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http://www.riforma.net/sav— Circolare dell’Associazione
Su questioni di etica
non ci si divide?
Spesso certi pastori, nel nostro caso appartenenti alla
chiesa valdese, contestano le prese di posizione del
movimento Sentieri Antichi Valdesi come
“gravemente scismatiche” ed auspicano la necessità di
rimanere insieme agli altri per “dialogare”, sostenendo
che “non ci si divide sull’etica”. L’idea è che, anche
se non ne siamo d’accordo, sarebbe necessario accettare, in particolare, chi ha posizioni favorevoli alla normalizzazione dell’omosessualità ed ai matrimoni fra
persone dello stesso sesso e dialogare con loro senza
creare opposti schieramenti “o peggio” dividere la
chiesa. Ecco, per esempio, quanto recentemente scrive
il past. E. Fiume nel forum “Riforma protestante” di
Facebook:
Non la nostra giustizia ma la Sua
“Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata
manifestata la giustizia di Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti: vale a dire la giustizia di
Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro
che credono - infatti non c'è distinzione: tutti hanno
peccato e sono privi della gloria di Dio - ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la
redenzione che è in Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito
come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo
sangue, per dimostrare la sua giustizia, (…). Dov'è
dunque il vanto? Esso è escluso. Per quale legge?
Delle opere? No, ma per la legge della fede; poiché
riteniamo che l'uomo è giustificato mediante la fede
senza le opere della legge. (…) c'è un solo Dio, il quale giustificherà il circonciso per fede, e l'incirconciso
ugualmente per mezzo della fede. Annulliamo dunque
la legge mediante la fede? No di certo! Anzi, confermiamo la legge” (Romani 3:21-31).
“Personalmente penso che l'unità della sposa
di Cristo fondata nella parola e nei sacramenti
non debba essere scalfita da qualsiasi posizione etica. Chi rompe la comunione (e così esorta
a fare) su questi temi, si assume una responsabilità gravissima. Alla fine, citando Vittorio
Subilia: "Io non mi occupo di etica perchè...
non sono cattolico". Torniamo a discutere ANCHE di predestinazione, di teologia dei sacramenti, di autorità della Scrittura, di canto e
preghiera... staremmo tutti meglio” (E. Fiume).
Da dove esce la balzana idea che non ci si possa
dividere su questioni etiche? L’ortoprassi è sempre
radicata nell’ortodossia! La storia del Cristianesimo
rende ampia testimonianza del fatto che i disaccordi in
campo etico possono essere così seri da causare legittime e persino necessarie divisioni. Le aspirazioni ed
argomentazioni del liberalismo in campo etico e mora-
Il punto fermo ed imprescindibile che l'Apostolo afferma e dimostra in questa sua lettera è: “Tutti hanno
peccato e sono privi della gloria di Dio”, cioè sono
squalificati ai Suoi occhi. Criteri di giustizia inferiori
non valgono. Ogni nostra giustificazione Dio la respinge. Chi poi, conoscendo la legge di Dio, si sforza di
applicarla diligentemente, si trova ben presto sommamente frustrato: il peccato pesa come una zavorra, gli
impedisce di elevarsi e da essa non riesce a liberarsi. È
una vera e propria maledizione. “Infatti tutti quelli che
si basano sulle opere della legge sono sotto maledizione" (Galati 3:10).
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Non c'è dunque via d'uscita da questa situazione?
