Caratteristiche faunistiche del territorio

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Caratteristiche faunistiche del territorio
Percorrere i sentieri del Carso Kras triestino, monfalconese e goriziano è una grande
opportunità per conoscere i suoi abitanti selvatici, scoprire come vivono e in qualche caso
incrociare i nostri sguardi con i loro. Nel corso della storia, il suolo, la vegetazione, il clima
e le attività umane si sono modificati e, di conseguenza, anche la presenza faunistica si è
progressivamente adattata. Adesso le specie di animali vertebrati che frequentano questo
territorio sono oltre quattrocento e quelle degli invertebrati sono molte di più, mentre
numerose ci sono ancora sconosciute. Gli scienziati che hanno studiato il territorio carsico
delle province di Trieste e Gorizia hanno osservato che in questa piccola area si possono
trovare microclimi, associazioni vegetali e animali che sono caratteristici di diverse aree
geografiche: quella mediterranea, quella continentale e quella illirica. Ciò offre la possibilità
di osservare un elevato numero di specie animali e vegetali, sicuramente maggiore che in
molte altre aree del nostro continente. Non a caso l’Unione europea, lo Stato italiano e la
Regione Friuli Venezia Giulia hanno istituito numerose aree naturali protette per
salvaguardare questo patrimonio ambientale ed evitare che possa essere danneggiato
irrimediabilmente dalle attività umane. Anche quando si compiono delle escursioni, è
doveroso sapere che tutti gli animali selvatici sono protetti (salvo i topi, le talpe e le nutrie):
non vanno uccisi, catturati o disturbati intenzionalmente. I cani vanno tenuti sempre al
guinzaglio per evitare che arrechino disturbo, anche involontario, agli altri animali. In
diversi paesi del mondo le aree naturali protette sono chiamate “santuari” anche per
invitare le persone a mantenere comportamenti simili a quelli che si tengono nei luoghi
d’importanza religiosa: rispettare la fauna selvatica significa essere discreti, poco rumorosi
e attenti a percepire i suoni, gli odori, i movimenti circostanti, i segni sul terreno e sulle
piante. Conoscere i comportamenti degli animali è un’occasione per confrontarli con i
nostri e magari per imparare qualcosa di nuovo. Nella storia dell’uomo l’osservazione degli
animali è stata una fonte eccezionale di apprendimento e di evoluzione culturale, e tale
fenomeno non si è per nulla concluso. Camminare e sentirsi consapevolmente parte
dell’ambiente naturale in cui ci troviamo è un modo per abbandonare i nostri ritmi
quotidiani e percepire le emozioni che la Natura può offrire. Binocolo, macchina
fotografica, taccuino, manuali per il riconoscimento delle specie animali e delle loro tracce
sono strumenti utili per chiarire gli inevitabili dubbi che possono sorgere nel tentare di
comprendere quello che vediamo. Per gli appassionati può essere utile anche un
registratore per confrontare i versi sentiti sul campo con quelli presenti sui compact disc in
commercio o sul web. Anche il Corpo forestale, i Corpi ambientali delle Province, i Musei
di storia naturale, le Associazioni naturalistiche e di protezione ambientale possono fornire
informazioni e supporto alla comprensione delle osservazioni.
Animali “pericolosi” sul Carso Kras
L’animale più “pericoloso” che si può incontrare sul Carso Kras è probabilmente la
zecca (Ixodes ricinus): è possibile trovarla appollaiata sui fili d’erba o sui letti di foglie
secche, in attesa che passi qualche animale a sangue caldo per salirci sopra, cercare le
parti del corpo dove la pelle è più tenera e quindi consumare un lento pasto aggrappata
all’ospite, fino a saziarsi per poi lasciarsi cadere a terra. Il periodo più a rischio è la
primavera, ma è possibile trovarla anche nelle altre stagioni. Una parte delle zecche
presenti sul Carso Kras può essere portatrice della malattia di Lyme (virus Borrelia
burgdorferi) e, in misura minore, dell’encefalite virale (virus Tbe). È buona norma prendere
alcune precauzioni: indossare pantaloni preferibilmente lunghi e chiari, chiusi sulle caviglie
o infilati negli scarponi o nelle calze per evitare che le zecche passino sotto i vestiti. È
possibile utilizzare gli spray repellenti da spruzzare sui pantaloni, ma la precauzione più
importante è quella di controllare periodicamente se sui vestiti o sul corpo c’è qualche
piccolo animaletto che cammina o che si è infilato con la testa nella pelle; è consigliabile
farlo durante l’escursione, ma soprattutto alla sua conclusione. Camminare al centro dei
sentieri ed evitare di sedersi direttamente sull’erba riduce il rischio di essere parassitati.
