivalente q è simile a qquello di un Tiristore con in ppiù una resistenza (Rs) tra l’emettitore e la base del Transistor PNP. A differenza dei Tiristori,, nei GTO i due Transistor NPN e PNP ppresentano dei guadagni in corrente (hfe) molto piccoli. Accensione L’accensione di un GTO richiede un impulso di corrente di ampiezza e d t maggiori durata i i di quelli lli relativi l ti i add un Tiristore Ti i t a causa del d l minore i guadagno dei due Transistor e della presenza della resistenza Rs. Se alla fine dell dell’impulso impulso di accensione la corrente anodica ha superato di poco il valore della corrente di tenuta (Ih) può succedere che una rapida discesa della corrente di pilotaggio provochi lo spegnimento del GTO. GTO Per evitare tale inconveniente spesso il pilotaggio del GTO viene mantenuto con un livello di corrente leggermente maggiore di quello di mantenuto, sicura accensione; ciò consente anche una apprezzabile riduzione della caduta diretta che è sensibilmente maggiore di quella di un equivalente Tiristore. Spegnimento Lo spegnimento può essere effettuato o facendo fluire nell’elettrodo di controllo una corrente inversa di ampiezza sufficientemente elevata o applicando all’elettrodo di controllo una controtensione (di ampiezza 510V), eventualmente con una piccola resistenza in serie. I tempi di spegnimento ts e tf diminuiscono al crescere della controtensione o della controcorrente applicata. Il transitorio di discesa della corrente è composto da due fasi: 1. fase di discesa (fall) dove si verifica un rapido decremento della corrente anodica fino al valore I1 che dipende da Ia, Ig, Eg; 2. fase di coda (tail) dove il decremento della corrente risulta alquanto più lento che nella prima. Il valore di I1 (≈ 0.1 Ia) diminuisce all’aumentare di ts; per ridurre le perdite è conveniente effettuare uno spegnimento lento. Per valori più bassi di I1 si effettua uno spegnimento rapido. Massimo dv/dt Andamento della SOAR di un GTO La massima pendenza con la quale può essere riapplicata pp al GTO una tensione diretta durante la fase di spegnimento è notevolmente dipendente p dal valore della corrente da spegnere. Se la corrente da spegnere p g è minore della corrente continuativa, il dv/dt applicabile è paragonabile a quello di un equivalente Tiristore veloce. Se la corrente da spegnere è prossima alla massima corrente commutabile, il valore del dv/dt si riduce in maniera consistente. Massimo dv/dt Massima corrente commutabile al Massima corrente commutabile al variare del dv/dt variare della capacità del circuito di protezione Caratteristiche dei GCT Lo spegnimento dei GTO presenta alcuni inconvenienti quali: • un elevato tempo di storage; • il fenomeno della coda della corrente anodica; • il limitato valore del dv/dt con il quale può venire riapplicata la tensione anodica dopo lo spegnimento. L’ultimo inconveniente è il più gravoso in quanto costringe all’impiego di circuiti di snubber, con un valore di capacità elevato. Nelle applicazioni di elevata potenza, i componenti che consentono di ridurre tutti o parte degli inconvenienti precedentemente evidenziati sono i GCT e i Tiristori con gate isolato. Caratteristiche dei GCT I GCT hanno una struttura analoga a quella di un GTO, GTO ma presentano t una induttanza i d tt del circuito dell’elettrodo di controllo inferiore. inferiore Vantaggi rispetto ai GTO: • pilotaggio dell dell’elettrodo elettrodo di controllo con un di/dt molto più elevato; • caduta diretta inferiore; • ridotto tempo di storage, (frequenza di commutazione maggiore). maggiore) Tiristori con Gate isolato La prima realizzazione di un componente di questo tipo è stata ottenuta introducendo un MOS, preposto allo spegnimento del Tiristore. Per tale motivo il componente è stato denominato MOS Turn-Off thyristor (MTO). Una ulteriore evoluzione ha condotto allo sviluppo dei MOSControlled Thyristors (MCT) che impiegano,due dispositivi MOS, uno dedicato all’accensione e l’altro allo spegnimento del Tiristore. MTO MCT