LASER A SEMICONDUTTORE In modo un po' semplicistico si può dire che un laser a semiconduttore è simile a un Led con l’aggiunta di una cavità risonante ottica. Una differenza sostanziale, oltre che nella struttura e nei tipi di impiego, consiste nel fatto che di regola il laser richiede l’uso di un materiale a gap diretto con grande amplificazione. Inizialmente, esso poteva funzionare solo in refrigerazione, e a temperatura ambiente solo ad impulsi. Queste limitazioni sono ora superate. I primi dispositivi funzionavano tutti nell'infrarosso, in quanto si usava solo l'GaAs; ora, con altri materiali, si realizzano anche laser funzionanti nel rosso nel verde e nel blu. I diodi laser sono molto più piccoli, affidabili, durevoli degli altri laser e, quando possibile, li sostituiscono progressivamente. Su di essi si basano, fra l’altro, le comunicazioni tramite fibre ottiche. INVERSIONE DI POPOLAZIONE NEI SEMICONDUTTORI In un laser a semiconduttori, la concentrazione di elettroni e di lacune deve essere molto elevata, ma, come vedremo, localizzata in zone molto ristrette (confinamento degli eccessi di carica). Iniziamo a analizzare il concetto di inversione di popolazione nei semiconduttori. I diodi laser lavorano in condizioni di forte iniezione, quindi fortemente fuori equilibrio. Per descriverne il funzionamento si ammette che elettroni e lacune siano separatamente in equilibrio e la loro distribuzione segua la statistica di Fermi con riferimento a due pseudo-livelli distinti, rispettivamente Fv e Fc per lacune ed elettroni. Per i laser trattati finora deve valere la relazione B q n2 n1 0 , cioè l'emissione stimolata deve prevalere sull'assorbimento. Per trovare una relazione analoga valida per i semiconduttori, che costituisca una condizione necessaria (minima) perché l’emissione stimolata possa prevalere sull'assorbimento, esprimiamo la probabilità di occupazione di un livello in funzione dei quasilivelli di Fermi. Esprimiamo con E2 Fc f c 1 e K T 1 (4.1) la probabilità di occupazione da parte di un elettrone del generico livello E 2, superiore della transizione, in funzione di Fc, quasi-livello di Fermi per gli elettroni. La probabilità di occupazione da parte di una lacuna di un livello E1, inferiore della transizione, sarà data da Fv E1 1 f l 1 e K T (4.2) in funzione di Fv, quasi-livello di Fermi per le lacune. Di conseguenza la probabilità di occupazione da parte di un elettrone del livello E1 viene espressa con 227 E1 Fv f v 1 e K T 1 (4.3) (ovviamente la probabilità di occupazione da parte di un elettrone di un livello in banda di valenza corrisponde alla probabilità di non occupazione da parte della lacuna). Per avere effetto laser fra i livelli E2 e E1, superiore e inferiore della transizione dovrà essere: B q f c 1 f v f v 1 f c B q f c f v 0 (4.4) dove Bq rappresenta il coefficiente di emissione stimolata per modo, fc la probabilità che E2 sia occupato e (1-fv) la probabilità che E1 sia vuoto. Dovrà essere allora fc fv , (4.5) cioè E 2 Fc 1 E1 Fv 1 K T 1 e 1 e K T e E 2 Fc K T e E1 Fv K T e quindi: E2 Fc E1 Fv E2 E1 h Fc Fv (4.6) Questa condizione, che è una condizione necessaria, non dipende dalla temperatura e richiede solo la validità del concetto di quasi-livello di Fermi. L’ultima relazione scritta, poiché E2 E1 EG (4.7) avendo indicato con EG il gap energetico del semiconduttore, si traduce nella Fc Fv EG (4.8) che rappresenta la condizione di inversione di popolazione in un semiconduttore: si ottiene l’inversione di popolazione quando i quasi-livelli di Fermi di elettroni e lacune penetrano rispettivamente in banda di conduzione e in banda di valenza. Questa conclusione si è ottenuta interpretando la probabilità di emissione stimolata come probabilità congiunta che il livello superiore della transizione sia occupato da