Nel caso si trovasse questo piccolo invertebrato infilato nella pelle, è necessario toglierlo
subito con una pinzetta; se la testa rimane nella pelle, è possibile aiutarsi con un ago
sterile e comunque la parte va disinfettata alla fine dell’operazione. Se l’animaletto è tolto
completamente entro le prime ventiquattro ore, il rischio di contrarre la malattia di Lyme è
molto basso. Altri animali “pericolosi” che si possono incontrare sul Carso Kras sono le
vespe, le api, i calabroni, i bruchi delle processionarie, la vipera del corno, il cinghiale e,
molto raramente, l’orso, il lupo e la lince, ma in realtà tutti gli animali diventano pericolosi
se toccati, disturbati, messi in un angolo senza via di fuga, se gli si porta via il cibo o se gli
è minacciata la prole. Le migliori precauzioni sono quelle di prestare sempre attenzione a
dove si cammina o ci si siede, e a dove si mettono le mani, inoltre bisogna evitare di
disturbare gli altri abitanti del Carso Kras. Conoscerli aiuta a capirli e a comportarsi di
conseguenza, cercando di “instaurare” un rapporto rispettoso.
Chi possiamo incontrare durante le escursioni carsiche
Negli ambienti aperti
Negli ambienti aperti, ma non solo in quelli, è possibile incontrare il capriolo
(Capreolus capreolus) che, preferibilmente la mattina e la sera, si alimenta brucando
piante erbacee, gemme e foglie di alberi e arbusti. Si presenta con un abito rossastro nel
periodo estivo e con uno grigiastro nel periodo invernale. I maschi portano due palchi di
materiale osseo, che utilizzano per scortecciare piccoli arbusti durante il periodo
primaverile estivo: questo comportamento serve a “marcare” il territorio attraverso le
ghiandole presenti sul capo dell’animale. I palchi (impropriamente detti “corna”) possono
essere utilizzati anche per difendersi o per convincere altri maschi a lasciare il territorio già
marcato. Durante la primavera il capriolo maschio cerca di trovare le femmine disponibili
all’accoppiamento ed è in questo periodo che è possibile sentire, anche di giorno, un
profondo abbaio che proviene dai boschi carsici: è un capriolo che allarma o che segnala
a eventuali intrusi la sua presenza, dimostrando una certa intolleranza verso eventuali
ospiti indesiderati. I piccoli che nascono in primavera sono allattati per circa due mesi e
spesso sono lasciati nascosti nell’erba finché la mamma non finisce di alimentarsi nei
paraggi; non a caso presentano un mantello rossastro punteggiato di macchioline bianche,
che simulano i fiori tra cui si nascondono. Questi animali non vanno disturbati o, peggio
ancora, toccati o raccolti: c’è il rischio che la mamma non riconosca più l’odore naturale
dei suoi figli e quindi li abbandoni a se stessi. Nei prati è possibile vedere poi la lepre
(Lepus europaeus) nascosta nell’erba o che saltellando scappa via. È un animale erbivoro,
timoroso e con abitudini preferibilmente crepuscolari o notturne, ma spesso si muove
anche di giorno. I mucchi di terra osservabili nei prati dimostrano la presenza della talpa
(Talpa europaea). Quest’animale, che si nutre prevalentemente d’invertebrati presenti nel
terreno, preferisce vivere la maggior parte della vita nel suo complesso sistema di gallerie
sotterranee e difficilmente si fa vedere. Il biacco (Hierophis viridiflavus), detto anche
“carbone” (“carbòn”), è un lungo serpente dal dorso nero che frequenta soprattutto le aree
aride e soleggiate, dove è più facile vederlo, in particolare nel periodo primaverile, mentre
si scalda al sole o si muove per svolgere le attività riproduttive. Un altro raro serpente che
frequenta le aree aperte rocciose e i muretti a secco è la vipera dal corno (Vipera
ammodytes). Come buona parte dei serpenti, è attiva da aprile a ottobre, quando prende il
sole per termoregolarsi nelle ore centrali del giorno, ma quando fa molto caldo, preferisce
uscire nelle ore mattutine o pomeridiane. È un animale timido, tozzo, che raramente
supera i 90 cm di lunghezza. Il suo veleno può essere pericoloso per i bambini piccoli o
per le persone debilitate e anziane, ma la vipera dal corno morde solo se gravemente
minacciata. Numerose specie di uccelli frequentano i prati e i cespugli, in particolare
durante i mesi primaverili, quando arrivano da sud molti migratori che vengono sul Carso
Kras a riprodursi o ad alimentarsi per proseguire il loro viaggio verso i quartieri riproduttivi.
