Buonasera a tutti voi e benvenuti a questa serata musicale in occasione del quinto anniversario della presenza dell’Efsa a Parma. Il coro Quod libet è veramente lieto di partecipare a questa occasione, anche perché tra i coristi sono presenti tre dipendenti dell’Efsa: Reinhilde, Ernesto e Claus. Il programma che ascolterete, e che offre esempi della polifonia europea dal Cinquecento in poi, è incentrato su due temi: quello della convivialità, dell’allegria e del buon umore legati alla tavola e al buon vino, e quello dell’amore, ora appagato ora sospirato. PRIMA PARTE Il primo pezzo si intitola Tourdion. Tourdion è una danza di coppia, di andamento rapido, in voga soprattutto in Francia, ma anche in Italia e in Spagna, nel corso del XVI secolo. Ne presentiamo una versione pubblicata nel 1530 da Pierre Attaingnant sotto forma di chanson a boir. Seguirà un pezzo di Antonio Salieri, “Viva, Viva (la bottiglia)”, un gustoso e brillante canone a tre voci. Musicista di grande talento, portato per l'insegnamento, Salieri ha visto il suo nome legato alla sua presunta rivalità con Wolfgang Amadeus Mozart, una rivalità che portò, oltre ad accuse di plagio, a quella più grave di aver causato la morte del compositore salisburghese, episodio mai dimostrato storicamente e tuttavia riproposto con ironia e forza visionaria dal regista Milos Forman nel film Amadeus. Tale rivalità, però, è piuttosto improbabile, poiché le opere di Salieri ricevevano, al tempo, un maggiore apprezzamento rispetto a quelle di Mozart. Il brano che presentiamo per terzo, Vinata Di Brindesi e Ragioni, ci riporta al Cinquecento e fa parte della raccolta di Madrigali di Antonio Banchieri intitolata "Il festino del Giovedì grasso". Il pezzo appartiene al genere del madrigale rappresentativo, o madrigale drammatico, genere che fiorisce tra la fine del '500 e i primi decenni del '600. I madrigali drammatici erano di genere comico, realistico e caricaturale; ogni raccolta aveva una sua unità narrativa che collegava i vari madrigali. In essi venivano raccontate, ad esempio, le baruffe di donne che si incontravano al bucato o a serate di giochi di società, le mascherate o le gite in barca. Oppure si raccontavano vicende di fantasia per lo più ispirate ai canovacci della Commedia dell'Arte. I testi dei madrigali impiegavano vari linguaggi: l'italiano popolaresco, i dialetti più diffusi - quelli caratteristici delle varie maschere: il veneziano, il bergamasco, il bolognese - ed inoltre il tedesco e lo spagnolo maccheronici. A conclusione della prima parte un pezzo strumentale di Gian Battista Fontana, musicista vissuto tra Cinque e Seicento: la Sonata terza per flauto & basso, eseguita da Claus Reunis e dal maestro LeonardoMorini. SECONDA PARTE Questa seconda parte ha per tema dominante l’amore. Tutti i brani vocali sono di autori del Cinquecento. Iniziamo con Il est bel et bon, la più famosa chanson di Pierre Passereau, della cui vita non si sa quasi nulla, nonostante al suo tempo fosse celebre. Le sue 'chansons' furono pubblicate da Pierre Attaingnant. Scritta nello stile di Clément Jannequin, questa 'chanson parisienne' dipinge, con divertenti effetti onomatopeici, un cicaleccio di donne che parlano di mariti. Con il secondo pezzo, Dissi a l’amata mia lucida stella di Luca Merenzio, raffinato compositore bresciano, l’atmosfera cambia radicalmente: l’amore viene rappresentato come esperienza “dolceamara”, di gioia ma anche di pena. Marenzio è il massimo esponente del cosiddetto petrarchismo musicale e rappresenta, nello sviluppo del madrigale, il momento culminante subito prima dell'opera conclusiva di Monteverdi. Già in Marenzio si riscontrano quegli elementi di rottura con la tradizione del madrigale rinascimentale che poi verranno esasperati in Monteverdi. Il legame sempre più stretto con il testo tende a spezzare l'equilibrio e la misura formale del linguaggio contrappuntistico in favore di espedienti drammatici come dissonanze non preparate o forti contrasti ritmici e armonici. Per terzo eseguiremo un madrigale inglese, "Fair Phyllis", di John Farmer, che racconta con levità l’incontro tra due giovani. A conclusione di questa seconda parte la cantata di Haendel Nel dolce dell’oblio, di ambientazione arcadica, che vede Philli come protagonista. E’ composta da due recitativi e 2 arie con la forma canonica con “da capo”. Sarà eseguita da Francesca Cassinari, soprano, da Claus Reunis al flauto dritto, e dal maestro leonardo Morini alla spinetta. TERZA PARTE Per finire, un brano assolutamente in tema con la serata, El menu, nella versione del compositore basco Miguel Arregui. Il brano originale, infatti, fu composto da Carl Zöllner nel 1841, era conosciuto come "Der Speisezettel" ed era eseguito da tutti i complessi vocali di männer kabarett tedeschi. Presenteremo la versione spagnola in cui vengono decantate, da un solerte cameriere, e su un ritmo vivace e incalzante, numerose specialità culinarie. SALUTO AL PUBBLICO Per salutare i gentili convenuti un brano composto dal maestro Leonardo Morini, Vinum de Vite. Le musiche, ispirate all’epoca, sono curate da Leonardo mentre il testo dei canti è tratto dalla “Cronica”, una delle più pregevoli testimonianze storiografiche del Medioevo italiano, di Fra Salimbene de Adam, nato a Parma. Note a cura di Sofia Castello, Claus Reunis e Leonardo Morini