un elettrone e quello inferiore sia vuoto e la probabilità dell’assorbimento come probabilità congiunta che il livello inferiore sia occupato dall’elettrone e quello superiore sia vuoto. Ovviamente alle stesse conclusioni si perviene interpretando l’emissione stimolata come probabilità congiunta che il livello superiore sia occupato da un elettrone e quello inferiore sia occupato da una lacuna (ricombinazione stimolata) e la probabilità dell’assorbimento come probabilità congiunta che il livello inferiore non sia occupato dalla lacuna e quello superiore non sia occupato dall’elettrone (generazione di coppia elettrone-lacuna, elettrone in banda di conduzione, lacuna in banda di valenza). 228 FC elevata probabilità di occupazione E2 EC emissione assorbimento EV E1 bassa probabilità di occupazione FV La fig. 4.4 riassume le considerazioni svolte. Un modo semplice per ottenere l’inversione di popolazione consiste nell’impiegare per il diodo laser materiale semiconduttore fortemente degenere, in modo che il livello di Fermi nella parte n penetri in banda di conduzione e nella parte p penetri in banda di valenza. Si può supporre che nel semiconduttore degenere i livelli di Fermi coincidano con i rispettivi pseudo livelli di Fermi cui si è ricorso nel precedente paragrafo. Inoltre si polarizza il diodo direttamente con un valore di tensione V, in modo da provocare uno spostamento eV nei livelli di Fermi come in fig. 4.5, dove Fp e Fn, livelli di Fermi in zona p e in zona n, sono stati portati a coincidere con i limiti della banda di valenza in n e della banda di conduzione in p. Si vede che si ottiene un’inversione di popolazione nello strato di svuotamento della giunzione p-n. Poiché in questa situazione F EG, si ha V EG /e, che nel GaAS vale 1,5 V. CONFINAMENTO DEL PROCESSO DI RICOMBINAZIONE. LASER A DOPPIA ETEROGIUNZIONE zona di svuotamento n p Fn EG F = eV Fp Fig. 4.5.Inversione di popolazione in un semiconduttore degenere. Nelle giunzioni n-p di GaAs fortemente drogato in polarizzazione diretta gli elettroni sono iniettati nel materiale p a concentrazioni fino a 1018/cm3. Gli elettroni hanno un tempo di vita n di circa 10-9 s nel materiale pesantemente drogato, ma a causa dell’alta mobilità elettronica la lunghezza di 1 2 n ) può assumere valori da 1 a 3 m. Per ottimizzare il confinamento degli diffusione Ln ( Dn elettroni e dei modi ottici guidati lungo la giunzione, vengono usate delle strutture dette a doppia eterogiunzione ad esempio con uno strato di GaAS, lo strato attivo, di 0,10,2 m, interposto tra 229 strati di AlGaAS. La spaziatura d tra le eterogiunzioni è minore della lunghezza di diffusione così che la densità di cariche iniettate è uniforme sulla distanza d. Il concetto fondamentale nella struttura a doppia eterogiunzione (DH) è quello di far avvenire la ricombinazione entro un materiale a gap diretto racchiuso tra due strati aventi un gap energetico maggiore: nelle bande di conduzione e di valenza si formano delle discontinuità energetiche, Ec, Ev che vengono a formare dei pozzi di potenziale, nei quali restano confinati gli elettroni e le lacune iniettati nella regione attiva. Data l’importanza dell’argomento, alle eterogiunzioni e alla formazione dei pozzi di potenziale, sarà dedicato il paragrafo successivo. ETEROGIUNZIONI Cenno storico. Gli studi teorici sulle eterogiunzioni sono contemporanei a quelli relativi alle omogiunzioni. Per esempio risale al 1951 l’idea di Shockley di rendere unidirezionale, nel transistore bipolare, l’iniezione dei portatori tramite l’adozione di un’eterogiunzione emettitorebase. A bloccare lo sviluppo dei dispositivi basati su eterogiunzioni fu la lentezza della tecnologia dei semiconduttori, che all’epoca non era a livello tale da consentire la realizzazione di eterogiunzioni di livello