In questo periodo si possono ascoltare numerosi canti provenienti dall’erba, dai cespugli,
dagli alberi, dal cielo, dalle pareti rocciose: sono tutti i luoghi, dove avvengono i
corteggiamenti, gli accoppiamenti e le nidificazioni; questi versi servono ad attirare le
femmine, a segnalare i pericoli, ad allontanare gli intrusi e a comunicare con i familiari.
Cardellino (Carduelis carduelis), fringuello (Fringilla coelebs), saltimpalo (Saxicola
torquatus), pigliamosche (Muscicapa striata), allodola (Alauda arvensis), tottavilla (Lullula
arborea), zigolo mucciato (Emberiza cia), capinera (Sylvia atricapilla), culbianco
(Oenanthe oenanthe), ballerina bianca (Motacilla alba), averla piccola (Lanius collurio),
tordo bottaccio (Turdus philomelos), tordella (Turdus viscivorus), upupa (Upupa epops),
cuculo (Cuculus canorus), succiacapre (Caprimulgus europaeus) e rondine (Hirunda
rustica) sono solo alcune delle specie più significative che frequentano gli ambienti aperti
del Carso Kras. Una parte di queste specie si alimenta prevalentemente di semi, altre
d’insetti, anche se durante il periodo riproduttivo il contenuto proteico degli insetti e di altri
invertebrati è più adatto a far crescere rapidamente i piccoli. Il fagiano (Phasianus
colchicus) è più facile incontrarlo in autunno quando le Riserve di caccia liberano alcune
migliaia di esemplari allevati ai fini venatori. Una popolazione di camoscio (Rupicapra
rupicapra) è presente in provincia di Trieste tra la località di Medeazza Medja vas nel
Carso occidentale zahodni Kras e quella di Sagrado del Carso Zagradec nel Carso di
Monrupino Repenski Kras, curiosamente molto vicino al livello del mare: è possibile
osservarli mentre pascolano su qualche prato, anche se non disdegnano di alimentarsi e
riposarsi nella boscaglia. Tra le farfalle più appariscenti si segnala la presenza della
macaone (Papilio machaon), particolarmente protetta dalle norme europee, della Vanessa
cardui, della Vanessa atalanta, dell’Iphiclides podalirius e della Gonepteryx rhamni.
