Ipotesi e teorie attraverso i secoli
sulla grande varietà di specie viventi
Attraverso i secoli si sono susseguite varie ipotesi e teorie che cercavano di spiegare
l'esistenza di una così grande varietà di specie viventi, fino ad arrivare alle
moderne teorie evoluzionistiche attualmente accettate.
Le teorie fissiste
Teoria creazionistica
Nel 1700 l’ipotesi che trovò maggiori consensi a riguardo della varietà di forme
viventi fu la teoria creazionistica di Carlo Linneo (il botanico svedese ideatore
della classificazione binomiale delle specie), secondo la quale è possibile affermare
che sulla Terra sono presenti tutte e solo le specie create all’inizio del mondo, fisse
nel loro numero e immutabili nel tempo.
Teoria delle grandi catastrofi e delle creazioni successive
Questa ipotesi cominciò ad essere messa in dubbio nella seconda metà del 1700,
quando la scoperta di numerosi fossili, testimoni di grandi mutamenti, portò il
paleontologo francese Georges Cuvier ad ammettere che gli esseri viventi del
passato erano diversi da quelli attuali. Così fu ipotizzata una nuova teoria
chiamata teoria delle grandi catastrofi, secondo la quale nel corso della storia
della vita sulla Terra gli esseri creati sono stati più volte distrutti da catastrofi
naturali, come diluvi, glaciazioni o enormi eruzioni vulcaniche, e poi ricreati
nuovamente, ma in modo diverso (teoria delle creazioni successive).
Le teorie evoluzionistiche
Ipotesi evoluzionistica di Lamarck
Col passare del tempo, però, si fece strada una ipotesi evoluzionistica, secondo
la quale tutte le specie di organismi viventi avrebbero avuto origine da lontanissimi
antenati comuni, molto semplici e assai primitivi.
Il primo a formulare una teoria evolutiva, in cui si sosteneva proprio un antenato
comune di semplice struttura, fu il naturalista francese Jean-Baptiste Lamarck, il
quale spiegava la sua teoria in base a due principi:
 l’uso e il “non uso” degli organi: l’ambiente spinge un essere vivente all'uso
continuo e frequente di un organo che si potenzia e si sviluppa sempre più,
oppure al “non uso” di un organo che, di conseguenza, si indebolisce fino ad
atrofizzarsi e a scomparire;
 l’ereditarietà dei caratteri acquisiti: i caratteri acquisiti con l’uso o il “non uso”
degli organi vengono trasmessi dai genitori ai figli e, quindi, provocano un
cambiamento nelle generazioni successive.
Con Lamarck l'evoluzione restò ancora un’ipotesi, in quanto i due principi non
spiegavano scientificamente come lo sviluppo o l’atrofizzazione di un organo
potessero essere causati effettivamente da un suo uso o “non uso”, e soprattutto
perchè è impossibile che tali cambiamentiche venissero trasmessi ai discendenti.
Teoria evoluzionistica di Darwin-Wallace
Nonostante l'idea di Lamarck non convincesse affatto, l’ipotesi evoluzionistica
venne, comunque, portata avanti da altri studiosi e con Charles Darwin e Alfred
Wallace si arrivò alla sua totale affermazione.
A differenza di Lamarck, Darwin e Wallace ipotizzarono un meccanismo diverso
alla base della evoluzione della specie e formularono una che teoria si basava su:
 adattamento: tutti gli organismi sono adattati a vivere nel loro ambiente;
 variabilità: tutti gli organismi di una stessa popolazione presentano una grande
variabilità nelle loro caratteristiche: hanno diversi livelli di agilità, di dimensioni,
di abilità nel procurarsi il cibo e differente successo nel riprodursi;
 iper-riproduzione: tutti gli organismi tendono a riprodursi e dare origine a un
grande numero di discendenti, fino a che le risorse ambientali lo consentono;
 cambiamenti: attraverso il tempo aumentano i cambiamenti all’interno di una
popolazione e portano alla trasformazione della specie originaria in una nuova
specie simile, ma distinta;
 selezione naturale: non tutti gli organismi, essendo diversi, risultano essere
adatti all’ambiente nello stesso modo, quindi nella “lotta per l'esistenza” alcuni
individui hanno più successo di altri, dando origine ad un numero maggiore di
discendenti. La selezione naturale viene definita anche come “sopravvivenza del
più adatto”.
Teoria evoluzionistica del neo-darwinismo o Sintesi Moderna
Dopo lo sviluppo della genetica, nel 1940 venne formulata la teoria detta neodarwinsmo o Sintesi Moderna, che teneva di conto del legame tra genetica, DNA
ed evoluzione.
Secondo quest'ultima ipotesi, per capire come si formano nuove specie, è necessario
pensare alle popolazioni degli esseri viventi come un insieme di individui, ciascuno
dei quali è portatore di un differente complesso di caratteristiche genetiche.
La somma di tutte le caratteristiche geniche presenti in una popolazione viene
definito pool genico.
