Dal pipistrello all`uomo: ricostruita la “scalata” del virus MERS

annuncio pubblicitario
METEOWEB.EU
28 settembre 2015
Dal pipistrello all’uomo: ricostruita la “scalata” del
virus MERS
Il virus Mers-CoV ha all’attivo, secondo stime dell’Organizzazione mondiale della
sanità, 1.569 casi di contagio e almeno 554 morti
Dal pipistrello all’uomo, passando per il cammello: è la ‘scalata’ del virus responsabile della Mers,
sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus, l’influenza altamente letale che dai Paesi arabi si
sta diffondendo in Estremo Oriente. Un team di scienziati italiani ha fotografato la ‘catena’ di varianti
che hanno accompagnato il passaggio di specie. Identificato per la prima volta in Arabia Saudita nel
2012, il virus Mers-CoV ha all’attivo, secondo stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, 1.569
casi di contagio e almeno 554 morti. Il virus causa una malattia simile alla Sars, ma con un tasso di
mortalità più alto, simile a quello dell’infezione da Ebola. Lo studio – pubblicato su ‘Scientific Reports’ e
nato da una collaborazione tra l’Irccs Eugenio Medea, l’università degli Studi di Milano e l’università di
Milano-Bicocca – contribuisce a chiarire la storia evolutiva della malattia. Una storia che ha origine nei
pipistrelli, animali in cui secondo numerose ricerche il virus si è evoluto acquisendo la capacità di
infettare altri mammiferi. Tra questi i cammelli che hanno fatto da ‘gancio’ con l’uomo,
rappresentando la principale fonte di contagio da cui ha avuto inizio l’epidemia umana. Come è stato
possibile? Guardando più a fondo, gli scienziati hanno osservato che la selezione naturale ha
modificato la proteina che costituisce la ‘corona’ del virus. Sotto la lente degli esperti è finita la
proteina ‘spike’ che, abbondante sulla superficie dei coronavirus, consente loro di prendere contatto
con le cellule dell’ospite (l’organismo da infettare). La comparsa di varianti è stata ricostruita in
particolare in due regioni chiamate ‘ripetizioni heptad’, che formano un fascio di 6 eliche, una sorta di
‘molla’ in grado di avvicinare la membrana della cellula ospite con quella virale, promuovendo così
l’infezione. Lo studio, sottolineano i ricercatori, aggiunge un tassello importante: “Identifica varianti in
regioni della proteina spike che contribuiscono al passaggio di specie. Comprendere i meccanismi di
adattamento a nuove specie è importante per consentire, in futuro, di prevedere quali altri virus
potrebbero acquisire la capacità di trasmettersi dagli animali all’uomo”. Ma c’è anche un risvolto
applicativo e riguarda lo sviluppo di trattamenti per bloccare la replicazione del virus Mers-CoV. Un
approccio promettente è basato su piccole molecole che interferiscono con la formazione del fascio di
eliche. Il lavoro italiano suggerisce che tali molecole debbano essere congegnate in modo da tenere
presente la variabilità delle ripetizioni heptad.
Si parla di IRCCS “E. Medea”
- Ass. La Nostra Famiglia
Scarica