Negli ambienti boschivi
La ghiandaia (Garrulus glandarius) è un uccello che si può osservare facilmente tra gli
alberi dove, nel periodo autunnale, raccoglie le ghiande per poi nasconderle nel terreno e
riprenderle nel corso dell’inverno e della primavera successiva. Questa particolare attività
aiuta le querce a espandersi nelle aree dove la ghiandaia non recupera le ghiande, che
poi germoglieranno facendo crescere nuove piante. Anche il merlo (Turdus merula) è un
animale tipico della boscaglia carsica, che frequenta per riprodursi e per alimentarsi di
frutta e bacche. I rumori di foglie calpestate che si sentono nel bosco spesso sono
provocati dal merlo che sta cercando gli invertebrati nascosti nel terreno. Anche il
pettirosso (Erithacus rubecula) frequenta il fitto sottobosco e, essendo un animale molto
territoriale, tende a mostrarsi con un rumoroso atteggiamento di sfida per allontanare gli
ospiti indesiderati. Il picchio muratore (Sitta europaea), piccolo uccello grigio e bianco,
tende a muoversi tra i rami degli alberi alla ricerca d’insetti e non è raro vederlo scendere
a testa in giù lungo il tronco. Il forte e melodioso canto dell’usignolo (Luscinia
megarhynchos), emesso sia di giorno sia di notte, è un segno della sua presenza,
soprattutto in primavera quando arriva dall’Africa. Numerose sono le specie di picchi
presenti sul Carso Kras triestino, monfalconese e goriziano: picchio rosso maggiore
(Dendrocopus major), picchio nero (Drycopus martius), picchio verde (Picus viridis),
picchio cenerino (Picus canus), picchio rosso minore (Dendrocopus minor), torcicollo (Jynx
torquilla). Soprattutto in primavera è possibile sentire il loro caratteristico tambureggiare
sui tronchi degli alberi per segnalare la loro presenza e la loro martellante potenza. Più
sommesso è il rumore che provocano scortecciando i tronchi alla ricerca degli invertebrati
di cui si cibano. Lo sparviere (Accipiter nisus) e il raro astore (Accipiter gentilis) sono
rapaci specializzati nella cattura di uccelli di piccole e medie dimensioni. La coda lunga e
le ali corte fanno di questi animali degli agili e veloci volatori tra i rami degli alberi alla
ricerca delle loro prede. Con un po’ di attenzione è possibile vederli appollaiati su qualche
ramo. Un altro frequentatore dei boschi e delle aree cespugliose è il cinghiale (Sus scrofa),
che durante il giorno preferisce riposare nella fitta vegetazione del sottobosco. Nelle aree
naturali è un animale abbastanza discreto, mentre in quelle periurbane, dove purtroppo ha
preso più confidenza con la specie umana, può essere più sfacciato nei comportamenti.
Normalmente non ha motivo di aggredire l’uomo, in genere scappa, ma, quando si trova in
pericolo in un’area chiusa o qualcuno minaccia i cuccioli troppo piccoli per difendersi,
allora può manifestare il suo nervosismo con grugniti e con atteggiamenti di sfida. Un
prudente e tranquillo rispetto è sempre doveroso per questo come per qualsiasi altro
animale. Vanno evitate le offerte di cibo, perché potrebbero renderlo ancora più confidente
nei confronti dell’uomo: è bene ricordare che è un animale intelligente e possiede delle
robuste mandibole. Il riccio europeo (Erinaceus europaeas) e il riccio orientale (Erinaceus
roumanicus) convivono sul Carso Kras da tantissimo tempo. Sono animali insettivori che
preferiscono vivere nei boschi ma non disdegnano i giardini urbani, comunque evitano di
muoversi nelle ore diurne e nei mesi freddi. Nei boschi meno fitti, è possibile notare i nidi
di formica rossa (Formica rufa), che possono raggiungere anche un metro d’altezza. La
specie è protetta in quanto si alimenta di afidi ed è utile a contenere la proliferazione
d’insetti dannosi alle piante. Il cerambice delle querce (Cerambix cerdo), un coleottero
protetto, è possibile osservarlo sulle querce vecchie e malate dove solitamente si alimenta
e si riproduce. Un altro coleottero protetto che ha bisogno degli alberi morti per svolgere il
suo ciclo vitale è il cerambice funereo (Morimus funereus). Ambedue sono considerate
specie d’interesse comunitario dall’Unione europea. Lo scoiattolo (Sciurus vulgaris),
presente con il suo mantello rossiccio o marrone, è un timido ma curioso frequentatore dei
boschi e non è raro osservare le sue abilità di arrampicatore. Il ghiro (Glis glis) è un altro
roditore presente nelle aree boscate; è più discreto, ma nelle ore serali è possibile
ascoltare il suo frequente squittio provenire dai rami degli alberi. Durante la notte è
possibile sentire il tipico verso dell’allocco (Strix aluco), che può sovrapporsi al canto del
più comune assiolo (Otus scops); ambedue sono rapaci notturni, il primo stanziale, il
secondo migratore.