accettabile. Solo successivamente gli sviluppi negli studi teorici e l’evoluzione nella tecnologia dei materiali resero possibile l’ottenimento di eterogiunzioni con un grado di accuratezza tale da permetterne il confronto con il comportamento teorico previsto. Nel 1967 si giunse alla realizzazione del primo laser a semiconduttore a temperatura ambiente, unendo tramite eterogiunzione la coppia GaAS-AlGaAs. Principi fisici. Il motivo fondamentale che rende superiore una eterogiunzione rispetto alla classica omogiunzione è l’alto grado di confinamento dei portatori prodotto dalla discontinuità delle sue barriere di potenziale. Cominciamo con un breve richiamo sulle omogiunzioni p-n già note da altri corsi. Ponendo a contatto due porzioni di uno stesso tipo di semiconduttore drogate p e n rispettivamente, si ottiene la classica omogiunzione descritta nel diagramma a bande di fig. 4.6. 230 Fig. 4.6 L’ordinata indica l’energia totale (cinetica più potenziale) degli elettroni e delle lacune presenti, rispettivamente, in banda di conduzione e di valenza. Non è stato volutamente indicato un valore di riferimento per queste energie poiché, come noto, il loro valore assoluto non è definibile (esse sono note a meno di una costante additiva arbitraria), mentre hanno significato solo le loro variazioni (salti energetici). L’energia minima possibile per un elettrone in banda di conduzione è quella potenziale che questo possiede quando si trova in quiete (energia cinetica nulla), ed è data dalla curva EC del diagramma. Sempre dalla fisica sappiamo che l’energia potenziale (EP), il potenziale scalare V di un elettrone (carica con segno indicata con q) ed il campo elettrico statico E sono legati dalle relazioni: EP = qV E = -grad(V) Dalle quali si deduce che un’inclinazione della curva EC diversa dall’orizzontale indica la presenza di un campo elettrico, com’è evidente nella zona a cavallo della giunzione. Passiamo ora ad introdurre i concetti necessari allo studio delle eterogiunzioni. È noto che per estrarre elettroni da un materiale è necessario spendere energia in quantità dipendente da molti fattori, tra i quali lo stato del materiale ed il punto di arrivo degli elettroni. Nel contesto di questo lavoro ci si basa sulle seguenti assunzioni: a. Il materiale è al suo stato fondamentale ed elettricamente neutro nel suo complesso. b. Il punto di arrivo degli elettroni è il livello del vuoto, cioè appena fuori dal materiale ad una distanza dalla superficie (dell’ordine delle distanza atomiche) tale da poter ritenere trascurabile le forze causate dall’interfaccia materiale – vuoto. 231 Si definisce lavoro di estrazione (qs) l’energia da fornire ad un elettrone del materiale che si trovi al livello di Fermi per portarlo al livello del vuoto. Si definisce affinità elettronica (q)l’energia minima necessaria per portare al livello del vuoto un elettrone che si trovi all’estremo inferiore della banda di conduzione. Vediamo cosa succede quando vengono posti a contatto due semiconduttori diversi, quando valgono le seguenti ipotesi: 1. Le affinità elettroniche 1 e 2 ed i lavori di estrazione S1 e S2 (grandezze espresse in termini di potenziale) restano immutate per entrambi i materiali anche dopo la loro giunzione. 2. L’interfaccia tra i due semiconduttori è brusca e non presenta difetti superficiali o effetti di alcun tipo (giunzione ideale). 3. Le bande proibite mantengono inalterata la loro ampiezza. 