Il patrimonio genetico cambia di generazione in generazione, perché esiste una
ricombinazione tra i DNA dei genitori, per cui in ogni discendente i geni vengo no
rimescolati secondo combinazioni diverse e casuali; così, nel tempo anche il pool
genico dell'intera popolazione è soggetto a cambiamenti.
Una popolazione evolve e si forma una nuova specie quando il pool genico cambia e
gli individui con le nuove caratteristiche sopravvivono alla selezione naturale
effettuata dall'ambiente.
Esistono altre Teorie recenti
Sintesi
TEORIE SULLA MOLTEPLICITA' DEGLI ESSERI VIVENTI
Da sempre l’uomo ha cercato una risposta al mistero della vita che si manifesta
in una grande moltitudine di forme e nel corso dei secoli sono state fatte
numerose ipotesi sull’ origine delle specie viventi.
Prima delle teorie evoluzionistiche
CARLO LINNEO: il botanico svedese (1707-1778) ideatore della classificazione
binomiale della specie, affermava che sulla Terra ci sarebbero tutte e solo le
specie create all’ inizio del mondo, fisse nel loro numero e immutabili nel tempo.
Questa teoria è anche chiamata fissismo della specie.
GEORGE CUVIER: il paleontologo francese diceva che gli essere viventi del passato
erano diversi da quelli attuali e spiegava questo fatto supponendo che nel corso
della storia gli esseri viventi sarebbero stati più volte distrutti da catastrofi
naturali e poi ricreati nuovamente ma in modo diverso.
Questa teoria è anche chiamata teorie delle grandi catastrofi.
Le teorie evoluzionistiche
JEAN-BAPTISTE LAMARCK: il naturalista francese (1744-1829) ipotizzava che
tutti gli organismi di maggiore complessità si fossero evoluti da forme
preesistenti, caratterizzati da minori complessità. Questa venne chiamata
evoluzione degli esseri viventi. Per sostenere questa teoria, Lamarck si basò
sull'uso e il non uso di organi e sull’ereditarietà dei caratteri acquisiti. Non è
ritenuta giusta (anche se l’epigenetica la rivaluta), ma il merito di Lamark sta
nell’aver formulato per primo una teoria sull’evoluzione.
CHARLES DARWIN - ALFRED WALLACE: essi formularono, separatamente, una
nuova teoria evoluzionistica, che portò ad una stessa conclusione: il meccanismo
che sta alla base dell’evoluzione della specie è la selezione naturale. E’ la teoria
ritenuta valida per spiegare la varietà dei viventi.
NEO-DARWINISMO: soltanto durante il 1900 la genetica fu in grado di spiegare il
legame GENETICA-DNA-EVOLUZIONE e ciò portò nel 1940 alla teoria detta NeoDarwinismo che spiegò attraverso la genetica la teoria evolutiva di DarwinWallace su come si formano nuove specie. Con questa teoria assumono
particolare importanza le mutazioni.
ALTRE TEORIE EVOLUTIVE RECENTI: la teoria degli equilibri punteggiati è un
modello scientifico sviluppato nell'ambito della teoria dell'evoluzione per selezione
naturale, elaborato dal biologo, zoologo, paleontologo Stephen Jay Gould e dal
paleontologo Niles Eldredge. La teoria sostiene che i cambiamenti evolutivi
avvengono in periodi di tempo relativamente brevi (su scala geologica) sotto
l'impulso di stress ambientali, separati da lunghi periodi di stabilità evolutiva
delle forme di vita.
Famose sono le spiegazioni delle teorie evolutive di Lamark e DarwinWallace tramite l’esempio dell’evoluzione della giraffa.
Per Lamarck
Il naturalista francese Lamarck affermava che se un individuo usava molto un
organo, questo si sarebbe sviluppato e tale cambiamento sarebbe stato trasmesso ai
figli.
Con l’esempio delle giraffe
Anticamente le giraffe avevano tutte il collo corto; siccome usavano molto il collo
per arrivare fino alle foglie più alte per mangiare, il collo si sarebbe allungato nel
corso della vita ed i figli delle giraffe sarebbero nati con il collo più lungo. Con il
passare del tempo il collo delle giraffe si sarebbe così allungato, fino ad essere
quello dei giorni nostri.
Per Darwin-Wallace
Darwin e Wallace affermavano che alla nascita gli esseri viventi sono diversi l’uno
dall’altro, così un essere vivente poteva nascere più adatto di un altro della stessa
specie a vivere nell’ambiente ed avrebbe avuto più possibilità di sopravvivenza
(selezione naturale).
Con l’esempio delle giraffe
Anticamente le giraffe avevano sia il collo corto che il collo lungo. Quella nata con il
collo lungo avrebbe avuto più possibilità di sopravvivenza, perché sarebbe arrivata
meglio ai rami più alti e mangiato di più, di conseguenza, le giraffe con il collo corto
avrebbero avuto meno probabilità di sopravvivenza e nel tempo si sarebbero
estinte. Così oggigiorno ci sono solo giraffe col collo lungo.