in evidenza Brillanti prospettive per la fisica dei neutrini F. P. An et al., Observation of electronantineutrino disappearance at Daya Bay. Physical Review Letters, 108 (2012) 171803 J. K. Ahn et al., Observation of Reactor Electron Antineutrino Disappearance in the RENO Experiment. Physical Review Letters, 108 (2012) 191802 Sappiamo da parecchi anni che i neutrini di “sapore” definito, ne , nm e nt non sono gli stati di massa definita, ma ne sono combinazioni lineari, e si trasformano l’uno nell’altro se si dà loro il tempo di farlo (oscillazioni e cambio di sapore nella materia). Lo spettro di massa è composto di un doppietto ed un singoletto. Sino all’inizio di quest’anno conoscevamo solo due dei tre angoli di mescolamento. Del terzo, il più piccolo, si aveva un limite superiore. Qualche indicazione cominciava ad apparire, ma solo a meno di tre deviazioni standard. Questa primavera due esperimenti hanno pubblicato in rapida successione evidenza conclusiva per il parametro di mescolamento mancante. Esso vale circa 9˚, appena sotto il limite precedente, ed è già noto con un’accuratezza del 13%. Entrambi gli esperimenti, uno in Cina ed uno in Corea, misurano il flusso di antineutrini elettronici da centrali nucleari, con rivelatori (6 Daya Bay, 2 RENO) a differenti distanze da essi (esperimenti “di scomparsa”). I rivelatori distanti hanno misurato flussi sostanzialmente minori di quanto aspettato, sulla base delle misure dei rivelatori vicini, in assenza di oscillazioni. Un terzo esperimento, T2K in Giappone, sta prendendo dati su di un fascio di neutrini muonici lungo 295 km, in cerca della comparsa di neutrini elettronici e ha presentato risultati consistenti con gli esperimenti di scomparsa in Giugno alla conferenza Neutrino 2012. Rimangono ancora da determinare la scala assoluta delle masse, il segno della differenza tra la massa del singoletto e del doppietto e il valore della fase che potrebbe portare a violazione di CP. Ora sappiamo che nessuno degli angoli di mescolamento è piccolo e possiamo ottimizzare le prossime fasi della ricerca con esperimenti mirati a ciascuno dei tre obiettivi. Icecube non vede neutrini da lampi gamma R. Abbasi et al., An absence of neutrinos associated with cosmic-ray acceleration in γ-ray bursts. Nature, 484 (2012) 351 Fenomeni astrofisici d’altissima energia sono richiesti per accelerare raggi cosmici ad energie maggiori dell’EeV (=1018 eV). I lampi gamma (GRB) sono stati proposti tra le possibili sorgenti. Nel modello della GRB-fireball, l’accelerazione dei raggi cosmici è accompagnata da neutrini prodotti nei decadimenti dei pioni creati nelle interazioni di alta energia tra protoni cosmici e raggi gamma. Il telescopio per neutrini IceCube installato gradualmente negli ultimi anni, per un volume totale di circa un chilometro cubo, nei ghiacci 80 < il nuovo saggiatore del Polo Sud è il primo strumento ad avere la sensibilità sufficiente per una verifica della previsione. Questa è stata raggiunta nelle fasi finali del completamento, consentendo di determinare un limite superiore del flusso di neutrini di alta energia associati con i GRB che è almeno un fattore 3,7 al di sotto delle previsioni del citato modello. Se confermato, questo implicherebbe che o i GRB non sono le sole sorgenti di raggi cosmici di energie maggiori dell’EeV o che l’efficienza di produzione di neutrini è molto minore del previsto. La scoperta di una quasi-particella, spinore di Majorana V. Mourik et al., Signatures of Majorana fermions in hibrid superconductor-semiconductor nanowire devices. Science, 336 (2012) 1003 Nel 1937 Ettore Majorana scrisse un famoso articolo: “Teoria simmetrica di elettrone e positrone”, che conteneva un’equazione relativistica per particelle di spin ½ alternativa a quella di Dirac. Il bispinore soluzione dell’equazione di Dirac ha, come ben noto, 4 componenti corrispondenti ai due stati di elicità della particella e dell’antiparticella. Quello di Majorana ne ha due soli, corrispondenti agli stati di elicità di una particella che è identica alla sua antiparticella. Majorana ipotizzò che i neutrini potessero avere queste caratteristiche, ed è ben possibile sia così, ma non lo sappiamo ancora. La materia è composta di nuclei ed elettroni le cui proprietà sono ben comprese e descritte dalle equazioni della meccanica quantistica. La fisica della materia condensata descrive peraltro molti fenomeni con le “quasi-particelle”. L’esempio più antico di quasi-particella