4. Il sistema è isolato, quindi le giunzioni non sono polarizzate (equilibrio termico). Lo stato del sistema, prima del contatto, è rappresentato dalla seguente figura. Fig. 4.7 Nel contatto, come nelle omogiunzioni, si ha uno scambio di portatori finché i livelli di Fermi si equalizzano. Questo scambio di cariche comporta la formazione di un doppio strato elettrico a cavallo della giunzione con la corrispondente comparsa di un campo elettrico e della relativa variazione di potenziale nello spazio (barriera di potenziale interna che si sviluppa nelle zone svuotate x1 ed x2) che blocca la diffusione dei portatori e consente il raggiungimento dell’equilibrio. In queste condizioni il diagramma a bande energetiche diventa: 232 Fig. 4.8 Cerchiamo di capire come quest’andamento sia possibile ricavandolo da considerazioni qualitative. Il campo elettrico statico è conservativo, quindi la sua circuitazione su un qualsiasi percorso chiuso deve essere nulla; moltiplicando il campo per la carica si ottiene che anche il lavoro di questo campo è nullo su percorsi chiusi. Se si applica questa osservazione alla eterogiunzione della seguente figura si ottiene il legame esistente tra il salto di energia esterno (E(C)-E(D)) e quello interno ai capi delle regioni svuotate x1 ed x2 (EC1 – EC2): EC1+q1 = q2+ EC2+E(C)-E(D) (1) in cui E(P) indica l’energia potenziale dell’elettrone posto in quiete nel punto P. C e D sono punti ai limiti della zone di svuotamento, in p ed in n. All’equilibrio le energie del vuoto non sono più allo stesso livello poiché fra i due semiconduttori c’è uno scambio di cariche che ne alterano la differenza di potenziale reciproca. Per determinare l’entità di questo dislivello energetico ignoriamo, per ora, ciò che succede a cavallo della giunzione, precisamente nelle regioni svuotate, e facciamo ricorso alla solita proprietà di circuitazione, però riferita al livello di Fermi, ottenendo: qS1 = qS2+ E(C)-E(D) (2) E(C)-E(D) = q(S1-S2) (3) da cui In altre parole, la (3) esprime in termini di lavoro di estrazione la nuova distribuzione dei livelli del vuoto ai capi delle regioni svuotate. Si tratta ora di capire che tipo di curva unisca i punti C e D. 233 Visto che all’esterno dei due materiali non ci sono cariche (siamo nel vuoto e nessun elettrone è stato espulso nel contatto) l’andamento del potenziale nel passaggio dal punto C a D deve essere continuo (nello spazio) e con esso è continuo l’andamento dell’energia. Ulteriori informazioni su questa curva potrebbero derivare dalla conoscenza esatta della distribuzione delle cariche nei materiali. Una ragionevole stima di questa distribuzione è data dall’andamento di figura 4.9. Ricordando poi l’ipotesi che i valori delle affinità elettroniche non siano alterati dal contatto si deduce che, nelle zone svuotate, l’andamento di EC1 ed EC2 segue quello del vuoto a meno di q1 nel materiale 1 e q2 nel materiale 2, da cui l’andamento visto in figura 4.8 e la comparsa della discontinuità EC in corrispondenza della giunzione. Con analogo ragionamento si giustifica l’andamento delle curve EV1 ed EV2 e della relativa discontinuità EV in corrispondenza della giunzione. Da quanto detto risulta che i valori di EC e EV sono: EC = q(1-2) EV = (Eg1+q1)-(Eg2+ q2) = Eg-q (1-2) Avendo indicato con Eg la differenza tra le ampiezze delle due bande proibite. Formalmente la prima relazione si può ottenere dalla (1) quando C coincide con D (C in zona p, D in zona n). È importante nelle eterostrutture usare materiali con valore molto prossime della costante reticolare, in quanto le dislocazioni da “misfit” producono ricombinazioni non radianti e quindi abbassano l’efficienza del dispositivo. Fig. 4.9 Possibili combinazioni di materiali per laser DH sono GaAs e AlGaAs per la banda 0,680,9 m e InGaAs o GaInAsP con InP per le bande da 1 a 1,5 m. La fig 4.10 schematizza queste strutture. 