Oltre la sperimentazione Animale, di Maria Concetta Digiacomo 1 Oltre la Sperimentazione Animale “Se è vero che la maggior parte dei medici difende la vivisezione, è altrettanto vero che i più non sanno cosa difendono, perché non sospettano lontanamente l’inerente fallacia e crudeltà” (Hans Ruesh – Imperatrice Nuda ) Se avessi letto queste parole appena laureata avrei detto, senza ombra di dubbio, che erano sicuramente pronunciate da un folle. Negli anni seguenti ho dovuto fortemente ricredermi e rendermi conto di quanto, le parole di Ruesh, rispondessero a verità. Col tempo, approfondendo la questione e avvantaggiata dal fatto di essere un medico, ho dovuto rivedere tante mie vecchie posizioni che erano talmente rigide da potersi definire quasi un dogma. Oggi ho fatto mie le parole di Ruesh, e credo giusto continuare a divulgarle e a difenderle. Tanti altri medici, ricercatori, biologi, veterinari, e altri professionisti di area scientifica, hanno fatto il mio stesso percorso e sono arrivati alla mia stessa conclusione : la Sperimentazione condotta su Animali è antiscientifica. Ecco perché nasce OSA : Oltre la Sperimentazione Animale. Andare oltre la sperimentazione animale vuol dire impegnarsi per incentivare, promuovere e utilizzare modelli di ricerca del XXI secolo e abbandonare finalmente un modello di ricerca obsoleto rivelatosi, senza ombra di dubbio, fallimentare. Oggi, pur ampiamente dimostrata la inattendibilità e la inutilità della sperimentazione animale, paradossalmente, questa non accenna a diminuire. Diventa quindi un imperativo morale ed etico parlarne ed occuparsene, da addetti ai lavori per la salvaguardia della salute umana e per evitare di continuare a credere in un “modello” di ricerca che si è dimostrato essere fuorviante, pericoloso e antiscientifico. La sperimentazione animale si fonda su alcuni pilastri che la rendono intoccabile : l’ermetica segretezza, lontano dalla reale verifica scientifica; la gente comune, ben indottrinata da una propaganda orchestrata ad arte, che colpisce nel cuore delle fragilità umane, si rifiuta di pensare che eminenti “scienziati” possano essere in malafede; apporta facili guadagni all’establishment chimico-farmaceuticoaccademico; di contro occuparsene, per contrastarla, necessita di tempo, volontà, tenacia, abnegazione e ci si scontra con enormi difficoltà e resistenze nel trovare spazio nei comuni mezzi di informazione. In questo mio contributo vorrei iniziare immaginando un ipotetico “scambio di opinioni” con relative argomentazioni, fra chi crede in questo metodo di ricerca e chi invece, come noi di OSA, vi si oppone. Partiamo dalla terminologia. I fautori del “modello animale” preferiscono parlare di sperimentazione animale in quanto sostengono che il termine vivisezione, usato dagli oppositori, viene da questi utilizzato per “suscitare reazioni emotive”. Premesso che il termine accettato a livello internazionale, è “vivisection”, chi si oppone alla vivisezione preferisce utilizzare questo termine non tanto per suscitare reazioni emotive, ma per evitare il termine “edulcorato” di sperimentazione animale, visto che quello che viene fatto sugli animali in laboratorio è a tutti gli effetti vivisezione. Avendo scelto di utilizzare la stessa terminologia come gruppo di “esperti” Oltre la sperimentazione Animale, di Maria Concetta Digiacomo 2 sull’argomento, continueremo a parlare di sperimentazione animale. Analizzerò quindi gli aspetti più salienti del contendere tralasciando, volutamente in questa sede, gli aspetti etici della questione animale, non perché meno rilevanti, ma perché la nostra mission, come OSA, è di trattare l’argomento solo sul piano scientifico. Come primo punto esaminiamo il problema della “affidabilità” del modello animale. Gli stessi ricercatori che utilizzano il modello animale sostengono e non possono onestamente non ammetterlo, che “i risultati ottenuti nell’animale non sono direttamente trasferibili all’uomo” e che “gli animali vengono utilizzati come modello , in base alle similitudini e somiglianze con l’uomo”. Questo primo punto trova entrambe le posizioni in quasi “armonia”: gli antivivisezionisti hanno da sempre sostenuto che i risultati ottenuti sugli animali non sono trasferibili all’uomo. Rimane una sottile divergenza dal punto di vista scientifico che è però sostanziale. Parlare di similitudini e di somiglianze preoccupa molto e mette subito in allerta in quanto nessuna estrapolazione, in base a similitudini, può rispondere al rigore scientifico. Basti pensare ai criteri di scientificità molto rigidi cui deve rispondere un determinato protocollo di ricerca clinica. Non è ammessa alcuna “similitudine”, bensì dati validi in termini statistici, omogeneità del campione, criteri di inclusione, esclusione, obiettivo primario, obiettivi secondari, che siano chiari e ben definiti e il campione, pur riferendosi all’uomo, deve essere il più omogeneo possibile, pena inficiare in partenza lo studio di ricerca. I fautori della sperimentazione animale sostengono che il modello animale, anche se imperfetto, si possa migliorare. Ma viene subito da obbiettare che sono secoli che questo modello viene utilizzato senza essere mai stato “validato” (BMJ 28/02/2004). Un metodo scientifico per essere definito tale andrebbe prima validato, ma questo per la sperimentazione animale, non è mai avvenuto! La verifica di validazione scientifica viene invece imposta al fine di validare i modelli di ricerca alternativi al modello animale. Tra l’altro la storia della vivisezione a tutt’oggi non ha portato a nessun miglioramento di tale modello di ricerca. Anche se “difettoso” è stato sempre utilizzato nonostante le dichiarazioni discordanti, sulla reale efficacia, da parte di innumerevoli scienziati. La storia della medicina è ricca di opinioni di medici, clinici, fisiologi, anatomisti, chirurghi che a gran voce, andando contro corrente, si sono espressi contro tale metodo. Da Ippocrate a Leonardo, i fisiologi Charles Bell e H. Bigelow (Harvard), il grande clinico Augusto Murri. Il dott. Gennaro Ciaburri, voce quasi solitaria tra gli anni 30 e 