La città di Atene fu nell`antichità uno dei maggiori centri della Grecia

Atene
La città di Atene fu nell'antichità uno dei maggiori centri della Grecia e dell'area mediterranea lasciando una
traccia profonda nella storia politica e culturale dell'Europa.
Atene fu una città-stato, che adottò per prima nella storia dell'umanità un sistema politico democratico. È
considerata inoltre la culla del teatro, della filosofia, della storiografia, della pedagogia e della politica, intesa come
partecipazione attiva dei cittadini.
Secondo il mito Atene fu fondata nel III millennio a.C. da due dei: Poseidone e Atena, i quali però,
successivamente, iniziarono a litigare su chi di loro avrebbe dovuto dare il proprio nome e la propria protezione
alla città: le due divinità decisero di mettersi al giudizio degli Ateniesi: Poseidone donò loro del sale e un toro e
promise il suo appoggio in battaglia. Atena invece offrì un magnifico ulivo e promise agli abitanti il dono della
saggezza, dell'intelligenza e della pace. Gli Ateniesi, dopo una lunga discussione decisero di affidarsi proprio ad
Atena, da cui derivò il nome della città. Atena nominò primo re l'egiziano Cecrope che era mezzo uomo e mezzo
serpente. Atene venne governata poi da dieci re (umani), tra cui Teseo e l'ultimo Codro, che avendo saputo
dall'oracolo di Delfi che i dori che stavano assediando Atene avrebbero perso solo se lo avessero ucciso, si
intrufolò di nascosto fra i nemici e questi scambiandolo per una spia lo uccisero.
L’indagine archeologica e storiografica portano a concludere che Atene fu fondata nel III millennio a.C. e fu
probabilmente un piccolo centro miceneo, concentrato solo sull'attuale collina dell'Acropoli. La città riuscì in
qualche modo a sfuggire alle invasioni doriche e durante il cosiddetto medioevo ellenico iniziò a svilupparsi.
La sua ascesa, diversamente dalle altre poleis, si concretizzò per uno spontaneo processo di aggregazione
di più villaggi. Per di più essa si fece promotrice della colonizzazione dell'Asia Minore non consentendo ad altre
località di emergere, sfruttando così il porto del Falero e i contatti con le nuove colonie.
Il nuovo ordine sociale dovuto alla scomparsa della civiltà micenea pose le basi per lo spostamento del
potere all'oligarchia che pose a capo delle magistrature i rappresentanti delle 4 tribù emergenti in Attica. Esse
stesse erano suddivise in fratrìe (un tempo combattenti uniti a scopo comune), che divennero espressione di
suddivisioni religiose o parentali.
L'organizzazione sociale prevedeva che, anche ad Atene, il comando fosse in mano al re. Se ne contano
quattro prima dell'eroe Teseo e altri sette fino alla calata dei Dori; poi altri sovrani.
Tra il 1038 a.C. e il 753 a.C. il governo fu affidato a 9 arconti, che furono prima dei magistrati eletti a vita,
poi con incarico decennale fino al 682 a.C., quando esso divenne annuale.
Al re rimasero da svolgere le funzioni religiose e la presidenza dell'areopago, perché il comando militare
supremo passò in mano ad un polemarco, mentre gli incarichi civili e giudiziari furono presieduti da magistrati
chiamati arconti affiancati dai tesmoteti.
Le nove cariche andavano a formare il collegio dei 9 arconti, il cui incarico era annuale e tutti di estrazione
nobiliare.
I tre arconti più in vista erano: l'arconte epònimo, l'arconte basilèus (capo religioso) e l'arconte polemarco
(capo militare).
Gli altri arconti tramandavano le leggi a voce cercando di conquistare sempre più potere.
Durante il VII secolo a.C. le liti e le divisioni interne agli arconti, spinsero l'arconte Dracone ad assumere i
pieni poteri, così da poter varare una serie di leggi durissime. Tuttavia, ben presto esse si rivelarono insufficienti
per garantire l'ordine sociale ad Atene.
La città conobbe una grande espansione economica e il popolo iniziò a pretendere di partecipare alla vita
politica ateniese. Si rivolsero allora a Solone, incaricandolo di dare una nuova sistemazione all'ordinamento
cittadino. Solone, introdusse diversi provvedimenti a favore delle classi popolari, togliendo dalla schiavitù quei
cittadini diventati servi a causa dei debiti verso i latifondisti, redistribuendo il terreno fra i contadini, e dividendo la
popolazioni in classi sociali che seguivano il censo (pentacosiomedìmni, cavalieri, zeugiti e teti).
Le nuove leggi di Solone non portarono, tuttavia la stabilità politica: la classe media, gli artigiani e i mercanti
insistettero per ottenere il diritto al voto e appoggiarono il colpo di Stato tenuto dal tiranno Pisistrato, il quale
promosse un periodo di espansione economica ad Atene soprattutto sviluppando i commerci via mare e iniziando
la costruzione del porto del Pireo.
Gli aristocratici riuscirono ad esiliarlo, ma l'anno successivo il 546 a.C., egli sbarcò a Maratona con un
esercito di mercenari e riprese il potere. Divenne un moderato sostenitore della riforma di Solone a cui affiancò
una riforma territoriale a scopi fiscali e militari e una forte politica estera, riformando l'esercito con la creazione di
un corpo di ufficiali superiori, detti strateghi, affiancando agli opliti i mercenari sciti e potenziando la flotta.