234 AlGaAs (p) GaAs InP (p) GaInAs P InP (n) AlGaAs (n) = 0,680,9m = 11,6m Figura 4.10 Esempi di doppie Fig. 4.10 Esempi di doppie Le eterogiunzioni nei sistemi AlGaAs-GaAs formano trascurabili difetti indotti da sforzi. Nei sistemi GaIn-AsP la costante reticolare varia di alcuni punti percentuali con la composizione. Per realizzare un buon adattamento reticolare per materiali compositi di questo tipo, cioè Ga x In1 x As y P1 y si usa come substrato InP, Eg = 1.34 eV, dove y 2.16 x . In questa gamma di composizioni la lunghezza d’onda di emissione varia da 0.8 m (x = y = 0) a 1.5 m (x = 0.47, y = 1). EFFETTI DELLA POLARIZZAZIONE SULLE ETEROGIUNZIONI. Quanto visto finora sul comportamento delle eterogiunzioni riguarda il caso di equilibrio termico. Cercheremo ora di vedere come cambia la situazione quando le eterogiunzioni vengono polarizzate. Consideriamo innanzitutto la eterogiunzione GaAs-AlGaAs non polarizzata. Come si può vedere, le barriere di potenziale sono diverse per l’elettrone e per la lacuna. Polarizzando direttamente (cioè alzando il potenziale della zona p), otterremo: 235 Si noti che la barriera relativa alla zona di conduzione sparisce consentendo il travaso degli elettroni, mentre le lacune rimangono, e quindi si può ottenere il travaso di un solo tipo di portatori e il conseguente confinamento degli altri. Realizzando una doppia eterogiunzione, composta da AlGaAs-GaAs-AlGaAs (due zone p e una zona n), e polarizzandola direttamente, si ottiene un diagramma a bande di questo tipo: Analizziamo gli spostamenti di elettroni e lacune: elettroni: n-AlGaAs p-GaAs lacune: p-AlGaAs p-GaAs 236 Gli elettroni e le lacune vengono confinati entro una zona molto stretta, ove si ricombinano (abbiamo quindi creato un pozzo di ricombinazione). Operando in questa maniera è possibile ottenere elevati rendimenti con basse correnti e quindi con basso riscaldamento. LE CORRENTI NELLE ETEROSTRUTTURE A differenza dei diodi, i laser emettono radiazione coerente a causa dell’emissione stimolata che ha luogo in una cavità ottica formata, nella sua struttura più semplice, dalle superfici parallele (piani paralleli del cristallo) all’estremità del diodo. La variazione dell’indice di rifrazione all’interfaccia semiconduttore–aria fornisce la necessaria riflettività ( 30%). La doppia eterostruttura costituisce anche una guida d’onda ottica, poiché lo strato attivo ha un indice di rifrazione più alto degli strati adiacenti di circa il 5%. Una cavità tipica è lunga 300 m e la larghezza della striscia emittente è 10 m. (Fig.4.11) Fig. 4.11 La soglia laser viene raggiunta quando il guadagno prodotto dalle cariche iniettate supera le perdite nella cavità e la trasmissione alle facce terminali. La potenza emanata in un diodo laser mostra un rapido aumento in corrispondenza alla corrente di soglia (Fig.4.12). 237 Fig. 4.12 La corrente fino alla soglia è data dall’espressione della corrente del diodo, modificata per tenere conto della resistenza serie R 0 : V A IR0 VT I I 0 e 1 dove V A è la tensione applicata, I0 la corrente di saturazione inversa a 300 K. Inoltre: I 0 J 0 S dove S è la sezione del diodo; 3 2 J0 2 10 A / cm R 0 compreso tra 1 10 . Sopra la soglia, la caduta di tensione sulla giunzione è al suo valore di soglia data da EG e La relazione corrente/tensione è allora: I V A EG / e R0 238 Tentiamo ora di valutare la corrente di soglia. Se supponiamo che sia N la densità media delle cariche con tempo di vita iniettate nella zona attiva di larghezza d, la densità di corrente J è data da: J N ed La corrente di soglia J th dipende dalla larghezza della zona attiva. Se supponiamo che per l’inversione di popolazione la densità degli elettroni iniettati debba uguagliare la densità effettiva degli stati in E C ( NC 4.7 1017 / cm3 nel GaAs) allora: 17 e d che ha un valore di 3760 A/ cm2 d (m) per un valore di 2 109 s . Con J th 4.7 10 spessori di 0.1 m si misurano in realtà correnti di soglia di circa 500 A/cm2 . Questo valore sta a dimostrare come l’ipotesi che la densità di cariche iniettate sia uguale a NC è una stima troppo bassa. La concentrazione