50, si espresse con coraggio denunciando la crudeltà e l’efferatezza oltre che l’inutilità della vivisezione. Il capolavoro della anatomia descrittiva “de humani corporis fabrica”di Andrea Vesalio nulla deve alla vivisezione. Di innumerevoli esempi ne è piena la storia della medicina. Continuiamo la carrellata citando altri scienziati e uomini di cultura, come Einstein, Gandhi, Goethe, Voltaire, Mark Twain, Hans Ruesch, ecc… Vorrei a questo punto dare voce soltanto a due di loro : un grande chirurgo dell’ottocento, periodo in cui la vivisezione era in auge, ed un grande medico dei giorni nostri. Le loro parole saranno meglio di qualsiasi commento. Il primo, un eccellente ginecologo, Lawson Tait che arrivò ad operare 2000 laparotomie, e che nel 1868 a soli 21 anni compì la sua prima ovariectomia, e poi appendicectomie, isterectomie, e Oltre la sperimentazione Animale, di Maria Concetta Digiacomo 3 la prima colecistectomia della storia della medicina, fiero oppositore della vivisezione, dopo averla praticata precedentemente, così si esprimeva : “Io mi rendo conto perfettamente di far parte di una minoranza nella mia professione dichiarando la vivisezione inutile come metodo di ricerca, ma ritengo che nemmeno uno su cento dei miei colleghi ha mai approfondito la questione, novantanove credono alle affermazioni del centesimo, il quale, a sua volta, non ha studiato la materia dall’unico lato che possa dare una risposta attendibile: quello dell’esame storico, non basta esprimere un’opinione” L’altro grande scienziato è il prof. Pietro Croce. Per anni lavorò al dipartimento di ricerche del National Jewish Hospital della Colorado University di Denver e poi al Toledo Hospital. Primario dal 1952 al 1982 del Laboratorio di analisi chimicocliniche di Microbiologia e di Anatomia patologica dell’Ospedale L. Sacco di Milano, libero docente dell’università di Milano membro del College of American Pathologists, per anni anche lui aveva praticato la ricerca sugli animali perché ci credeva. Dopo trent’anni giunse però ad una conclusione : “ Ho eseguito esperimenti su animali per molti anni. Obbedivo ad una ammuffita logica positivista che mi era stata imposta durante gli studi universitari e che a lungo mi ha condizionato negli studi successivi. Il positivismo scientifico: la sola logica possibile nella ricerca medico-biologica. Con la mente affollata di nozioni apprese “ex cathedra”, dai libri, dalla pratica in ospedali italiani ed esteri, cercavo di dare un ordine al mio pensiero, mi sforzavo di disporre su un filo logico le figure di un puzzle uscito difettoso dalla fabbrica : le tessere non combaciavano tra loro; ne uscivano figure sbilenche, separate da vuoti incolmabili, in un incastro che alla minima scossa si sfasciava sparpagliandosi in un disordine caotico. Mi dissi allora : ci deve essere qualcosa di sbagliato nel pensiero e nella prassi medica. E questo qualcosa deve essere fondamentale ed elementare allo stesso tempo:capace di minare tutto alla base e di vanificare ciò che gli consegue. Un errore metodologico, dunque…Un modello sperimentale dell’uomo non esiste…persino individui della stessa specie sono dissimili tra loro. Nessuna sperimentazione condotta su una specie può essere estrapolata a nessuna delle altre, uomo compreso. L’aver creduto che tale estrapolazione fosse legittima è la causa principale degli insuccessi e, talora, delle catastrofi che ci vengono inflitte dalla medicina moderna, specialmente nel campo farmacologico”. Migliaia e migliaia sono i medici e gli scienziati che si sono espressi contro la sperimentazione animale. Scientific American (1997) ha definito “ i modelli animali nel migliore dei casi sono una buona imitazione delle condizioni umane, ma nessuna teoria può essere approvata o respinta sulla base di una analogia”. Il BMJ (28/02/2004) ha pubblicato un lavoro di un gruppo interdisciplinare di ricercatori, che conclude sulla “inattendibilità dei test condotti su animali”, “spesso dannosi” e comunque da “sospendere fino a quando non saranno validati”. Sempre il BMJ in questi ultimi anni, ha adottato la scelta editoriale di non pubblicare articoli di studi di ricerca condotti su animali. La rivista Nature (2005) definisce la ricerca su animali “cattiva scienza perché non predittiva per l’uomo”. Il National Research Council degli USA, ha definito gli animali “modelli inadeguati “ ( Toxicity testing in the 21st Oltre la sperimentazione Animale, di Maria Concetta Digiacomo 4 century : a vision and a strategy ). Nel rapporto si legge : “La tossicologia si sta avvicinando ad un evento epocale, di quelli che hanno dato un nuovo corso alla storia della scienza, come la scoperta della penicillina, quella del DNA, la nascita del primo computer. Essa è in procinto di avvalersi delle rivoluzioni avvenute nella biologia e nella genetica… le prove di tossicologia saranno trasferite da un sistema basato sullo studio dell’animale intero ad un sistema basato principalmente sui metodi in vitro, questi ultimi essendo in grado di valutare i cambiamenti nei processi biologici con l’osservazione di cellule, preferibilmente di origine umana… è necessario un radicale cambiamento di paradigma che consenta uno screening ad ampio raggio delle sostanze chimiche, per ridurre i tempi e i costi dei test e garantire una base più scientifica per la valutazione degli effetti sulla salute e sull’ambiente”. Le maggiori agenzie di controllo USA hanno lanciato un progetto quinquennale di tossicologia molecolare, applicando le indicazioni del NRC con un protocollo d’intesa firmato al congresso annuale dell’Associazione Americana per l’Avanzamento delle Scienze. Pochi anni fa, in una lettera aperta pubblicata su The Lancet (giugno 2011) numerosi scienziati inglesi hanno espresso una forte preoccupazione al primo ministro Andrew Lansley, per i numerosi decessi dovuti a reazioni avverse ai farmaci. Questi, secondo gli scienziati, sono in parte causati dalla sperimentazione animale che precede la commercializzazione: << Un topo non è un essere umano… Il 50% dei composti innocui nei ratti danno prova di non essere innocui negli