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Il programma di Depretis
Il 18 marzo 1876 si verificò la cosiddetta “rivoluzione parlamentare” che portò al potere la Sinistra.
Dieci giorni dopo, alla camera, Agostino Depretis, il leader riconosciuto del partito, tenne un
discorso nel quale illustrava i punti salienti del suo programma politico. Eccone i passaggi più
significativi.
Riforma elettorale e indipendenza della magistratura
Signori, in seguito alla dimissione del Ministero presieduto dall’onorevole Minghetti, Sua Maestà
si compiacque di affidarmi l’incarico di comporre una nuova amministrazione […].
Nel dare questo annunzio, come è mio dovere, alla Camera, io le chieggio la facoltà di esporre
brevemente e con la maggiore possibile precisione quali sono gli intendimenti dell’attuale
Gabinetto […].
La sincerità delle elezioni, della libertà del corpo elettorale, il rispetto che gli è dovuto per fatto
stesso dell’alto e decisivo arbitrato che gli è affidato dallo Statuto, sono la salute, sono l’anima,
sono l’essenza degli ordini rappresentativi. (bravissimo!)
Senza di ciò viene a scemare l’autorità del Parlamento, viene a mettersi in dubbio la vitalità del
sistema costituzionale. Perciò primo e supremo compito nostro sarà quello di rimuovere anche ogni
dubbio più lontano intono alla sincera, leale e piena attuazione delle istituzioni rappresentative.
(benissimo! bravo a sinistra). A quest’uopo noi studieremo quanto più presto ci sarà concesso una
proposta per riformare la legge elettorale politica, la quale uscì dai pieni poteri nel 1860, e che
ora, a nostro parere, vuole essere riveduta (bene!) […].
Questo, o signori, è il punto che più ci importava di chiarire. Degli altri intendimenti nostri
toccheremo per sommi capi. Non occorre, signori, che io ripeta quella che più e più volte, e in più
occasioni, sentii raccomandare da ogni parte della Camera, cioè di ricondurre la nostra
magistratura all’altezza che compete ai ministri della nostra religione civile; (viva approvazione a
sinistra) alla necessità di mostrare del fatto che al disopra dello stesso nostro patto politico sta il
culto della giustizia, su cui riposa il fondamento della umana convivenza.
L’assoluta indipendenza della magistratura, è il primo postulato della sincerità degli ordini
politici. (bene) Noi, per parte nostra, porremo ogni studio per rimuover ogni indebita ingerenza del
Governo in questa suprema funzione, che è la guarentigia della pace pubblica e della verità sociale
(benissimo!) […].
L’istruzione popolare obbligatoria
Vengo ad un altro tema. Antichissimo placito, o signori, che madre d’ogni servitù è l’ignoranza.
Ond’è che noi crediamo stretto obbligo nostro di riprendere, quanto più presto lo consentiranno le
esigenze e i vincoli della vita quotidiana, il tema dell’istruzione popolare obbligatoria. La quale via
apparirà, o signori, più urgente quando avremo dinanzi a noi le rivelazioni dell’inchiesta già
proposta, e di cui affretteremo l’attuazione, sulle condizioni delle nostre popolazioni campagnole,
che sono nerbo e forza della milizia e dell’agricoltura, queste due arti virili, congenite nel nostro
paese, alle quali l’antica Roma dovette la meritata sua grandezza (benissimo!) […].
Non volendo precorrere gli studi che i miei onorevoli colleghi si accingono a fare delle materie
affidate alla loro amministrazione, mi contenterò di dirvi brevi, anzi brevissime parole intorno
all’indirizzo della nostra politica estera (vivi segni di attenzione) […].
La politica estera
A nostro avviso, la politica estera del nostro Governo in questi ultimi anni, è stata resa facile dai
grandi avvenimenti che si sono compiuti in Europa. L’Europa comprese anche meglio che l’Italia
era una garanzia solida di pace e di tranquillità. Le nostre relazioni con i Governi esteri noi
cercheremo di condurle con prudenza non minore di quella che fu adoperata dai nostri antecessori.
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Solo non vorremmo né potremmo dimenticare che l’Italia per tenere l’alto posto che il suo passato,
la sua vocazione geografica, il numero dei suoi abitanti le assegnano, e che non le è sempre
consentito, deve cercare nella simpatia dei popoli civili la conferma di quella sicurezza, che già
ottenne dal consenso e dall’interesse dei Governi […].