è il fonone, introdotto da Einstein nel 1907 (A. Einstein, Ann. Phys., 22 (1907) 180). In analogia al fotone, il campo delle vibrazioni termiche di un cristallo è quantizzato. E i corrispondenti quanti, i fononi, si propagano, interagiscono tra loro, decadono quasi fossero delle particelle. Nel tempo si scopersero molti tipi di quasi particelle, diversi a seconda delle caratteristiche del materiale nel quale vivono. Le quasi-particelle differiscono tra loro, e dalle vere particelle, per la relazione di dispersione, la relazione tra vettore d’onda k e pulsazione w, cioè in maniera equivalente, tra quantità di moto p e energia E. Nel caso delle particelle libere, conviene ricordare, la relazione è E2– (pc)2 = A, dove A è una costante relativisticamente invariante. Questo _permette di definire la massa m come mc2 = √ A. Per le quasi-particelle non si può in generale definire una massa, perché la relazione di dispersione non lo permette. I “modi di Majorana” di una quasi-particella erano stati previsti teoricamente. Nel caso di una particella, lo spin dà la possibilità di coppie di livelli energetici, e delle corrispondenti funzioni d’onda, con contributo opposto del termine spin-orbita. Mourik et al. utilizzano un nanofilo unidimensionale fatto di materiale semiconduttore con forte accoppiamento spinorbita, al quale è applicato un campo magnetico parallelamente ad esso ed è accoppiato con un normale superconduttore. La teoria della superconduttività tratta le eccitazioni (le quasi particelle del caso) di tipo elettronico e di tipo lacuna allo stesso modo, con energie di segno opposto. Le eccitazioni appaiono come coppie quasi-particella quasiantiparticella di energia ±E e spin opposti. Se le due sono uguali, le energie di entrambi i membri della coppia devono essere uguali e in pari tempo opposti, quindi E = 0. Questa condizione è necessaria, ma non sufficiente, per i modi di Majorana. L’articolo mostra come gli autori siano riusciti a rivelare la presenza di stati con le tutte le caratteristiche dei modi di Majorana, anche se non si tratta, ovviamente, delle “vere” particelle di Majorana, che rimangono da scoprire. Come scuotere un elettrone fuori da un atomo C. Couratin et al., First measurement of pure electron shakeoff in the b decay of trapped 6He+ ions. Physical Review Letters, 108 (2012) 243201 Il processo atomico dell’electron shake-off consiste nell’eccitazione di un elettrone legato dell’atomo nel continuo o in un nuovo livello a causa di un’improvvisa variazione del potenziale centrale. Quest’ultima può essere causata, tra l’altro, da un decadimento b del nucleo. Le probabilità di questi processi si possono calcolare con buona accuratezza se le seguenti condizioni sono soddisfatte: 1. la mutazione del potenziale è rapida, 2. l’elettrone “scosso” si trova in uno stato idrogenoide non perturbato da interazione con altri elettroni, 3. non ci sono processi che possano portare allo stesso stato finale. La prima condizione è ben soddisfatta dai decadimenti b nei quali la variazione del potenziale centrale avviene nel tempo impiegato, dell’ordine di 10–18 s, dalla particella b ad attraversare la nuvola elettronica dell’atomo, ma solo alcuni atomi soddisfano le altre condizioni. Tra le specie radioattive con un solo elettrone attivo, come gli ioni 6He+, le correlazioni elettroneelettrone e i processi secondari di rilassamento sono assenti, lasciando due soli meccanismi per lo shake-off. Lo stato dello ione figlio, litio doppiamente ionizzato 6Li++, si può descrivere con una semplice equazione meccanico quantistica. L’esperimento fu condotto nel laboratorio di GANIL in Francia. Gli ioni radioattivi di 6He furono prodotti al sistema fascio-bersaglio SPIRAL, decelerati da una radiofrequenza frenante e iniettati in una trappola di Paul. Per ogni evento rivelato si misurarono energia e posizione della particella b, posizione e tempo di volo del rinculo la posizione dell’evento nel ciclo di intrappolamento e la fase della rf della trappola. Il risultato finale è la misura della probabilità di shake-off di un elettrone dallo ione 6He+ in seguito a decadimento beta del nucleo, con un’accuratezza relativa di 1,5%. Il valore trovato è in perfetto accordo con il calcolo teorico, reso semplice ed affidabile dale particolari condizioni del sistema (solo un elettrone legato attivo, variazione di potenziale molto rapida, assenza di processi interferenti, come l’emissione Auger). a cura di Alessandro Bettini