esseri umani, quindi è davvero come fare il lancio di una moneta >>. Pensate quanto l’uomo sia andato avanti nelle innovazioni, nelle scoperte che hanno rivoluzionato la scienza, le tecnologie che fino a qualche decennio fa potevano sembrare fantascienza, ebbene noi oggi, nel XXI secolo, affidiamo la nostra salute al semplice gesto di “tirare in aria una monetina”!!! Gli stessi fautori della sperimentazione animale sostengono che per quanto riguarda i farmaci, gli effetti tossici di questi sulla salute umana, “non possono essere previsti dalla sperimentazione animale”. Questa verità, sacrosanta, trova i due schieramenti opposti in una posizione di “accordo”(!?). Bene! Ma dove si trova allora la divergenza di scelta diametralmente opposta nel fare o non fare affidamento al modello animale? I ricercatori che la praticano sostengono che gli effetti tossici sono rari rispetto ai benefici. La questione purtroppo è terribilmente seria se si considera che gli effetti nocivi dei farmaci sono fra le prime quattro cause di morte nel mondo! Sono almeno 100.000 cittadini statunitensi che muoiono ogni anno per effetti avversi di farmaci, risultati innocui sugli animali da laboratorio (JAMA , vol. 279, pag. 1200-1205, 1998) e nell’UE, solo nel 2008,i decessi sono stati 197.000. Esempi di disastri in campo farmacologico, non occorre ricordarlo, sono purtroppo tantissimi. Prendiamo il caso rofecoxib : è risaputo ampiamente che già in fase preclinica e anche successivamente, prima della commercializzazione, gli effetti collaterali gravissimi e non proprio tanto rari, erano già noti e, nonostante questo, il farmaco è stato commercializzato ugualmente! Viene da chiedersi a cosa sia servito sperimentare sugli animali. Oltre la sperimentazione Animale, di Maria Concetta Digiacomo 5 Parliamo allora di talidomide : “cavallo di battaglia “ per chi non crede nella scientificità della sperimentazione animale, ma citato come “eccezione” da chi la sostiene. Alcuni ricercatori credono che l’esperienza del caso talidomide abbia portato ad un “miglioramento delle prove di tossicità”. Affermazione che ritengo essere alquanto discutibile! Vediamo perché. Lo scandalo del Talidomide ha fatto storia, ed è per questo motivo che viene sempre citato da chi si oppone alla sperimentazione animale per motivazioni scientifiche. Il farmaco, all’atto della commercializzazione, fu pubblicizzato come “talmente innocuo da poter essere utilizzato anche per le donne in gravidanza”, senza peraltro averne testato precedentemente la teratogenicità. A disastro avvenuto si iniziò una ampia sperimentazione su tutti gli animali possibili. Ma la sperimentazione sull’animale non portava alle stesse conclusioni di quello che invece si era verificato purtroppo nell’uomo. Così si continuò a sperimentare sugli animali, anche mentre era già in corso il processo contro la Chemie Grunenthal (casa farmaceutica che produceva il farmaco), al fine di dimostrare a tutti i costi, sul “modello” animale, la teratogenicità del talidomide, Sarebbe stato uno “scacco matto” per i fautori del modello animale ( come d’altronde è stato! ), e pur di continuare ad ostinarsi in tale metodo di ricerca, vennero utilizzate sugli animali dosi elevatissime di farmaco, fino a 300-400-600 (!) volte superiori a quella che era stata usata sull’uomo e che aveva prodotto gli effetti devastanti che ben conosciamo. A quei dosaggi qualsiasi sostanza, anche lo “zucchero” ( era stata definita: << una molecola innocua come una “zolletta di zucchero” >>), sarebbe diventata nociva!! Nel 1975 JAMA riportava che l’uomo è risultato essere 60 volte più sensibile al talidomite che non il topo, 100 volte più sensibile del ratto, 200 volte più sensibile del cane e 700 volte più sensibile del criceto. Definire tutto questo scientifico, e che ha poi portato ad un “miglioramento delle prove di tossicità”, offende non solo la vera Scienza, ma anche l’intelligenza, di chi in essa crede. Sappiamo in oltre quanto le prove di tossicità anche attualmente condotte sugli animali, non siano predittive per l’uomo, data la variabilità di risposta , a seconda del modello animale utilizzato. Infatti l’estrapolazione successiva, dei dati ottenuti sul “modello animale” all’uomo, diventa un vero e proprio “salto mortale”. Prendiamo come riferimento, ad esempio, la notevole differenza di risposta alla diossina (una delle molecole più studiate in assoluto, ma anche una delle più pericolose ) di animali vicinissimi nella scala evolutiva, come il criceto ( DL50 = 3078,5 mg/kg )e il porcellino d’India ( DL50 = 1,3 mg/kg ). Il criceto può mangiare la diossina anche a colazione tutti i giorni, il porcellino d’India assolutamente no! Passiamo allora all’amianto che nell’uomo provoca il mesotelioma, dopo decenni di ricerca condotta su milioni di animali , si è giunti alla conclusione che l’uomo è ben 300 volte più sensibile di un ratto! Dato ottenuto ovviamente solo a posteriori! Altro esempio : Il Dietil-stibestrolo (DES) estrogeno di sintesi, creato in laboratorio con la sperimentazione animale, se somministrato alle donne in gravidanza, provoca il cancro vaginale o dell’utero nel 95% delle figlie, in età variabile dai 7 ai 27 anni. Questo fenomeno noto come cancerogenesi transplacentare, fu rilevato già nel 1973. Allora il farmaco veniva usato nelle donne Oltre la sperimentazione Animale, di Maria Concetta Digiacomo 6 in gravidanza come antiabortivo. Già da allora dopo una propaganda a favore della sperimentazione animale da parte dei vari ricercatori che credevano essersi avvicinati a Dio nell’avere prodotto in laboratorio un ormone come quello naturale, l’OMS lanciava l’allarme sulla cancerogenicità del DES. Domanda: perché fu ritenuto essere innocuo per le donne in gravidanza? La risposta è sempre la stessa : già da quando fu messo a punto nel 1939, questo ormone sintetico era stato provato intensamente su animali gravidi! La storia si ripete, anzi sarebbe meglio dire l’errore si ripete. Il dott. Robert W. Miller del National Cancer Institute di Bethesda nel Maryland, che nel 1973 aveva redatto l’avvertimento ufficiale per l’OMS, così