Sì, una via d'uscita esiste, ed è quella che Dio, nella
Sua grazia e misericordia, provvede. Con i nostri sforContinua a pag 2. prima colonna
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zi, meriti e presunte virtù non possiamo conseguire per
noi stessi alcuna valida giustizia. Il Signore e Salvatore
Gesù Cristo, però, nel quale si manifesta l'amore di
Dio, ha conseguito Egli stesso un tesoro di giustizia, di
meriti e di virtù del quale ce ne vuole far dono, affinché su quella base noi possiamo essere accolti da Dio e
salvati. Con fiducia, così, tendiamo le nostre mani
verso di Lui, accogliamo questo dono, questo
“lasciapassare”. Esso diventa nostro. Con questo attestato soltanto le porte di Dio si apriranno per noi. È il
Suo dono per noi. Ogni dono è gratuito, sennò non
sarebbe più dono. Non lo dobbiamo meritare, solo
accogliere con fede. Crediamo in Lui, crediamo che
quanto Egli ha compiuto sia valido, valido per noi personalmente, come afferma la Bibbia.
le certamente non possono essere definite
“secondarie”. Il non rispetto e la non conformità alla
legge rivelata di Dio, quella che da sempre è stata considerata tale, è altrettanto grave che il pregiudizio arrecato alla non condivisione, ad esempio, della dottrina
della Scrittura come Parola di Dio o della soteriologia
biblica. L’etica biblica, infatti, non è una “questione
di opinioni” o di “semplici interpretazioni diverse”.
La morale (il nostro comportamento) è altrettanto
rivelata e specificata da Dio nelle Scritture quanto i
principi teologici di base della fede cristiana. L’etica
biblica non è riducibille ad un non meglio precisato e
soggettivo concetto di “amore” (e il resto sarebbe
“discutibile”) ma è definita dalla rivelazione della legge di Dio fin dalla creazione dell’essere umano, impressa nella coscienza delle creature umane e riassunta
nel Decalogo.
Cristo è venuto e, per coloro che Lo accolgono, ha
conseguito la giustizia di cui hanno bisogno. Inoltre,
attraverso il Suo sacrificio, la Sua morte in croce, Egli
ha espiato completamente la pena che essi dovevano
scontare per i loro peccati. Chi si affida a Lui ne è totalmente liberato. Ecco perché l'Apostolo dice: “Dio lo
ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante
la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia
(...) nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù”.
L’etica, inoltre, è radicata nella dottrina e nella
prassi dei sacramenti. Unità nella vita sacramentale
implica unità nella vita morale (tant’é vero che
l’applicazione della disciplina ecclesiastica verso chi
infrange le regole della decenza morale che devono
caratterizzare il cristiano, implica biblicamente la sospensione o l’esclusione dalla partecipazione alla Cena
del Signore). Le istruzioni e le esortazioni di carattere
etIco sono intrinseche all’iniziazione cristiana del Battesimo. La transizione significata dal Battesimo è descritta come rinascita e nuova creazione, indicando
con esso uno stile di vita trasformato. La rappresentazione della morte e della risurrezione di Cristo nel
Battesimo pone a morte il vecchio uomo e ne fa rinascere il nuovo. La prima lettera di Pietro, considerata
talvolta un sermone battesimale, descrive la nuova vita
etica che accompagna una nuova condizione di vita:
Nessuno quindi ha più base alcuna per vantare superiorità sugli altri. Non può esserci alcuna meritocrazia
quando si tratta della nostra accoglienza di fronte a
Dio. A qualunque nazione apparteniamo, qualunque
sia la nostra condizione, per quanto gravi siano i nostri
peccati, se ci affidiamo alla Persona ed all'opera di
Cristo, saremo accolti da Dio, non per merito nostro, ma per merito di Cristo. La giustizia che porto
a Dio non è, così, la mia, ma quella di Cristo, il mio
Signore e Salvatore. “...poiché c'è un solo Dio, il quale
giustificherà il circonciso per fede, e l'incirconciso
ugualmente per mezzo della fede”.
"Come figli ubbidienti, non conformatevi alle
passioni del tempo passato, quando eravate
nell'ignoranza; ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la
vostra condotta, poiché sta scritto: «Siate santi,
perché io sono santo». (...) Avendo purificato le
anime vostre con l'ubbidienza alla verità per
giungere a un sincero amor fraterno, amatevi
intensamente a vicenda di vero cuore, perché
siete stati rigenerati non da seme corruttibile,
ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio (...) Sbarazzandovi
di ogni cattiveria, di ogni frode, del'ipocrisia,
delle invidie e di ogni maldicenza..." (1 Pietro
1:14-16,22-23;2:1).