Le riforme di Solone
Alla morte di Pisistrato il potere passò ai figli Ippia e Ipparco. Nel 510 a.C. Ipparco venne ucciso e Ippia fu
costretto da una rivolta popolare a fuggire in Persia, mentre il governo passava alla famiglia degli Alcmeonidi,
rappresentanti dei ceti commerciali, i quali presero il potere con l'aiuto dato dagli spartani del re Cleomene al loro
rappresentante Clistene.
La riforma di Clistere
Clistene riformò il sistema di Solone introducendo una riforma radicale delle istituzioni cittadine: venne
creato il Consiglio dei Cinquecento, (bulè) eletto dal popolo mentre l'Attica fu suddivisa in dieci tribù che
eleggevano ognuna cinquanta delegati al Consiglio. Clistene introdusse anche uno strumento per la difesa della
libertà, l'ostracismo: l’Assemblea popolare, quando fossero presenti almeno 600 cittadini poteva far esiliare per un
periodo di dieci anni il cittadino che, anche senza particolari accuse, fosse ritenuto pericoloso per lo stato.
Clìstene suddivise il territorio dell'Attica in trenta distretti, chiamati trittie. Le trittie furono distribuite in dieci
tribù, ciascuna delle quali comprendeva una trittia della città, una della costa e una dell'interno (scelte per
sorteggio). Il peso degli aristocratici risultò notevolmente sminuito, perché si trovarono suddivisi in diverse tribù.
Ogni tribù era un'entità astratta e non territoriale (le trittie che componevano una tribù erano volutamente non
confinanti). All'interno di ogni tribù l'influenza degli aristocratici era bilanciata da quella degli altri ceti sociali, che
avevano interessi differenti, tanto che Isagora richiamò lo spartano Cleomene I nel 507 a.C., ma la popolazione
ateniese lo cacciò. Il colpo di stato non finì certo qui, perché una coalizione formata da spartani, beoti, dagli isolani
di Egina e di truppe provenienti da Calcide attaccarono la città, che resistette fine a quando Demarato fece
rientrare l'esercito di Sparta per poi passare all'offensiva scacciando i nemici e fondando una colonia in Eubea.
Nella società greca classica ebbe molta importanza l'istruzione militare e ad Atene, come in maggior parte
delle poleis consisteva in due anni di addestramento. Come primo atto gli efebi compiuti i 18 anni effettuavano un
giuramento nel tempio di Aglauro, poi un primo anno di addestramento fisico e un secondo prettamente militare.
In caso di guerra i nominativi dei chiamati alle armi venivano affissi nell'agorà e comprendevano in genere
gli uomini con età inferiore ai 50 anni, ma se c'era la necessità potevano essere utilizzati gli uomini fino ai 60 anni
e poi gli efebi.
Per avere un'idea delle forze militari a disposizione ad Atene (durante la guerra del Peloponneso, cioè nel V
secolo a.C.), durante il suo massimo splendore, possiamo dare i seguenti dati:
popolazione: 150.000 abitanti e 100.000 schiavi
militari: 13.000, più 16.000 tra efebi, meteci e riserva
cavalieri: 1.000
arcieri a cavallo: 2.000
arcieri appiedati: 1.600
triremi: 300
lega di Delo: 10.000 opliti, più altre forze militari.
Negli anni successivi, Atene venne attaccata come tutta la Grecia dall'Impero persiano. Nel 490 la flotta
persiana sbarcò in Eubea e tentò di assediare Atene. La città chiese aiuto a Sparta ma rimase sola. Gli Ateniesi,
non si scoraggiarono e a Maratona in una epica battaglia riuscirono a sconfiggere e a ricacciare in patria i persiani.
Qualche anno dopo, il re Serse sbaragliò i Greci alle Termopili e assediò Atene. Gli abitanti riuscirono a rifugiarsi a
Salamina, ma la città fu distrutta dai persiani. Sotto la guida di Temistocle, gli ateniesi riuscirono comunque a
sconfiggere i persiani e a ricostruire la città.
L'età d'oro di Atene viene solitamente legata all'ascesa al governo di Pericle esponente dei partiti popolari e
progressisti. Pericle fece costruire i monumenti dell'Acropoli, distrutta dai persiani, tra cui il Partenone, il "tempio
della vergine", dedicato ad Atena con un imponente statua d'oro e avorio, alta venticinque metri, costruita da Fidia.
Sotto il governo di Pericle, Atene raggiunse il massimo sviluppo democratico, con l'istituzione dell'assemblea
cittadina come capo della Lega Delio-Attica, un'alleanza anti-persiana nell'Egeo che si trasformerà in un impero.
La guerra del Peloponneso fu un conflitto combattuto nella Grecia antica tra il 431 a.C. ed il 404 a.C., con
protagoniste Sparta e Atene e le rispettive coalizioni. Gli storici dividono la guerra in tre fasi: nella prima, la fase
Archidamica, Sparta effettuò continui attacchi contro l'Attica, mentre Atene utilizzava la propria potente flotta per
colpire le coste del Peloponneso. Questo periodo di scontri si concluse nel 421 a.C. con la firma della pace di
Nicia, ma l'interruzione della guerra durò poco: al 415 a.C. risale infatti la spedizione ateniese in Sicilia, evento
disastroso per le forze della Lega di Delo tanto da rinnovare il contrasto tra le due entità greche che si
contendevano l'egemonia. Nel 413 a.C. si apre la fase Deceleica, caratterizzata dall'intenzione spartana di
fomentare moti di ribellione tra le forze sottoposte ad Atene; questa strategia, unita agli aiuti economici provenienti
dalla Persia e all'incapacità ateniese di difendersi, portò nel 404 a.C. alla vittoria della Lega del Peloponneso, dopo
la battaglia di Egospotami (404).