si esprimeva : “ Esperimenti su animali: non vi è stata alcuna correlazione tra i tipi di tumore ottenuti in modelli sperimentali e tipi di cancro infantile”. Il New England Journal of Medicine nel 1979 riportava : “ I danni dello Stilbestrolo possono estendersi alla terza generazione e anche deformare gli organi genitali della discendenza maschile”. Così un ormone di sintesi prodotto in laboratorio, dimostratosi innocuo per gli animali, non si è limitato a dare effetti collaterali, come danni epatici o renali, ma si è dimostrato essere causa diretta e incontrovertibile di cancro, nelle generazioni successive, di quelle donne che lo avevano usato come antiabortivo. Oggi recenti studi hanno evidenziato che questo farmaco, che si era dimostrato così innocuo sugli animali, provoca cancro alla mammella e cancro al testicolo, fino alla terza generazione! Il fenomeno, oramai ben studiato, è noto come Cancerogenesi Transgenerazionale. A questo punto viene da pensare che il DES sia stato ritirato dal commercio. Ebbene non è così. Attualmente il DES, oltre ad essere utilizzato nei mangimi dati agli animali così detti da reddito, per l’effetto anabolizzante, è utilizzato come “pillola del giorno dopo” , cioè per lo scopo opposto a quello per cui, secondo esperimenti condotti su animali, era stato lanciato sul mercato : farmaco antiabortivo! Un’altra sostanza terribilmente pericolosa è il Bisfenolo-A (molecola chimicamente molto simile al DES!! ), cancerogeno e potente Distruttore Endocrino, si trova negli interni delle lattine e nei contenitori di plastica a contatto con gli alimenti, persino nei biberon per bambini! Solo recentemente ne è stato vietato l’utilizzo nei biberon in Europa, ma rimane comunque nelle plastiche e nelle lattine. Tutto questo grazie alla sperimentazione animale e alla variabilità di risposta in laboratorio ( dell’ordine di 1000!! ) a seconda del modello animale o del ceppo di topo utilizzato. Altro esempio i fitosanitari, meglio conosciuti come pesticidi, come la stragrande maggioranza delle sostanze inquinanti, agiscono a livelli infinitamente bassi , si accumulano nell’ambiente, soprattutto attraverso la catena alimentare e si comportano come interferenti endocrini ( anche se oramai il termine più utilizzato è di distruttori endocrini ). Anche per queste sostanze i dati di laboratorio, ottenuti sperimentando sull’ animale, non coincidono con i dati ottenuti da studi epidemiologici condotti sull’uomo. Altro esempio è l’aspartame, dolcificante ubiquitario, contenuto in oltre 5000 prodotti. Le varie agenzie regolatorie hanno creduto a studi condotti dalle aziende produttrici, che ne hanno dimostrato la innocuità. Un’ unica voce, quasi solitaria, è quella del prof. Soffritti, dell’Istituto Ramazzini di Bentivoglio (BO), che da anni ha prodotto studi che dimostrano la nocività della sostanza, come cancerogeno e che causa danni anche il Sistema Oltre la sperimentazione Animale, di Maria Concetta Digiacomo 7 Nervoso. Questa contraddizione e l’impossibilità, da parte dell’emerito professore, di dimostrare la pericolosità dell’aspartame, risiede nel fatto che sia il professore, sia le aziende produttrici, fanno riferimento ad un modello di ricerca che si presta benissimo a tutto questo: la sperimentazione animale! Questi sono solo degli esempi che ci fanno capire come sia variabilissima la risposta ad una determinata sostanza nel “modello animale”. Consideriamo allora la variabilità di risposta alle sostanze cancerogene: il 51% delle sostanze dimostratesi cancerogene per il ratto non lo sono per il topo e viceversa! E se animali così vicini nella scala evolutiva rispondono in maniera così differente, figuriamoci poi estrapolare all’uomo i dati ottenuti con un metodo così inattendibile. Come si comporterà l’uomo, rispetto ad una determinata sostanza, lo potremo sapere solo “a posteriori”. A cosa siano poi servite le prove di tossicità sugli animali a tutt’oggi, lo sa solo Dio (!), visto che sostanze dimostratesi altamente tossiche e pericolose per l’uomo sono ancora in commercio e nessuno si sogna di vietarne l’utilizzo! O quelle rare volte in cui si prende la saggia decisione di bloccare e vietare la produzione di una sostanza, dimostratasi pericolosa, ritirandola dal commercio, si adotta la formula “fino ad esaurimento scorte”! Ogni commento ritengo sia superfluo. Se consideriamo poi la devastazione, in termini di danni ambientali, che sta divorando la nostra Terra e con cui l’uomo moderno deve necessariamente fare i conti, continuare ad utilizzare un modello animale che si presta benissimo a dimostrare che una sostanza è innocua o l’esatto contrario, a seconda della specie animale o del ceppo di topo utilizzato, non potrà di certo essere di aiuto nel testare le centinaia di migliaia di sostanze chimiche potenzialmente pericolose. Questo importante limite, in Europa, sta portando al sicuro fallimento del regolamento REACH ( Registration,Evaluation, Authorisation, of Chemicals). “ Il fatto che la stessa sostanza possa essere dichiarata inoffensiva o cancerogena seconda della specie animale utilizzata, fa della sperimentazione animale lo strumento ideale per commercializzare ogni tipo di prodotto, anche se pericoloso, e per mettere a tacere le vittime che osassero fare causa al produttore” Così si esprime Claude Reiss, per 35 anni direttore di ricerca di biologia molecolare al CNRS, consulente del programma europeo REACH, presidente di Antidote-Europe, che propone la tossicogenomica come alternativa alla sperimentazione animale. Il dott, Joshua Lederberg, premio Nobel per la medicina nel 1981, ha dichiarato : “ non è semplicemente possibile, con tutti gli animali del mondo, esaminare i prodotti chimici nel modo cieco che oggi usiamo, e raggiungere conclusioni credibili sul loro pericolo per la salute umana”. Di autorevoli voci che condannano l’attuale metodo di ricerca ve ne sarebbero a migliaia, ma queste voci si trovano a non avere ascolto nei comuni mezzi di informazione, appannaggio dell’unica voce del pensiero unico, che fa leva sulla fragilità delle persone, mistificando la realtà con