Festino nella sera del giovedì grasso avanti cena

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Festival Internazionale di Opera e Teatro Musicale
di piccole dimensioni
XV EDIZIONE
LA GRANA DELLA VOCE
Alessandria - Venerdì 14 Dicembre 2012, ore 18
Salone Convegni di Palazzo Cuttica
Via Parma 1, Alessandria
Adriano Banchieri
Festino nella sera del giovedì grasso avanti cena (1608)
Madrigale rappresentativo per quintetto vocale
In collaborazione con il Festival “Suona Italiano” 2012,
promosso dal Ministero dell’Università e Ricerca (MIUR) –
Alta Formazione Musicale (AFAM)
Quintetto vocale del Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria:
Barbara Maiulli, Monica Elias, Fabiana Franco,
Giuseppe Berrini, Marco Grattarola
Marco Berrini, Direttore
In collaborazione con l’Assessorato alla Cultura della Città di Alessandria
IL FESTINO DEL GIOVEDI’GRASSO
Pubblicato a Venezia nel 1608 per i tipi di Ricciardo Amadino, Il Festino nella sera del Giovedì
grasso avanti cena (… ) con cinque voci si colloca in seno a quella corrente musicale che sul finire
del XVI secolo fece dell’aulico madrigale tardo rinascimentale un genere squisitamente votato
all’intrattenimento.
Al fianco delle venature drammatiche e passionali di Gesualdo, delle implicazioni simbolicoraffigurative di Marenzio, il madrigale di fine secolo tende a trasformarsi in “spettacolo teatrale” nel
quale confluiscono vicende e maniere proprie della commedia dell’arte.
Il madrigale dialogico o rappresentativo, (la differenza fra i due termini, spesso usati come
sinonimi, vive in relazione alla presenza o meno, nella trama dei lavori, di una potenziale struttura
scenica piuttosto che di un dichiarato impianto dialogico: in entrambi i casi, i lavori non erano
destinati ad una esecuzione scenica), così come bene lo ha definito Orazio Vecchi nella prefazione
al suo Amfiparnaso, è uno spettacolo che « si mira con la mente, dove entra per l’orecchie e non per
gli occhi». Esso nasce come «geniale e sorprendente testimonianza delle possibilità dell’ultima arte
polifonica […] e rappresenta proprio l’esperienza conclusiva di quella ricerca espressiva degli
“affetti delle parole” che fin dall’inizio aveva caratterizzato l’indirizzo madrigalistico» (O.
Mischiati).
Lungi dal vedervi un’anticipazione del melodramma, con le «comedie harmoniche» i compositori
operano in direzione di una commistione di generi diversi, e raccogliendo gli stimoli più disparati,
accostano villanelle, canzonette, balletti, non disdegnando di parodiare il più osservato stile
contrappuntistico.
Malgrado le esigenze realistiche che il genere imponeva, sospinto sempre più in questa direzione
dall’incombente presenza del nascente teatro musicale, con il suo Festino nella sera del Giovedì
grasso avanti cena, il bolognese monaco olivetano Adriano Banchieri (1568 - 1634) rimase entro i
limiti di una rappresentazione squisitamente sonora.
I più disparati “affetti” dell’animo umano trovano adeguato spazio “rappresentativo” in questa
pagina musicale: dall’estasi sentimentale, (Madrigale a un dolce usignolo, Li amanti cantano una
canzonetta, Gl’amanti cantano un madrigale) alle situazioni più pittoresche e gustose, (Gli amanti
morescano, La zia Bernardina racconta una novella, Intermedio di venditori gli fusi, Gioco del
Conte) la vicenda raggiunge momenti dichiaratamente caricaturali (Justiniana di Vecchietti
Chiozzotti, Mascherata di villanelle) e indulge in spassose imitazioni onomatopeiche (Mascherata
d’amanti, Contraponto bestiale alla mente). E a null’altro il genere ambiva che non fosse «il meglio
imitar le cose dal vivo», pur nel totale disinteresse di una coincidenza fra individuazione scenica e
musicale.
Suona allora quanto mai attuale anche per l’ascoltatore moderno il monito con il quale Orazio
Vecchi concludeva la sua prefazione all’Amfiparnaso : «Però silenzio fate e ‘n vece di vedere, ora
ascoltate».
Marco Berrini
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