Si vanifica forse, in questo modo, quanto moralmente la legge di Dio esige? No! Anzi, confermiamo
la legge, perché Dio non abbassa per noi il livello di
quanto Egli esige, né semplicemente “passa un colpo
di spugna” sui nostri peccati e ci perdona, non pretendendo più che noi ci conformiamo alla Sua legge. Cristo ha pienamente onorato quanto la legge prescrive, lo
ha fatto come uomo per noi e su quella base, sulla base
di quella giustizia perfettamente adempiuta, affidandoci ad essa, noi siamo salvi. Ricevere questa grazia,
vuol dire, di fatto, trasformare la nostra vita. Riconosciamo i nostri peccati e la condanna che essi meritano, ci ravvediamo da essi e accogliamo, per fede, la
Persona e l'opera di Cristo. Questo “farà differenza”
nella nostra vita perché, con gioia e volentieri, desideriamo compiacergli in ogni cosa, non per meritarci
qualcosa, ma come espressione della nostra riconoscenza verso di Lui. Inizia così in noi fin da oggi, in
comunione con Dio, un percorso di santificazione che
avrà pieno compimento in cielo. Ecco perché l'Evangelo di Cristo è potenza di Dio per la salvezza di
chiunque crede in Lui.
Oltre a ciò, una sostanziosa porzione di Colossesi delinea le esigenze etiche della vita battesimale (Colossesi
2:2-3:17). I battezzati sono “messi a morte” al riguardo
di tutto ciò che è terreno: impurità, passioni, desideri
cattivi e cupidigia, che è idolatria, ira, collera, malignità, calunnia, parole oscene... Questo ed altro
dev’essere sostituito da: sentimenti di misericordia, di
benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza e
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perdono. I battezzati devono rivestirsi d’amore e lasciare che la pace di Cristo governi il loro cuore. Devono ammaestrarsi ed ammonirsi gli uni gli altri in
ogni sapienza. Sebbene che il Battesimo sia molto più
che un’esortazione morale, è anche quella:
un’esortazione fondata sul nuovo rapporto stabilito
con Dio e l’un l’altro forgiata dal Battesimo. La liturgia come impegno etico innesca un cambiamento reale
nell’individuo attraverso il ricevere il Battesimo e la
Cena del Signore, un cambiamento che comporta azioni etiche in armonia con la nuova condizione della
persona incorporata in Cristo e nel corpo ecclesiale
attraverso questi due sacramenti. Questo impegno etico non è solo una decisione di agire in maniera etica,
ma qui l’etica segue, è conseguenza dell’essere.
L’ontologia sacramentale crea un corpo, il corpo ecclesiale di Cristo. Questo corpo è conformato a Cristo
secondo il modello della Sua morte e risurrezione, una
conformità che comporta un obbligo di tipo etico verso
un’azione etica secondo quel modello normativo. Discerniamo quel modello nella vita ministeriale di Gesù
così come le Sacre Scritture lo descrivono e prescrivono.
beato Dio, che egli mi ha affidato" (1 Timoteo
1:7-11).
"Infatti vi sono molti ribelli, ciarloni e seduttori
delle menti, specialmente tra quelli della circoncisione, ai quali bisogna chiudere la bocca;
uomini che sconvolgono intere famiglie (...)
Perciò riprendili severamente, perché siano
sani nella fede, e non diano retta a (...) a comandamenti di uomini che voltano le spalle
alla verità. Tutto è puro per quelli che sono
puri; ma per i contaminati e gli increduli niente
è puro; anzi, sia la loro mente sia la loro coscienza sono impure. Professano di conoscere
Dio, ma lo rinnegano con i fatti, essendo abominevoli e ribelli, incapaci di qualsiasi opera
buona" (Tito 1:10-16).