una abilità incredibile, carico di conflitti d’interesse e ben lontano dalla volontà di fare il bene dell’umanità! Oltre la sperimentazione Animale, di Maria Concetta Digiacomo 8 L’aumento terribile dell’incidenza delle malattie cronico-degenerative, che sta assumendo carattere di vera pandemia, e che rappresenta una vera e propria sfida per l’umanità, non potrà di certo essere affrontata in termini di sola ricerca di terapie ( fatte con un metodo fallimentare!) o di sola diagnosi precoce. Queste strategie si sono dimostrate perdenti. Se non si fanno politiche serie di prevenzione primaria, di lotta all’inquinamento su tutti i fronti e non si cambia metodo per testare le sostanze tossiche per poi ritirale dal commercio, la guerra è persa in partenza! Avere a disposizione dei metodi di ricerca che siano finalmente affidabili e che in tempi brevi consentano di discriminare le sostanze pericolose, di valutarne la tossicità per l’uomo e per l’ambiente, di valutarne l’effetto cocktail, potrebbe rappresentare l’unica possibilità, per fare poi le dovute scelte. Il modello animale in tutto questo si è dimostrato essere una “strada vincente” solo per l’industria e per quanti continuano a devastare il nostro pianeta. Passiamo ora all’idea, altrettanto infondata dal punto di vista scientifico, di utilizzare una variabile infinita di specie animali come modello per lo studio delle malattie tipiche dell’uomo. Come si procede? Si prende un animale perfettamente sano, si rende malato artificialmente, e su questo modello si studiano le malattie tipiche dell’uomo e se ne testano i farmaci. Viene da chiedersi allora se questo metodo di fare ricerca abbia veramente portato a dei risultati realmente importanti e utili all’uomo. Facciamo qualche esempio. Consideriamo una malattia come la Sclerosi Multipla. Sono stati realizzati a tutt’oggi, ben quasi 3000 studi negli ultimi decenni e sono oltre 150 i farmaci testati sugli animali. La conclusione è che il modello animale fino ad oggi utilizzato, si è dimostrato sbagliato ( “Experimental Allergic Encephalomyelitis: A Misleading Model of Multiple Sclerosis” – Ann.Neurol. ; 58: 939-945 ) e che nulla ha a che fare con questa patologia! La malattia artificialmente indotta nell’animale non ha alcuna somiglianza con la malattia che spontaneamente insorge nell’uomo. Lo studio di Prineas e Barnell, dell’Università di Sidney ( New Scientist 28/02/04 ) ha dimostrato che la Sclerosi Multipla è dovuta alla morte delle cellule cerebrali che producono mielina, mentre gli studi su animali avevano fatto credere che fosse dovuta al cattivo funzionamento del sistema immunitario. Risultato? A tutt’oggi i malati di Sclerosi Multipla non possono giovare di alcuna terapia! La beffa oltre al danno, sta nel fatto che quotidianamente si organizzano eventi e giornate per raccogliere ancora fondi per continuare una ricerca così inutile!! Tutte le campagne a favore della ricerca, si limitano sempre e solo a raccogliere fondi, ma non rendono mai conto di come e dove vengono spesi questi fondi e a quali risultati hanno portato. La richiesta è sempre la stessa : “Dateci ancora soldi perché senza questi la ricerca viene penalizzata. Non ci sono farmaci per la Sclerosi Multipla ? La colpa? Il fatto che non si raccolgono abbastanza soldi!” Nessuno si azzarda a dire all’opinione pubblica come stanno realmente le cose. Se fossero sinceri dovrebbero dire : “guardate che per decenni abbiamo sperperato i vostri soldi per capire, in seguito, che usavamo un modello sbagliato. Scusate ci dispiace tantissimo, abbiamo cestinato 150 farmaci, i malati non hanno alcuna terapia, ma se ci date altri soldi forse ci arriviamo!!” Oltre la sperimentazione Animale, di Maria Concetta Digiacomo 9 Un commento particolare merita un recente studio pubblicato su “Proceedings of National Academy of Sciences” (USA) nel 2013, dal titolo molto eloquente : “ Crolla il valore scientifico del topo come modello per alcune malattie letali nell’uomo” . Lo studio dimostra come in tre situazioni critiche, potenzialmente mortali, come la sepsi, le ustioni e i traumi, il modello murrino si sia dimostrato completamente fuorviante. Questo ha portato a ”cestinare” ben 150 farmaci “efficaci” nel topo, ma non nell’uomo. I ricercatori hanno studiato per ben 10 anni sia il topo che l’uomo per rendersi conto che i meccanismi epigenetici, messi in atto nel topo, sono completamente diversi nell’uomo. I geni che vengono “silenziati” nel topo sono invece “attivati” nell’uomo. Va ricordato che la sepsi nei soli USA colpisce ogni anno 750.000 persone e ne uccide da ¼ alla metà di essi, costando alla nazione ben17 miliardi di dollari. Se si considera poi che i meccanismi infiammatori alla base di queste tre patologie sono simili a quelli che si verificano nel cancro e nei disturbi cardiaci, non ci vuole un acume particolare per rendersi conto che il modello murrino continua a portarci fuori strada nei confronti delle patologie più diffuse e più devastanti del nostro secolo. Viene ritenuto poi, da chi è fautore della sperimentazione animale, che la farmacovigilanza sia allo stato rudimentale e quindi poco efficace. Noi rispondiamo che la Farmacovigilanza, definendo su larga scala gli effetti collaterali di ciascun farmaco, fornisce dati certi e incontrovertibili riferiti a quel farmaco e sicuramente riferiti all’uomo e a nessun altro animale. Facciamo un esempio. Sul bollettino di Informazioni sui Farmaci “IsF”( anno XXXII, n°6, 2008, a pag. 152) viene riportato un articolo sul << RITIRO DAL COMMERCIO DI ACOMPLIA >> Cito direttamente quanto riferito nell’articolo : << Il 23 ottobre scorso, l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMEA) ha sospeso l’autorizzazione al commercio di rimonabant (Acomplia, Sanofi-Aventis ). Registrato nel maggio 2008 per il trattamento dei pazienti obesi o in soprappeso con fattori di rischio quali diabete e dislipidemia, nemmeno 5 mesi più tardi rimonabant è stato ritirato…>> << Il Comitato Scientifico dell’EMEA ha adottato il provvedimento di sospensione dopo una rivalutazione di tutti i dati disponibili, confermando che