Nelle aree umide
Nelle poche raccolte d’acqua presenti sull’altopiano carsico, soprattutto in primavera
vengono a riprodursi diversi anfibi: il rospo comune (Bufo bufo), la rossastra rana
dalmatina (Rana dalmatina), le verdi rana di Lataste (Pelophylax latastei), rana di Lessona
(Pelophylax lessonae), rana verde maggiore (Pelophylax ridibundus) e raganella (Hyla
arborea); i loro versi si possono sentire sia di giorno sia soprattutto di notte. Negli stagni
carsici è possibile vedere anche la sottile biscia dal collare, che si alimenta con gli animali
presenti nell’acqua, tra cui il tritone crestato (Triturus carnifex) e il tritone punteggiato
(Triturus vulgaris). Numerose sono pure le libellule, che si possono osservare in volo
sopra gli stagni. In alcune pozze di sorgente e in alcuni stagni presenti nei terreni
marnoso-arenacei si può riprodurre la gialla e nera salamandra pezzata (Salamandra
salamandra); questi anfibi si possono incontrare sul terreno boschivo mentre si muovono
con lentezza, di solito dopo la pioggia. Gli anfibi sono animali che non amano essere
manipolati ed è bene evitare di farlo. Speciale abitante delle acque sotterranee è il proteo
(Proteus anguinus), un pallido anfibio quasi cieco considerato una specie di particolare
importanza anche dalle norme europee e quindi protetto, come pure i suoi habitat naturali.
È un animale raro, presente solo nei territori carsici dal Friuli Venezia Giulia ai Balcani. Nei
pressi dell’acqua è possibile vedere diversi animali che vengono ad alimentarsi o ad
abbeverarsi; in particolare, nei pressi dei Laghi di Doberdò e Pietrarossa Doberdobsko in
Prelosno Jezero, all’interno dell’omonima Riserva naturale regionale, vengono ad
alimentarsi e in qualche caso a riprodursi numerosi uccelli acquatici, come l’oca selvatica
(Anser anser) e alcune specie di anatre: il germano reale (Anas platyrhynchos), l’alzavola
(Anas crecca), la moretta (Aythya fuligula), ma anche la folaga (Fulica atra), la gallinella
d’acqua (Gallinula chloropus), il tarabuso (Botaurus stellaris) e l’airone cenerino (Ardea
cinerea). E’ doveroso ricordare che è vietata la liberazione di qualsiasi animale domestico
e quindi anche i pesci rossi e le tartarughe devono essere mantenute in ambiti domestici o
consegnate alle associazioni per la protezione degli animali. Uno dei rischi maggiori per la
conservazione della biodiversità è proprio l’immissione in natura di specie animali e
vegetali aliene.
Nelle aree rocciose
Il falco pellegrino (Falco peregrinus) è l’animale terrestre più veloce e le sue
spettacolari evoluzioni si possono osservare facilmente nella Riserva Naturale Regionale
della Val Rosandra Deželni Naravni Rezervat Dolina Glinščice e nella Riserva Naturale
Regionale delle Falesie di Duino Deželni Naravni Rezervat Devinske Stene, soprattutto in
primavera. È specializzato nella cattura di uccelli in volo, in particolare del colombo
(Columbus livia). La specie è purtroppo ancora oggetto di catture illegali, che alimentano il
mercato nero dei falconieri senza scrupoli, ed è stata posta sotto una particolare tutela.
Anche il grande gufo reale (Bubo bubo), rapace tipicamente notturno, frequenta le pareti
rocciose, e la sera, durante il periodo invernale-primaverile, è possibile ascoltare il suo
verso. Il nero corvo imperiale (Corvus corax) nidifica sulle pareti rocciose ed è facile
vederlo in cielo con la sua caratteristica coda a cuneo; è un animale sedentario,
sostanzialmente onnivoro, che si può osservare anche mentre si alimenta nei prati. Il
picchio muraiolo (Tichodroma muraria), elegante uccello grigio e rosso, frequenta nel
periodo invernale le pareti rocciose muovendosi in verticale e sbattendo spesso le rosse
ali che lo rendono inconfondibile. Simbolo della Riserva Naturale Regionale delle Falesie
di Duino Deželni Naravni Rezervat Devinske Stene, l’algiroide magnifico (Algyroides
nigropunctatus) è una lucertola marrone tipica delle rocce calcaree; il maschio in
primavera mostra una gola azzurro brillante.