La separazione da coloro che pervicacemente si
contrappongono alla sana dottrina ed alla sana morale (e vorrebbero giustificarlo) è prescritta dalla
Parola di Dio.
"Come si addice ai santi, né fornicazione, né
impurità, né avarizia, sia neppure nominata tra
di voi; né oscenità, né parole sciocche o volgari, che sono cose sconvenienti; ma piuttosto
abbondi il ringraziamento. Perché, sappiatelo
bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che
è un idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e
di Dio. Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; infatti è per queste cose che l'ira di Dio
viene sugli uomini ribelli. Non siate dunque
loro compagni; perché in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce - poiché il frutto della luce
consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e
verità - esaminando che cosa sia gradito al
Signore. Non partecipate alle opere infruttuose
delle tenebre; piuttosto denunciatele; perché è
vergognoso perfino il parlare delle cose che
costoro fanno di nascosto" (Efesini 5:3-13).
Il fatto è che quel “non ci si divide sull’etica” lo
consideriamo il sofisma ipocrita di chi, come conseguenza ultima della critica biblica “scientifica” (che
svuota le Sacre Scritture della loro autorità ultima),
abbraccia il relativismo moderno non solo nel campo dell’etica, ma anche in quello della teologia. Assume così come criterio di unità della chiesa quel riduzionismo estremo che permette loro non solo di avere
“comunione fraterna” con chi ha posizioni diverse
dalle loro nel campo dell’etica, ma anche di accogliere
come “fratelli” pure tutti coloro che, come oggi accade, mettono in questione praticamente tutti i principi
fondamentali della fede biblica come sono precisati nel
Credo apostolico nelle Confessioni di fede della Riforma. Con sconcertante equivoco anti-storico, si fa passare, infine, per “dogmatismo alla cattolica” o
“fondamentalismo” la fermezza senza compromessi
alle dottrine bibliche come se non fosse altrettanto
rigorosa ed aliena da compromessi la fede dei Riformatori protestanti e delle Confessioni di fede della
Riforma. Il loro conclamato protestantesimo è, di fatto,
figlio non della Riforma, ma dell’umanesimo liberale
anti-dogmatico.
"Vogliono essere dottori della legge ma in realtà non sanno né quello che dicono né quello
che affermano con certezza. Noi sappiamo che
la legge è buona, se uno ne fa un uso legittimo.
Sappiamo anche che la legge è fatta non per il
giusto ma per gl'iniqui e i ribelli, per gli empi e
i peccatori, per i sacrileghi e gl'irreligiosi, per
coloro che uccidono padre e madre, per gli
omicidi, per i fornicatori, per i sodomiti, per i
mercanti di schiavi, per i bugiardi, per gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana
dottrina, secondo il vangelo della gloria del
Il “non ci si divide sull’etica” viene evocato nel nostro
caso, con il pretesto dell’amore, di fronte alla pretesa
revisionista di normalizzare e “benedire” le pratiche e
le unioni fra persone dello stesso sesso, cosa che poi
sfocia ineluttabilmente e dimostrabilmente nella revisione del concetto biblico di matrimonio, dottrina di
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struttura fondamentale dell’essere umano come lo descrive la Scrittura, una struttura stabilita in Cristo in
rapporto con la chiesa.
importanti, anzi, fondamentali implicazioni che riguardano l’identità stessa della teologia e dell’antropologia
cristiana (biblica e riformata). Lungi dall’essere una
“questione secondaria” che “non dovrebbe dividere
la chiesa”, essa altera, di fatto, uno degli stessi capisaldi della dottrina cristiana e che si pone ad un
livello simile a quello della Giustificazione, articolo
rispetto al quale sta in piedi o cade la chiesa stessa.