La questione finanziaria e il corso forzoso
La risoluzione di queste grandi questioni [si riferisce ai problemi dei lavori pubblici relativi
all’ampliamento del porto di Genova, al riordino del Tevere col riscatto delle ferrovie dell’Alta
Italia dall’amministrazione austriaca, su cui si era soffermato nel suo discorso] e di quelle che si
avranno a proporre per accelerare i lavoro delle strade ferrate nelle province meridionali e nelle
isolane d’Italia che più rimangono appartate dal movimento commerciale, voi ben lo
comprenderete, è indissolubilmente collegata con la situazione finanziaria.
Dirò su questa brevissime parole […].
Non esito a dire che da 1870 in poi le finanze italiane si avviarono ad un progressivo
miglioramento, al quale contribuirono le imposte nuove e il naturale svolgimento delle vecchie; ha
contribuito pure, lasciatemelo dire, al miglioramento delle finanze, l’aiuto di tempi quieti, e la
veramente eroica longanimità del popolo italiano. (bravissimo!)
Ma noi, o signori, non crediamo che il miglioramento finanziario abbai proceduto, come avrebbe
dovuto procedere, di pari passo o a poca distanza dal movimento economico. Finché sussiste il
corso forzato, esso costituisce un ostacolo gravissimo allo sviluppo delle forze produttive del paese,
e non solo costituisce un ostacolo alla produzione nazionale, ma resta come una minaccia
permanente sullo stesso pareggio, anche quando siasi realmente ottenuto.
Egli è perciò, o signori, che l’attuale amministrazione farà oggetto di studio questo importante
argomento.
Il miglioramento del sistema tributario
Intanto non dimenticheremo che la esattezza nello esigere e la parsimonia nello spendere sono i
due canoni fondamentali della buona finanza […].
Sotto queste norme direttive noi ci occuperemo della trasformazione e del miglioramento del nostro
sistema tributario: opera ardua, complessa, le cui difficoltà non le vedremo interamente dileguate
se non quando, ottenuto il pareggio, ma ottenuto realmente, saremo meno preoccupati delle
possibili e spesse volte imprevedibili conseguenze di una innovazione e di una trasformazione dei
tributi. Da questo circolo, signori, tracciatoci dalla necessità delle cose, prima che dalla prudenza
amministrativa, noi non intendiamo uscire. È bene che lo sappiano amici e avversari.
Però noi cercheremo nelle pressure della esazione i modi più lenitivi, che per noi non vogliono dire
altro che i modi più giusti. (benissimo!) […].
Certo ognuno sa che non si è ancora trovato balzello che sia pagato volentieri; ma in tutti i
balzelli, e più in quelli che più toccano il sommo della gravezza, per esempio, il macinato e
l’imposta di ricchezza mobile, è necessaria la evidenza della giustizia. (benissimo! a sinistra) È
necessario che alla durezza della legge non si aggiunga neppure l’apparenza, neppure l’ombra,
della sofisticheria fiscale. (viva approvazione a sinistra)
Vecchia massima dei finanzieri è che, nella manifattura delle imposte, la forma vince la sostanza, e
che importa assai più pensare come si pigli che quello che si piglia. Ma il modo di ripartizione e di
esazione è più importante di quello che a prima vista non appaia; esso significa giustizia ovvero
ingiustizia distributiva; può significare odiosità di raffronto, tempo, viaggi, consulti, liti, incertezze,
ansietà, cose tutte che, sommate insieme e ridotte a danaro, ricomprano spesse volte più doppi il
nudo ammontare della tassa, e creano una passività morale che chiamasi malcontento, (applausi a
sinistra) la quale non si può a danaro valutare […].
Con queste parole, signori, abbiamo voluto indicarvi non più che gli scopi che ci proponiamo, i
principii ai quali siamo devoti, e la via che vogliamo percorrere.
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Fedeltà inalterabile allo Statuto ed allo spirito del Governo rappresentativo; provvedimenti per
assicurare la sincerità delle istituzioni costituzionali e la santità della magistratura; (bravo!)
libertà di coscienza, d’associazione, di vita economica; emancipazione intellettuale delle classi che
ora non possono usare dei loro diritti e che noi dobbiamo considerare come pupilli affidati alla
nostra religiosa tutela; (bravo! bene!) diffusione della vita pubblica e dell’esercizio dei doveri di
cittadino in tutte le classi dei cittadini, in tutte le parti dello Stato, affine di evitare una pletora
pericolosa alla nostra costituzione politica; progressivo miglioramento delle condizioni
economiche e finanziarie del paese; in questi concetti, o signori, si riassume il nostro programma.
Ma tutti questi concetti, tutti questi doveri dovranno, voi lo comprenderete, esser soggetti a quella
legge della prudenza, della successione, della gradualità che s’impone ad ogni cosa pratica.
A. Depretis, Discorsi parlamentari, Tip. Camera dei deputati, Roma 1891, vol IV, pp. 256-68
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