nei pazienti che assumono rimonabant il rischio di gravi effetti indesiderati di tipo psichiatrico, inclusi disturbi depressivi e gli eventi correlabili al rischio di suicidio, l’ansia e l’aggressività, è molto più alto rispetto a quelli che assumono placebo. I nuovi dati inerenti gli studi in corso e la sorveglianza post-marketing indicano che l’incidenza di gravi disturbi psichiatrici è superiore a quella, quasi doppia rispetto al placebo, rilevata negli studi clinici registrati >>. << …Nel post-marketing, in più della metà dei pazienti tali reazioni si erano sviluppate entro un mese dall’inizio del trattamento, nell’80% entro 3 mesi >>. Le conclusioni, coerentemente con i risultati degli studi, erano che si trattava di un farmaco dal profilo beneficio/rischio sfavorevole che non trovava un posto nel trattamento dell’obesità; una presa in”giro” che, fortunatamente, ha avuto vita breve >>. Esempi di questo tipo se ne possono fare a migliaia e nella stragrande maggioranza delle volte degli effetti collaterali che si verificano sull’uomo, non si Oltre la sperimentazione Animale, di Maria Concetta Digiacomo 10 trova traccia negli studi sugli animali, o se anche si verificassero si procede ugualmente nella sperimentazione umana! ( BMJ 28/02/2004 ). Questo a sostegno del fatto che gli stessi fautori della sperimentazione animale non tengono in considerazione i risultati ottenuti sull’animale! I fautori del “modello animale” sostengono che “la sperimentazione animale consente di scartare una infinità di farmaci prima che questi arrivino all’uomo”. Ma potrebbero anche essere scartati farmaci innocui e utili per l’uomo, come sarebbe successo con la penicillina, se fossero state utilizzate le cavie e non i topi. Questo farmaco infatti, risulta tossico per le cavie, ma non per i topi! Moltissimi farmaci anche se tossici per alcuni animali sono comunque utilizzati per l’uomo e sono efficaci. Questo vuol dire una sola cosa che anche chi utilizza il modello animale non crede in esso e quindi si procede comunque a sperimentare sull’uomo. Il 90% dei farmaci non supera la fase di prove sui volontari mostrando effetti avversi non rilevati sugli animali. Una review del 2005 ha concluso che gli esperimenti sugli animali falliscono, nel loro intento di predire il risultato sugli umani, nel 99,7 % delle volte ( Lindl et al. ALTEX 22 (3) : 143-151 ). Spesso la sperimentazione sull’uomo viene fatta a prescindere dalla sperimentazione condotta in precedenza sugli animali. L’Etica viene così violata due volte, prima con lo sfruttamento e la tortura fisica e psicologica dell’animale, durante tutta la permanenza nello stabulario, poi con l’uomo, che diventa l’ultima vera “cavia”. Consideriamo adesso i metodi sostitutivi del modello animale, che forse sarebbe meglio definire i metodi scientifici, chi sostiene la validità del modello animale afferma che questi metodi di ricerca vengono già utilizzati quotidianamente. Se i metodi sostitutivi al modello animale, metodi genetici, colture in vitro, analisi statistico-epidemiologiche, simulazioni al computer, tecniche di neuroimaging ecc…, sono sempre più utilizzati nei laboratori di ricerca, vuol dire che sono metodi validi dal punto di vista scientifico. Come mai allora la sperimentazione sull’animale non accenna a diminuire nonostante la validità di metodi scientifici che non ne fa uso? Come mai quando si ricorre a colture in vitro si fa uso di cellule animali anziché ricorrere a cellule umane, che ci porterebbero a risultati più sicuri e più attendibili per la nostra specie ? Forse perché utilizzando cellule animali si può continuare ad ottenere “risultati preconfezionati”!!?? Se il modello animale, come sostenuto dai fautori, è un modello da cui non si può prescindere, come mai vengono condotte, (molto più spesso di quanto ci si possa immaginare) sperimentazioni in contemporanea sull’animale e sull’uomo ? (BMJ 28/02/2004). L’animale nella sua complessità non è l’uomo, ma pensare che ciascun animale, che rappresenta un sistema complesso a sé, con milioni di variabili, possa dare dei risultati predittivi per l’uomo, altro sistema complesso con milioni a sua volta di variabili, sembra veramente “tirato per i capelli”. I fautori del modello animale sostengono che la ricerca in vitro non consente le stesse garanzie di quella condotta in vivo. Ma la vera verifica in vivo che possa essere ritenuta veramente predittiva per l’uomo è solo la verifica sull’uomo che se fosse preceduta da metodi validi dal Oltre la sperimentazione Animale, di Maria Concetta Digiacomo 11 punto di vista scientifico, sarebbe meno rischiosa. Anche il volersi ostinare a credere che la sperimentazione condotta su primati, molto più vicini a noi nella scala evolutiva, possa portare a risultati attendibili, si è dimostrata a tutt’oggi illusoria. Ricerche sull’AIDS per decenni condotte su primati, hanno portato a mettere a punto ben 85 vaccini che funzionavano sugli animali. Quanti di questi vaccini hanno funzionato sull’uomo? Attualmente il risultato è uguale a ZERO!! Cito a questo proposito, una affermazione di Thomas Hartung già direttore del Centro Europeo per la Convalida delle Alternative alla Sperimentazione Animale (ECVAM), e oggi direttore del Centro per le Alternative alla Sperimentazione Animale della Jhons Hopkins University ( fonte New Science) : “ la tragedia provocata dall’anticorpo TeGenero (TGN1412), risultato innocuo sui primati a dosi 500 volte superiori a quelle umane, e che ha quasi ucciso all’istante i primi sei volontari sani, ha dimostrato che anche questa forma di sperimentazione produce risultati discutibili”. Consideriamo allora un metodo di ricerca innovativo come la TOSSICOGENOMICA. Questo metodo consente di osservare il modo in cui una determinata sostanza chimica altera la funzione dei geni all’interno di una cellula, oltre alle modifiche a lungo termine ( le colture cellulari a differenza dei topi, che vivono al massimo due anni, hanno una vita di moltissimi anni, in alcuni casi possono considerarsi eterne! ). Applicando questo metodo a colture di cellule umane si ottiene la valutazione