In cielo
Scrutare il cielo durante le escursioni offre la possibilità di notare gli uccelli in volo e
magari di scoprire che, oltre ai gabbiani reali (Larus michahellis), alle cornacchie grigie
(Corvus cornix) e alle gazze (Pica pica), è possibile osservare anche la poiana (Buteo
buteo): comune rapace con un’apertura alare di circa 120-130 cm, che caccia piccoli
roditori, rettili o anfibi. Un po’ più grande, con le ali e il petto quasi completamente chiari, è
il raro biancone (Circaetus gallicus), specializzato nella predazione di serpenti.
Saltuariamente visitano i cieli del Carso Kras anche il grifone (Gyps fulvus) e l’aquila reale
(Aquila chrysaetos), animali la cui apertura alare può raggiungere i 250 cm. Grandi
veleggiatori, sono in grado di compiere lunghi voli e quindi possono essere di passaggio,
ma solo raramente fanno qualche breve sosta. Durante la primavera o l’autunno, periodi
delle migrazioni, con un po’ di attenzione è possibile vedere in cielo tante sagome che
volano: possono essere colombacci, anatre, oche, gru, cicogne o altri migratori che stanno
compiendo i loro movimenti stagionali per cercare il cibo e gli habitat migliori dove nutrirsi,
riprodursi o riposare. Dopo il tramonto del sole è frequente osservare in cielo le sagome
dei “pipistrelli” che, usciti dalle grotte, dalle fessure degli edifici o dai tronchi degli alberi,
vanno in cerca degli insetti che catturano in volo. Le specie più comuni sono: il rinolofo
maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), il rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros), il
rinolofo euriale (Rhinolophus euryale), il pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii), il
pipistrello di Savi (Hypsugo savii), il miniottero di Schreiber (Miniopterus schreibersii) e la
nottola comune (Nyctalus noctula). Durante i mesi freddi questi mammiferi cadono in
letargo e il disturbo, con il conseguente risveglio, potrebbe rivelarsi fatale per questi
delicati ma utili animali.
Nelle grandi occasioni
Oltre che dalla comune e confidente volpe (Vulpes vulpes), dalla notturna e schiva
faina (Martes Foina), dal discreto tasso (Meles meles) e dall’elusivo gatto selvatico (Felis
silvestris), il Carso Kras è frequentato anche da qualche sciacallo dorato (Canis aureus),
specie che generalmente si alimenta con piccoli animali, frutta, tuberi e altri vegetali; non
disdegna gli animali morti o i rifiuti umani. Di sera è possibile sentire il suo ululato
soprattutto all’interno della Riserva Naturale Regionale dei Laghi di Doberdò e Pietrarossa
Deželni Naravni Rezervat Doberdobsko in Prelosno Jezero. Anche l’orso (Ursus arctos), la
lince (Lynx lynx) e il lupo (Canis lupus) saltuariamente frequentano il Carso Kras, e in
qualche caso approfittano delle specialità alimentari locali: caprioli, cinghiali, pecore,
capre, miele, frutti; gli uomini non sono presenti nella dieta di questi carnivori. Gli eventuali
danni causati dalla fauna selvatica vanno segnalati ai competenti uffici della Regione Friuli
Venezia Giulia che, nel rispetto delle norme, potrà indennizzare l’agricoltore o fornirgli un
contributo per le opere di prevenzione. I grandi carnivori vengono dalla vicina Slovenia,
dove hanno a disposizione ambienti e cibi molto più interessanti dei nostri. Sono animali
molto riservati, e incontrarli può essere un’occasione assai rara, emozionante e
generalmente poco pericolosa. In proposito valgono sempre le precauzioni scritte in
premessa. Sono una specie particolarmente protetta e il loro eventuale avvistamento va
segnalato al Corpo forestale regionale o ai Corpi di Polizia ambientale delle Province.
Scoprire quali animali frequentano il Carso Kras triestino, monfalconese e goriziano è
un’attività continua, cui tutti possono partecipare, e che può offrire grandi emozioni.
Ilario Zuppani
Comandante del Corpo di Polizia Ambientale Territoriale della Provincia di Trieste
già consigliere nazionale della LIPU
Per gentile concessione dell’editore; dal volume:
“Guida ai Sentieri del Carso triestino, monfalconese e goriziano”
di Alessandro Ambrosi
Trieste, ©Transalpina Editrice (Andar de Bora), 2015.
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