di elettroni e di lacune è tanto alta che ognuna può essere descritta in termini di quasi livelli di Fermi separatamente in banda di conduzione e in banda di valenza. La condizione FC FV EG porta a una densità di cariche iniettate 1018 / cm3 che è un valore circa doppio della stima precedente. EFFETTI DELLA TEMPERATURA SULLE CORRENTI La densità di corrente di soglia J s di un dispositivo a semiconduttore aumenta fortemente con la temperatura: T J s T J s 0 T 0 eT 0 1 con J s 0 densità di corrente di soglia a temperatura T0 . Condizione necessaria per il funzionamento del diodo laser è che la corrente di soglia alla temperatura di lavoro sia minore della corrente di rottura della giunzione. Questa è la ragione per cui la maggior parte dei LED non possono funzionare come diodi laser. La corrente di soglia aumenta con la temperatura perché, all’aumentare della temperatura f c 1 f v diminuisce e f v 1 f c aumenta, per cui il guadagno che dipende da f c 1 f v f v 1 f c cala. Da qui la difficoltà che si aveva a far funzionare questi laser a temperatura ambiente. Inoltre esiste una temperatura critica Tc al di sopra della quale il funzionamento di questi laser non è possibile; per T T c si ha un effetto di tipo rigenerativo. Aumentando T aumenta la corrente richiesta, da cui aumenta la temperatura attuando così una reazione a catena. Ovviamente T c dipende in modo determinante dalla possibilità della giunzione di dissipare il calore. 239 CENNO AI DISPOSITIVI A POZZI QUANTICI Abbiamo visto che nelle eterosrutture si possono formare dei pozzi di potenziale. Quando le dimensioni di questi pozzi sono comparabili con la lunghezza d’onda dell’elettrone, si parla di pozzi quantici. Il pozzo quantico accetta elettroni i cui livelli di energia siano compatibili con la dimensione del pozzo stesso. Se indichiamo questa con L, si ha, dalla condizione di stazionarietà, n 2 L da cui 2L n con n intero e lunghezza d’onda dell’elettrone. Se si applica una energia potenziale, attraverso una differenza di potenziale esterna, a una struttura rappresentabile da una doppia barriera di potenziale, l’elettrone può passare attraverso la doppia barriera di potenziale quando l’energia potenziale del livello nel pozzo quantico corrisponde all’energia potenziale applicata. L’energia potenziale del livello si trasforma allora in energia cinetica, cioè l’elettrone attraversa la doppia barriera. Questo effetto si chiama effetto tunnel risonante e si verifica con elevata efficienza quando le barriere e il pozzo hanno uno spessore dell’ordine dei 5 nm. D’altra parte sappiamo che mv h , quindi n vn h , da cui 2L h 2mL e quindi 1 h2 mv 2 n 2 2 E n 2 8L m Si individuano quindi i valori di energia En, corrispondenti ai valori di polarizzazione applicata, per cui si hanno dei massimi di corrente attraverso la doppia barriera. Come esempio consideriamo la situazione di figura in cui abbiamo due barriere, costituite da AlGaAs non drogato, su GaAs pesantemente drogato. 240 AlGaAs E1 EF GaAs Doppia giunzione non polarizzata EF VA Doppia giunzione polarizzata Quando la polarizzazione applicata è tale che E1 si allinea con il livello di Fermi EF, cioè VA E1 e tenendo conto delle cadute di potenziale nelle zone di AlGaAs non drogato, si ha il passaggio di corrente nella struttura. Nella figura si è anche supposto che il livello di Fermi nel GaAs drogato coincida con il limite della banda di conduzione. Le strutture a pozzi quantici vengono impiegate in molti dispositivi elettronici come laser, transistori, fotorivelatori. L’effetto tunnel risonante è simile all’interferometro di Fabry-Perot. Anche in questo caso infatti ci sono dei modi risonanti a cui corrispondono dei massimi di intensità trasmessa. Paragrafo successivo Paragrafo precedente Indice del capitolo 241 Indice generale 242