delle aggressioni biologiche provocate dal prodotto in esame, in particolare il danno potenziale all’intero organismo umano. Secondo la Commissione Europea, i danni causati da 100.000 sostanze chimiche alla salute umana costano 52 miliardi di euro l’anno. Utilizzando il modello animale per testare solo 12 mila delle 100 mila sostanze da valutare, si spenderebbero da 2,8 a 3,6 miliari di euro, mentre per testare tutte e 100 mila sostanze con i test di tossicogenomica se ne spenderebbero appena 1,5 miliardi! Il tempo stimato per testare solo 12 mila sostanze con il modello animale è di almeno 3 anni e oltre. Secondo Antidote Europe per testare non 12 mila, ma tutte e 100 mila sostanze con la tossicogenomica basterebbero 2 anni. Infatti è possibile testare 1000 sostanze in contemporanea e un test completo richiede appena 1 settimana! In Europa esistono alcune imprese ( in Germania e in Francia ) che hanno sviluppato questo metodo di ricerca, coperto già da brevetti. Quindi l’Europa sarebbe all’avanguardia senza essere subalterna ai brevetti americani o giapponesi. Le piccole industrie, di gran lunga più svantaggiate rispetto alle multinazionali della chimica, affronterebbero meno spese economiche e non sarebbero a rischio di chiudere, qualora dovessero testare le sostanze prodotte facendo ricorso al modello animale, molto, ma molto più costoso. Al VII Congresso mondiale sulla sperimentazione animale del 2009, Herman Koeter, copresidente, già direttore dell’EFSA ha affermato: “ Le nuove tecnologie sono capaci di raccogliere una quantità mai raggiunta prima d’informazioni sui possibili effetti avversi recati da una sostanza ai sistemi biologici, ed una conoscenza ben maggiore di quella fino ad oggi individuata e capita. Esse ci faranno Oltre la sperimentazione Animale, di Maria Concetta Digiacomo 12 considerare, in un futuro assai vicino, l’uso degli animali a fini sperimentali estremamente obsoleto”. Eppure la sperimentazione sull’animale non diminuisce. Anche in campo farmacologico si stanno conducendo da anni, studi di Farmacogenetica e di Farmacogenomica al fine di evitare o per lo meno ridurre al minimo, gli effetti collaterali dei farmaci con l’obbiettivo di dare il farmaco “giusto” al paziente “giusto”, personalizzando il più possibile la terapia. Perché allora si continua ad usare il modello animale? Quanti praticano la sperimentazione animale, sostengono di non essere degli aguzzini e di avere a cuore il benessere animale, dichiarando di “stare molto attenti a evitare stress e sofferenze agli animali…” Qualsiasi animale però, uomo compreso, che si trovi in condizioni di prigionia, non può certo essere considerato in una situazione di benessere e va incontro inevitabilmente a sofferenze fisiche e psicologiche. Ma ancora, gli stessi sperimentatori sostengono che, ai fini della riuscita dell’esperimento, la sofferenza dell’animale deve essere evitata perché lo “stress altera le reazioni dell’organismo condizionando la risposta” ai test. Per rendere però credibile agli occhi della gente comune, il loro metodo di ricerca, dichiarano apertamente che negli stabulari, gli animali sono “trattati meglio degli stessi pazienti nelle corsie degli ospedali”. Queste affermazioni non necessitano, ovviamente, di alcun commento! Chi si oppone alla sperimentazione animale, sostiene che la stabulazione è di per sé una condizione che mina la scientificità e l’attendibilità di qualsiasi sperimentazione. L’animale stabulato non può essere preso come modello di riferimento nemmeno per la sua stessa specie, che vive in natura, figuriamoci poi per l’uomo o per qualsiasi altro animale. La stabulazione ha in sé il seme della fallacia e della inaffidabilità scientifica: situazione artificiale, modello artificiale, condizioni di vita artificiali, cibo artificiale ecc…Qualsiasi condizione di stress altera talmente le risposte dell’organismo che il risultato di una ricerca così condotta non è assolutamente “riproducibile” quindi nulla ha di scientifico. Chi sostiene che gli animali siano ancora indispensabili, afferma che chi è contrario, dovrebbe evitare di utilizzare farmaci perché tutti, hanno richiesto una sperimentazione animale. Di contro si replica che intanto i farmaci vanno utilizzati solo quando è necessario e indispensabile, e l’utilizzo in larga scala di ogni farmaco, prevede una rigida sperimentazione clinica che presuppone criteri di scientificità. La sicurezza non è data di certo dal fatto che ci sia stata una sperimentazione sull’animale, che auspichiamo abbia finalmente i giorni contati! Prima di concludere questo nostro percorso all’interno delle contraddizioni e delle assurdità spacciate come scienza, volevo precisare un altro concetto fondamentale per far capire come, parlare di sperimentazione animale, voglia dire parlare di una grande mistificazione. Mi riferisco al fatto che anche quando si hanno evidenze scientifiche o comunque dati attendibili riferiti all’uomo ci si ostini a riprodurre i dati sull’animale da laboratorio che, inevitabilmente, ci porta fuori strada. Faccio un esempio veramente esplicativo di questo concetto, dando la parola alla dottoressa Azra Raza, docente di medicina e direttore dell’Mds ( sindromi mielo-displasiche ) centre della Columbia university di New York. Così si esprime in un articolo Oltre la sperimentazione Animale, di Maria Concetta Digiacomo 13 pubblicato sulla rivista “Internazionale” ( 1054, 6/giugno/ 2014 ) dal titolo certamente esplicativo : “ Vita e morte di una teoria” – Quali idee scientifiche sono pronte per andare in pensione? << All’inizio degli anni ottanta ho deciso di studiare un gruppo di gravi patologie del midollo osseo chiamate sindromi mielodisplasiche (Mds), che spesso si trasformano in leucemia acuta. Fin dall’inizio ho deciso di concentrare la ricerca su cellule umane appena prelevate e di non affidarmi solo ai ratti o alle colture di laboratorio. Negli ultimi trent’anni ho accumulato più di cinquantamila campioni di midollo osseo, sangue, cellule prelevate all’interno della guancia, siero e plasma che conservo insieme alle mie annotazioni in uno schedario