CICERONE 1 approfondimento Attico, l’amico e l’editore È impossibile pensare alla figura di Cicerone senza vedere accanto a lui Attico, l’amico di sempre. La vicinanza – la fratellanza, potremmo dire – tra i due uomini non solo fu di grande conforto per Cicerone nei momenti di difficoltà, non solo fornì all’Arpinate un punto di riferimento fisso per avere consigli, per scambiare opinioni su argomenti politici o culturali (tanto che la figura dell’amico appare come personaggio in alcuni trattati o dialoghi del grande scrittore), ma fu anche fondamentale per la conservazione e la pubblicazione delle opere di Cicerone. Ad Attico, infatti, Cicerone era solito inviare orazioni singole o gruppi di orazioni, perché le facesse copiare dai suoi servi copisti e quindi diffondere (era il metodo di “pubblicazione” del tempo); e sempre Attico, con la preziosa collaborazione di Tirone – il colto segretario di Cicerone – pubblicò l’epistolario dell’amico, dopo la sua tragica fine. Ma chi era questo personaggio? Proviamo a esaminare più da vicino la sua figura. Tito Pomponio (Attico è il soprannome che gli derivò dal ventennale soggiorno in Atene) nacque nel 110 a.C. da un ricco e colto cavaliere romano e in seguito fu adottato da uno zio ancora più ricco, del quale ereditò il patrimonio. Era amico d’infanzia di Cicerone e profondamente legato alla sua famiglia, anche perché Quinto, il fratello di Cicerone, sposò la sorella di Attico. Nell’85 a.C. Attico lasciò Roma dopo aver venduto al meglio il suo patrimonio in Italia, sfuggendo in tal modo ai disordini civili che prevedeva (si era all’inizio delle lotte tra Mario e Silla), e si stabilì ad Atene. In Grecia egli studiò e fece propria la filosofia epicurea, riuscendo a coniugare la vita tipica dell’otium letterario con un enorme successo commerciale e con un grande opportunismo istintivo che lo portò sempre a superare le difficoltà della vita. Il suo interesse culturale lo portò anche a dedicarsi a studi storico-antiquari, che culminarono nella stesura di un Liber annalis, che raccoglieva la storia di Roma dalle origini al 54 a.C.: il testo non ci è rimasto ma, dalle testimonianze di Cicerone (che ne parla nel Brutus) e di Cornelio Nepote (che scrisse una Vita di Attico), pare che si trattasse di una sorta di cronologia ampliata, con la registrazione di tutti gli eventi più importanti. La sua erudizione fu messa anche al servizio delle più importanti famiglie romane, delle quali ricostruì la genealogia. Questa attività porta a scoprire un altro aspetto del carattere di Attico: egli, pur provenendo da famiglia equestre, fu molto vicino alla classe nobiliare e fu dai nobili trattato quasi alla pari: a Cicerone scrisse spesso di schierarsi decisamente con gli optimates e Cicerone, a sua volta, chiese la sua intercessione per ottenere gli appoggi giusti e giungere al tanto atteso consolato (si veda l’epistola Ad Atticum I, 2, p. 520). Egli non si impegnò mai direttamente in politica, pur aiutando tutti gli uomini politici più prestigiosi allorché si trovassero in difficoltà (come fece con Mario e Ottaviano). La sua attività di editore, invece, era svolta con criteri che potremmo definire “moderni”: infatti non solo si preoccupava di diffondere gratuitamente tra gli amici selezionati le opere di Cicerone e di altri, ma curava anche edizioni per un pubblico più ampio, ricavandone – pare – lauti guadagni. Un precursore dell’industria editoriale, insomma. Attico morì nell’anno 32 a.C., lasciandosi morire di fame, a causa degli indicibili dolori causatigli da un tumore intestinale. Materiali per la scrittura: tavolette, stilo, calamaio, volume, I secolo d.C., Napoli, Museo Archeologico Nazionale. © SEI - Società Editrice Internazionale p.a. - Torino