La questione dell’omosessualità, cosa di cui la cultura
contemporanea bombarda costamentente le chiese
tanto da spingere alcune a conformarsene, accettandola, non può essere considerata una “questione secondaria”. La nostra concezione dell’omosessualità, infatti,
implica e dovrebbe esserne informata dalle nostre persuasioni di teologia antropologica, sulla natura e
l’autorità delle Scritture e se crediamo esservi una legge di natura e coma la comprendiamo in rapporto alla
cultura.
Non possiamo concordare su Cristo se siamo in
disaccordo su questioni sostanziali
dell’insegnamento morale. Di importanza fondamentale è la legge di Dio nella creazione, l’immagine di
Dio e nella vita cristiana. A questo riguardo, qui da noi
le chiese BMV, si sono palesemente allontanate
dall’insegnamento che consideriamo autentico della
legge e dell’Evangelo e quindi da Cristo. Il loro insegnamento va dunque avversato senza compromessi in
ogni circostanza con i modi ed i mezzi che caso per
caso si giudicano più efficaci e necessari, senza lasciarsi intimidire o sedurre dalle loro argomentazioni.
Vedasi anche:

Dichiarazione su fede ed omosessualità

Domande poste frequentemente sull'omosessualità

Non si tratterebbe di ideologia? Ma lo rivelano
essi stessi!

Gli ammonimenti dimenticati della Bibbia su
“gli ultimi tempi” e l’omosessualità
È il revisionismo di questa natura che si rivela di
fatto come scismatico nell’ambito dell’ortodossia
biblica e non viceversa, un fenomeno simile a quello
dell’Arianesimo che un tempo pretendeva prevalere e
lottava per prevalere. Se quello era un revisionismo nel
campo della cristologia, oggi siamo di fronte ad un
attentato revisionistico alla stessa antropologia cristiana (il concetto di imago Dei, “una carne fra due esseri
complementari che insieme costituiscono l’immagine
di Dio e che è orientata alla procreazione) e al concetto
stesso di matrimonio, di rilevanza teologica fondamentale in quanto descrive il rapporto stesso fra Dio ed il
Suo popolo o chiesa attraverso la storia.
Ogni domenica (Dio volendo) il testo
biblico e la predicazione dal Lezionario
Comune Riveduto, a cura del past. Paolo Castellina. Vedi: http://riforma.net/
index.php?title=Studi_biblici
Il revisionismo moderno in campo teologico ed antropologico è esso che si è allontanato dalla tradizione storica della chiese e che ha provocato e provoca uno scisma dalla maggior parte dei cristiani
che si attengono alle fondamenta teologiche e morali della Bibbia. Gli scismatici non sono, quindi, coloro
che seguono la tradizione ma gli innovatori e i revisionisti che modificano, con il pretesto
dell’aggiornamento, millenni di pensiero e di pratica
cristiana. Con essi non si può e non si deve avere comunione. Se essi riescono a sfuggire alle legittime
sanzioni che dovrebbero avere da parte della disciplina
ecclesiastica, ad essi non può essere riconosciuto lo
status di fratelli in fede, nemmeno di “fratelli che sbagliano”. Se non si ravvedono dalle loro posizioni eversive, comunque tentino di giustificarle, vale per noi il
comando evangelico: “Se rifiuta d'ascoltarli, dillo alla
chiesa; e, se rifiuta d'ascoltare anche la chiesa, sia per
te come il pagano e il pubblicano” (Matteo 18:17).
I nostri siti web


http://riforma.net/sav
http://www.valdesi.eu
il nostro forum su FaceBook
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"Sentieri Antichi Valdesi"
Borg. Garnier 5, Villar Pellice, 10060 Torino, Italia
Le emergenti differenze fra le chiese sulla natura
del matrimonio cristiano, a cui il dibattito sulla
condotta omosessuale si è rapidamente trasformata, sono molto serie. Le differenze su questa questione compromettono profondamente l’unità della chiesa
perché i disaccordi fra lo statuto ontologico di ciò che
un tempo era considerato matrimonio è al tempo stesso
un disaccordo etico e dottrinale: è un disaccordo sulla
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