e in una banca computerizzata di dati clinici, patologici e morfologici. Usando questi campioni, abbiamo individuato alcuni nuovi geni che causano certi tipi di Mds, e una serie di altri geni collegati alla sopravvivenza, alla storia naturale della malattia e alla reazione alla terapia. Ma quando ho usato le cellule di midollo dei malati di Mds per creare un profilo dell’espressione genomica sorprendentemente funzionale per prevedere la reazione alla terapia, e ho chiesto un finanziamento ai National institutes of health (Nih) per convalidare la mia scoperta, mi hanno risposto che prima di cercare una conferma con un eventuale test clinico su soggetti umani avrei dovuto riprodurre i risultati nei ratti. E arrivato il momento di mettere da parte questi modelli almeno come metodo per creare farmaci per le persone. Come diceva Mark Twain : “Quello che ci mette nei guai non è quello che non sappiamo, ma quello che sappiamo per certo che non è così” >>. Queste affermazioni lasciano sgomenti non solo gli addetti ai lavori, ma chiunque creda che la Scienza sia veramente a servizio dell’umanità. Vogliamo curare l’uomo o vogliamo curare i ratti? Prima di arrivare alle conclusioni, vorrei citare un recentissimo articolo pubblicato sul BMJ ( British Medical Journal , 30/05/2014 ) dal titolo veramente eloquente, “ Le prove di evidenza sono sufficienti nella sperimentazione animale per farne il pilatro della ricerca biomedica? “. In questo importantissimo articolo parlano gli stessi autori che 10 anni prima avevano pubblicato, sempre sul BMJ, l’articolo che ha aspramente criticato la maniera di fare ricerca che utilizza il modello animale, facendo emergere le enormi contraddizioni e criticità correlate a questo sistema antiscientifico, ma ancora ampiamente utilizzato. Il titolo, anche questo lapidario, era “ Dove sono le prove che le ricerche su animali beneficino gli esseri umani?” Nell’articolo del febbraio 2004, gli autori affermavano che la maggio parte delle ricerche fatte su animali per testare potenziali trattamenti per l’uomo erano da buttare, perché condotte male e non valutate attraverso revisioni sistematiche. Da allora, come gli autori spiegano 10 anni dopo, il numero di revisioni sistematiche di studi su animali è aumentato notevolmente, ma con il solo risultato di evidenziare la scarsa qualità di molte delle ricerche precliniche su animali. Le stesse minacce alla validità che incombono sulla ricerca clinica si trovano in abbondanza negli studi su animali. Come risultato, affermano gli autori, che è quasi impossibile fare affidamento sulla maggior parte dei dati ottenuti sull’animale e fare riferimento all’uomo. Ovvio che un tale “spreco” non è assolutamente etico, per gli enormi costi economici, ma anche di danno e pericolo per l’uomo, oltre agli aspetti etici legati alla Oltre la sperimentazione Animale, di Maria Concetta Digiacomo 14 sofferenza degli animali inutilmente “sacrificati”. La domanda cruciale che si pongono gli autori, dopo 10 anni, è : condurre la ricerca su animali in maniera più corretta e attenta potrebbe davvero migliorare il successo dell’estrapolazione dall’animale all’uomo? La risposta è che anche se la ricerca fosse condotta nella maniera più precisa e impeccabile, la nostra capacità di prevedere le risposte umane , partendo da modelli animali, sarà limitata da differenze interspecifiche nelle vie molecolari e metaboliche. Ma a questo concetto fondamentale, mi permetto di aggiungere le enormi differenze interspecifiche di tipo epigenetico, cioè come evidenziato perfettamente nell’articolo pubblicato su PNAS e citato prima ( “Crolla il valore scientifico del topo” ) ciascun animale attiva o silenzia geni diversi a seconda dell’interazione con l’ambiente, e questo è tipico di ciascuna specie, ed è frutto di un meccanismo adattativo sviluppatosi nei secoli, figuriamoci estrapolare dati da una specie per far riferimento a specie diverse! Come sottolineato all’inizio, di questo mio scritto, le stesse condizioni artificiali della stabulazione, minano talmente i risultati così ottenuti che i dati di sperimentazione non possono essere riferiti per gli individui della stessa specie, che vivono in natura: condizioni ambientali diversissime, quindi risultati inattendibili! Alla fine di questo breve, e di certo non esaustivo, excursus sulla spinosa questione sperimentazione animale, diventano più comprensibili queste parole pronunciate, parecchi anni fa, dal dott. James D. Gallagher, direttore della ricerca dei Laboratori Lederele : “ Un altro problema di fondo che ci troviamo a dovere risolvere a causa delle regolamentazioni e di ciò che le ha originate è l’atteggiamento non scientifico riguardo agli studi sugli animali. Gli studi sugli animali vengono eseguiti per ragioni giuridiche e non per ragioni scientifiche, perciò non hanno alcun valore predittivo per l’uomo; il che vuol dire che tutta la nostra ricerca potrebbe non avere alcun valore” (Journal of the American Medical Association, 14 marzo 1964 ). Continuare a sostenere che gli animali siano ancora indispensabili nella ricerca è veramente mistificare la realtà. La Storia e la Scienza ci dicono il contrario. Chi si oppone alla sperimentazione animale non ha posizioni “rigide” e non si è contrari per motivi “dogmatici”, ma le motivazioni sono “Storiche” e “Scientifiche”. Ostinarsi ad utilizzare un modello di ricerca arcaico e obsoleto a fronte di metodi scientifici molto più affidabili, più veloci e più economici, significa sperperare risorse, causare sofferenze ad animali inutilmente “sacrificati” e a esseri umani che diventano le vere cavie. Vuol dire fallire nelle sfide del nostro secolo che ha visto negli ultimi cinquant’anni una devastazione ambientale e un reale e concreto rischio per la sopravvivenza dell’uomo sul nostro pianeta. Gaia si riprenderà sicuramente, ha affrontato catastrofi ben più devastanti, ma l’Uomo…? Dr. Maria Concetta Digiacomo Medico di Medicina Generale Specialista in Medicina Interna Medico ISDE ( International Society of Doctors for the Environment ) Presidente OSA ( Oltre la Sperimentazione Animale )